Aprire un’impresa in Irlanda: quanto costa e agevolazioni fiscali per le imprese

Scritto da Omar Cecchelani in Imprese

In quest’articolo andremo ad analizzare il sistema fiscale irlandese per capire le differenze con quello del nostro Paese e valutare quanto sia vantaggioso, non solo a livello tributario, trasferire la propria attività o aprire una nuova azienda proprio in Irlanda.

L’elevata pressione tributaria a cui sono sottoposti i contribuenti italiani è ben nota, quindi non c’è da stupirsi che in Irlanda, come in parecchi altri Stati europei, si possa godere di una fiscalità meno opprimente. Il reddito delle persone fisiche è tassato con due sole aliquote pari al 20% e 40%, mentre risulta decisamente più agevolato il regime fiscale per le persone giuridiche che versano soltanto il 12,5% per attività industriali e di produzione di beni e servizi e il 25% per i redditi di natura non commerciale.

L’Irlanda è entrata nell’Unione Europea nel 1973 e ha deciso di aderire alla zona euro a partire dal 1° gennaio 1999. È una repubblica a base parlamentare dal 1949, con un Presidente della Repubblica che rimane in carica 7 anni. Il potere è nelle mani del Primo Ministro, nominato dalla Camera e incaricato dal Capo dello Stato. Il Parlamento detiene il potere legislativo ed è di tipo bicamerale, ossia formato da una Camera dei Rappresentanti e dal Senato.

Spetta invece all’agenzia governativa Revenue Commissioners (l’equivalente della nostra Agenzia delle Entrate) la gestione del sistema tributario. Dal punto di vista economico, il maggior contributo al PIL viene fornito dalle esportazioni, mentre la buona crescita industriale è dovuta, principalmente, al basso livello di tassazione per le imprese e ad una burocrazia molto snella e flessibile.

La Repubblica d’Irlanda è anche una delle prime esportatrici di software e servizi del settore terziario al mondo ed è, spesso, la base scelta per la commercializzazione di prodotti protetti da copyright: il merito di questo è da imputare ad una completa detassazione dei diritti d’autore.

Indice:

 

Imposta sul reddito delle persone fisiche

Il sistema fiscale irlandese prevede un’imposta sui redditi delle persone fisiche (income tax) e un’imposta sulle plusvalenze (capital gains tax). Le normative che disciplinano le imposte sui redditi sono contenute nel TCA del 1997 (Taxes Consolidation Act).

La regola di base è molto semplice e applica il cosiddetto principio della tassazione mondiale, ovvero, i contribuenti con residenza in Irlanda dovranno pagare l’imposta sui redditi conseguiti in qualsiasi paese. I soggetti non residenti subiscono invece un’imposizione sui soli redditi prodotti sul territorio irlandese.

I requisiti richiesti affinché una persona fisica risulti residente sono: la permanenza entro i confini del Paese per almeno 183 giorni nell’arco dei 12 mesi, oppure, un minimo di 280 giorni se si considerano sia l’anno in corso che quello precedente. Qualora un soggetto risieda in Irlanda per tre anni consecutivi acquisisce lo status di residente abituale.

Il reddito imponibile per un lavoratore dipendente include tutti i proventi ricevuti in cambio dell’attività svolta quindi stipendio, straordinari, eventuali premi di produzione, commissioni e indennità. Naturalmente, sono soggetti all’imposta anche il reddito da lavoro autonomo, i redditi fondiari per il possesso di fabbricati e terreni, nonché i redditi di capitale (rendite finanziarie e dividendi da partecipazione).

Il sistema tributario irlandese è decisamente più snello di quello italiano, con la presenza di due soli scaglioni con aliquote al 20% e 40% secondo i seguenti limiti:

  • Contribuente single senza figli a carico: fino a 35.300 euro aliquota al 20%, oltre i 35.300 l’aliquota sale al 40%;
  • Coppia sposata con un solo reddito: fino a 44.300 euro aliquota al 20%, oltre i 44.300 l’aliquota sale al 40%;
  • Coppia sposata con due redditi: fino a 70.600 euro aliquota al 20%, oltre i 70.600 l’aliquota sale al 40%

La legge di Bilancio del 2019, per venire incontro alle esigenze dei contribuenti con redditi medio-bassi, e con l’intento di alleggerire la pressione fiscale ha elevato di 750 euro per il limite di applicazione dell’aliquota al 40%. Per un lavoratore single il reddito minimo è infatti passato dai vecchi 34.550 euro agli attuali 35.300 euro, mentre per le coppie con una sola entrata si passati da 43.550 euro a 44.300 euro.

