Mancato pagamento delle tasse: istruzioni per regolarizzare la propria posizione

La crisi, ormai presente in Italia da quasi un decennio, ha causato un aggravarsi delle finanze non solo per quanto riguarda i conti dello stato, ma soprattutto per le tasche dei contribuenti, imprenditori, liberi professionisti e gli stessi lavoratori dipendenti.

Se a tutto questo aggiungiamo ancora, una pressione fiscale che ha raggiunto livelli insopportabili, la crescente difficoltà di accesso al credito bancario da parte delle imprese, i ritardi della Pubblica Amministrazione nel rimborso dei crediti erariali e nel pagamento dei crediti commerciali delle proprie imprese fornitrici, allora non ci si dovrebbe affatto stupire se sono in aumento i contribuenti onesti che non riescono ad adempiere correttamente e nei tempi giusti, all’obbligo di pagamento delle imposte.

Non parlo certamente dei furbetti che provano ad evadere le tasse, di loro mi occuperò in futuro, nè dei comportamenti dolosi finalizzati all’elusione fiscale, ma di scelte obbligate del contribuente, costretto ad una situazione di inadempienza nei confronti del fisco con conseguenze che potrebbero diventare anche pesanti se non si conoscono gli strumenti e i rimedi efficaci che serviranno a prevenirne o attenuarne le conseguenze.

In questo articolo voglio porre l’attenzione sulle sanzioni, le azioni cautelari ed esecutive e le eventuali implicazioni di carattere penali di cui il contribuente potrebbe essere bersaglio in caso di mancato pagamento delle imposte e cercare di fornire le soluzioni e gli strumenti per gestire il problema in modo da attenuarne in modo concreto le pesanti conseguenze.

Indice:

 

Sanzioni amministrative

Per le violazioni relative all’omesso, ritardato o non sufficiente versamento delle imposte, degli acconti e degli addizionali, delle ritenute alla fonte e dei contributi previdenziali, è prevista, come regola generale, la sanzione ordinaria nella misura del 30% di ogni importo non versato o pagato in ritardo.

Tale sanzione viene applicata in qualsiasi ipotesi di mancato o ritardato pagamento di un’imposta o di una parte di essa e alla sanzione va aggiunto l’interesse.

Ovviamente non è da considerarsi omesso o ritardato pagamento, il versamento di un tributo eseguito nei tempi, ma con indicazioni errate circa l’ufficio di competenza o l’anno di riferimento. Può succedere di commettere degli errori nella trascrizione degli F24, un anno di riferimento o il codice di un tributo, e vedersi recapitato l’avviso bonario che ci chiede il pagamento del tributo stesso, della sanzione e degli interessi. In tal caso è utile, facendo riferimento all’Agenzia delle Entrate, regolarizzare la propria posizione, comunicando l’errore nel versamento. Tale regolarizzazione non comporta alcuna sanzione né interesse.

 

Il ravvedimento Operoso

Grazie a questo strumento è possibile regolarizzare omessi, ritardati o non sufficienti versamenti di imposte sfruttando una sanzione amministrativa decisamente ridotta rispetto al 30%.  In particolare le imposte non pagate, pagate solo in parte o pagate in ritardo, possono essere regolarizzate eseguendo il pagamento volontario dell’imposta non versata, degli interessi calcolati al tasso legale annuo per i giorni di ritardo e della sanzione in misura ridotta.

Per le regolarizzazioni di omessi o tardivi versamenti di imposte e ritenute entro il quattordicesimo giorno successivo dalla scadenza, è prevista una ulteriore riduzione rispetto alla sanzione ridotta: in particolare la sanzione si riduce allo 0,1% per ogni giorno di ritardo (ravvedimento sprint) a cui vanno aggiunti gli interessi legali. Tutte i dettagli relativi al ravvedimento operoso sono presenti nell’articolo dedicato a questo strumento raggiungibile cliccando qui.

 

L’avviso bonario

L’avviso bonario rappresenta il primo passo che l’erario compie per il recupero delle imposte non versate. Grazie all’informatizzazione dei sistemi di controllo, specie riguardo le imposte dirette, la comunicazione che l’Agenzia delle Entrate invia per informare il contribuente che risultano imposte e/o contributi non pagati avviene, al massimo, entro 24 mesi. L’avviso bonario è quindi una comunicazione di irregolarità emessa a seguito di:

  • controlli automatici a seguito del controllo formale delle dichiarazioni fiscali;
  • controlli formali che evidenziano irregolarità tra i dati dell’Agenzia delle Entrate e quelli dichiarati dal contribuente.

