Tassazione sulla pensione: tasse e imposte a debito del pensionato
Il contribuente italiano sa molto bene quanto sia opprimente il livello di tassazione previsto dal sistema fiscale del nostro Paese. Arrivati al termine della propria vita lavorativa, e tagliando il tanto agognato traguardo della pensione, non bisogna però pensare di aver chiuso i conti con l’erario e con le tasse e imposte da pagare.
La pensione è considerata come un qualsiasi altro reddito e dovrà essere indicata, nei casi in cui sia obbligatoria la compilazione del modello Redditi (ex Unico) o 730, proprio nella dichiarazione reddituale dell’anno in cui viene percepita.
Il soggetto dovrà versare la relativa imposta Irpef e tutte le varie addizionali, potendosi avvalere soltanto di alcune detrazioni per alleggerire il carico fiscale. Anche coloro i quali non saranno obbligati a presentare la dichiarazione dei Redditi troveranno la loro bella “dose” di trattenute all’interno del mod. CU (ex CUD) emesso dall’INPS.
- Ma quante tasse deve veramente pagare un pensionato?
- Come si calcola l’imposta complessiva e la pensione netta?
- E’ possibile pagare meno tasse sulla pensione?
Tutte domande a cui cercheremo di dare una risposta nei prossimi paragrafi.
Indice:
Come si calcola la pensione netta
Il calcolo della pensione netta è abbastanza semplice e si ottiene sottraendo, dal valore lordo, le tasse, applicando le eventuali detrazioni.
Per il Fisco italiano, la pensione viene considerata equivalente a qualsiasi altro reddito come, ad esempio, quello derivante da lavoro dipendente. Di conseguenza, rientra nel regime contributivo previsto dall’Irpef, con l’Inps che agisce da sostituto di imposta.
Per ottenere il risultato esatto della pensione netta percepita ogni mese, è necessario conoscere con esattezza l’Irpef da versare ma anche le addizionali regionali e comunali, nonché l’importo delle detrazioni che andranno a ridurre l’imposta sul reddito delle persone fisiche.
Riassumendo, la formula per il calcolo della pensione netta è la seguente:
- pensione netta = pensione lorda – (Irpef + addizionali – detrazioni)
Il valore della pensione lorda è legato a ciò che il contribuente ha versato nel corso della sua vita lavorativa. L’Irpef, come vedremo tra poco, viene calcolata sul lordo annuale in base allo scaglione di reddito, mentre le addizionali sono stabilite dal Comune e dalla Regione di appartenenza. Anche le detrazioni Irpef vengono calcolate in base alla fascia di reddito.
Un aspetto importante da sottolineare è la modifica che ha subito la così detta No Tax Area. Si tratta di un valore di reddito imponibile al di sotto del quale il contribuente sarà esentato dal pagamento delle imposte.
A partire dal 2016 tale soglia è stata ampliata, comprendendo tutti i pensionati over 75 anni e lavoratori dipendenti che abbiano dichiarato un reddito complessivo inferiore a 8mila euro.
Come calcolare l’Irpef sulla pensione
Per il calcolo dell’Irpef sulla pensione si deve applicare, al valore lordo, un’aliquota che varia in base alla fascia di reddito in cui verrà collocato il contribuente. Si tratta dei 5 famosi scaglioni di reddito che ogni cittadino italiano ormai ben conosce e, più precisamente:
- primo scaglione per redditi fino a 15mila euro con aliquota del 23%;
- secondo scaglione per redditi compresi tra 15.001 euro e 28mila euro con aliquota del 27%;
- terzo scaglione per redditi compresi tra 28.001 euro e 55mila euro con aliquota del 38%;
- quarto scaglione per redditi compresi tra 55.001 euro e 75mila euro con aliquota del 41%;
- quinto scaglione per redditi superiori a 75mila euro e aliquota del 43%;
Per il calcolo dell’Irpef è necessario considerare che, a partire dal secondo scaglione, l’aliquota di riferimento viene applicata soltanto sull’eccedenza di reddito rispetto al limite stabilito.
Per fare un semplice esempio, nel caso in cui venga dichiarato un reddito complessivo di 28mila euro, rientrando quindi nel secondo scaglione, si dovrà pagare un’aliquota del 23% per i primi 15mila euro e del 27% sui restanti 13mila. La somma dei due valori darà il totale dell’Irpef a debito del contribuente.
Se il contribuente riceve due pensioni (anche da enti diversi), il calcolo dell’Irpef deve essere fatto sulla loro somma.
Le addizionali: cosa sono e come si calcolano
Le addizionali, come si evince chiaramente dal termine, sono imposte aggiuntive sui redditi delle persone fisiche. Il gettito derivante da questi oneri pagati dai contribuenti va a rimpinguare direttamente le tasse di Regioni e Comuni che hanno la facoltà di stabilirne anche le relative aliquote. Di conseguenza, le addizionali non avranno il medesimo valore in tutte le Regioni e Comuni italiani, ma varieranno a seconda della residenza del contribuente.