La legge prevede anche alcune esenzioni relative all’imposta sul reddito che, in particolare, riguardano:

  • soggetti con età pari o superiore a 65 anni e reddito annuo inferiore a 18mila euro;
  • coppie spostate, con uno dei coniugi di età pari o superiore a 65 anni (oppure compiuti nel periodo di imposta riferito alla dichiarazione) e reddito inferiore a 36mila euro.

La normativa concede anche la possibilità di godere di crediti d’imposta che possono essere automatici oppure richiesti dal contribuente. Gli attuali limiti massimi sono di 1.650 euro all’anno per la singola persona fisica e di 3.300 euro all’anno per le coppie sposate.

Altra agevolazione riguarda i redditi fino a 40mila euro prodotti da artisti, scrittori e compositori che possono beneficiare della totale esenzione. Stesso discorso vale per i redditi, sempre fino a 40mila euro, generati da imprese costituite da soggetti disoccupati per lunghi periodi.

Passando alle deduzioni, è possibile sottrarre alla base imponibile alcune voci di spesa per abbattere il proprio reddito e, nello specifico:

  • spese mediche (sono compresi i medicinali, costi ospedalieri e alimenti specifici per soggetti diabetici e celiaci);
  • spese per il trasporto di pazienti sottoposti a trattamento medico di dialisi;
  • spese per il ricovero in case di cura;
  • contributi versati ad un ente pensionistico;
  • spese universitarie (la quota della tasse d’iscrizione è detraibile qualora i corsi abbiano una durata di almeno due anni, ad eccezione dei corsi post-laurea che possono durare anche un solo anno).

Nel 2011, il Governo irlandese ha deciso di introdurre una nuova imposta denominata Contributo Sociale universale (Universal Social Charge o USC). Si tratta di un tributo supplementare che si applica sul reddito dichiarato nella seguente misura:

  • aliquota dello 0,5% per redditi fino a 12.012 euro;
  • aliquota del 2% per la fascia di reddito compresa tra 12.012 euro e 19.874 euro;
  • aliquota del 4,5% per la fascia di reddito compresa tra 19.874 euro e 70.044 euro;
  • aliquota dell’8% per redditi superiori a 70.044 euro.

Il sistema di calcolo è abbastanza semplice; per esempio, se il reddito dichiarato è di 40mila euro si verserà lo 0,5% per i primi 12.012 euro, il 2% sui successivi 7.862 euro e il 4,5% per i rimanenti 20.126 euro.

La legge finanziaria ha introdotto modifiche anche per il settore agricolo per favorire chi decide di investire con la finalità di migliorare la qualità dei prodotti. Gli agricoltori possono beneficiare quindi, di un’agevolazione sull’imposta sul reddito suddivisa in tre categorie in base alla tipologia soggetto:

  • 25% per tutti i soggetti;
  • 50% solo per le imprese collettive;
  • 100% per giovani agricoltori che hanno partecipato a corsi di formazione.

 

Tassazione delle imprese

Anche il sistema di imposizione tributaria delle società è molto semplice, con la regola generale che prevede la tassazione sui profitti ovunque generati da tutte le persone giuridiche residenti sul territorio irlandese. Per società con residenza all’estero, l’imposta si applica sui soli ricavi commerciali generati in Irlanda da un’agenzia o filiale ubicata all’interno dei confini nazionali.

Per i profitti commerciali (trading income) l’aliquota proporzionale è del 12,5%, mentre è pari al 25% per i redditi non commerciali. In quest’ultimi rientrano i redditi prodotti da attività minerarie, di estrazione e petrolifere, nonché le attività immobiliari.

Le plusvalenze derivanti da scambi commerciali con paesi esteri vengono tassate al 25%. Ricordiamo che per poter usufruire dell’aliquota al 12,5% la società deve, non solo avere la sede amministrativa in Irlanda, ma svolgere anche le attività commerciali o di produzione.

