“L’oasi” della pace fiscale: ma è davvero tutto oro quel che luccica?
Cari lettori, in questo articolo cercheremo di darvi qualche indicazione utile al fine di fruire degli interventi legislativi, che sempre più spesso, negli ultimi anni, cercano di venire incontro ai contribuenti che hanno contratto debiti con il fisco.
Nelle recenti leggi di bilancio – che il governo approva alla fine di ogni anno – sono state introdotte specifiche misure di natura fiscale e tributaria volte ad incentivare il contribuente a definire in via transattiva le proprie pendenze. Da ultimo, abbiamo avuto la ormai nota definizione agevolata della pace fiscale, varata con la legge di bilancio 2019.
Partiamo dal presupposto che il termine pace fiscale, anche se suona bene, non deve trarre in inganno, in quanto si tratta di misure di natura fiscale volte a consentire al cittadino contribuente di sanare, in via stragiudiziale, le proprie pendenze debitorie con il fisco. Di pace, nel significato lessicale del termine, non vi è in realtà nulla in quanto si esigono le stesse somme già richieste nelle precedenti cartelle notificate, solo con qualche agevolazione in più.
L’obiettivo vero e proprio di queste misure resta sempre uno: far entrare più soldi possibili nelle casse dello Stato.
Il problema che si pone per il contribuente di fronte a questo tipo di misure è valutare, nel concreto, quanto possa essere utile aderirvi. La prima difficoltà pratica consiste nel capire il contenuto delle misure previste nel decreto legge e valutarne le varie ipotesi disciplinate. Successivamente, una volta vagliata la proposta normativa, occorre entrare nel merito di tali misure ed esaminarne concretamente l’utilità o meno, per ogni singolo contribuente, di aderirvi.
Ciò premesso, andiamo ora ad analizzare l’ultimo intervento legislativo della cosiddetta pace fiscale. Trattasi della conversione in legge del decreto fiscale n. 119/18, che ha disciplinato la definizione agevolata di tutte quelle pendenze che il contribuente ha contratto con il fisco, ed affidate agli agenti della riscossione, fra il 1° gennaio 2000 ed il 31.12.17. Tale intervento prevede diverse strade che i contribuenti possono utilizzare per sanare la propria posizione debitoria con il fisco. Riteniamo opportuno evidenziare, nell’odierno articolo, solo alcune di queste strade, nello specifico tre, che, per la nostra esperienza, sono state quelle a trovar un maggior seguito fra i contribuenti:
- il saldo e stralcio delle cartelle;
- la rottamazione ter delle cartelle esattoriali emesse tra il 2000 – 2017;
- lo storno d’ufficio di tutte le cartelle al di sotto di €. 1.000,00.
- Il saldo e stralcio è riferito solo alle persone fisiche che si trovino in una oggettiva situazione di difficoltà economica. Presupposto essenziale per la presentazione di tale domanda è che il richiedente debba trovarsi con un valore ISEE del proprio nucleo famigliare non superiore ad €. 20.000,00. Il vantaggio per il contribuente si traduce in un risparmio economico delle somme da corrispondere al fisco. Infatti, il “saldo e stralcio” comporta una riduzione degli importi dovuti, unitamente all’azzeramento delle sanzioni applicate in cartella e degli interessi di mora.
- La rottamazione ter riguarda invece tutti i contribuenti senza alcun limite relativo al valore ISEE. La formula della rottamazione delle cartelle esattoriali era stata già adottata nelle precedente leggi di bilancio (da qui rottamazione e rottamazione bis) e consiste nella possibilità, data a tutti i contribuenti, di pagare i ruoli scaduti ed affidati all’agente della riscossione dal 2000 al 2017 pagando solo il ruolo, per il tramite di un numero di rate con scadenze fissate dall’Agenzia Entrate Riscossione, senza le somme aggiuntive portate da sanzioni ed interessi di mora. Nello specifico, le somme oggetto di rottamazione ter riguardano, sia le somme affidate all’agente di riscossione a titolo di interessi, sia il cosiddetto aggio, ovvero le somme maturate dall’agente della riscossione e portate dal rimborso per le spese delle procedure esecutive e di notifica delle cartelle. Orbene, sia nel caso del saldo e stralcio che in quello della rottamazione ter, il vantaggio per il contribuente può essere notevole. Capita spesso, che quando si riceve una cartella esattoriale si rimanga stupiti per il totale richiesto in cartella, portato a cifre da capogiro a causa da sanzioni ed interessi di mora, rispetto a quella che era la somma originaria individuata nel ruolo. Pertanto, una decurtazione di tutte di queste voci aggiuntive, per un diverso numero di anni, comporta una riduzione significativa degli importi che il contribuente è chiamato a corrispondere al fisco.
