Nuove regole per il regime forfettario

Dopo la parentesi di Governo giallo-verde (Movimento 5 Stelle e Lega Nord), sin dall’insediamento del nuovo esecutivo, il cosiddetto Conte-Bis, si è parlato di dare forti segnali di discontinuità tra le politiche del Governo appena deposto e quelle del nascituro.

Il tema dell’immigrazione, uno dei cavalli di battaglia della Lega, è stato completamente ribaltato in nome del cambiamento di rotta e, ad oggi, che piaccia o no, a proposito di cambi di rotta, i porti sono aperti e le ONG sono libere di fare il loro mestiere, vagando per il Mediterraneo, per poi scaricare liberamente il loro carico di disperazione nelle città portuali del sud Italia.

In tema di fisco e finanza, che è quello che a noi interessa, sembra che i segnali di discontinuità non stiano tardando a palesarsi e la lotta all’evasione fiscale, sbandierata dal neo ministro Roberto Gualtieri, sembra aver virato verso una stretta all’utilizzo del contante, ribassando nuovamente il limite a 1.000 euro (forse 1.500), incentivando attraverso la “lotteria degli scontrini” l’utilizzo del POS, e andando in direzione diametralmente opposta al precedente esecutivo anche sul tema della fiscalità delle piccole imprese che, per il solo 2019, hanno potuto respirare grazie all’introduzione del nuovo regime forfettario.

Grazie al regime forfettario 2019 si dispensavano gli imprenditori, sotto la soglia di fatturato dei 65.000 euro annui, dall’emissione della fattura elettronica e da qualsiasi tenuta di contabilità, in quanto, la tassazione avveniva in maniera forfettaria (con percentuali prestabilite per ogni tipologia di attività), calcolate in base al fatturato.

Era prevista, anche, l’introduzione di una flat-tax per le partite IVA con un fatturato dai 65.001 euro ai 100.000 al 20% a partire, proprio, dal 2020.

Detto fatto, il nuovo esecutivo nel Documento Programmatico di Bilancio inviato all’UE sembra aver palesato la volontà di abolire, per prima cosa, la flat-tax dai 65.001 e i 100.000 euro, cosa di cui si era già parlato fin dall’insediamento del nuovo Governo ad agosto ma, quel che rende amara la “pillola” per le piccole partite IVA, sembra essere la volontà di rimodulare completamente il regime forfettario del 2019, introducendo, in primo luogo, l’obbligo della fatturazione elettronica dai 30.000 euro in su di fatturato e obbligando i forfettari al ritorno al passato, ovvero, alla determinazione del reddito su base analitica, costringendoli, nuovamente, a tenere un minimo di contabilità e conservare i documenti delle spese sostenute.

Vediamo di seguito quali saranno, nel dettaglio, le novità del 2020…

 

Regime “forfettario”: le novità

Una delle domande che i piccoli imprenditori, che avevano aderito al nuovo regime forfettario 2019, si ponevano, era quella relativa al mantenimento della soglia di fatturato dei 65.000 euro, con la preoccupazione che la stessa potesse essere ribassata ai vecchi 30.000 euro, squalificandone, così, un gran numero.

L’unica nota lieta, invece, sembra essere proprio la conferma del limite dei 65.000 mila euro di fatturato con aliquota del 5 – 15% ma con la riproposizione di alcune delle limitazioni, e degli obblighi, che avevano caratterizzato l’ormai defunto regime dei minimi:

  • limiti di spese per il personale a 20.000 euro annui;
  • limite di costi per beni strumentali 20.000 euro annui;
  • obbligo di fatturazione elettronica oltre i 30.000 euro annui di fatturato;
  • determinazione del reddito in modo analitico.

La motivazione per cui il MEF ha proposto l’obbligo di fatturazione elettronica per i forfettari, non è solamente incentrata sulla lotta all’evasione, anche se, a mio avviso, la tendenza a considerare come “cartiere” molti di essi ha giocato un ruolo fondamentale in questa scelta, è stata quella che alcune grandi aziende hanno scartato e, in qualche modo discriminato, i forfettari proprio perchè non potevano emettere fatture elettroniche, che dovevano quindi essere stampate in cartaceo e generare una sorta di doppia contabilità per quel che riguarda le fatture di acquisto.

Pertanto, il MEF, “paladino nella lotta contro le discriminazioni” e nell’ottica della semplificazione del sistema fiscale, ha “ben pensato” di obbligare tutti ad emettere la fattura elettronica, in modo tale da non fare “figli e figliastri“… (Evviva…).

Ma il fardello peggiore per i forfettari 2019 sembra essere quello del ritorno ad un regime analitico di determinazione del reddito, ovvero, si calcola il reddito sottraendo alle componenti positive, tutte le spese effettivamente sostenute, e si determina così la base imponibile sulla quale applicare l’aliquota del 15%.

Un brusco passo indietro, in barba alla semplificazione, rispetto alla legge che nel 2019 aveva portato la fortettizzazione dei costi dispensando, così, le piccole partite IVA, ad una vera e propria tenuta della contabilità.

 

Addio alla flat tax al 20% per i ricavi da 65.001 a 100.000 euro

Su questo punto non credo che ci siano mai stati dubbi, sin dal giorno dell’insediamento del nuovo Governo Conte-Bis, la tanto sbandierata flat-tax proposta dalla lega ed approvata con il vecchio esecutivo, nell’ottica della discontinuità, e col fine di riequilibrare la tassazione tra le varie partite IVA, è stata completamente cancellata, anche per evitare fenomeni di evasione ed elusione fiscale.

Per cui, chi aveva sognato la tassazione fissa al 20% fino 100.000 euro di fatturato, dovrà tornare, bruscamente, coi piedi per terra con la consapevolezza che tutto cambia per non cambiare mai nulla, come al solito!

   

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