Come andare in pensione con “Quota 100”: anzianità di servizio e requisiti
Tra i tanti problemi strutturali del nostro Paese, la pensione è uno dei più complessi e sentiti dai lavoratori. Ogni nuova legislatura cerca di mettere mano al sistema previdenziale per cercare la quadratura del cerchio con nuove leggi e meccanismi diversi che, spesso e volentieri, peggiorano una situazione già difficilmente sostenibile.
Del resto l’Italia è un paese longevo con la vita media che si allunga di anno in anno e dove è molto difficile creare un giusto equilibrio tra uscite e nuovi ingressi nel mondo del lavoro.
L’attuale Governo ha deciso di introdurre il cosiddetto “metodo della quota 100″ per calcolare la vita contributiva. In queste righe cercheremo di fare chiarezza su un argomento che può riguardare milioni di lavoratori, in modo da dissipare ogni possibile dubbio.
Indice:
- Che cos’è la quota 100?
- Come funziona il meccanismo della quota 100
- Età e anni di contributi minimi per la pensione quota 100
- Cosa sono le finestre di uscita per la pensione
- Quando parte una finestra di uscita per la pensione?
- Quanto dura la finestra per la pensione?
- Durata delle finestre per la pensione quota 100
- Si può lavorare durante la finestra?
- Come andare in pensione anticipando la Quota 100
- Gli effetti della quota 100
Che cos’è la quota 100?
Il nuovo Governo ha presentato il pacchetto previdenza che entrerà a breve in vigore con l’approvazione del decreto in materia di pensioni. Tra le più importanti novità c’è l’introduzione della quota 100.
Rappresenta una nuova tipologia di pensione anticipata: permette infatti, al soggetto, l’uscita dal lavoro una volta che la somma tra la sua età e gli anni di contributi versati risulti pari a 100.
Naturalmente, come tutte le cose in Italia, non è così semplice come sembrerebbe, vista la presenza di ulteriori requisiti da rispettare che, di seguito, andremo ad analizzare.
Per rendere il sistema pensionistico sostenibile, è necessario rallentare il numero di pensionamenti cercando di dilazionare le uscite dal lavoro. Per tale scopo il Governo ha reintrodotto le finestre di uscita. Fino ad oggi, il lavoratore andava in pensione nel mese successivo alla maturazione dei requisiti richiesti, adesso invece, dovranno essere rispettate delle date prestabilite.
In linea di massima, per richiedere la pensione anticipata, il lavoratore dovrà aver compiuto almeno 62 anni e aver versato contributi per un minimo di 38 anni. Il decreto prevede che il richiedente possa utilizzare tutti i versamenti elargiti a qualsiasi gestione previdenziale ed impiegare un massimo di 2 anni di contributi figurativi. Le finestre per la quota 100 subiscono delle variazioni a seconda se il lavoratore appartiene al settore privato, pubblico o è un dipendente di un ente scolastico.
Come funziona il meccanismo della quota 100
Questo sistema rappresenta, come abbiamo già accennato, un metodo per arrivare alla pensione anticipata grazie al raggiungimento di una quota pari a 100.
La quota è il risultato che si ottiene sommando l’età del lavoratore con gli anni di contributi accertati. Per meglio chiarire l’operazione basta fare un semplice esempio: se il soggetto ha compiuto 62 anni e ha maturato 38 anni di contributi, la somma 62+38 da come risultato 100, ovvero la quota utile per la pensione.
Può facilmente capitare che l’età, o gli anni di contributi, non corrispondano a valori esatti. In questi casi è necessario considerare i mesi come decimali: se il soggetto ha compiuto 62 anni e 6 mesi, la cifra da inserire per il calcolo sarà 62,5. Lo stesso discorso vale per gli anni di contributi versati.
Età e anni di contributi minimi per la pensione quota 100
La quota 100 è una condizione necessaria per richiedere la pensione anticipata, ma non sufficiente. Il lavoratore deve rispettare altri requisiti fondamentali che riguardano l’età minima pensionabile e gli anni di contributi versati.
Non è affatto detto che pur facendo il calcolo e ottenendo un valore pari a 100, si abbia diritto alla pensione anticipata. Il soggetto deve avere un’età minima di 62 anni e aver versato contributi per almeno 38 anni.
Ciò comporta, automaticamente, che una persona di 63 anni dovrà raggiungere una quota pari a 101 per essere ammesso al trattamento pensionistico, infatti, sarà comunque necessario avere almeno 38 anni di contribuzione: per cui 63+38=101. Ovviamente, lo stesso vale se l’età del lavoratore sale: con 64 anni la quota sale a 102, con 65 anni a 103 e così via.