E’ importante verificare sempre la correttezza e fondatezza dell’avviso bonario, perchè capita spesso di trovarsi di fronte a richieste non corrette o formalmente corrette ma relative a pagamenti effettuati con codici o indicazione dei periodi di riferimento errati. In tal caso è necessario recarsi presso l’Agenzia delle Entrate e regolarizzare gratuitamente la posizione.

Se invece si verifica che la comunicazione è corretta e gli importi realmente dovuti, il contribuente potrà usufruire di uno sconto sulla sanzione qualora decida di regolarizzare la sua posizione entro 30 giorni.

In particolare:

  • per le comunicazioni relative ai controlli automatici, la sanzione è ridotta a 1/3 di quella ordinaria (10% invece del 30%);
  • per le comunicazioni relative ai controlli formali, la sanzione è ridotta a 2/3 di quella ordinaria (20% invece del 30%)
  • per i redditi a tassazione separata, non sono dovuti né interessi né sanzioni se il pagamento avviene entro 30 giorni dal ricevimento della comunicazione. In caso di tardivo o mancato pagamento, la sanzione è del 30%.

I pagamenti si eseguono presso le banche, gli uffici postali o gli agenti della riscossione con il modello “F24 precompilato” allegato alla comunicazione (l’importo tiene conto della sanzione ridotta).

Il pagamento degli avvisi bonari potrà, in caso di necessità, essere dilazionato:

• fino a 6 rate trimestrali, se l’importo non supera i 5.000 euro;
• fino a 20 rate trimestrali, se l’importo supera i 5.000 euro.

Che desidera effettuare il pagamento dilazionato potrà calcolare in totale autonomia il piano di ammortamento attraverso il sito www.agenziaentrate.gov.it. Una volta effettuati tutti i calcoli, senza alcuna istanza, si dovrà effettuare il pagamento della prima rata (entro i termini prestabiliti ovviamente), utilizzando, sull’ F24,  i codici forniti dal sito durante la predisposizione del piano di ammortamento.

Il beneficio della rateizzazione però, viene meno qualora non si rispettino i termini di pagamento delle rate, e decade in caso di mancato pagamento della prima o unica rata, o di una rata entro quella successiva.

 

La cartella esattoriale o cartella di pagamento

Il contribuente con imposte a debito ancora impagate, una volta scaduti i termini per poter effettuare il ravvedimento operoso e non avendo definito la propria posizione attraverso l’avviso bonario, risulterà essere il destinatario di una cosiddetta “cartella esattoriale” notificata da Agenzia delle Entrate Riscossione (l’agente di riscossione delle somme iscritte a ruolo e degli avvisi di accertamento esecutivi).

Lo stato riscuote attraverso questa procedura:

  • le imposte per le quali non è prevista la ritenuta diretta;
  • le imposte per le quali non è stato effettuato il versamento diretto;
  • le sanzioni e gli interessi relativi alle imposte suddette.

La cartella di pagamento viene notificata al contribuente tramite posta raccomandata o Posta Elettronica Certificata (PEC). Ovviamente il contribuente potrà decidere di pagare il cosiddetto “ruolo“, sanando la propria posizione, oppure di mettere in atto tutte le procedure difensive che ritiene opportune, come la sospensione della cartella, che può essere richiesta ad Agenzia delle Entrate Riscossione, che provvederà a verificare se gli importi richiesti sono effettivamente dovuti. Ovviamente tutto questo dopo la presentazione della relativa documentazione, che il contribuente dovrà raccogliere, per dimostrare l’infondatezza della cartella.

Il modulo per richiedere la sospensione della cartella esattoriale è presente sul sito  agenziaentrateriscossione.gov.it, e può essere presentato direttamente presso le sedi di Agenzia delle Entrate Riscossione o più comodamente utilizzando la posta elettronica certificata. La richiesta dovrà contenere le motivazioni che giustificano l’annullamento della cartella, comprovato dalla documentazione relativa. A tale richiesta andranno allegati inoltre, la copia di un documento di identità e il codice fiscale.

L’ente che richiede la somma attraverso il concessionario Agenzia delle Entrate Riscossione, dovrà rispondere all’istanza entro 220 giorni, pena la decadenza del credito richiesto.

Qualora invece si decidesse di regolarizzare la posizione è utile sapere che il  pagamento delle somme iscritte a ruolo può essere effettuato attraverso le poste e le banche oppure direttamente presso gli sportelli di Agenzia delle Entrate Riscossione entro 60 giorni dalla notifica della cartella di pagamento.

