SRL o regime forfettario: cosa conviene e perché?
Durante la fase di valutazione per avviare un’attività imprenditoriale sono molti gli aspetti da dover considerare con estrema attenzione. Primo fra tutti la forma giuridica dell’impresa, ovvero decidere se è più adatta alle proprie esigenze la costituzione di una società di capitali come la SRL o SRLS, oppure aprire una partita IVA e avvalersi del regime forfettario ottenendo una tassazione agevolata.
Stabilire il corretto assetto imprenditoriale è indispensabile per iniziare il business col piede giusto: in quest’articolo cercheremo di capire gli effettivi vantaggi offerti da una società a responsabilità limitata, ancor oggi la scelta preferita per imprese di medie dimensioni, facendo il confronto con il regime forfettario applicabile ad una ditta individuale.
Indice:
- Meglio la SRL o la SRLS?
- Costi per aprire una SRL
- Quanto costa gestire una SRL?
- Contributi INPS per SRL e ditta individuale
- L’agevolazione sui contributi INPS del regime forfettario
- Tassazione della SRL
- Tassazione della SRL per trasparenza
- Tassazione nel regime forfettario
- Il principale vantaggio di una SRL: la tutela patrimoniale
- Gli svantaggi di una SRL
- Svantaggi del regime forfettario
- Meglio una SRL unipersonale o una ditta individuale?
- Cosa scegliere tra la SRL o la partita IVA forfettaria?
Meglio la SRL o la SRLS?
Il primo aspetto da valutare in merito alla decisione di avviare un’impresa nella forma giuridica di una società a responsabilità limitata, è la convenienza tra SRL ordinaria e SRL Semplificata. Purtroppo, molto spesso, basta il termine semplificata per far credere che rappresenti la scelta migliore e più vantaggiosa, anche se in realtà non è sempre così. Sicuramente ha punti di forza e può assicurare importanti benefici, ma tutto dipende dalle prospettive e dalla esigenze del futuro imprenditore.
In linea di massima possiamo così raggruppare i vantaggi di una SRLS:
- spese di costituzione assai basse: senza dubbio è decisamente più oneroso avviare una SRL ordinaria, mentre nella forma semplificata possiamo ridurre di molto le spese notarili e, in taluni casi, anche eliminarle completamente. In “soldoni” è possibile aprire una SRLS spendendo una cifra compresa tra 150 euro e 300 euro.
- capitale sociale minimo simbolico: una SRL ordinaria impone un capitale sociale minimo di 10.000 euro, di cui il 25% da versare in sede di costituzione. La SRLS può essere aperta con un capitale sociale iniziale che va da un minimo di 1 euro, fino ad un massimo di 9.999 euro. In questo caso i conferimenti devono essere completamente versati al momento della costituzione e solamente in denaro;
- atto costitutivo e statuto tipizzato: la SRLS viene costituita attraverso dei modelli standard di Statuto e Atto Costitutivo secondo le disposizioni previste dal Decreto n. 138 del Ministero della Giustizia. Ciò comporta una notevole semplificazione e una diminuzione dell’iniziale iter burocratico, tuttavia il rovescio della medaglia è l’impossibilità di modificare l’atto costitutivo, introdurre speciali clausole, o variare quelle presenti (anche se tale argomento porta spesso a pareri discordanti). Quindi l’autonomia statuaria è davvero limitata, con le regole per il funzionamento della società stabilite dall’atto precostituito secondo il modello standard, cosa che potrebbe provocare grossi problemi in caso di controversie tra i soci.
Dopo aver registrato la SRLS, la successiva gestione è identica ad una SRL ordinaria: a conti fatti, è quindi possibile godere di reali vantaggi solo in fase di costituzione.
Costi per aprire una SRL
Vediamo di capire esattamente quanto costi aprire una SRL, tenendo presente che le spese da sostenere riguardano tre voci principali:
- parcella del commercialista o consulente fiscale;
- onorario del notaio;
- oneri burocratici.