Per il cumulo degli anni contributivi è possibile utilizzare tutti i versamenti effettuati presso altri enti previdenziali diversi dall’INPS. Gli unici ad essere esclusi sono i periodi accreditati nelle casse della categoria dei liberi professionisti.
I contributi figurativi (definiti anche contributi nozionali) potranno essere utilizzati ma con un massimo di soli 2 anni. Si tratta di tutti i contributi riguardanti periodi di interruzione dell’attività lavorativa (a causa di maternità, malattia, servizio militare, ecc.) in cui non sono stati effettuati i versamenti obbligatori né da parte del lavoratore e né dal datore di lavoro.
Cosa sono le finestre di uscita per la pensione
Quando si sente parlare di questo argomento, a volte si finisce per fare un po’ di confusione. In realtà il concetto è molto più semplice di quello che si possa immaginare. La finestra per la pensione altro non è che l’intervallo di tempo che trascorre dal momento in cui si raggiungono i requisiti per richiedere l’erogazione previdenziale, fino all’effettiva liquidazione dell’assegno da parte dell’INPS.
I requisiti dipendono da diversi fattori:
- dal tipo di gestione previdenziale a cui è iscritto il soggetto;
- dalla categoria di appartenenza del lavoratore;
- dal tipo di trattamento che si intende richiedere.
Solitamente i requisiti riguardano l’età pensionabile e il possesso di un numero minimo di anni di contributi.
Per fare un esempio chiarificatore, prendiamo la pensione di vecchiaia ordinaria. I requisiti necessari sono: aver compiuto 66 anni e 7 mesi di età (validi fino al 31 dicembre 2018), che diventano con il nuovo anno 67 anni, e aver versato almeno 20 anni di contributi.
Come detto, ci possono essere altri requisiti in base al tipo di trattamento richiesto. Sempre per la pensione di vecchia ordinaria è, infatti, necessaria la maturazione di un assegno 1,5 volte superiore a quello sociale, ovvero maggiore di 679,50 euro e non aver effettuato versamenti alla previdenza obbligatoria entro il 31 dicembre 1995.
Quando parte una finestra di uscita per la pensione?
Se da una parte i requisiti necessari per richiedere la pensione variano a seconda dei casi, non è così per la finestra che inizia, generalmente, quando è stato maturato l’ultimo requisito.
È opportuno fare una diversificazione tra finestra mobile e fissa. Per alcune tipologie di pensione la finestra mobile decorre dal conseguimento dell’ultima condizione richiesta fino alla liquidazione della prestazione.
Prendiamo il caso della pensione di vecchiaia in regime di totalizzazione, quella che consente l’acquisizione del diritto ad un unico trattamento per tutti i lavoratori che hanno versato contributi a diversi enti di gestioni o fondi previdenziali.
In questa precisa situazione, la pensione viene riconosciuta con decorrenza a partire da 18 mesi dalla maturazione dei requisiti richiesti (età superiore a 66 anni, minimo 20 anni di contributi versati e eventuali altre condizioni in base al tipo di fondo). Per la precisione, il trattamento pensionistico decorre a partire dal primo giorno del mese successivo ai 18 mesi di cui sopra.
Le finestre fisse, pur mantenendo costante il vincolo del requisito maturato per ultimo, si aprono solo in date prestabilite e successive a quella di maturazione del requisito. La tempistica di attesa varia a seconda del tipo di pensione ed è stabilita dalla normativa
Quanto dura la finestra per la pensione?
Sono diversi i fattori che incidono sulla durata della finestra e riguardano, principalmente:
- tipologia di finestra: se fissa o mobile;
- categoria di appartenenza del lavoratore;
- tipo di trattamento previdenziale.
Attualmente, escludendo la pensione quota 100, sono attive le seguenti finestre mobili:
- per pensione di vecchiaia in regime di totalizzazione, la finestra è di 18 mesi. Come abbiamo già accennato nel precedente paragrafo, il trattamento pensionistico viene liquidato il primo giorno del mese successivo trascorsi i 18 mesi dalla data di maturazione dell’ultimo requisito;
- per pensione di anzianità in regime di totalizzazione la finestra si allunga a 21 mesi;
- per il regime pensionistico sperimentale definito opzione donna, la finestra è di 12 mesi per le lavoratrici dipendenti e di 18 mesi per le lavoratrici autonome. Per questa speciale pensione i requisiti riguardano l’età (soggetti nati sino al 31 dicembre 1958 se lavoratrici autonome e 1959 se dipendenti) e gli anni di contributi minimi pari a 35 anni.
- per la pensione di vecchiaia anticipata per invalidità, la finestra è di 12 mesi. Tale trattamento previdenziale può essere richiesto solo da lavoratori dipendenti del settore privato e con un’invalidità accertata dell’80%.