A tal proposito, è bene chiarire che il concetto di trading income non è definito a livello legislativo, tuttavia si considera come il reddito commerciale prodotto da qualsiasi attività di scambio di beni e servizi e attività di produzione. Quindi, riguarda le classiche attività manifatturiere, quelle manageriali e finanziarie (banche e società assicurative), attività di ricerca e sviluppo, attività di distribuzione, attività di supporto tecnico e commercio elettronico.

Le società possono usufruire di deduzioni per ridurre la base imponibile che riguardano solo le spese sostenute ai fini dell’attività esercitata. In tal senso, le spese di rappresentanza non sono considerate deducibili, mentre è possibile portare a deduzione gli investimenti per sostenere la ricerca e lo sviluppo e per acquisire il know-how. Sono ammesse anche le spese per il deposito di un brevetto o la sua estensione e per la registrazione di un marchio oppure il rinnovo.

Tra le spese commerciali deducibili rientrano anche le donazioni a enti di beneficenza, fondazioni di ricerca, istituti scolastici, enti sportivi e, in generale, tutte le organizzazioni che svolgono attività con finalità di pubblica utilità. La legge prevede una donazione minima di 250 euro per poterne richiedere la deducibilità.

Per quanto riguarda la tassazione sul capital gain, l’aliquota è fissata al 33% che sale, in casi particolari, fino al 40%. L’imposta viene applicata sulle plusvalenze che superano la franchigia di 1.270 euro.

 

Imposta sul valore aggiunto

Anche la disciplina fiscale irlandese prevede l’applicazione di IVA sulla vendita di beni e servizi forniti dalle imprese durante lo svolgimento delle loro attività. Per fronteggiare i drammatici risvolti della recente crisi economica, nel 2011, Dublino ha deciso di applicare un’IVA light al 9% su molti beni e servizi tagliando il precedente 13,5%.

Una volta passata la bufera finanziaria, con la ripresa del mercato del lavoro e la normalizzazione dei parametri economici, il quadro delle aliquote IVA si è così configurato:

Aliquota ordinaria fissata al 23%:

  • si applica alla cessione di beni e/o servizi in genere salvo i casi particolari che seguono;

Si applica un’imposta sul valore aggiunto pari al 13,5% al trasferimento dei seguenti beni e servizi:

  • servizi di costruzione;
  • interventi di ristrutturazione e manutenzione degli immobili ad uso privato;
  • prodotti farmaceutici (solo per determinate categorie);
  • forniture agricole (solo per alcune tipologie);
  • servizi di fornitura energia elettrica, gas naturale e teleriscaldamento;
  • servizi di raccolta rifiuti domestici;
  • servizi di studi sanitari;
  • servizi turistici;
  • servizi fotografici;
  • servizi veterinari;
  • opere d’arte e oggetti di antiquariato;
  • ingresso parchi di divertimento;
  • seggiolini auto per bambini.

E’ applicata un’aliquota del 9% su:

  • servizi turistici (solo in alcuni casi);
  • editoria cartacea (giornali e riviste) ed elettronica (e-book e pubblicazioni in formato digitale);
  • ammissione ad eventi culturali;
  • sfruttamento di impianti sportivi;
  • ingresso a cinema, teatro, musei e impianti sportivi;
  • parrucchiere.

Un ulteriore aliquota del 4,8% viene applicata solamente per alcune forniture agricole e sul bestiame sfruttato per la preparazione di prodotti alimentari.

 

Contributo di domicilio

In inglese è il Domicile Levy e rappresenta un contributo fisso sulla ricchezza pari a 200mila euro introdotto dal sistema fiscale irlandese a partire dal 2010. Sono soggetti passivi di tale onere tutti i contribuenti con domicilio in Irlanda e con un reddito minimo complessivo di 1 milione di euro e in possesso di beni irlandesi (con la sola esclusione delle azioni nelle società irlandesi) per un valore complessivo di almeno 5 milioni di euro. Il soggetto gode di esenzione dal versamento del contributo qualora le imposte ordinarie sul reddito a debito del soggetto stesso risultino superiori a 200mila euro.

 

Tassa sull’acquisizione di capitali

È la cosiddetta capital acquisitions tax e corrisponde alla nostra imposta su donazioni e successioni. La normativa in materia è quantomai semplice e prevede una tassazione fissa nell’ordine del 33% del valore patrimoniale oggetto della donazione, o di successione ereditaria.