Il commercialista è una figura professionale indispensabile per inquadrare la struttura dell’impresa che intendiamo avviare, per la redazione di un business plan e per assolvere a tutti gli adempimenti richiesti in fase di apertura. È possibile che il commercialista non richieda alcuna parcella per le attività di consulenza preliminare, visto che stabilirà in seguito l’onorario annuale per la gestione contabile e fiscale dell’impresa.
La SRL richiede la stesura di un atto costitutivo pubblico, di uno statuto e di un contratto sociale. Tutte operazioni che spettano ad un notaio il cui compenso sarà tanto più alto quanto più complicati risulteranno i documenti da redigere. I costi possono anche arrivare attorno ai 3.000 euro per le SRL ordinarie con situazioni assai complesse.
L’ultima nota di spesa sono gli immancabili oneri burocratici. Al momento della costituzione la società a responsabilità limitata va regolarmente iscritta al Registro delle Imprese presso la Camera di Commercio, versando i diritti camerali che comprendono anche il bollo e i diritti di segreteria. In aggiunta,.ci sono i costi per la vidimazione e bollatura dei registi e libri contabili con relativa tassa di concessione governativa. A conti fatti è necessario sborsare una cifra compresa tra gli 800 euro e i 1000 euro.
Quanto costa gestire una SRL?
La SRL necessita, per la sua gestione, di un’adeguata amministrazione contabile e fiscale, decisamente più complessa e onerosa rispetto a quella prevista per una ditta individuale. Inoltre, non è possibile applicare alcun regime di tassazione agevolata, ma solamente quello ordinario (in realtà si può esercitare l’opzione per la tassazione per trasparenza, fermo restando il rispetto dei requisiti richiesti, che comunque non risulta per nulla un regime di tassazione agevolato). Per la gestione di una SRL, ordinaria o semplificata che sia, è indispensabile appoggiarsi ad un commercialista o consulente fiscale che si occuperà dei numerosi adempimenti previsti dal nostro ordinamento tributario.
Di conseguenza, i costi di gestione di una società a responsabilità limitata sono nettamente superiori, specie se confrontati con quelli di una ditta individuale, a maggior ragione se quest’ultima può applicare il regime forfettario, o anche e solamente la contabilità semplificata.
Occuparsi della fiscalità ordinaria di una SRL richiede una notevole mole di lavoro, per cui la parcella del commercialista potrebbe risultare particolarmente indigesta. Anche l’assunzione di un contabile a tempo pieno che svolga in parte il lavoro potrebbe essere una soluzione ma sarà comunque necessario tener conto dei costi per lo stipendio e tutti gli oneri fiscali e previdenziali collegati e, oltretutto, non sempre una figura di questo genere è in grado di svolgere autonomamente tutte le mansioni, rendendo di fatto necessaria la presenza di un commercialista per gli adempimenti IVA e le dichiarazioni fiscali.
L’onorario di un commercialista per la gestione di una contabilità ordinaria di una SRL può aggirarsi attorno ai 2000 / 3500 euro, cifra che varia in base alle dimensioni dell’impresa, al numero dei soci, alla presenza di dipendenti o collaboratori, alla tipologia di attività svolta e, soprattutto al volume di fatture emesse e ricevute.
Contributi INPS per SRL e ditta individuale
I contributi previdenziali rappresentano una delle note spesa maggiori sostenute dall’imprenditore, ma non sono affatto da sottovalutare nemmeno per un titolare di partita IVA che intende avviare una ditta individuale.
Partiamo proprio dal soggetto che si accinge ad avviare una ditta individuale per svolgere un’attività commerciale o artigianale. In questo caso è obbligato a versare i contributi alla Gestione INPS Commercianti e Artigiani. La somma da corrispondere è costituita da una quota fissa, ovvero un minimo contributivo di poco superiore ai 3.800 euro annui e dovuto anche in assenza di reddito. In aggiunta a questa, c’è una parte variabile che viene calcolata applicando un’aliquota del 24% sul reddito d’impresa derivante dall’attività svolta.
