Obbligo di fatturazione elettronica per i forfettari
Il regime forfettario è un sistema di tassazione agevolata applicato da circa 1,8 milioni di partite IVA in Italia. Ciò significa che liberi professionisti, lavoratori autonomi e imprenditori individuali rispettosi dei requisiti previsti, possono applicare un’unica imposta sostitutiva con aliquota al 5% o 15%.
Per l’accesso al regime forfettario il beneficiario deve produrre un fatturato annuo non superiore a 65.000 euro, spendere non più di 20.000 euro per eventuali compensi a dipendenti / collaboratori e avere un reddito da lavoro, pensione o assimilabili inferiore a 30.000 euro.
Qualora vengano rispettate le suddette condizioni, il soggetto può applicare la tassazione agevolata e godere di altri importanti vantaggi. Tra questi, evidenziamo l’esenzione dell’applicazione IVA e di ogni adempimento ad essa collegato, la riduzione del 35% dei contributi previdenziali (solo per iscritti alla Gestione INPS Artigiani e Commercianti, se richiesta esplicitamente) e la non obbligatorietà della fatturazione elettronica.
Soltanto il 10% dei titolari di partita IVA in regime forfettario, ad oggi, ha deciso di emettere ugualmente fatture elettroniche. Ciò rappresenta, in buona sostanza, uno dei motivi principali per cui il Governo ha deciso di estendere l’obbligo di fattura elettronica anche per i forfettari. Andiamo a scoprire tutte le novità in tal senso previste per il 2022 e quali accorgimenti devono attuare lavoratori autonomi e liberi professionisti che dovranno adeguarsi alla nuova misura.
Indice:
Obbligo fatturazione elettronica per il regime forfettario
Nonostante la Legge di Bilancio 2022 non avesse previsto l’introduzione dell’obbligo di fattura elettronica per contribuenti in regime forfettario, la situazione è cambiata il 13 aprile quando il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto relativo al PNRR. Si tratta dell’ormai ben noto Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che prevede un pacchetto di riforme e ingenti investimenti al fine di favorire digitalizzazione, innovazione e transizione ecologica.
Alcune iniziative riguardano la materia fiscale e tra queste c’è l’obbligo di fattura elettronica per le partite IVA in regime forfettario. L’onere scatterà a partire dal 1° luglio 2022, anche se non coinvolge (per lo meno all’inizio) tutte le categorie che hanno accesso alla tassazione agevolata.
Inoltre, in caso di violazioni, le sanzioni non verranno applicate immediatamente. Il Governo ha deciso di prevedere un periodo di transizione corrispondente al terzo trimestre del 2022, in modo da consentire ai contribuenti forfettari di adeguarsi alle nuove disposizioni. Nello specifico, il titolare di partita IVA potrà emettere la fattura elettronica entro il mese successivo a quello in cui è stata eseguita l’operazione.
Altro aspetto di grande rilevanza riguarda l’esclusione dall’obbligo di fatturazione elettronica per forfettari con reddito / compensi pari o inferiori a 25.000 euro annui. In realtà, su questo punto è necessario attendere ulteriori chiarimenti da parte dell’esecutivo, così d’avere un quadro preciso su limiti e condizioni per rientrare nell’esenzione.
Perchè è stato introdotto l’obbligo di fattura elettronica nel regime forfettario?
L’iniziativa ha preso il via il 5 novembre 2021 quando il Governo italiano ha presentato al Consiglio UE una relazione per sostenere l’estensione dell’obbligo di fatturazione elettronica ai titolari di partita IVA in regime forfettario. Per giustificare la misura sono state addotte le seguenti motivazioni:
- contrastare l’evasione fiscale;
- semplificare le procedure legate agli adempimenti IVA;
- vantaggi a livello transnazionale.
Secondo le stime presentate al Consiglio UE, l’introduzione dell’obbligo di fattura elettronica dovrebbe portare nelle casse dell’Erario 2 miliardi di euro, con l’aggiunta di circa 580 milioni di euro di entrate supplementari non collegate direttamente alla nuova misura.
