Quanti tipi di tasse esistono?
“Quante tasse si pagano in Italia?“
Se dovessimo porre questa domanda ai contribuenti la risposta sarebbe, senza ombra di dubbio: “tante e troppo alte“. Ormai è risaputo come il nostro Paese abbia una pressione fiscale tra le più opprimenti di tutta l’Europa: prima dello scoppio della pandemia si attestava attorno al 42%. Una delle categorie più tartassate dal Fisco sono i titolari di partita IVA che devono versare, ogni anno, oltre il 50% dei loro guadagni nelle casse dell’Erario. Non va certo meglio alle attività commerciali che vedono svanire in tasse quasi il 60% dei loro profitti.
Nella classifica dei tributi che maggiormente incidono sul prelievo fiscale svettano IRPEF e IVA, pagati da tutti i cittadini: siano essi imprenditori, liberi professionisti, oppure lavoratori dipendenti. Ci sono poi balzelli particolarmente odiati come il canone RAI e le accise sui carburati cresciute nel corso degli anni e che hanno portato il “pieno di benzina” a cifre esorbitanti.
Anche se a nessuno piace pagare le tasse, la loro funzione è indispensabile per la vita del Paese e infatti, proprio le entrate tributarie consentono il finanziamento degli innumerevoli servizi essenziali destinati alla comunità. Quindi è un dovere di ogni cittadino versare i tributi richiesti ma, tuttavia resta il fatto che si debbano fare i conti con una moltitudine di voci tributarie suddivise tra tasse e imposte, che generano un prelievo medio per ogni italiano di circa 8.000 euro all’anno. Redditi di persone fisiche e d’impresa, immobili e mezzi di trasporto sono le principali fonti sfruttate dal Fisco per racimolare il gettito necessario a sostenere i costi dello Stato, a cui aggiungere la tassazione sulle rendite finanziarie.
Andiamo dunque a scoprire quali sono le tasse e le imposte previste dal nostro sistema tributario e quanto ognuna di queste possa incidere sul carico fiscale dei contribuenti.
Indice:
Differenza tra tasse, imposte e tributi
Prima di entrare nel vivo della questione è bene precisare la differenza tra tasse e imposte. Molto spesso nel linguaggio comune i due termini vengono utilizzati l’uno in sostituzione dell’altro, ma in realtà hanno significati differenti.
Tassa e imposta non sono sinonimi come molti credono, tuttavia entrambe le categorie possono essere raccolte sotto l’unica definizione di tributi. Quest’ultimi rappresentano un prelievo coattivo effettuato dallo Stato che applica la propria potestà impositiva sulle ricchezze dei contribuenti.
- l’imposta è un prelievo coattivo effettuato da un Ente impositore (Stato, Regione, Comune o altro) che non presenta nessun collegamento a specifiche prestazioni offerte dall’Ente stesso. L’imposta è solitamente collegata alla capacità contributiva del soggetto e genera il gettito fiscale impiegato per finanziare i servizi pubblici indivisibili;
- le tasse, invece, rappresentato tutte le somme di denaro che i contribuenti versano nelle casse dello Stato, o di altri Enti impositori, per ottenere in cambio un determinato servizio. Ad esempio il canone RAI è la tassa che paghiamo per il possesso di un apparecchio atto a ricevere un segnale televisivo e beneficiare dei servizi offerti dalla televisione pubblica. Pertanto, dimostrando di non possedere una TV, in teoria, possiamo astenerci dal versare tale importo. Ciò fa anche capire un’ulteriore differenza che passa tra imposte e tasse, ovvero il cittadino è libero di scegliere se avvalersi o meno del servizio e quindi pagare o meno una specifica tassa, cosa che per le imposte non accade.
Tasse sulle imprese
Iniziamo questa lunga carrellata su tasse e imposte partendo dai tributi che gravano esclusivamente su imprese, enti e associazioni.