 

Ritenuta d’imposta sugli interessi di deposito

I contribuenti residenti in Irlanda sono assoggettati ad una ritenuta d’imposta alla fonte del 35%, applicata dalle banche sugli interessi pagati o accreditati sui depositi. Tale percentuale è cambiata più volte nel corso degli ultimi anni prima di arrivare all’attuale valore.

Nel 2013 era pari al 33% per poi passare, l’anno successivo al 41%, fino al 2017 quando è stata ridotta al 39%. Un ulteriore taglio di due punti percentuali è stato applicato nel 2018 per giungere al 33% attuale.

 

Accise

Il termine accise è ben conosciuto in Italia visto che rappresenta un’ottima fonte di introiti per le casse dell’Erario. Anche in Irlanda è uno strumento utilizzato per raccogliere gettito e sono applicate: su oli minerali, carburanti (benzina, diesel, gas di petrolio liquido e olio di idrocarburi), alcolici (birra, vino, superalcolici prodotti in Irlanda oppure importati) e prodotti derivati dalla lavorazione del tabacco (sigarette, sigari, tabacco per pipa o da masticare, tabacco pressato e tabacco trinciato).

 

Imposta di bollo

Il fisco irlandese prevede, su determinate operazioni, l’applicazione dell’imposta di bollo. In particolare, è dovuta per il trasferimento di immobili ad uso residenziale, immobili non residenziali, contratti di affitto di lunga durata, trasferimento di quote societarie, assegni bancari e polizze assicurative. E’ anche prevista un’imposta di bollo anche su bancomat e carte di credito.

 

Dazi doganali

Le merci importate in Irlanda e provenienti da Paesi extra-Ue sono soggette a dazi doganali. Le aliquote arrivano fino ad un massimo del 14% per i prodotti industriali, mentre possono essere molto più pesanti per i prodotti agricoli.

 

Irlanda: normativa fiscale

Il sistema fiscale irlandese offre un contesto decisamente favorevole per svolgere un’attività commerciale ed invoglia società estere ad investire nel Paese. Oltre ad una bassa aliquota del 12,5% sui profitti, ci sono una serie di sgravi fiscali che fanno parte di un più ampio pacchetto di incentivi pensati proprio per le aziende straniere. Tale situazione porta spesso le società internazionali a decidere di stabilire la propria base europea, o addirittura la sede centrale, nel “Paese Verde“.

Vediamo di riassumere quali sono i punti più importanti che portano colossi dell’industria e del commercio a preferire una collaborazione con l’Irlanda piuttosto che altri Paesi:

  • regime fiscale appositamente studiato per le Holding;
  • credito fiscale per attività di ricerca e sviluppo;
  • imposta contenuta sui dividendi esteri;
  • credito d’imposta sugli utili delle filiali all’estero;
  • detrazioni dei capitali per investimento in immobilizzazioni immateriali;
  • sconti fiscali per le proprietà intellettuali;
  • applicazione della Direttiva comunitaria Madre-Figlia;
  • esenzione dalla trattenuta sul capital-gain;
  • esenzione dell’imposta di registro sulle proprietà intellettuali;
  • non sono previste normative sulla thin capitalization e sulle società controllate estere (CFC);
  • flessibile applicazione della norma sul trasfer pricing;
  • regime dei fondi comuni di investimento immobiliare.

 

Perché aprire un’impresa in Irlanda?

Tra i numerosi vantaggi che possono trovare gli imprenditori che hanno intenzione di fare, seriamente, impresa in Irlanda, il primo, è, senza ombra di dubbio, la politica economica attenta ad abbassare la pressione fiscale in modo da attirare capitali esteri e favorire l’arrivo di investitori stranieri, offrendo, allo stesso tempo, numerose agevolazioni anche per le imprese locali.

In tal senso, la tassazione con un’aliquota unica sulle attività produttive, industriali e commerciali al 12,5% è senza dubbio un notevole incentivo; un punto di forza sempre ben custodito dal Governo di Dublino che non ha mai avuto la minima intenzione di modificare questo parametro, nemmeno nei periodi di più grande crisi e durante tutto il programma di salvataggio messo in atto dalla Ue e dal Fondo Monetario Internazionale dal 2010 al 2013.

Il sistema fiscale irlandese non è solo conveniente ma è anche molto snello e semplice, così come la burocrazia che consente di costituire rapidamente una società: il tutto, senza trascurare costi da sostenere alquanto limitati.