 

Rateizzazione Cartella Esattoriale

Se il contribuente è impossibilitato a saldare la cartella esattoriale notificata da Agenzia delle Entrate Riscossione entro la scadenza di 60 giorni, per non incorrere nelle pene previste di fermo amministrativo del proprio veicolo, fino alle azioni più aggressive per il recupero del credito come il pignoramento di un quinto dello stipendio o pensione se superiori ad € 5.000 al mese (1/10 per importi sino a € 2.500, e 1/7 per importi compresi fra € 2.500 e 5.000), o addirittura, qualora il debito iscritto a ruolo sia superiore a 120.000 €, vedersi iscrivere ipoteca sui propri beni immobili e successivamente vederseli espropriati dopo 6 mesi, avrà la possibilità di rateizzare le cartelle esattoriali notificate, in modo semplice e veloce inviando la richiesta con raccomandata o presentandola allo sportello competente indicato in cartella, oppure, per importi fino a 50 mila euro, anche online.

E’ utile sottolineare che l’avvio di una procedura di rateizzazione di un debito iscritto a ruolo, e la regolarità dei pagamenti delle rate, non attiva alcuna altra procedura di recupero credito o fermo amministrativo dei veicolo in quanto, il contribuente in regola con i pagamenti a rate, non è considerato inadempiente verso gli enti creditori nè verso Agenzia delle Entrate Riscossione.

Inoltre, il pagamento della prima rata di un piano di ammortamento approvato da Agenzia delle Entrate Riscossione, comporta la sospensione dell’eventuale provvedimento di fermo del veicolo già iscritto. Una volta concessa la rateizzazione delle imposte a debito, si dovranno pagare tramite banca o poste le rate a scadenza, tuttavia, il mancato pagamento di 5 rate, anche non consecutive, comporta la decadenza della rateizzazione. Una volta decaduto tale beneficio, esiste ancora l’opportunità di richiedere un nuovo piano di dilazione per l’importo residuo e di riprendere i pagamenti delle rate.

  • Per debiti fino a 50.000 euro: è possibile richiedere la rateizzazione presentando una semplice autocertificazione per dichiarare la temporanea difficoltà economica. In tal modo si accede automaticamente al piano di dilazione ordinario che consente di pagare il debito fino a 72 rate mensili (6 anni). L’importo minimo di ogni rata non potrà comunque essere inferiore a 50 €. Si può optare per un piano di ammortamento a rate costanti oppure crescenti.
  • Per debiti superiori a 50.000 euro: è possibile richiedere la rateizzazione, allegando alla domanda la certificazione ISEE del tuo nucleo famigliare, che attesti l’effettiva difficoltà economica. Una volta accolta la richiesta, si accede al piano ordinario che consente di dilazionare il debito col fisco fino a 72 rate.
  • Piano straordinario: se la tua situazione economica non ti consente di sostenere un piano ordinario di dilazione in 72 rate, è possibile accedere ad un piano di ammortamento straordinario fino ad un massimo di 120 rate (10 anni) di importo costante. Per accedere al piano straordinario è necessario dimostrare di non poter pagare il debito in 72 rate e cioè, quando l’importo della rata è superiore al 20% del reddito mensile relativo al tuo nucleo famigliare risultante dall’ ISEE.
  • Proroga: è possibile allungare i tempi di un piano di ammortamento non decaduto per morosità se la situazione finanziaria del debitore peggiora. La proroga può essere chiesta una sola volta e potrà essere ordinaria, fino a 72 rate o straordinaria, fino a 120 rate.

Ricapitolando se non si ha la possibilità pagare le tasse, è possibile sfruttare una serie di strumenti che il fisco mette a disposizione dei contribuenti, evitando di incorrere in inutili rischi e problemi che, come hai letto, possono diventare anche grossi. Ma soprattutto, spesso, è più conveniente sfruttare strumenti come il ravvedimento operoso con sanzioni ed interessi davvero minimi, se non si ha la liquidità necessaria per pagare le imposte, piuttosto che farsi prestare il denaro dalle banche ad un costo folle.

Il fisco italiano purtroppo ci mette troppo spesso nella condizione di “non sapere che pesci pigliare“, perchè i soldi son sempre pochi, specie in periodi di crisi come questo, e le tasse sempre più elevate. Se a tutto questo aggiungiamo che il perfido meccanismo degli acconti, che obbliga i  contribuenti a pagare al fisco le tasse con un anno di anticipo, possiamo renderci conto senza doverci scervellare, che per molti sia davvero impossibile non aver problemi ad onorare le tasse ancor prima di aver maturato i guadagni e quindi molto prima di aver incassato.

Hai letto che versando in ritardo le tasse, o non pagandole per intero, andrai incontro ad una sanzione del 30% con un aggiunta del 3,5% di interessi moratori in caso di avviso bonario e 4% se la somma viene iscritta a ruolo.

