Impugnazione di una cartella esattoriale: tempi e modalità pratiche
Sarà capitato un po’ a tutti di ricevere nella cassetta della posta una busta verde contenente un atto giudiziario e, successivamente, scoprire che questa, altro non è che una cartella esattoriale di Agenzia delle Entrate Riscossioni, già Equitalia.
Non credo necessario spiegare cosa sia una cartella esattoriale anche se è utile sottolineare, al di la dei tecnicismi, che si tratta a tutti gli effetti di un titolo esecutivo attraverso il quale lo Stato Italiano, o un suo Ente, attiva un procedimento di riscossione coatta (anche chiamato “Ruolo“) nei confronti di un contribuente moroso.
L’apertura della busta di una cartella esattoriale è un momento quasi tragico per il contribuente che non sa cosa aspettarsi dal contenuto della busta e, il più delle volte, si trova con cifre esorbitanti da restituire all’erario in quanto, oltre al tributo eventualmente non pagato, vengono aggiunte sanzioni da capogiro, interessi di mora, aggio di riscossione, e altre voci che portano l’importo ad essere quasi duplicato rispetto al debito iniziale.
Senza lasciarsi prendere dal panico, o precipitarsi subito a pagare per risolvere la questione senza ulteriori problemi, sarebbe bene verificare per prima cosa la legittimità delle richieste. Capita molto spesso infatti, che le richieste di Agenzia delle Entrate Riscossione, già Equitalia, siano troppo elevate, non giustificate o che, comunque, ci sia qualcosa di errato nel ruolo tale da poterlo invalidare nel contenuto o nella forma.
Vediamo nel dettaglio come ci si dovrebbe comportare qualora, dopo un’attenta verifica del ruolo ricevuto, vengano riscontrate delle anomalie tali da poter invalidare o ridurre considerevolmente gli importi a debito…
Indice:
Entro quanto è possibile impugnare una cartella esattoriale?
Le cartelle esattoriali non sono tutte uguali ed i tempi utili per fare ricorso si differenziano a seconda del tributo contestato:
- Tasse e tributi: Per Irpef, Tasi, Tari, bollo auto, ecc. il tempo massimo di impugnazione di una cartella esattoriale è di 60 giorni dalla data della notifica del ruolo e il ricorso va presentato in commissione tributaria;
- Multe stradali: tempo di impugnazione 30 giorni con ricorso da presentare al Giudice di Pace;
- Contributi previdenziali: tempo di impugnazione 40 gg con ricorso da presentare al Tribunale ordinario nella Sezione Lavoro;
- Pignoramenti: 20 giorni con ricorso da opporre a seconda della tipologia del debito iniziale;
- Vizi di forma: 20 giorni con ricorso da opporre a seconda della tipologia del debito iniziale;
E’ inoltre utile sottolineare che qualora la cartella esattoriale venisse ricevuta nel periodo estivo, i giorno di agosto godono della cosiddetta, sospensione feriale e, pertanto, non vengono computati.
Quando è possibile impugnare una cartella esattoriale
Esistono dei casi specifici in cui è possibile annullare la cartella esattoriale ricevuta ma non il debito richiesto dall’erario o dall’Ente che ne fa richiesta, ed altre casistiche in cui è proprio la richiesta stessa ad essere impropria (quando, ad esempio, vengono richiesti importi già pagati) e, pertanto, sarà possibile annullare la cartella esattoriale ed azzerarne il relativo debito.
Capita spesso di ricevere delle cartelle esattoriali contenenti avvisi di pignoramento, ipoteche giudiziali o minacce di fermo amministrativo del veicolo senza aver mai ricevuto prima una cartella esattoriale che intimasse il pagamento di quanto dovuto. Non sempre l’Agenzia delle Entrate è così solerte nel notificare a tempo e ora gli importi ai contribuenti e si ritrova spesso a saltare dei passaggi necessari affinché la notifica possa essere considerata valida.
In questo caso, è bene rivolgersi ad un buon avvocato tributarista che valuterà la possibilità di fare ricorso ottenendo, non la cancellazione del debito, ma quantomeno il ricalcolo delle sanzioni e l’annullamento del pignoramento, delle sanzioni accessorie come il fermo amministrativo del veicolo, o eventuali ipoteche giudiziali.
