SRL: quando è il socio a rispondere col proprio patrimonio dei debiti dell’azienda

Scritto da Omar Cecchelani in Imprese

La società a responsabilità limitata è una delle forma giuridiche maggiormente diffuse nel nostro Paese e utilizzata per svolgere svariate attività economiche di piccole e medie dimensioni. La sua principale caratteristica è godere di un’autonomia patrimoniale perfetta e, di conseguenza, in caso di debiti, o nella malaugurata ipotesi di fallimento, i creditori potranno rivalersi solo sul patrimonio in seno alla società e non su quello personale dei singoli soci.

Esistono però, alcuni casi particolari in cui, anche il patrimonio personale dei soci può essere in pericolo e, proprio in queste righe, cercheremo di scoprire insieme quali siano gli effettivi rischi per i soci una società a responsabilità limitata analizzando i pro e i contro e focalizzando, successivamente, l’attenzione su cosa possa accadere ai soci nella particolare ipotesi di estinzione di una SRL con debiti e successiva cancellazione dal Registro delle Imprese.

Indice:

 

Vantaggi e svantaggi di una Srl: ecco perché sceglierla

Quando si decide di iniziare un’attività imprenditoriale, la prima scelta da dover effettuare è quella della forma giuridica. In Italia, una delle società di capitali previste dall’ordinamento giuridico è la SRL, capace di rispondere alle svariate esigenze di chi vuole creare un’impresa di medie dimensioni assicurando anche il patrimonio personale dei singoli soci contro il rischio di impresa.

La società a responsabilità limitata, anche se molto diffusa, non è spesso la più consigliata da consulenti e commercialisti e, indubbiamente, e non è la scelta migliore per piccole attività che, il più delle volte, vengono gestite come ditte individuali o un’imprese familiari con un notevole risparmio in termini di burocrazia e dal 2019, grazie al nuovo regime forfettario, anche in termini di imposte.

La SRL implica una certa complessità nella sua amministrazione e contabilità, ma il rovescio della medaglia è un regime di tassazione tra i più agevolati per imprese con un reddito superiore ai 70.000 euro, e la protezione che offre ai soci da eventuali rischi patrimoniali personali. Ma andiamo per ordine e vediamo, innanzitutto quali sono vantaggi e svantaggi di una SRL.

Partiamo dal capitale sociale necessario per dare vita ad una società a responsabilità limitata. Nel caso si scelga una forma ordinaria sarà obbligatorio investire un minimo di 10.000 euro. Ciò è comunque evitabile adottando la cosiddetta SRLS, ovvero la forma semplificata che prevede un capitale sociale compreso tra 1 a 9.999 euro.

In pratica, è possibile costituire la propria SRL, godendo del privilegio della responsabilità limitata, senza nessun particolare investimento iniziale. Questo può essere un notevole vantaggio non solo per i giovani imprenditori, visto che sono stati eliminati anche i precedenti vincoli di età massima fissati a 35 anni, ma anche per coloro che hanno poca disponibilità finanziaria. Naturalmente, non è tutto oro quello che luccica: i punti deboli della SRLS sono un capitale sociale che non può superare i 9.999 euro e impossibilità di poter adeguare, alle eventuali esigenze della compagine societaria, uno Statuto che è fisso, ovvero, un modello preimpostato dal Ministero e non modificabile.

La costituzione di una SRL ordinaria, invece, pur non essendo un’operazione particolarmente complicata, non può essere definita rapida: sarà, infatti, necessario redigere uno Statuto all’interno del quale dovranno inserirsi tutte le norme per regolare la vita interna ed il funzionamento della società.

Successivamente, si dovrà procedere alla richiesta di una partita IVA, registrare casella di posta elettronica certificata, effettuare registrazione presso il Registro delle Imprese e, naturalmente, aprire una posizione INPS e INAIL per tutti i soci operativi: una serie di adempimenti, e iter burocratici, che comportano determinate tempistiche e costi da sostenere. All’atto della costituzione i soci dovranno, inoltre, provvedere al versamento del capitale sociale previsto dallo Statuto (almeno il 25% dei conferimenti in denaro).