In questo caso però, la percentuale va calcolata solo sull’eccedenza rispetto al minimale di reddito pari a 15.953 euro per il 2020. La legge ha stabilito anche un massimale di 103.055 euro, oltre il quale sull’eccedenza sussiste l’esonero dei contributi INPS.
Passando alla SRL, la legge impone il versamento dei contributi previdenziali, sia ai soci lavoratori che agli amministratori che percepiscono un compenso. Il socio lavoratore è tenuto all’iscrizione presso la Gestione INPS Commercianti e Artigiani e al versamento, quantomeno, del contributo minimo annuale a cui aggiungere l’importo variabile come per l’imprenditore individuale.
Per il calcolo si prendono come riferimento le quote di partecipazione e l’utile generato dalla società. Per chiarire meglio il meccanismo contributivo facciamo un semplice esempio. Supponiamo che una SRL sia costituita da due soci, entrambi inscritti alla Gestione Artigiani e Commerciati e con suddivisione al 50% delle quote di partecipazione; inoltre, immaginiamo che la società abbia ottenuto un utile di 150mila euro. Ogni socio dovrà calcolare i contributi INPS su 75mila euro, ciò a prescindere se i suddetti introiti siano stati o meno distribuiti. Facendo un rapido calcolo i due soci dovranno versare ciascuno:
- 3.828,72 euro di quota fissa minima annuale;
- 24% di 59.047 (75.000 – 15.953), ovvero 14.171 euro.
È importante diversificare il ruolo di socio lavoratore da quello di amministratore che riceve un compenso per le sole mansioni gestionali che non risulta direttamente coinvolto nelle attività produttive dell’impresa perché, in questo caso, il soggetto sarà sempre tenuto al versamento dei contributi INPS ma dovrà iscriversi alla Gestione Separata, pagando solo una quota variabile calcolata applicando l’aliquota del 33,72% sui compensi annui percepiti.
C’è poi il caso particolare di un socio lavoratore che svolge anche il ruolo di amministratore e dovrà versare contributi sia alla Gestione Commercianti e Artigiani che alla Gestione separata dell’INPS pagando alla gestione commercianti i contributi sulla quota di utile a lui iscrivibile e alla gestione separata per i compensi ricevuti come amministratore.
L’agevolazione sui contributi INPS del regime forfettario
Il titolare di partita IVA che avvia un’impresa individuale e rispetta i requisiti richiesti, può applicare il regime forfettario e ottenere, tra i vari vantaggi, un’importante riduzione dei contributi INPS (opzionale). Svolgendo un’attività commerciale o artigiana è tenuto ad iscriversi alla relativa Gestione INPS e versare la quota fissa ed eventualmente quella variabile dei contributi: tuttavia ha diritto ad una riduzione del 35% sul totale. Essendo opzionale è utile ricordare che la richiesta di riduzione contributiva va presentata ogni anno all’INPS e, ovviamente, comporta una riduzione di quanto versato anche ai fini del computo degli anni per raggiungere la pensione.
Se invece il soggetto adotta comunque il regime forfettario, ma avvia un altro tipo di attività non inquadrata tra quelle artigiane e commerciali, e sarà pertanto obbligato all’iscrizione alla Gestione Separata, non potrà beneficiare della riduzione.
Tassazione della SRL
Rispetto ad una ditta individuale, o società di persone, in cui il titolare rappresenta il contribuente che verserà le tasse per trasparenza sui redditi secondo il meccanismo progressivo degli scaglioni IRPEF, la SRL ,in qualità di persona giuridica, ha un sistema di imposizione completamente diverso e indipendente.