- IRAP: l’imposta regionale sulle attività produttive è stata introdotta nel lontano 1997 in sostituzione di una serie di tributi tra cui ILOR e ICIAP; dev’essere versata da tutti i titolari di partita IVA, società di capitali, amministrazioni pubbliche, enti che svolgono attività commerciali, nonché società di persone ed enti equiparati. L’aliquota ordinaria viene stabilita su base nazionale (3,9%), lasciando però alle Regioni la facoltà di gestire autonomamente eventuali aumenti, o riduzioni, in base al tipo di attività, fermo restando uno scostamento massimo dell’1%. Per le Amministrazioni Pubbliche è prevista un’aliquota differenziata dell’8,50%;
- IRES: è l’imposta che colpisce il reddito generato da società ed enti. L’attuale aliquota è pari al 24% perchè ha subito una riduzione dal precedente 27,5% grazie alle modifiche introdotte con la Legge di Bilancio 2016. I soggetti che devono versare tale tributo sono le società di capitali, enti commerciali residenti, enti non commerciali residenti a cui si aggiungono tutte le società di capitale ed enti residenti all’estero. Sono escluse le società di persone e le ditte individuali. Ricordiamo che le società di comodo che svolgono solo funzioni di protezione del patrimonio dei soci, subiscono una maggiorazione dell’aliquota pari al 10,5%;
- Ritenuta sugli utili societari: ogni qualvolta l’assemblea dei soci delibera la distribuzione degli utili di fine esercizio, tali importi subiscono un prelievo che può variare in base all’ammontare e tipo di società. Normalmente viene applicata un’aliquota del 26%;
- Diritti camera di commercio: si tratta di una prestazione che tutte le imprese iscritte, o annotate sul Registro Imprese, devono erogare in favore della Camera di Commercio di competenza. Le imprese individuali (piccoli imprenditori, artigiani, coltivatori diretti, ecc) versano un contributo fisso nell’ordine dei 50 euro annuali, mentre gli altri soggetti pagano un diritto camerale in percentuale del fatturato conseguito nell’esercizio precedente;
- Imposta sostitutiva regime forfettario: titolari di partita IVA che hanno un fatturato annuo non superiore ai 65.000 euro possono applicare un’aliquota del 15% sulla base imponibile. L’imposta sostitutiva scende al 5% per i primi 5 anni di attività nel caso di avvio di una start-up;
- Tassa su registri contabili: entro il 16 marzo le imprese che svolgono attività con tenuta dei libri contabili, devono versare un importo a titolo di tassa annuale per la bollatura dei libri e registri contabili. La cifra da pagare è collegata all’ammontare del capitale sociale e precisamente:
- capitale inferiore a 516.456,90 euro la tassa è pari a 309,87 euro;
- capitale superiore a 516.456,90 euro la tassa risulta di 516,46 euro.
- Imposta sostitutiva rivalutazione beni d’impresa: in sede di approvazione bilancio, società e imprese che hanno adottato la rivalutazione dei beni di impresa devono motivare e indicare tale scelta all’interno dei documenti contabili e societari. Lo scopo, è l’adeguamento dei beni mobili e immobili alla crescita aziendale. Con la Legge di Bilancio 2020 l’imposta è stata fissata al 12% per i beni ammortizzabili e al 10% per quelli non ammortizzabili;
- Imposte doganali: le imprese che svolgono attività di import dall’estero possono essere soggette a dazi doganali, il cui ammontare dipende dal tipo di merce, quantità e paese di provenienza. Per prodotti quali alcolici, tabacchi, materiale infiammabile e non eco-sostenibile sono, ad esempio, previste maggiorazioni;
- Tassa d’iscrizione ad albi professionali: l’iscrizione obbligatoria a un ordine professionale impone il versamento di una tassa annuale. Al fine del pagamento non ha alcuna rilevanza il periodo d’iscrizione, vale a dire che può risultare anche di un solo giorno nell’anno solare. Chi esercita attività professionali può dedurre l’importo in fase di determinazione del reddito da lavoro autonomo, mentre i lavoratori dipendenti non possono né dedurre, né tantomeno detrarre la tassa d’iscrizione dal loro reddito imponibile;
- IAS: L’imposta di adeguamento ai diritti contabili è un tributo applicato alle società che decidono di adeguare i bilanci agli standard internazionali tramite l’OIC (Organismo Italiano Contabilità). L’imposta ha un valore variabile direttamente collegato al fatturato;
- TOSAP: la sigla identifica la tassa da versare qualora, per svolgere un’attività, si occupi un suolo pubblico. Di conseguenza, è un tributo corrisposto a favore di Comuni e Province. La legge dello Stato, infatti, non impone alcun obbligo di pagare una tassa per lo sfruttamento di uno spazio appartenente a beni demaniali, lasciando facoltà agli enti locali di istituire o meno il canone annuo, e discrezionalità nello stabilirne l’importo. In generale, l’ammontare del tributo varia in base all’estensione superficiale e durata dell’occupazione;
- Imposta regionale per concessione beni demaniali: rappresenta il tributo che devono versare tutte le imprese ed enti privati che prendono in concessione un bene dal demanio. Un classico esempio sono le imposte pagate dagli stabilimenti balneari che sfruttano le spiagge per svolgere la loro attività;
Altre imposte destinate alle imprese
Alla già lunga lista si vanno ad aggiungere ulteriori imposte meno conosciute. Partiamo con l’addizionale comunale diritti imbarco passeggeri pagata dalle compagnie aeree a favore dei comuni che mettono a disposizione una zona del loro territorio come sedime aeroportuale. La tassa è applicata direttamente sul costo del biglietto e poi versata dal gestore all’ente locale.