Durata delle finestre per la pensione quota 100
È giunto il momento di analizzare le finestre che riguardano questo nuovo meccanismo di pensione anticipata a quota 100. Secondo quanto emerso dal pacchetto previdenza proposto dal Governo, le finestre dovrebbero avere un funzionamento del tutto simile al vecchio metodo delle finestre fisse.
La sostanziale differenza ci sarà tra lavoratori del settore privato e pubblico, con quest’ultimi che dovranno dare 6 mesi di preavviso in più. L’utilizzo del condizionale è d’obbligo visto che il decreto attuativo deve essere ancora approvato.
La durata delle finestre per i lavoratori del settore privato è la seguente:
- prima finestra aprile 2019: valida per tutti i soggetti che raggiungono la maturazione dei requisiti entro il 31 dicembre 2018;
- seconda finestra luglio 2019: riguarda i lavoratori che hanno maturato i requisiti tra gennaio e marzo 2019;
- terza finestra ottobre 2019: possono sfruttare questa finestra tutti i lavoratori che hanno raggiunto i requisiti tra aprile e giugno 2019;
- quarta finestra gennaio 2020: è valida per i soggetti che hanno maturato i requisiti tra luglio e settembre 2019.
Per i lavoratori dipendenti del settore pubblico che hanno maturato i requisiti entro il 31 marzo 2019, la finestra si apre a partire dal 1° luglio 2019. Tutti coloro che hanno raggiunto i requisiti a partire dal 1° aprile 2019, devono attendere una decorrenza di altri 6 mesi.
Quindi, per fare un esempio molto semplice, se un lavoratore del settore privato ha maturato quota 100, raggiungendo i requisiti di età e anni versati entro la fine di dicembre 2018, potrà tranquillamente andare in pensione a partire dal 1° aprile 2019.
Si può lavorare durante la finestra?
Abbiamo visto come un lavoratore che raggiunge i requisiti debba, comunque, aspettare una certo lasso di tempo prima di ricevere la pensione. Durante questa finestra temporale, il soggetto può tranquillamente lavorare e continuare a versare regolari contributi (senza alcuno sconto) che andranno ad incidere sull’importo finale della pensione.
Non lavorando invece, non si percepirebbe, invece, nulla, visto che durante il periodo di attesa per l’apertura della finestra, la persona non riceve alcun trattamento previdenziale e, ovviamente, lo stipendio.
Raggiunta la finestra e ottenuta la prima liquidazione della pensione, il soggetto non potrà svolgere più alcuna occupazione. Sarà consentito solo il cosìddetto lavoro autonomo occasionale, ossia un rapporto del tutto sporadico legato ad un episodio e senza avere vincoli di subordinazione con il committente.
Come andare in pensione anticipando la Quota 100
Nel decreto Quota 100 e per la precisione, all’interno dell’articolo 22, sono stati istituiti dei fondi di solidarietà bilaterali per favorire il pensionamento dei lavoratori più anziani, favorendo l’ingresso dei giovani al mondo del lavoro.
In particolare esiste la possibilità di erogare al lavoratore anziano un assegno straordinario di sostegno al reddito se questo decide di smettere di lavorare fino ad un massimo di 3 anni dalla Quota 100.
Sarà pertanto possibile smettere di lavorare a 59 anni con 35 di contributi ma soltanto laddove vi siano accordi collettivi di secondo livello, stabiliti coi sindacati, in cui si definiscono il numero dei lavoratori che verranno assunti per sostituire quelli che godranno di questa opportunità.
Gli effetti della quota 100
La pensione a quota 100 ha come principale scopo quello di mandare anticipatamente in pensione chi raggiunge i requisiti richiesti: uno stimolo positivo per il mercato in uscita dal lavoro e un impulso vigoroso a quello in entrata.
Almeno questo è quello che si aspetta il Governo, stimando, nel prossimo triennio (durata prevista per il provvedimento) che i lavoratori che andranno in pensione, sfruttando la quota 100, saranno dalle sei alle settecento mila unità.
Per quanto riguarda il trattamento che riceveranno i nuovi pensionati, è stato calcolato che, mediamente, la diminuzione per il minor numero di anni contributivi versati, sarà compresa tra un minimo del 2% fino ad un massimo del 16%.
Una novità importante che, aggiunta al reddito di cittadinanza e la nuova forfettaria 2019, si propone insieme agli altri provvedimenti, di rilanciare l’economia del nostro Paese e creare nuovi posti di lavoro. Sarà necessario vedere se ci saranno le coperture per dei provvedimenti così drastici…
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