La società a responsabilità limitata è sottoposta ad una tassa annuale sui redditi, la ben nota IRES con applicazione di un’aliquota fissa al 24%. La base imponibile è costituita dall’utile lordo derivante dal bilancio di esercizio, a cui applicare eventuali variazioni fiscali in aumento o diminuzione, nonché le perdite dell’anno precedente. La SRL condivide con la ditta individuale la sola imposta Regionale sulle Attività Produttive, ossia l’IRAP con aliquota al 3,5% che può variare in base al settore dell’attività svolta.
IRES e IRAP sono le due imposte principali che una SRL deve sostenere, tenendo sempre presenti anche le addizionali comunali e regionali e senza dimenticare il versamento dell’acconto e saldo dell’IVA. Tuttavia non è finito qui in quanto il socio, nel caso in cui la SRL distribuisse gli utili a fine anno, subirebbe un’ulteriore balzello vedendosi applicata una ritenuta a titolo d’imposta pari al 26% (tassazione introdotta con la Legge finanziaria del 2018) sulle somme percepite.
Tassazione della SRL per trasparenza
La normativa vigente offre la possibilità di adottare un regime alternativo a quello ordinario: la cosiddetta trasparenza fiscale. Si tratta del sistema a cui sono assoggettate le società di persone e prevede la tassazione del reddito sociale unicamente in capo ai soci. Il calcolo viene effettuato in base alle quote di partecipazione agli utili, a prescindere se il socio abbia o meno percepito tali somme. Tale regime è adottato tramite l’esercizio di un’apposita opzione nel modello Redditi Società di Capitale e ha validità per tre anni, è irrevocabile e si può rinnovare alla scadenza.
Per esercitare l’opzione è necessario che la SRL sia costituita al massimo da 10 soci esclusivamente persone fisiche, inoltre l’ammontare dei ricavi non può superare il limite stabilito per applicare gli Indicatori di Sostenibilità Economica.
In buona sostanza, il regime di trasparenza fiscale permette di evitare la doppia imposizione (IRES + ritenuta del 26% sugli utili distribuiti), in quanto saranno solo i soci a pagare l’IRPEF in dichiarazione dei redditi sulla quota di reddito a loro attribuita anche se non realmente incassata. Naturalmente rimane invariata l’IRAP e l’obbligo di versamento dei contributi INPS.
È un regime conveniente in particolari situazioni e specialmente quando i soci vantano crediti d’imposta, presentano moglie e figli a carico, oppure hanno perdite fiscali pregresse derivanti da altre attività d’impresa. In tali circostanze è possibile ridurre il carico tributario poiché diminuisce il reddito che la società trasparente attribuisce ad ogni singolo socio.
Tassazione nel regime forfettario
Vediamo ora cosa accade invece per il titolare di una ditta individuale che applica il regime forfettario. Innanzitutto è doveroso premettere che per adottare tale regime devono sussistere i seguenti requisiti:
- ricavi non superiori a 65.000 euro nell’anno precedente per chi già possiede una partita IVA;
- spese sostenute per lavoro accessorio, dipendente e compensi per collaboratori non superiori a 20.000 euro lordi;
- redditi derivanti da lavoro dipendente, assimilato o pensione non superiori a 30.000 euro.
L’agevolazione fiscale consiste nel pagamento di una tassa sui redditi con aliquota fissa al 15%, che si abbassa al 5% per i primi 5 anni di attività e soltanto al rispetto di determinate condizioni:
- il beneficiario non deve aver svolto nei tre anni precedenti attività artistiche, professionali o d’impresa (rientrano anche attività in forma associata o all’interno di aziende a conduzione familiare);
- avviando una start up, l’impresa non può rappresentare la continuazione di una precedente attività come lavoratore autonomo o dipendente (sono esclusi i periodi di praticantato obbligatorio per l’accesso ad arti o professioni);
- proseguendo l’attività acquisita da un altro soggetto, i ricavi non devono superare il limite dei 65.000 euro relativi al precedente periodo d’imposta.