Il Consiglio dell’Unione Europea ha deciso di approvare la proposta del Governo Italiano il 13 dicembre 2021. In tale occasione, è stata anche evidenziata la necessità di estendere l’obbligo di fatturazione elettronica a tutti i titolari di partita IVA entro il 31 dicembre 2024.
Emissione, ricezione e conservazione delle fatture elettroniche
Per emettere una fattura elettronica il contribuente deve appoggiarsi ad un software con cui provvedere alla compilazione del documento fiscale secondo le disposizioni previste dall’Agenzia delle Entrate. Redigere la fattura elettronica non è affatto complicato come potrebbe sembrare. Infatti, molti campi sono gli stessi di quelli obbligatori previsti per il documento fiscale in formato cartaceo. Una volta terminata la compilazione, il software provvede alla codifica in linguaggio XML e al successivo invio al Sistema di Interscambio (SdI).
L’Amministrazione finanziaria mette a disposizione di lavoratori autonomi e professionisti 3 diversi metodi per emettere una fattura elettronica, vale a dire:
- per via telematica direttamente attraverso il sito dell’Agenzia delle Entrate con acceso tramite SPID;
- attraverso un software gratuito;
- tramite applicazioni da scaricare su smartphone o tablet.
Sono strumenti validi che, tuttavia, si rivolgono per lo più a titolari di partita IVA che emettono poche fatture sfruttando modelli alquanto semplici. Viceversa, quando ci si trova a dover gestire un gran numero di operazioni, può risultare indispensabile una maggior personalizzazione del servizio e, in tal senso, una soluzione più performante affidandosi a software specifici.
Si tratta di programmi elaborati per soddisfare le esigenze più specifiche e, al contempo, permettere una più comoda organizzazione della fatturazione, compresa la conservazione dei documenti fiscali per 10 anni, come richiesto dalla normativa vigente.
Come ricevere una fattura elettronica
Le fatture elettroniche vengono ricevute utilizzando uno dei seguenti metodi:
- casella di Posta Elettronica Certificata (PEC) indicata in fattura: il soggetto può decidere di ricevere il documento fiscale anche su un canale telematico da lui stesso gestito (FTP o Web Service). In alternativa, è possibile delegare provider o intermediari che offrono il servizio di ricezione di fatture elettroniche;
- area riservata sul portale dell’Agenzia delle Entrate;
- software di fatturazione.
Al fine della corretta ricezione del documento fiscale, è indispensabile comunicare l’indirizzo PEC insieme al numero di partita IVA e altri dati anagrafici. In questo modo, il fornitore potrà indicare sulla fattura l’indirizzo telematico che sarà utilizzato dal Sistema di Interscambio per inviare al destinatario il documento digitale.
Per rendere la procedura più rapida e sicura, i titolari di partita IVA possono registrare preventivamente l’indirizzo PEC presso il Sistema di Interscambio, oppure generare e portare con sé un QRCode con tutti i dati utili per la fatturazione.
Conservazione di una fattura elettronica
Per legge, coloro che emettono e ricevono fatture elettroniche hanno l’obbligo di conservarle in formato digitale. Ciò non significa semplicemente memorizzare i files dei documenti fiscali su PC, bensì seguire un preciso processo disciplinato secondo le regole tecniche del CAD (Codice dell’Amministrazione Digitale). Le fatture elettroniche devono essere conservate per 10 anni e, rispettando la normativa, il titolare di partita IVA ha la garanzia di non smarrire i documenti fiscali, riuscire sempre a consultarli e poter recuperare rapidamente, e in qualunque momento, la fattura originale in caso di bisogno.
Per una corretta conservazione, il professionista non deve assolvere particolari adempimenti visto che il processo, di solito, viene eseguito in automatico dal software utilizzato. Anche l’Agenzia delle Entrate offre il servizio gratuito di conservazione digitale di ogni fattura emessa e ricevuta tramite Sistema di Interscambio.
Tutto ciò evita ai titolari di partita IVA in regime forfettario di stampare e archiviare le fatture in formato cartaceo, eliminando anche il rischio di rovinare o addirittura smarrire i documenti fiscali.
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