Una volta avviata, la SRL deve essere amministrata con costi che variano a seconda dell’attività svolta, delle dimensioni dell’impresa, del numero di soci e dipendenti. Sarà necessario compilare e tenere aggiornati i libri contabili obbligatori  e provvedere alla chiusura e deposito del bilancio a fine anno, tutte operazioni effettuate internamente da uno o più contabili ma, nella maggior parte dei casi, anche da uno studio di commercialisti per essere sicuri di rispettare gli innumerevoli adempimenti e stare al passo con le continue modifiche legislative in materia fiscale.

Ora che abbiamo chiaro il quadro della complessità relativa alla costituzione e gestione di una SRL, vediamo quali vantaggi offre. Il primo è la responsabilità limitata dei soci per via dell’autonomia patrimoniale perfetta. Nel momento in cui una società accumula debiti, il socio risponderà solo nella misura della quota di capitale sottoscritta e vedrà il proprio patrimonio personale al sicuro.

Per fare un banale esempio, il fornitore che vanta crediti per fatture non pagate, potrà essere risarcito, solo ed esclusivamente, utilizzando i beni societari (immobili, riserve di capitale, etc.) ma non potrà certo pretendere di essere soddisfatto attingendo dal denaro depositato sul conto corrente personale dei soci della SRL.

Altro punto di forza è la facilità con cui possono subentrare nella società altri investitori, opportunità utile nel caso in cui si desideri ampliare l’attività o si cerchino risorse per dare nuova linfa vitale all’azienda (nel caso di SRLS il discorso è più complesso, infatti, qualora dovesse entrare nella compagine una persona giuridica la società si trasformerebbe in SRL ordinaria).

Un ulteriore vantaggio riguarda la tassazione che è a carico della società con aliquote fisse IRES e IRAP applicate sul reddito prodotto dall’impresa. I soci dovranno preoccuparsi della sola dichiarazione di eventuali dividendi percepiti e, dal 2018, a pagare le ritenute sui dividendi sarà ancora la società attraverso una ritenuta alla fonte del 26%. Il socio in questo caso non dovrà dichiarare nulla.

Esistono dei casi particolari come, ad esempio, la SRL unipersonale in cui il socio unico si troverà costretto a pagare, interamente, le imposte della società (IRES, IRAP ed eventuale ritenuta sui dividendi distribuiti), più l’eventuale IRPEF personale su altri redditi percepiti. Per evitare questa sorta di “doppia imposizione” potrebbe optare per il regime di trasparenza fiscale, con il reddito di impresa che non verrà tassato in seno alla società ma, come per le società di persone, si considererà sempre distribuito al socio, a prescindere dall’affettiva percezione, andando a far cumulo con il resto dei redditi imponibili che saranno poi tassati mediante le aliquote progressive dell’IRPEF. In pratica, la SRL sarà esentata dal versamento dell’IRES, e sarà il socio a pagare personalmente le imposte della società (… a mio avviso una follia ma è comunque un’opzione).

Fatto questo discorso discorso può sorgere spontanea la domanda se non sia più conveniente aprire una ditta individuale. Per certe attività di piccole dimensioni è, senza dubbio, una scelta da valutare con attenzione, con l’introduzione del regime forfettario a 65.000 euro, personalmente, fino a quel limite di fatturato opterei per non aprire una SRL.

I vantaggi della ditta individuale, tra l’altro, sono una procedura di costituzione molto più snella (richiesta partita IVA, registrazione presso il Registro delle imprese e regolarizzazione delle posizioni INPS e INAIL), libera gestione potendo prendere decisioni senza rendere conto a nessuno e possibilità di una contabilità semplificata (solo registrazione degli incassi e pagamenti ricevuti) fino a 400mila euro di fatturato per attività di servizi, e 700mila euro per cessione di beni. Superando tali limiti si dovrà adottare la contabilità ordinaria con maggiori registrazioni e adempimenti burocratici.

Ricordiamo, che in una ditta individuale il titolare risponde in prima persona di eventuali debiti della società e, inoltre, il livello di tassazione è favorevole solo per redditi bassi. In linea di massima, superata la quota forfettaria risulterebbe più conveniente la SRL.