Il regime forfettario consente anche l’esonero dell’applicazione IVA in fattura ai clienti, quindi non è previsto nemmeno il versamento dell’imposta sul valore aggiunto e tutti gli adempimenti ad esso collegati.
Il principale vantaggio di una SRL: la tutela patrimoniale
Alla luce dei contributi INPS che un socio deve versare e la tassazione ordinaria non certo delle più favorevoli, è naturale chiedersi per quale motivo così tante persone decidono di aprire un’attività con la forma giuridica della SRL.
Per dare una risposta a tale quesito basta analizzare l’acronimo e soffermarsi sulla definizione responsabilità limitata. Ciò rappresenta il principale vantaggio in quanto la responsabilità delle obbligazioni prese dalla società non ricade sui soci, bensì sulla società stessa. Di conseguenza, di fronte ad eventuali insolvenze e conseguenti pretese da parte dei debitori, il socio rischia solo la parte di capitale investito mettendo al riparo il proprio patrimonio personale.
Naturalmente, il rischio di impresa è sempre presente ma molto più basso rispetto al titolare di una ditta individuale, il quale invece risponde in prima persona di ogni obbligazione presa.
Da un punto di vista fiscale è opportuno precisare che fino ai 65.000 € di fatturato annuo, e con una prospettiva che manterrebbe tale limite invariato nel corso degli anni, avrebbe poco senso mettere in piedi una SRL, per i costi di gestione e la burocrazia insita nella sua gestione, tuttavia, al superamento di tale limite e con delle prospettive di crescita, potrebbe diventare un soluzione particolarmente vantaggiosa, non solo in termini di protezione del patrimonio personale dei soci, ma anche a livello fiscale.
Attraverso un’attenta e precisa pianificazione fiscale e con l’utilizzo di tutti gli strumenti che questa comporta (rimborsi spese amministratore, la registrazione di marchi e/o brevetti, la costituzione di una holding, le royalties, il Patent box, il trattamento di fine mandato per gli amministratori, ecc.), sarà possibile ridurre al minimo il carico fiscale di una SRL pagando solo il giusto di imposte senza venir ogni anni dilapidati dal Fisco e il tutto restando nelle regole.
Gli svantaggi di una SRL
Come abbiamo visto parlando dei costi di apertura e di gestione, la società a responsabilità limitata impone una serie di adempimenti con spese accessorie piuttosto alte per avviare e gestire l’attività.
L’amministrazione contabile richiede l’appoggio ad un consulente fiscale e non bisogna nemmeno dimenticare che, qualora il capitale sociale superasse determinati limiti, vigerebbe l’obbligo del controllo legale dei conti. Naturalmente, è obbligatorio tenere la contabilità ordinaria con i relativi libri sociali e contabili, a cui aggiungere il deposito del bilancio obbligatorio ogni anno a fine esercizio presso la Camera di Commercio.
Altra importante questione riguarda la limitata flessibilità offerta da una SRL. Infatti, a seguito di un qualunque cambiamento societario, è necessario seguire un determinato iter burocratico con il potere decisionale nelle mani di un organo collegiale e non di una sola persona. Quindi, rispetto ad una ditta individuale serve, normalmente, molto più tempo per prendere le decisioni e metterle in atto.
Passando alla tassazione, l’attuale normativa non concede grandi scelte a chi desidera avviare una SRL. Il regime di riferimento è quello ordinario con applicazione di IRES e IRAP sul reddito d’impresa, senza possibilità di optare per un, qualsivoglia, sistema forfettario come per le ditte individuali.
In realtà, come abbiamo visto, c’è l’alternativa del regime di trasparenza fiscale con il reddito della società imputato direttamente ai soci pro quota, e tassato prescindere dall’effettiva distribuzione degli utili. Sebbene il margine di manovra sembri piuttosto limitato è importante conoscere tutti gli strumenti di risparmio e pianificazione fiscale concessi dal sistema tributario italiano e in tal senso sarebbe fondamentale rivolgersi ad un bravo commercialista.