L’addizionale è un’imposta proporzionale al reddito e non è suddivisa in scaglioni come avviene per l’Irpef. L’aliquota può variare da zero fino ad un massimo stabilito dalla Legge. Regioni e Comuni possono fissare l’aliquota ed eventuali soglie di esenzione, sempre restando entro i limiti imposti dalla normativa vigente.
Un aspetto fondamentale, per il calcolo delle addizionali, riguarda la residenza del contribuente: viene presa come riferimento quella che del soggetto a partire relativa al 1° gennaio. Questo significa che se a marzo il contribuente si trasferisce, ad esempio, da Roma a Milano, il calcolo delle addizionali verrà effettuato con le aliquote previste nella Capitale e nella Regione Lazio. Solo dall’anno successivo verranno applicate le aliquote relative alla nuova residenza.
Per le addizionali regionali la legge stabilisce un tetto massimo del 3,3%, mentre quelle comunali hanno un limite invalicabile dello 0,8% (valore per altro raggiunto da moltissime amministrazioni locali).
Anche le eventuali fasce di reddito esenti dal pagamento delle addizionali sono a discrezione di Comuni e Regioni. Milano, ad esempio, ha stabilito in 21mila euro il limite oltre il quale si deve versare lo 0,8%, mentre, nella Capitale, tale soglia è stata fissata a 12mila euro.
Come si vede, il panorama è quanto mai vario, perciò, è buona cosa informarsi circa le addizionali e relative aliquote applicate, presso il sito della propria Regione e del proprio Comune di residenza.
Le detrazioni: cosa sono e come si calcolano
Le detrazioni altro non sono che degli sconti sull’imposta Irpef. Si possono considerare come abbuoni o riduzioni che si dividono in due categorie:
- detrazioni per reddito: spettano in proporzione all’entità della pensione;
- detrazioni per carichi familiari: spettano solo quando si hanno coniuge e/o figli a carico.
Le detrazioni per carichi familiari spettano anche per i seguenti altri familiari a carico:
- discendenti prossimi, anche naturali, dei figli
- genitori e ascendenti prossimi, anche naturali
- adottati
- nuore
- suoceri e suocere
- fratelli e sorelle
Sono a carico del pensionato le persone che non hanno avuto nel corso dell’anno redditi propri superiori a 2.840,51 euro.
La detrazione per reddito è stata introdotta nel nostro sistema fiscale per garantire una maggior progressività del prelievo in base alle fasce in cui viene suddivisa la pensione.
Abbiamo già accennato che a partire dall’anno fiscale 2017, è stata ampliata la No-Tax Area per i pensionati al di sopra dei 75 anni e con reddito fino a 8mila euro. Per tutti gli altri il calcolo delle detrazioni è identico, con la formula che non dipende dall’età ma dall’importo del reddito dichiarato.
Per pensioni molto basse gli sconti fiscali sono particolarmente elevati, assottigliandosi progressivamente con l’aumentare del reddito e fino ad azzerarsi superata la soglia dei 55mila euro annui.
– Per i redditi fino a 8mila euro la detrazione è di 1.880 euro, una cifra superiore a quanto si dovrebbe versare di Irpef (1.840 euro), motivo per cui si parla di No Tax Area.
– Per redditi compresi tra 8mila e 15mila euro si applica la seguente formula:
- detrazione = 1297 + [583 x (15.000 – reddito complessivo) / 7.000].
– Per redditi compresi tra 15mila e 55mila euro si applica questa formula:
- detrazione = 1297 x [55.000 – reddito complessivo) / 40.000].
Come richiedere le detrazioni
Le detrazioni, in particolare quelle relative ai carichi di famiglia, anche se spetterebbero di diritto, devono essere richieste dal pensionato al proprio Ente previdenziale. In caso di mancata richiesta, l’Ente si limita a calcolare l’Irpef lorda senza considerare nessun tipo di sconto fiscale.
Fino al 2007, una volta presentata la domanda per godere delle detrazioni relative ai carichi di famiglia, queste venivano applicate automaticamente anche negli anni successivi.
A partire dal 2007 però, le cose sono radicalmente cambiate e il pensionato, così come qualunque altro contribuente, è costretto a dover presentare la richiesta ogni anno, pena la decadenza delle detrazioni stesse.
Purtroppo, come molti contribuenti hanno, loro malgrado, sperimentato, questo può comportare parecchi soldi in meno sulla “busta paga” del pensionato.
Per quanto riguarda, invece, le detrazioni sul reddito da pensione, il contribuente pensionato, può esimersi dal presentare la dichiarazione prevista dalle nuove norme. In questo caso saranno riconosciute le detrazioni sulla base del reddito da pensione erogato dall’Istituto.