- Lo storno d’ufficio di tutte le cartelle sino a €. 1.000,00 (da tutti chiamato condono), invece, consiste in uno stralcio automatico di tutte quelle cartelle notificate fra il 2000 ed il 2010 di valore sino ad €. 1000,00. Si tratta praticamente di una cancellazione automatica del debito, compreso di interessi e sanzioni. Sicuramente, quest’ultima disposizione è stata quella più vantaggiosa per i contribuenti, sia perché ha previsto uno stralcio automatico dell’ente senza la necessità del contribuente di presentare apposita domanda, sia perché ha comportato l’annullamento dell’intera cartella. Personalmente, abbiamo visto diversi casi in cui i contribuenti avevano debiti verso il fisco di notevoli somme che sono stati tutti annullati d’ufficio, in quanto portati dalla sommatoria di varie cartelle notificate fra il 2000 ed il 2010 tutte sotto i 1000,00 euro.
Abbiamo ritenuto opportuno fare una breve sintesi dell’ultimo intervento legislativo della pace fiscale in quanto ha riguardato (e continua a riguardare tutti quelli che hanno aderito al saldo e stralcio ed alla rottamazione ter) molti nostri lettori, ancora impegnati nel corso delle rateizzazioni. Fatta questa premessa, si rende opportuno dare qualche indicazione di carattere generale su come orientarsi di fronte agli interventi legislativi che in qualche modo possono agevolare il contribuente nel pagamento dei debiti maturati con il fisco. In primo luogo, non ci si stanca mai di ripeterlo, questi interventi non sono di facile comprensione per il cittadino medio proprio perché contengono diverse ipotesi applicabili alle varie tipologie dei debiti maturati con il fisco. A tale difficoltà, si aggiunge poi che tali misure vengono adottate con un decreto legge, che deve poi essere effettivamente convertito in legge nei sessanta giorni successivi. Capita sovente che quelle che erano le disposizioni delineate nel decreto legge vengano, poi ancora, modificate nella legge di conversione.
Un primo consiglio che ci teniamo di dare è quello già ribadito in diverse occasioni, ovvero, prima di buttarsi a capofitto su una proposta varata dal legislatore che riguarda eventuali sanatorie e/o condoni di natura fiscale occorre chiedere i dovuti chiarimenti ad un professionista competente, o quanto meno ad un patronato dedito a queste materie. Una volta appresa la natura della disposizione viene la parte più difficile: aderire o meno alla agevolazione oggetto di decreto fiscale. Su questo occorre valutare, caso per caso, la situazione soggettiva dell’interessato, unitamente alle cartelle esattoriali dello stesso.
E’ capitato nel corso degli ultimi anni, con le diverse rottamazioni varate dal governo, che le condizioni che si presentavano vantaggiose per un contribuente in merito ad un pagamento rateale non lo erano poi per altri. Ancora, ci siamo trovati ad intervenire su casi concreti in cui le richieste avanzate dall’ente creditore, per il tramite dell’Agenzia Entrate Riscossione, erano ormai ampiamente prescritte.
Il consiglio che ci sentiamo di dare al nostro solito contribuente Mario è quello di cercare di aggiornarsi il più possibile sugli interventi legislativi che possano andare in qualche modo a ridurre le proprie pendenze debitorie con il fisco, come da ultimo quello della pace fiscale introdotto dalla legge di Bilancio 2019 e successive modifiche.
Una volta focalizzato e capito l’intervento legislativo a favore del contribuente, Mario dovrà in concreto cercare di capire:
- se ha i requisiti per aderirvi;
- quanto sia per lui conveniente accedere a tale strada.
Ad oggi, siamo ancora in attesa di conoscere il testo definito della legge di Bilancio 2020, questo per capire se i precedenti benefici della pace fiscale previsti con l’ultima legge di bilancio, od una sola parte degli stessi, saranno estesi anche per l’anno 2020.
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