Tuttavia, la fiscalità agevolata non è l’unico motivo che potrebbe spingere investitori esteri ad avviare un progetto di impresa in Irlanda. Le motivazioni sono da ricercare in un insieme di fattori che hanno permesso la nascita di un terreno fertile per fare business, con molta più libertà e flessibilità di qualsiasi altro Paese membro della Comunità europea. A tutto questo, c’è da aggiungere un altro elemento, ovvero la popolazione più giovane d’Europa: aspetto che si manifesta in una società dinamica e pronta a rispondere alle esigenze delle grandi multinazionali.

 

Tipologie di società, ditte e imprese da aprire in Irlanda

Avendo intenzione di avviare un’attività in Irlanda è bene conoscere quali tipologie di società di persone e di capitali poter utilizzare. L’ordinamento giuridico irlandese prevede le seguenti tipologie di impresa:

  • unlimited company è una società in cui i membri o gli azionisti hanno una responsabilità illimitata, per cui devono rispondere personalmente e in solido di tutti i debiti e le passività finanziarie eventualmente accumulate, ma solo a seguito di liquidazione formale. Finché non si verifica tale situazione, questo tipo di società si comporta come una limited company con responsabilità limitata dei soci;
  • private limited company (Ltd) è una delle forme più diffuse, in Irlanda, per svolgere attività commerciali e potremmo paragonarla alla nostra SRL. Per la sua costituzione è necessario redigere e depositare l’atto costitutivo e lo statuto, mentre i soci possono conferire beni in denaro o in altre forme per il conferimento del capitale sociale e godono di responsabilità limitata alla quota di capitale versato;
  • Single member company è una società che presenta caratteristiche simili ad una Ltd ma con la sostanziale differenza che può essere costituita da un socio unico. Nonostante questo, è necessario rispettare il requisito della presenza di due amministratori (do cui almeno uno deve avere la residenza in un paese comunitario) ed è altresì obbligatoria la nomina di un segretario (la carica può essere ricoperta da uno degli amministratori). Altra particolarità riguarda il capitale sociale che non ha alcun limite e può partire anche da 1 euro. In caso di debito, o fallimento, il socio rischia il solo capitale investito all’interno della società, tenendo al sicuro il patrimonio personale. Per poter costituire una società a socio unico è necessario compilare il modulo A1 e inviarlo all’Ufficio di registrazione delle società a cui aggiungere il protocollo e lo statuto. Alla morte di un segretario o di un amministratore la società continua ad esistere mentre, come ovvio, alla morte del socio unico la società non esisterà più e verrà liquidata dagli amministratori;
  • Guarantee company è una forma utilizzata, quasi esclusivamente, per società senza scopo di lucro. Tipici esempi sono le organizzazioni non governative (ONG), organizzazioni non lucrative di utilità sociale (ONLUS), imprese con finalità sociali, associazioni sportive e tutte quelle società che svolgono attività a scopo benefico. I soci conferiscono i beni all’interno della società, tuttavia il capitale sociale non è diviso, né in quote né, tantomeno, in azioni. I membri non ricevono alcun dividendo e la guarantee company non distribuisce utili. E’ bene evidenziare come la mancanza di azionisti fa si che ogni membro sia ugualmente responsabile in caso di fallimento nei confronti di eventuali creditori;
  • Public limited company (PLC) sono società quotate sui mercati finanziari i cui titoli sono negoziati in borsa e possono essere acquistati e venduti da chiunque. Devono sottostare a rigorosi regolamenti e hanno l’obbligo, per legge, di pubblicare la posizione finanziaria, in modo che gli investitori possano determinare il reale valore delle proprie azioni;
  • Societas Europaea Company (SE) è una forma di società per azioni nata nel 2004, disciplinata dal Regolamento dell’UE e destinata alle sole società che hanno intenzione di operare all’interno degli stati membri. Le principali caratteristiche di questa tipologia societaria sono un capitale minimo obbligatorio di almeno 120mila euro versato e l’essere, generalmente, quotate in borsa. Offrono il vantaggio di non avere grandi complicazioni burocratiche e sono una valida soluzione per aprire o traferire una sede in un altro paese della UE.

 

Modalità di costituzione di una Ltd

Come abbiamo già anticipato, la Ltd rappresenta una tipologia di società in cui i soci godono di una responsabilità limitata e, pertanto, rischiano solo i conferimenti versati all’interno del capitale sociale. Quest’ultimo, per legge, può partire da un minimo di 1 euro. Per dare vita ad una Ltd è necessario redarre un atto costitutivo, uno statuto sociale e compilare il modulo A1.