Sai benissimo che farsi prestare i soldi dalle banche, specie quando si chiede di andare oltre i fidi, è impresa piuttosto titanica, perchè si sà “la banca ti apre l’ombrello quando c’è il sole e lo chiude quando piove“…

Hai ormai compreso che pagare una sanzione del 30% su imposte già salate e spesso, come nel caso degli acconti, anche da pagare con un anno di anticipo, è davvero cosa assurda…

E allora che fare se il 16 del mese non si ha la liquidità necessaria per saldare il proprio debito col fisco?

Ti suggerisco la soluzione che molti imprenditori sfruttano per posticipare il pagamento delle tasse senza incorrere in sanzioni salate ed evitando inutili “richieste di elemosina” alle banche, ovvero il Ravvedimento Operoso, che, grazie alle sue sanzioni ridotte, come puoi leggere nell’articolo in cui ne parlo, consente di poter pagare tutte le imposte principali:

  • Irpef
  • Ires
  • Irap
  • IVA
  • Imposta di registro
  • Imposta ipotecaria
  • Imposta catastale

in ritardo con uno sconto che potrebbe arrivare anche fino al 90% della sanzione. Grazie al fatto che ogni omesso o insufficiente versamento di imposte può essere sanato grazie a questo istituto, ogni contribuente può avere più tempo per sanare la propria posizione debitoria con il fisco riducendo al minimo le sanzioni. Ricorda infine che la percentuale della sanzione da pagare al fisco cambia in base a quando si effettua il ravvedimento operoso, ovvero più tempo sarà trascorso dalla scadenza fiscale e il pagamento tramite il ravvedimento, e maggiore sarà la percentuale di sanzione da pagare secondo questa tabella:

  • Ravvedimento entro 14 giorni = (0,1% per ogni giorno di ritardo)
  • Ravvedimento entro 30 giorni = (1,5% della sanzione)
  • Ravvedimento entro 90 giorni =  (1,67% della sanzione)
  • Ravvedimento entro 1 anno =  (3,75% della sanzione)
  • Ravvedimento entro 2 anni =  (4,2% della sanzione)
  • Ravvedimento oltre i 2 anni = (5% della sanzione)

Ovviamente se non hai problemi di questo genere e la tua azienda incassa puntualmente i suoi crediti, oppure, tu come persona fisica non hai alcun tipo di problema finanziario, allora non hai sicuramente bisogno di questo strumento.

Se invece, come la maggior parte degli imprenditori e dei liberi professionisti, anche tu sei sempre con “l’acqua alla gola” e soprattutto, se i prestiti delle banche ti costano più del 5% tra interessi e commissioni, allora questo strumento potrebbe farti risparmiare davvero molte migliaia di euro ogni anno e soprattutto potrebbe darti un po’ di respiro sfruttando una legge a tuo vantaggio.

Per cui, se davvero non ha i soldi per pagare le tasse, i vari sistemi per evitare guai peggiori sono:

1. Il Ravvedimento operoso,  pagando da un minimo del 0,2% in più a un massimo del 5%;

2. L’avviso bonario con la sanzione del 10%, e la possibilità di sfruttare la rateizzazione del debito;

3. La cartella esattoriale, pagando il 30% di sanzione oltre interessi e aggio Agenzia delle Entrate Riscossione di circa l’8%, in unica soluzione o rateizzando il debito fino a 72 rate o addirittura 120, pagando però in media dal 40 al 50% in più.

4. Se esistono i presupposti si può aspettare la cartella esattoriale e fare ricorso. Ovviamente è consigliabile utilizzare questo strumento soltanto quando si ritiene che la richiesta di Agenzia delle Entrate Riscossione sia illegittima o errata. Attenzione al fatto che, non facendo ricorso entro i termini, anche nei casi di cartelle pazze o richieste di imposte non dovute, le cartelle e i relativi debiti diventano definitivi e non ci sarà più nulla da fare.

Conoscere BENE tutti gli strumenti legali che esistono per ridurre il carico fiscale, spesso può far la differenza tra il sopravvivere o soccombere, specie in un periodo di crisi come questo. Non farti cogliere impreparato, e soprattutto ricorda che ad ogni problema esiste una soluzione legale per pagare meno tasse, basta conoscerla.

   

Pagare Meno Tasse

Se hai trovato interessante questo articolo, per approfondire, ti consiglio il mio libro "PAGARE MENO TASSE" che ti svelerà i segreti che i commercialisti ti tengono volutamente nascosti...

 

                       
1 Comment
GIUSEPPE

Novembre 12, 2020 @ 10:38

Reply

Innanzitutto grazie per le informazioni.
Ho solo alcuni dubbi: in caso di ravvedimento operoso totale è possibile pagare con rate costanti?
Ed in quante rate? Se mentre paghi arriva una comunicazione di irregolarità da parte dell’agenzia cosa succede?

Lascia un commento