Discorso a parte se il pensionato ha altri redditi, infatti, in questo caso sarà costretto a presentare la dichiarazione, utilizzando il modello preposto, per modificare la misura della detrazione sul reddito.
Esempio di calcolo della pensione netta
Una volta a conoscenza di tutte le aliquote e della formula necessaria per calcolare le detrazioni, vediamo un esempio concreto di quante tasse deve versare un pensionato che risiede nel Comune di Roma e riceve una pensione lorda di 40mila euro.
Facendo una semplice divisione per le 13 mensilità (tredicesima compresa), la pensione lorda mensile è esattamente di 3.076 euro.
Considerando che il soggetto goda del solo reddito derivante dalla pensione, lo scaglione Irpef di appartenenza è il terzo e il calcolo della relativa imposta è:
- primi 15mila euro al 23%, quindi 3.450 euro;
- successivi 13mila euro al 27% per un imposta di 3.510 euro;
- rimanenti 12mila euro al 38% per un imposta di 4.560 euro.
Sommando i tre valori si ottiene l’Irpef lorda complessiva che è pari a 11.520 euro. Ora possiamo applicare la formula, vista nel precedente paragrafo, per calcolare le detrazioni per i redditi compresi tra 15mila e 55mila euro ottenendo come risultato 486,37 euro.
Facendo una semplice sottrazione avremo l’Irpef netta e precisamente 11.033 euro.
Non rimane che calcolare le addizionali Irpef che, in base alla fascia di reddito, Regione e Comune di appartenenza in questo applicheranno: in caso (Regione Lazio e città di Roma) sono di 449,80 euro per l’addizionale regionale e 234 euro per l’addizionale comunale.
A conti fatti, il pensionato dovrà versare nella casse dell’erario la cifra di 11.717,43 euro.
Per calcolare il valore netto della pensione sarà sufficiente sottrarre l’imposta dovuta ai 40mila euro di pensione lorda iniziali, ottenendo il valore netto di 28.282,57 euro che corrispondono a 2.175,58 euro mensili.
È bene ricordare che, in questo esempio, il pensionato non gode di altri redditi (altrimenti da sommare) e non ha nessun familiare a suo carico o altri tipi di detrazione per carichi di famiglia.
Tassazione pensione per residenti all’estero
Altro argomento interessante riguarda la tassazione per tutti quei pensionati che si trasferiscono all’estero. Il fenomeno è in costante crescita con un numero sempre maggiore di anziani che decidono di trascorrere il meritato riposo in paesi con costi della vita più bassi, ma soprattutto regimi fiscali agevolati, specie per chi è pensionato (Canarie, Portogallo e Tunisia sono tra i più gettonati).
E’ utile sottolineare però, i vantaggi saranno concreti soltanto se il Paese ospitante ha stabilito delle convezioni con l’Italia per evitare la doppia imposizione fiscale sul reddito previdenziale. Per esempio, nelle Canarie non vengono applicate imposte regionali, comunali e nemmeno l’Irpef, con il pensionato che riceverà un assegno mensile di circa il 15% superiore rispetto ad un contribuente residente in Italia.
È bene ricordare che esistono dei requisti da rispettare per godere del regime fiscale del Paese straniero:
- essere iscritti all’AIRE (anagrafe italiani residenti all’estero);
- dimostrare di essere residenti all’estero per almeno 6 mesi all’anno (minimo 184 giorni);
- non essere domiciliati in Italia per un periodo superiore ai 6 mesi all’anno.
Se si soddisfano tali requisiti, si potrà fare richiesta all’INPS che verserà, al pensionato, la pensione al lordo. L’assegno mensile sarà soggetto alla tassazione secondo il regime fiscale del Paese in cui andrà a risiedere il pensionato.
Conclusioni
Come abbiamo visto, anche sulla pensione, il Fisco prevede il versamento di svariate tasse e imposte. Una cosa da ricordare ancora, è che tutti coloro che sono titolari di due pensioni da Enti previdenziali diversi, non sono obbligati a presentare la dichiarazione dei redditi (730 o Redditi).
Saranno gli Enti stessi a comunicare tra loro tramite il casellario centrale dei pensionati, in modo da calcolare esattamente le imposte dovute e le relative detrazioni (almeno in questo il pensionato viene agevolato).
Questo comunque non vuol dire che un pensionato non sia obbligato a presentare la dichiarazione dei redditi: infatti, resta comunque obbligatoria qualora ci siano altre entrate finanziarie o per dedurre o detrarre altri costi sostenuti nell’anno di imposta.
Ma è ancora più importante ricordarsi sempre di richiedere ogni anno le detrazioni per i carichi di famiglia: un punto è di vitale importanza soprattutto per le pensioni più basse che, senza sconti fiscali, si ridurrebbero a cifre veramente minime.
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