La procedura di costituzione, oltre che molto semplice, risulta particolarmente rapida: sono sufficienti, in media, 10-14 giorni, ma si può costituire una Ltd in soli 5 giorni utilizzando la procedura telematica, valida anche per acquistare una società precostituita (shelf company).

Per essere considerato valido, l’atto costitutivo deve contenere precise indicazioni che riguardano l’oggetto sociale, l’ammontare del capitale sociale e come si intende ripartirlo in quote o azioni. Il diritto societario irlandese impone che i soci siano, un minimo di 2 fino ad un massimo di 50, ed ognuno deve firmare l’atto costitutivo in cui dev’essere presente la dicitura Limited (in inglese) o Teoranta (in irlandese).

L’atto costitutivo, o Memorandum of Association, è il documento che definisce l’oggetto sociale, ovvero lo scopo per cui è stata creata la società, e la struttura del capitale conferito dai soci, sia in termini di quantità che in percentuali di spartizione.

Lo statuto, o Articles of Association è, invece, il documento che contiene il regolamento che dovrà rispettare, sia il consiglio di amministrazione che i sindaci della società. Inoltre, sono indicate tutte le modalità per convocare e svolgere l’assemblea degli azionisti e il consiglio di amministrazione, le procedure per le attività sociali, i diritti dei soci e le eventuali modalità per la distribuzione degli utili.

L’ordinamento giuridico prevede anche la possibilità di costituire società unipersonali col socio unico che può essere, sia persona fisica che giuridica.

Qualsiasi Limited Company deve sottostare all’obbligo di registrazione, entro un mese dalla data della sua costituzione. L’atto costitutivo viene depositato presso il Companies Registration Office a Dublino e inserito nell’albo delle società (Companies Register). Oltre all’atto costitutivo è necessario presentare una copia dello statuto e del modello A1 compilato in ogni sua parte.

Anche la registrazione avviene rapidamente e richiede un massimo di 10/14 giorni con il metodo tradizionale, mentre si possono accorciare i tempi adottando la procedura telematica o in caso di acquisto di una società preesistente.

I costi per la registrazione di una Ltd sono davvero limitati e pari a circa 60 euro.

 

Organi di una Ltd Irlandese

Una Limited Company è costituita dai seguenti organi:

  • consiglio di amministrazione: dev’essere formato da un minimo di due direttori e non è richiesto che siano residenti in Irlanda (nulla vieta che entrambi possano essere di nazionalità italiana);
  • assemblea degli azionisti: la convocazione deve avvenire almeno una volta l’anno ed esclusivamente su territorio irlandese. Per avere validità legale all’assemblea devono partecipare un minimo di 2 soci con diritto di voto. Nel caso di società unipersonali, è sufficiente una dichiarazione scritta e firmata dal socio unico come requisito minimo per la delibera assembleare;
  • collegio sindacale: sono i soggetti preposti al controllo formale della società. La loro presenza è necessaria solo nelle Ltd, mentre non è obbligatoria nelle società unipersonali;
  • La legge prevede la possibilità che un amministratore possa svolgere anche la funzione di segretario.

Altro fatto molto importante riguarda le delibere che, per statuto, possono essere adottate in forma scritta al di fuori dei confini irlandesi e ciò consente la gestione societaria anche dall’estero.

 

Investimenti e capitale sociale di una Ltd irlandese

Per la costituzione del capitale sociale, i soci possono conferire beni in denaro oppure sotto altre forme. A differenza dell’Italia, non è previsto l’obbligo di costituire un fondo di riserva per salvaguardare i terzi da possibili future perdite nello svolgimento dell’attività.

 

Contabilità e adempimenti periodici di una Ltd irlandese

Ogni anno il bilancio deve essere inviato al Company Registration Office (CRO) con allegata una relazione della situazione patrimoniale della società, opportunamente preparata da un revisore contabile (auditor). In particolare, una Limited Company, deve rispettare l’onere di presentare al CRO una dichiarazione annuale comprensiva di:

  • copia del bilancio di esercizio di fine anno, certificata sia dall’amministratore che dal segretario (in alcuni casi potrebbe essere la stessa persona);
  • copia certificata della relazione degli amministratori e del revisore contabile.