Un vizio di notifica non annullerà però il debito con l’erario, o con l’ente che ha richiesto il provvedimento ad Agenzia delle Entrate Riscossioni, e questo, in parole povere, significa che l’esattore tornerà sicuramente alla carica rispettando tutti i passaggi, per richiedere quanto dovuto evitando vizi di notifica.
Un altro motivo che può essere valido per l’annullamento di una cartella esattoriale è l’aver già pagato, in precedenza, il tributo richiesto tramite il ruolo ricevuto. E’ fondamentale saper leggere una cartella esattoriale e capire quali siano effettivamente i tributi richiesti e per fare delle successive valutazioni di questo genere.
Allo stesso modo, è possibile vedersi iscritti a ruolo dei tributi non dovuti, faccio l’esempio di contributi previdenziali richiesti in precedenza tramite avviso bonario dall’INPS, contestati dal contribuente e con una situazione ancora pendente. L’INPS non si ferma e, nel dubbio, deposita gli importi in esattoriale per l’iscrizione a ruolo di quanto dovuto. Se si hanno dei motivi validi o dei documenti che comprovano che il tributi richiesto non sia dovuto è opportuno intentare un ricorso alla cartella esattoriale ricevuta e chiedere l’annullamento del debito.
Attenzione perchè per impugnare una cartella esattoriale devono sussistere dei validi motivi: intentare un ricorso basato sul nulla può essere soltanto una perdita di tempo ma, soprattutto di soldi tra bolli, avvocato e interessi e sanzioni che si moltiplicano col passare dei giorni.
Altri motivi per cui è possibile impugnare una cartella di pagamento sono:
- nessun calcolo degli interessi in cartella;
- cartella notificata in modo scorretto: senza relata di notifica o non direttamente al destinatario;
- mancata indicazione della data di notifica nella cartella notificata al contribuente;
- cartella esattoriale notificata da un soggetto non legittimato: possono consegnare somme iscritte a ruolo soltanto gli ufficiali della riscossione, gli agenti di polizia municipale e i messi comunali;
Ultimo motivo per cui è possibile impugnare una cartella esattoriale è quando la stessa contiene la richiesta di importi, ormai, già caduti in prescrizione. I termini di prescrizione variano a seconda del tributo richiesto e sono, nel dettaglio:
- IRPEF: 10 anni;
- IVA, IRAP, imposta di registro: 10 anni;
- INPS: 5 anni;
- Multe stradali: 5 anni;
- Bollo auto: 3 anni.
Come impugnare una cartella esattoriale
Il consiglio migliore che mi sento di dare ai contribuenti è quello di mettere tutto nelle mani di un buon avvocato tributarista e lasciare che sia lui a gestire la “patata bollente” perchè, troppo spesso, si rischia di passare dalla parte della ragione a quella del torto, specie se si pensa di ottenere qualcosa andando direttamente dall’agente di riscossione a discutere della cartella ricevuta.
Se proprio voglia cimentarci nel cosiddetto “fai da te”, allora esistono 3 metodi per ricorrere contro una cartella esattoriale che riteniamo “viziosa” o con importi non dovuti:
- annullamento in autotutela: è una procedura grazie a cui il debitore compilando un modulo cartaceo o per via telematica riporta ad Agenzia delle Entrate Riscossioni le sue motivazioni per cui ritiene che la cartella sia illegittima e da annullare. Tale comunicazione deve essere inviata: per via telematica oppure tramite raccomandata A/R all’ente di riscossione;
- richiesta di sospensione dell’esecuzione: procedura valida quando si ritiene di aver già saldato gli importi richiesti all’ente creditore. Consiste in una comunicazione al creditore in cui si sostiene di aver già pagato quanto richiesto e, nel contempo, si allega tutta la documentazione comprovante quanto sostenuto;
- impugnazione giudiziale: in questo caso è necessario presentare istanza di impugnazione al Giudice di Pace o alla Commissione Tributaria competente entro 60 giorni dalla notifica della cartella. Questa strada, però, sarebbe opportuno percorrerla seguiti da un buon avvocato.
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