Se da una parte il rischio d’impresa è senza dubbio minore grazie alla responsabilità limitata verso le obbligazione societarie, dall’altra anche i guadagni potrebbero risultare meno soddisfacenti del previsto o comunque non immediatamente fruibili: gli utili infatti finisco nelle casse della società e saranno eventualmente distribuiti ai soci soltanto a fine anno.
L’ultimo aspetto che possiamo considerare uno svantaggio sono i dati societari pubblici. La società a responsabilità limitata, essendo obbligata a depositare il bilancio presso la Camera di Commercio, offre a chiunque fosse interessato la possibilità di conoscere le condizioni in cui versa la SRL attraverso l’analisi patrimoniale di quanto depositato ogni anno.
Svantaggi del regime forfettario
Arrivati a questo e chiarito quali possano essere i vantaggi e gli svantaggi di una SRL, proviamo a concentrarci maggiormente sul regime forfettario. Se la società a responsabilità limitata non offre le caratteristiche adatte, una plausibile alternativa è la ditta individuale. In precedenza abbiamo analizzato la possibilità di adottare il regime forfettario e il conseguente risparmio fiscale che ne conseguirebbe applicando aliquote fisse molto basse per la tassazione del reddito e godendo anche di una notevole riduzione dei contributi INPS, nonché l’esenzione dagli adempimenti IVA e una grossa semplificazione a livello burocratrico. Ciononostante anche il regime forfettario presenta delle criticità.
Lo svantaggio più significativo è rappresentato dal limite annuo di fatturato, oltre il quale si perde il diritto alla tassazione agevolata. La soglia è fissata a 65.000 euro che potrebbe risultare un importo piuttosto basso per chi intende avviare un progetto imprenditoriale di più ampio respiro o avendo in previsione di ampliare il volume d’affari entro breve tempo. Oltretutto, questi casi è necessario anche considerare che sarà particolamente difficile assumere dipendenti o collaboratori senza superare il tetto di spesa di 20.000 euro lordi l’anno per le loro retribuzioni.
Altra possibile debolezza del regime forfettario è la determinazione del reddito applicando i codici di redditività. Tutto dipende dal tipo di attività svolta, ma il calcolo della base imponibile forfettaria può diventare uno svantaggio per i settori d’impresa in cui il margine sulle vendite è davvero ridotto all’osso.
Dobbiamo anche evidenziare come i beni strumentali non siano ammortizzabili e l’impossibilità di detrarre l’IVA sugli acquisti. Quest’ultimo punto può causare una perdita di competitività, soprattutto, per le attività che si occupano di commercio interaziendale, ovvero il settore dei cosiddetti B2B (Business-to-business).
Come considerazione finale è importate sottolineare la mancanza di certezze del regime forfettario: l’aliquota quest’anno è fissata ancora al 15% ma, considerando l’instabilità politica del nostro Paese, le modifiche e le sorprese, ovviamente in peggio, sono sempre dietro l’angolo.
Meglio una SRL unipersonale o una ditta individuale?
Una volta presa la decisione di avviare un’attività imprenditoriale senza alcuna collaborazione, due possibili scelte sono: costituire una SRL unipersonale, oppure aprire la partita IVA e creare una ditta individuale. Quest’ultima soluzione deve essere subito scartata qualora il business coinvolgesse anche due sole persone.
Per prima cosa è sempre buona norma rivolgersi ad un consulente fiscale che saprà dissipare ogni dubbio e indirizzarci sulla giusta via. Comunque i fattori fondamentali da prendere in considerazione sono: capitale sociale iniziale e flessibilità.