L’imposta riserve matematiche assicurazione è invece un tributo pari allo 0,45% delle riserve dei rami vita presenti a bilancio, che deve corrispondere la compagnia assicuratrice. Infine, ricordiamo che ogni qualvolta si organizza un evento sul territorio italiano è necessario versare i diritti erariali per pubblici spettacoli, senza dimenticare anche il pagamento dei diritti SIAE in caso di sfruttamento di proprietà intellettuali artistiche e culturali.
Per ultimo abbiamo lasciato il poco conosciuto contributo CONAI, ovvero un importo inserito in fattura per sostenere costi legati al riciclo e la gestione degli imballaggi. L’acronimo identifica il Consorzio Nazionale Imballaggi che rappresenta l’ente senza scopo di lucro che riceve il gettito e lo impiega per finanziare i costi di smaltimento. La somma è ripartita tra chi produce gli imballaggi e gli utilizzatori: entrambi devono provvedere ad iscriversi al consorzio e versare gli importi in base a quantità e tipologia del materiale.
Tasse applicate sulle persone fisiche e sui consumi
- IRPEF: rappresenta, senza alcun dubbio, il tributo più conosciuto visto che ogni contribuente fiscalmente residente in Italia lo deve versare. L’imposta sui redditi delle persone fisiche è, in buona sostanza, applicata a tutti i soggetti che generano un qualsiasi tipo di reddito, anche all’estero, nel periodo d’imposta. Si tratta di un tributo di natura progressiva e personale, ossia calcolato sul reddito percepito applicando un sistema di aliquote progressive suddiviso su 5 scaglioni. La percentuale del prelievo, parte da un minimo del 23% per redditi fino a 15.000 euro, e arriva a un massimo del 43% per i redditi oltre 75.000 euro. I lavoratori dipendenti vedono prelevata l’IRPEF direttamente in busta paga compreso il saldo e l’acconto per l’anno successivo, mentre i lavoratori autonomi provvedono al pagamento attraverso la dichiarazione dei redditi;
- IVA: l’imposta sul valore aggiunto viene applicata su ogni bene venduto e servizio erogato a livello nazionale. In pratica, si tratta di un tributo sui consumi che grava esclusivamente sul fruitore finale e viene applicato direttamente al prezzo in fattura o sul documento fiscale. L’aliquota ordinaria è pari al 22% ma esistono numerose riduzioni per determinati beni come, ad esempio, i generi di prima necessità con IVA al 4% e altri beni con aliquota del 10%, così come esistono beni e servizi esenti da tale imposta;
- Canone RAI: è una delle tasse più odiate che un tempo si pagava annualmente in un’unica quota ma, vista l’enorme evasione di tale tributo, è stata inglobata nella bolletta elettrica. Per cui ogni titolare di un contratto di fornitura elettrica versa un importo annuo pari a 90 euro, suddiviso in 10 rate inserite nelle bollette;
- Tasse scolastiche: a partire dalle scuole superiori è necessario versare tasse per l’iscrizione, la frequenza e l’ammissione agli esami nonché per acquisire un titolo di studio. Allo stesso modo, sono previste delle tasse per l’iscrizione e frequentazione di una facoltà universitaria;
- Imposte su giochi e lotterie: lo Stato ricava un gettito consistente dalle imposte fisse applicate su Totocalcio, Lotto e SuperEnalotto. Su premi e vincite sono previste aliquote sostitutive comprese tra il 20% e 25%;
- Tassa di soggiorno: il tributo viene pagato da visitatori e turisti che soggiornano in strutture ricettive presso Comuni che hanno deciso di applicare tale tributo. L’importo è stabilito dall’Ente locale e risulta legato al numero di giorni di permanenza e tipologia della struttura.