 

SRL: quando i soci rispondono coi propri beni dei debiti sociali

Nel precedente paragrafo abbiamo ben evidenziato come uno dei maggiori pregi della SRL sia mettere al riparo da rischi il patrimonio personale dei soci. Del resto, è l’articolo 2462 del codice civile che stabilisce come una società di capitali risponda alle obbligazioni sociali solo, ed esclusivamente, con il proprio patrimonio, separato totalmente da quello personale dei soci. In caso di insolvenza da parte di una SRL i creditori prenderanno tutte le iniziative consentite dalla legge, ma tra queste non potrà rientrare l’escussione dei beni personali dei soci.

Una SRL, come ogni altra società di capitale, possiede un’autonomia patrimoniale perfetta. Nel preciso istante in cui viene costituita assume una propria responsabilità giuridica e, di conseguenza, avviene la netta separazione tra la figura della società e quella del socio. Ciò sta a significare che il patrimonio sociale è completamente disgregato rispetto a quello dei soci, anche nel caso in cui ricoprano la carica di amministratore.

La legge stabilisce come la responsabilità patrimoniale dei soci per le obbligazione della SRL sia relativa solamente a:

  • conferimenti di beni e denaro avvenuti al momento della costituzione della società;
  • apporti di beni e denaro successivi alla costituzione della società e a suo favore. Sono i casi di aumento di capitale per rispondere a determinate esigenze finanziarie. Tali versamenti sono definiti anche a fondo perduto in quanto non esiste alcun obbligo di restituzione.

Anche nelle società di persona il capitale sociale è distinto da quello personale, ma in questo caso l’autonomia patrimoniale è imperfetta, quindi, i soci sono illimitatamente responsabili e i loro patrimoni personali possono essere aggrediti dai creditori. Qualora i beni in seno alla società non siano sufficienti per risanare i debiti conseguiti, si potrà attingere al patrimonio personale dell’imprenditore.

Resta il fatto che il creditore deve prima attenersi all’obbligo dell’escussione preventiva dei beni societari e, solo dopo, potrà, se non è stato completamente risarcito, richiedere al giudice di recuperare il credito dal patrimonio personale dei singoli soci.

  • Ma cosa accade quando una società a responsabilità limita viene estinta in presenza di debiti fiscali?
  • Chi li deve pagare?

Sono domande che un commercialista si sarà sentito rivolgere decine e decine di volte nel corso della sua carriera, ma rimane un tema sempre caldo.

In base a quello che abbiamo detto fino ad ora, la risposta potrebbe sembrare ovvia e anche il Fisco, come un normale creditore, si dovrebbe rivalere solo sui beni societari. Quando c’è di mezzo l’Erario e, soprattutto, cospicui crediti nei confronti di società da dover riscuotere, la necessità di recuperare le preziose imposte può avvenire anche direttamente in capo ai soci. Ci sono però diversi punti da precisare.

Innanzitutto, l’ordinamento giuridico prevede che a seguito della cancellazione dal Registro delle Imprese, una SRL sia considerata estinta anche qualora emergano successivi rapporti societari non ancora risolti oppure debiti non saldati. A tal proposito, il codice civile e, in particolare, l’articolo 2495 è molto chiaro:  “Quando una SRL è estinta e sussistano ancora creditori non soddisfatti, costoro possono far valere le pretese nei confronti dei soci, ma solo sulle somme ricevute da questi in fase di liquidazione della società”.

Un aspetto che è stato ribadito anche dalla sentenza n. 13259 del 26 giugno 2015 della Corte di Cassazione, in cui il giudice ha chiarito come sia “inutile procedere alla chiusura di un società di capitali con il solo intento di non pagare i debiti con il Fisco o con gli agenti di riscossione”.

Esistono, pertanto, delle deroghe alla normativa che trasformano la responsabilità da illimitata a limitata e, in particolare, potranno rispondere dei debiti fiscali di una SRL, con il proprio patrimonio personale, i seguenti soggetti:

  • liquidatori della società di capitale nel momento in cui non rispettano l’obbligo di pagamento delle imposte dovute per il periodo della liquidazione e per quelle non corrisposte fino a quel momento utilizzando l’attivo della stessa liquidazione; oppure, nel caso in cui vengano assegnati beni ai soci senza aver prima provveduto a risanare i debiti tributari;
  • i soci che hanno ricevuto beni dai liquidatori nella fase di liquidazione oppure dagli amministratori nei due anni di imposta precedenti alla messa in liquidazione;
  • gli amministratori che hanno, con i loro comportamenti, occultato attività sociali nei due anni precedenti alla messa in liquidazione della società.

