Tassazione premio produzione o di risultato
Per molti lavoratori, una parte della busta paga potrebbe essere costituita dal premio di risultato, spesso chiamato anche premio di produzione. Si tratta di uno strumento con cui imprese industriali, commerciali, oppure attive nella produzione di servizi utilizzano per incrementare lo stipendio dei propri dipendenti a seguito del raggiungimento o superamento di specifici obbiettivi aziendali prefissati. Tali risultati possono riguardare l’incremento delle vendite oltre una certa soglia, l’emissione sul mercato di un determinato quantitativo di prodotti, oppure il numero di contratti stipulati e via discorrendo.
Un aspetto alquanto interessante riguarda la tassazione applicata al premio di risultato. L’ordinamento tributario prevede un prelievo fiscale molto agevolato per i lavoratori, al fine di non rendere vano l’aumento in busta paga. Rispetto ai redditi da lavoro dipendente, i premi di risultato vengono tassati con un’aliquota fissa speciale molto più bassa rispetto a quella ordinaria, tanto che spesso si parla di una vera e propria detassazione.
Andiamo a leggere, di seguito, come funziona il meccanismo dei premi di produzione, chi sono i lavoratori che possono beneficiarne e l’eventuale applicazione di limiti sul reddito da lavoro dipendente o sull’entità del somma aggiuntiva, oltre i quali non ne è ammesso il riconoscimento.
Indice:
Cos’è il premio di risultato e come avviene l’attribuzione
Il premio di produzione lo possiamo definire come un incentivo economico che l’azienda elargisce nella busta paga del lavoratore, e che si andrà a sommare alla retribuzione ordinaria. L’importo aggiuntivo non rappresenta però un regalo del datore di lavoro, bensì un riconoscimento dell’attività svolta qualora vengano superati determinati obiettivi aziendali legati, di solito, a produttività ed efficienza.
La legge che ha introdotto il premio di produzione lo definisce come una somma di ammontare variabile attribuita in presenza di determinati incrementi della produzione, redditività, qualità del lavoro, efficienza e innovazione. In realtà la dicitura premio di risultato offre una dimensione molto più ampia sugli obiettivi da ottenere. La definizione premio di produzione, sebbene abbia il medesimo significato, spesso fa intendere un riconoscimento legato esclusivamente all’incremento della produttività.
Come abbiamo detto, la somma aggiuntiva è riconosciuta solo al raggiungimento dei risultati prefissati ed entro il termine che l’azienda ha stabilito. In linea di massima, gli obiettivi sono decisi dalla dirigenza aziendale e poi portati a conoscenza dei dipendenti con apposito comunicato. Tuttavia, molto spesso l’azienda preferisce coinvolgere i rappresentati sindacali e, di conseguenza, i lavoratori, così da stabilire i risultati tramite la sottoscrizione di specifici accordi.
La tassazione del premio di produzione
Come i redditi da lavoro dipendente, anche gli importi ricevuti sotto forma di premi di risultato devono essere tassati ai fini IRPEF. La buona notizia è che la legge non applica le consuete aliquote ordinarie suddivise in scaglioni, ma riconosce una tassazione agevolata con imposta fissa pari al 10%. E’ sicuramente un notevole beneficio fiscale che consente di versare una cifra nettamente inferiore e prevede un’imposta unica sostitutiva di IRPEF e relative addizionali comunali e regionali. Sul premio continuano ad essere applicati, a carico di datore di lavoro e dipendente, i contributi previdenziali e assistenziali nella misura ordinaria.
Bisogna comunque evidenziare che la tassazione agevolata impone la “certa attribuzione del premio di risultato”. A tale scopo gli incentivi aggiuntivi vanno commisurati utilizzando specifici criteri obiettivi e indici numerici. In altre parole, è necessario computare, sia prima che dopo, l’incremento della produzione e dell’efficienza del lavoro rispetto ai risultati auspicati e successivamente con quelli realmente raggiunti.
Altro punto di grande rilevanza riguarda il tipo di contratto aziendale per poter applicare i premi di risultato. Fino a poco tempo fa era necessario stipulare contratti che prevedevano la collaborazione con una rappresentanza sindacale interna. L’Agenzia delle Entrate ha recentemente precisato che il contratto aziendale, ai fini dell’attribuzione del premio di produzione, può essere stipulato anche con organizzazioni sindacali esterne, qualora l’azienda non avesse una rappresentanza al suo interno o non risultasse iscritta ad associazioni di categoria. Quindi, è sufficiente che il contratto di lavoro collettivo aziendale sia firmato con un’organizzazione sindacale dei lavoratori rappresentativa a livello nazionale, sebbene esterna all’azienda. In questi frangenti, il datore di lavoro è tenuto ad inviare una comunicazione scritta ai dipendenti, mentre non è richiesta la firma dei lavoratori per accettare i termini dell’accordo.
Chi sono i beneficiari del premio di risultato?
Possono usufruire del premio di produzione e della tassazione agevolata tutti i lavoratori dipendenti del settore privato, mentre sono esclusi quelli assunti dalle pubbliche amministrazioni. In questo caso l’esclusione è valida anche se il soggetto ha sottoscritto un contratto di natura privatistica.
Sono invece ammessi i lavoratori in somministrazione in quanto, per legge, risultano dipendenti di un’agenzia del lavoro. Ricordiamo che sono anche esclusi dall’imposta sostitutiva al 10% i premi di produzione riconosciuti sulla base di un contratto collettivo nazionale o a seguito di un accordo individuale tra datore di lavoro e dipendente.
Limiti per l’applicazione della tassazione agevolata
Sebbene ogni lavoratore dipendente del settore privato in teoria possa percepire premi di risultato e beneficare della detassazione, in realtà ci sono diversi limiti da dover rispettare. Il primo riguarda il reddito da lavoro dipendente che non deve superare gli 80.000 euro lordi, relativi all’anno d’imposta precedente.
L’ammontare può derivare anche da diversi rapporti di lavoro, mentre per il computo è possibile sottrarre i soli contributi previdenziali. Considerando l’importo elevato, possiamo dire che la limitazione coinvolge esclusivamente dirigenti d’azienda, quadri di alto livello o personale tecnico altamente qualificato. Tuttavia, nel caso in cui il lavoratore dovesse oltrepassare tale soglia, l’aliquota ordinaria IRPEF sarebbe applicata solo sull’eccedenza, pertanto l’agevolazione fiscale, in parte, rimane.
Il secondo limite è di tipo oggettivo e riguarda l’entità del premio di risultato. La somma attribuita a titolo di riconoscimento per gli obiettivi conseguiti non può superare 3.000 euro all’anno, oppure 4.000 euro se il datore di lavoro ha coinvolto i dipendenti nella determinazione dei risultati aziendali attraverso un confronto con la rappresentanza sindacale.
Infine, evidenziamo come il premio di produzione abbia una natura completamente diversa dal cosiddetto welfare aziendale. La somma aggiuntiva riconosciuta per il conseguimento di obiettivi prefissati non va, pertanto, confusa con l’insieme degli eventuali benefit ricevuti dai dipendenti al di fuori della busta paga.
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