Tasse sul trasporto
Il possesso e godimento dei mezzi di trasporto non è certo esente dalle pretese del Fisco, infatti i tributi su autoveicoli e motocicli sono i seguenti:
- bollo auto: importo annuale previsto per chi ha registrato un veicolo presso il Pubblico Registro Automobilistico. Il pagamento è obbligatorio anche se il mezzo non viene utilizzato, mentre la cifra dipende dalla potenza, livello di emissioni inquinanti e Regione di residenza;
- imposta sulla RC Auto: sull’assicurazione per la responsabilità civile dell’auto non viene applicata l’IVA ma bensì un prelievo fiscale in misura del 12,5%. Spetta all’Ente impositore la facoltà di aumentare o diminuire l’aliquota ma entro una variazione massima del 3,5%;
- imposta provinciale di trascrizione (IPT): viene versata alla provincia per quasi tutte le richieste presentate al Pubblico Registro Automobilistico. L’importo ordinario è stabilito dal Ministero delle Finanze ma l’Ente locale ha facoltà di deliberare un aumento fino ad un massimo del 30%. Sono esentati dall’IPT motocicli e veicoli per disabili e associazioni di volontariato. Godono invece di riduzioni i veicoli storici e quelli speciali la cui particolarità risulta dalla carta di circolazione;
- accise sul carburante: sono ben 19, i balzelli che gravano sul prezzo al consumo di diesel, benzina e GPL. Si parte dall’accisa introdotta per finanziare la guerra di Etiopia del 1935-1936, e si arriva agli 0,0024 euro al litro di aumento applicato nel 2004 per sostenere il “Decreto del Fare”.
Tassazione sui beni immobili
Tali tributi sono versati da privati cittadini possessori di proprietà immobiliari ad uso abitativo, nonché società che sfruttano gli immobili per svolgere l’attività d’impresa. La lista comprende:
- IMU: l’imposta municipale unica è un tributo diretto di tipo patrimoniale. Il suo presupposto è il possesso di un immobile; a partire dal 2014 ha sostituito l’ICI e, nello stesso anno, la Legge di Bilancio ne ha stabilito l’esenzione per la prima casa, ad eccezione degli immobili di lusso (classi catastali A1, A8 e A9);
- TASI: la tassa dei servizi indivisibili è corrisposta, sia dal proprietario dell’immobile che dall’eventuale affittuario. Il tributo è applicato anche sulla prima casa e il gettito viene utilizzato per sostenere i costi di servizi pubblici quali la manutenzione del manto stradale e l’illuminazione;
- TARI: la tassa sullo smaltimento dei rifiuti viene versata al Comune di residenza per finanziare la raccolta dei rifiuti. La quota annuale è pagata da ogni privato cittadino e dalle attività d’impresa che producono rifiuti. L’importo è legato alla grandezza e tipologia dell’immobile, nonché dall’attività svolta nel caso di imprese;
- cedolare secca affitto: è il regime agevolato facoltativo per il reddito derivante dalla locazione di un immobile in sostituzione dell’IRPEF. La legge prevede l’applicazione di un’imposta pari al 21% per contratti a canone libero e al 10% per contratti a canone concordato;
- imposta catastale e ipotecaria: la prima è dovuta quando si esegue una voltura catastale, mentre la seconda viene versata per formalità di trascrizione, iscrizione, rinnovo, cancellazione e annotazioni eseguite nei pubblici registri immobiliari;
- imposta di registro: è richiesta ogni qualvolta si deve registrare un atto come, ad esempio, il contratto di affitto;
- imposta per immobili detenuti all’estero;
- contributi di concessione edilizia: da versare al Comune per ottenere il permesso di sfruttare un suo terreno per la costruzione di un immobile;
- contributi consorzi bonifica: che vengono pagati dai proprietari di terreni e immobili per le spese sostenute dal consorzio al fine di effettuare le opere di bonifica.
Tassazione del capital gain
Il regime della tassazione delle rendite finanziarie è diverso a seconda del tipo di investimento. Alle plusvalenze percepite da persone fisiche a seguito della vendita di azioni, obbligazioni, fondi comuni, Etf e altri strumenti finanziari, viene applicata un’imposta sostitutiva del 26%.
Ricordiamo che il medesimo prelievo è previsto anche per i dividendi staccati dalle singole azioni. L’aliquota scende al 12,5% per il reddito da capitale ottenuto dalla cessione di Titoli di Stato.
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