Nel caso in cui la documentazione sia stata redatta in lingua straniera, sarà necessario provvedere alla traduzione e presentarla in irlandese o inglese.

La gestione contabile delle Ltd irlandesi prevede anche alcune deroghe:

  • le Small Companies sono esentate dal dover depositare una copia del conto economico e della relazione degli amministratori. Possono anche avvalersi di una forma abbreviata per redigere il bilancio di fine esercizio; hanno però l’obbligo di presentare la relazione dei sindaci e il prospetto degli amministratori, in modo da chiarire i metodi utilizzati per redarre il prospetto finanziario;
  • per le grandi società è invece obbligatorio presentare una nota integrativa, la relazione degli amministratori e quella del collegio sindacale per dimostrare lo stato patrimoniale e il conto economico.

I revisori contabili sono gli unici che possono controllare i conti della società e devono essere iscritti all’albo di categoria tenuto presso il Ministero dell’Industria e del Commercio. Un auditor non può assumere la funzione di amministratore della società né, tantomeno, avere rapporti di parentela con uno dei soci.

 

Stabile organizzazione fiscale e trattamento fiscale

Chi decide di costituire una Ltd in Irlanda potrà operare anche con un recapito dall’Italia. È importante fare molta attenzione che tale recapito non venga assolutamente considerato come una stabile organizzazione fiscale nel nostro Paese perché, in tal caso, si sarebbe soggetti a doppia imposizione. Ad esempio, sarà possibile stabilire in Italia, soltanto un ufficio informativo, oppure per il solo fine di acquisto merci o per scopi pubblicitari.

In caso contrario, come ad esempio l’apertura di una vera e propria sede di affari stabile e operativa, verrà considerata una vera e propria residenza fiscale della società irlandese in Italia e tale situazione comporterebbe il pagamento delle imposte sui redditi in entrambi i Paesi.

Altro aspetto di grande rilevanza riguarda i redditi esenti o già tassati in Irlanda che possono tranquillamente essere distribuiti ai soci italiani, sotto forma di dividenti, senza incorrere in alcun rischio di una doppia imposizione se il socio è una persona giuridica italiana (una società, ad esempio). Ciò è possibile grazie alla Direttiva comunitaria Madre-Figlia sulle società europee controllate da altre società europee che disciplina i dividendi transfrontalieri.  E’ però necessario rispettare la tassativa condizione di avere il controllo del 25% della Ltd da almeno un anno.

Nel caso in cui il socio della Ltd sia una persona fisica, non sarà possibile applicare la Direttiva Madre-Figlia valida esclusivamente per le persone giuridiche. Si dovrà sottostare alle norme previste dalla Convenzione contro la doppia imposizione firmata tra Irlanda e Italia nel 1975 ed in particolare all’articolo 9. I dividenti elargiti al soggetto saranno tassati con una ritenuta del 15% che finirà nelle casse dell’erario irlandese e subiranno un ulteriore prelievo in Italia secondo le norme che regolano le partecipazioni estere delle persone fisiche.

 

Dove il fisco è più conveniente per le imprese in Europa: l’Irlanda è al primo posto

Dopo questa lunga disamina sul sistema fiscale irlandese, penso che sia piuttosto chiaro che fare impresa nel, cosiddetto, “Paese Verde” offra indubbi vantaggi. Del resto, la politica finanziaria ed economica intrapresa da molti anni dal Governo di Dublino è decisamente orientata alla riduzione della pressione fiscale con lo scopo di attirare investimenti dall’estero.

Un sistema di tassazione così agevolato per le attività commerciali non è sicuramente ben visto dagli altri Paesi membri della Comunità europea che lo considerano, addirittura, come una sorta di concorrenza sleale. Un aspetto risaputo e finito agli onori delle cronache quando, nel 2016, l’Antitrust europeo, al termine di una lunga indagine durata oltre due anni, ha deciso di multare la Apple con una maxi stangata da 14,3 miliari di euro da versare proprio nelle casse del Governo irlandese.

La commissione aveva indagato sugli accordi intrapresi tra l’Irlanda e il colosso americano nel periodo tra il 1991 e il 2007. Dalla verifica è scaturito un quadro di vantaggi fiscali illegali equiparabili a dei veri e propri aiuti di Stato: nonostante un’aliquota già ridotta al 12,5%, nel 2014 l’azienda di Cupertino è arrivata a versare, sugli utili registrati fuori dagli Stati Uniti, un’imposta quasi inesistente e pari allo 0,005%.