È bene specificare che la normativa, in tal senso, limita la responsabilità dei soci, amministratori e liquidatori alla sola imposta IRES e non estende tale onere all’IVA e all’IRAP non versate.

Naturalmente, si tratta di situazioni piuttosto complesse, anche più di quanto potrebbe sembrare. Il tutto parte da un fondamentale presupposto, ovvero, l’osservanza degli obblighi riguardanti la conservazione dell’integrità patrimoniale della società. Eventuali azioni che non rispettino tale obbligo potrebbero essere la causa di un patrimonio sociale insufficiente, che comporta l’impossibilità, per la società, di soddisfare, quantomeno, i debiti.

In parole molto più semplici il legislatore punta il dito, soprattutto, contro i comportamenti poco virtuosi oppure illeciti di amministratori o liquidatori della SRL o qual si voglia società di capitali. Questa responsabilità diretta e personale del socio diventa una sorta di giusto contrappeso alla responsabilità illimitata ed è un modo per disincentivare azioni avventate da parte di chi ha in mano le chiavi e il timone della società. Tipici esempi sono le dichiarazioni dei redditi infedeli dei soci, oppure, la presentazione di bilanci irregolari, con lo scopo di occultare attività sociali.

Va oltremodo chiarito che, sebbene la cancellazione di una SRL dal Registro delle Imprese rappresenti un requisito necessario per poter richiedere una responsabilità diretta dei soci, resta valida la condizione che, qualora l’Amministrazione Finanziaria volesse recuperare dai soci, le imposte non pagate dalla società estinta, debba dimostrare, in qualche modo, che esista un attivo di liquidazione, l’ammontare di tale attivo, e che questo sia finito nelle tasche dei soci, come compenso, o in altro modo, durante la liquidazione della società.

Tutto questo bel discorso per arrivare al nocciolo della questione: se da una parte, in caso di estinzione di una SRL esiste la possibilità di ottenere il risarcimento dei crediti rifacendosi sui soci, dall’altra questo può avvenire solo sulle somme di denaro che il socio ha realmente ricevuto con il bilancio di liquidazione e non può estendersi al patrimonio personale.

Quindi, se nulla viene distribuito il Fisco rimane a bocca asciutta e non si può certo accanire sul patrimonio personale dei soci, o del liquidatore, che rimane inviolabile. Per lo stesso motivo, se il socio ha ricevuto in fase di liquidazione una quota di 10.000, per i debiti verso l’erario e verso i fornitori, lo stesso risponderà soltanto per quei 10.000 euro.

Altro elemento da puntualizzare e che spetta solamente all’Amministrazione Finanziaria l’onere di dimostrare l’esistenza di un attivo di liquidazione, ossia portare chiare prove di quanto ogni socio ha effettivamente ricevuto al momento della chiusura del bilancio.

Infine, è bene ricordare come non sia legittima l’iscrizione a ruolo diretta dei soci e amministratori se non è stata inviata in precedenza una notifica di avviso, con cui si chiariscono le motivazioni che hanno portato a chiamare in causa i suddetti soggetti per rispondere direttamente dei debiti fiscali conseguiti dalla società

Soprattutto, è importante concludere sottolineando che l’Agenzia delle Entrate avrà facoltà di chiedere ai soci il saldo dei debiti della società estinta, solo nell’ipotesi in cui sia in grado di dimostrare che in fase di liquidazione sia stato distribuito parte del patrimonio aziendale.

   

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1 Comment
luigi cavallini

Dicembre 18, 2020 @ 18:51

Reply

chiaro e interessante.
Approfondire per insolvenza con liquidazione quanto spero di sottoporre:

_Chiusa la società operante come attribuire ai creditori il ricavato di eventuali beni non ancora venduti?

ovviamente si chiude quando non ci sono più attività ma poi arriva qualche cosa da cedere,

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