Disponendo di risorse finanziare molto modeste (3000-4000 euro) è poco consigliabile puntare su una SRL unipersonale. Nonostante i costi di apertura risultino inferiori rispetto ad una SRL con più soci, è comunque probabile che le sole spese per la costituzione prosciughino il ridotto capitale iniziale. Semmai si potrebbe puntare su una SRLS unipersonale, sebbene la scelta migliore rimanga la ditta individuale, specie se non vi è propensione agli investimenti, alle capitalizzazioni, né tantomeno alla crescita del volume di affari.
La società a responsabilità limitata, anche nella forma a socio unico, non è flessibile quanto una ditta individuale. Oltre agli adempimenti burocratici, contabili e fiscali da sostenere in fase di apertura e successiva gestione, richiede molto più tempo per apportare eventuali modifiche societarie. Risulta decisamente più versatile una ditta individuale in cui l’imprenditore prende decisioni e le mette in atto, praticamente, in tempo reale.
La medesima flessibilità contraddistingue anche l’eventuale chiusura dell’attività: la SRL richiede complicate procedure e un certo lasso di tempo per soddisfare tutti i creditori, mentre nella ditta individuale tutto è più semplice visto che l’impresa si identifica nella figura dell’imprenditore.
Quindi, in definitiva, la ditta individuale meglio si adatta alle esigenze di chi si avventura per la prima volta in un’attività d’impresa e soprattutto avviando un progetto a breve termine o con la prospettiva di “restare nel piccolo“. Nel caso in cui il business dovesse riscuotere un discreto successo, ci sarà sempre la possibilità di trasformare la ditta individuale in una struttura societaria che meglio possa soddisfare le nuove esigenze.
Al contrario, la SRL, in qualsiasi sua forma, è adatta per soci che hanno già una certa esperienza imprenditoriale per la gestione di un’attività di media grandezza a lungo termine e con la propensione all’investimento, alla crescita e all’eventuale rischio di impresa: il tutto godendo da subito della responsabilità limitata nei confronti delle obbligazioni assunte dalla società.
Cosa scegliere tra la SRL o la partita IVA forfettaria?
Giunti al termine di questa guida cerchiamo di tirare le somme per capire quale assetto imprenditoriale sia da considerare migliore tra la SRL o la ditta individuale con regime forfettario. Come spesso accade, non esiste la scelta perfetta, bensì una soluzione che meglio si adatta alle specifiche necessità.
In tal senso, aprire una partita IVA e adottare il regime forfettario è l’opzione consigliata per gestire da soli un’attività, senza la previsione di assumere dipendenti o collaboratori. Inoltre, è un sistema adatto per il commercio con clienti privati piuttosto che imprese, restando entro i confini del territorio nazionale.
Non bisogna nemmeno scordare che l’impossibilità di ammortizzare i beni strumentali rappresenta un vantaggio per coloro che non necessitano di grandissimi investimenti. In conclusione quindi, se le prospettive sono quelle di gestire un’attività di modeste dimensioni, senza grosse prospettive di crescita, con dei buoni margini sui ricavi, e senza particolari rischi e/o investimenti, la soluzione migliore è assolutamente, fino a 65.000 euro di fatturato annuo, il regime forfettario.
La SRL è invece la soluzione indicata per gestire business di maggiori dimensioni e più articolati, con possibilità di creare anche da soli la società, potendo poi accogliere nuovi soci. Rappresenta la struttura societaria ad oggi migliore per imprese di media grandezza e progetti sul lungo periodo che richiedono un certo investimento iniziale, con l’opportunità di sfruttare l’ammortamento per abbattere i carichi fiscali.
Inoltre, la responsabilità limitata consente di tutelare il patrimonio personale da eventuali insolvenze e avviare attività in settori altamente competitivi e molto rischiosi con maggior tutele e serenità. Una corretta pianificazione fiscale, tra l’altro, consente alla SRL di diventare una potente arma contro il Fisco.
Se hai trovato interessante questo articolo, per approfondire, ti consiglio il mio libro "PAGARE MENO TASSE" che ti svelerà i segreti che i commercialisti ti tengono volutamente nascosti...