A parte questa situazione che va oltre i confini della legalità, quanto sono distanti i vari sistemi fiscali europei nei confronti della tassazione delle imprese? Secondo i dati presentati in un articolo del Sole 24 Ore, e analizzati in collaborazione con la Scuola europea degli studi tributari di Bologna, la classifica vede primeggiare l’Irlanda con un notevole vantaggio su chi occupa secondo gradino del podio ovvero la Spagna. Germania, Francia, Regno Unito e Italia sono invece distanti anni luce e offrono alle imprese condizioni decisamente meno vantaggiose.

A livello europeo il trend delle aliquote, specie nei Paesi più competitivi, tende al ribasso., mentre restano molto diverse le basi imponibili da prendere come riferimento… ogni governo cerca di fare del suo meglio per adottare le migliori strategie che riescano a garantire il giusto compromesso tra il gettito per le casse dell’erario e la competitività fiscale per attirare gli investitori.

Tutto questo ha portato ad innescare una sorta concorrenza che ha generato come conseguenza l’abbassamento di alcune voci, in special modo riguardanti la deducibilità degli ammortamenti e gli sgravi fiscali per investimenti nel settore della ricerca e sviluppo.

L’Irlanda con la sua aliquota super vantaggiosa al 12,5% sulle attività commerciali e produttive, e la politica finanziaria accondiscendente, è il Paese nettamente più conveniente per un’impresa. Un fatto innegabile nonostante la presenza di un regime con tassazione al 25% per attività di investimenti e partecipazione, del tutto equiparabile agli altri Stati membri dell’UE. In realtà, anche in questo caso, l’aliquota effettiva è ben più bassa per via di una serie di esenzioni su dividendi, plusvalenze e agevolazioni per l’utilizzo di brevetti e commercializzazione di prodotti coperti da copyright.

Osservando i dati, si può affermare che i piccoli Paesi battano quelli grandi: basti guardare Francia e Germania che, oltre ad avere aliquote molto più alte, presentano un regime per gli ammortamenti, misure per l’innovazione e un sistema di tassazione di dividendi e plusvalenze decisamente meno efficace rispetto ad altri Stati minori. A salvarsi è invece la Spagna grazie all’introduzione di un doppio credito d’imposta per risorse e sviluppo e una vantaggiosa strategia di deduzione delle spese.

E l’Italia, in tutto questo, come si comporta? Il governo del nostro Paese si è mosso negli ultimi anni riducendo l’aliquota IRES dal 27,5% del 2017 all’attuale 24%. Un altro passo significativo è stata l’introduzione del Patent Box: grazie al quale i redditi derivanti da brevetti industriali, disegni e modelli, software protetti da copyright e, in generale, opere di ingegno possono essere dedotti dalla base imponibile fino ad un massimo del 50% del loro importo totale. Un ulteriore segnale di voler, in qualche modo, aumentare la competitività fiscale è l’agevolazione introdotta con il super ammortamento applicata a tutti i soggetti titolari di reddito d’impresa per particolari tipologie di investimenti.

Questa vera e propria corsa per attirare società, e giganti di industria e commercio, ad aprire sedi sui territori nazionali dando impulso all’economia locale e ossigeno alle casse statali, è sempre più rivolta a settori di nicchia. Si cerca di mettere a punto sistemi di agevolazioni e sgravi fiscali che possano meglio soddisfare imprese con determinate caratteristiche.

Ad esempio, il Belgio si è, se vogliamo usare questa espressione, specializzato negli ammortamenti offrendo l’opportunità di scegliere tra opzione civilistica e tabellare.

Chi volge, invece, lo sguardo al regime del Patent Box troverà nella soluzione olandese quella più vantaggiosa, rispetto a ciò che offrono i governi di Londra, Parigi, Berlino e Roma.

Per le società di partecipazione è fondamentale poter godere della minor tassazione possibile sui dividendi, o meglio ancora, contare su una totale esenzione. Ecco che diventa molto più appetibile l’Olanda che dal 2018 permette la distribuzione dei dividendi senza alcuna imposizione fiscale, rispetto alla Francia che applica un’aliquota al 12,8% o della Germania che ne trattiene il 5%.

   

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