Lo straordinario in nero: sanzioni per datore di lavoro e dipendente
Un metodo ampiamente utilizzato da molti datori di lavoro per evadere le tasse, è quello di pagare gli straordinari in nero fuori dalla busta paga. Una pratica truffaldina che, ahimè, si ripete con sconcertante frequenza soprattutto nelle imprese di piccole e medie dimensioni.
Spesso è una vera e propria forma di ricatto che deve subire il lavoratore dipendente, altre volte viene accettata con piacere visto il maggior introito incassato.
- Perché si decide di pagare lo straordinario in nero?
- Chi ci guadagna veramente?
- Al lavoratore dipendente porta effettivi vantaggi?
- Ma soprattutto, quali sono le sanzioni previste dalla legge?
Sono questi i principali quesiti che ci si pone difronte a questo argomento. Di seguito vediamo di analizzarli punto per punto e trovare le risposte.
Indice:
- Cos’è e quando scatta il lavoro straordinario
- Quando sono autorizzati gli straordinari
- In che modo il datore di lavoro può richiedere lo straordinario?
- Un lavoratore dipendente può rifiutarsi di fare gli straordinari?
- Come devono essere pagati gli straordinari
- Perché vengono pagati gli straordinari fuori busta?
- Lo straordinario pagato come rimborso spese
- Il lavoratore dipendente ci guadagna?
- Le conseguenze per il datore di lavoro
- Il datore di lavoro è passibile di denuncia?
- Conclusioni
Cos’è e quando scatta il lavoro straordinario
Prima di addentrarci nello specifico dell’argomento, è doveroso spendere alcune parole per identificare esattamente l’oggetto della questione. Il lavoro straordinario scatta nel momento in cui il lavoratore dipendente prolunga il suo orario di permanenza in azienda oltre quello stabilito dal contratto di lavoro.
In linea di massima, in Italia, sono 40 le ore settimanali di lavoro che aumentano in caso di straordinario. In tutti gli accordi che stabiliscono dei limiti giornalieri, anche per un solo giorno con straordinari e i restanti in malattia, le ore oltre il limite giornaliero devono essere pagate con la maggiorazione.
Per fare un esempio: un dipendente che deve fare 8 ore al giorno per tutta la settimana e lavora 10 ore il lunedì mentre i restanti giorni della settimana resta in malattia, le 2 ore in più del lunedì dovranno essere retribuite come straordinario. Il contratto nazionale prevede anche la possibilità di compensazione e di recupero delle ore di straordinario attraverso i permessi retribuiti. Naturalmente tutti gli straordinari devono essere regolarmente pagati in busta paga.
Ci sono casi in cui il contratto di categoria prevede il, cosiddetto, lavoro supplementare che non va confuso con il lavoro straordinario.
Per fare un esempio, se il contratto prevede 37 ore di lavoro settimanale e un massimo di 40 ore, un dipendente che lavora 39 ore percepirà due ore di lavoro supplementare retribuito con una minor maggiorazione rispetto agli straordinari. Nel caso invece lo stesso dipendente dovesse accumulare 41 ore, troverebbe in busta paga 3 ore di lavoro supplementare e una di straordinario.
Quando sono autorizzati gli straordinari
Oltre al pagamento in busta paga, gli straordinari devono seguire un determinato iter per rispettare in tutto e per tutto la normativa. Esistono solo determinati casi in cui possono essere autorizzati e precisamente:
- se il contratto nazionale di lavoro di categoria prevede lo straordinario, non serve il consenso del dipendente;
- in mancanza di una disciplina dello straordinario all’interno del contratto di lavoro, è sufficiente un accordo previo tra datore di lavoro e dipendente;
- in caso di emergenze produttive che non possono essere risolte con l’assunzione di altro personale;
- in caso di eventi particolari (manifestazioni, fiere, ecc.) legai alla produzione;
- per cause di forza maggiore e quando il mancato lavoro straordinario può provocare danni a persone o alla produzione;
- non deve essere superato il limite massimo annuo di 250 ore di lavoro straordinario.
In che modo il datore di lavoro può richiedere lo straordinario?
Il datore di lavoro ha diverse possibilità di fare richiesta di straordinario ad un proprio dipendente. Le modalità sono:
- in maniera esplicita: attraverso l’accordo presente nel contratto di lavoro di categoria;
- in maniera implicita: creando le condizioni per renderlo necessario;
- pagamento a forfait: viene stabilito uno straordinario continuativo pagato in busta paga con un fisso indipendentemente dalla frequenza e dal numero di ore svolte.
Nel caso degli straordinari continuativi è bene fare delle precisazioni. Il pagamento a forfait non è sempre legittimo e deve rispettare determinate condizioni:
- la scelta del forfait non deve provocare una perdita di retribuzione. Il lavoratore che percepisce un pagamento fisso non deve ricevere una somma inferiore rispetto a quella che avrebbe ottenuto con normali ore di straordinario.
- Deve essere fissato un massimo di straordinario senza nessuna clausola che obblighi il lavoratore ad effettuare un numero imprecisato di ore.
- Il motivo degli straordinari deve essere di natura eccezionale e non assimilato a normali condizioni di lavoro.
Un lavoratore dipendente può rifiutarsi di fare gli straordinari?
Come sempre difronte alla richiesta più o meno esplicita di un datore di lavoro di effettuare ore di straordinario, un dipendente si sente quasi in obbligo di accettare. Esiste però la possibilità di poter rifiutare se sussistono particolari condizioni:
- il lavoratore sia uno studente;
- presentando una plausibile giustificazione per non accettare la richiesta;
- si ha la chiara percezione di totale mancanza di buona fede da parte del datore di lavoro, di correttezza e di un valido motivo che giustifichi la richiesta.
Come devono essere pagati gli straordinari
Gli straordinari possono essere pagati soltanto in busta paga, dove sarà presente una voce separata dal resto delle ore lavorative ordinarie previste dal contratto nazionale di categoria. C’è anche la possibilità che siano compensati con ore di permesso retribuito.
Per il calcolo della maggiorazione ci sono diversi fattori che vengono presi in considerazione:
- paga base;
- scatti di anzianità;
- contingenza;
- ratei mensilità aggiuntive;
- premio di produzione;
- percentuale maggiorazione per lavoratori soggetti a turni;
- Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro
Perché vengono pagati gli straordinari fuori busta?
Il motivo è semplicissimo: si pagano meno tasse. Sappiamo bene come sia alto il livello di imposizione fiscale sul lavoro dipendente che colpisce sia il datore che il lavoratore.
Il calcolo delle imposte viene fatto sul lordo dello stipendio con i contributi INPS che rappresentano un vero proprio salasso in termini di percentuali da versare allo Stato.
Appare chiaro come diminuire l’importo in busta paga attraverso il pagamento in nero, garantisca al datore di lavoro un notevole risparmio in termini di contributi da versare.
Lo straordinario pagato come rimborso spese
Altra pratica molto comune è quella del pagamento delle ore di straordinario sotto forma di rimborso spese, per evitare l’utilizzo del contante e non caricare gli importi della parte contributiva che grava, sia sul datore di lavoro che sul lavoratore.
In questo modo infatti nè il datore di lavoro, nè tantomeno il lavoratore pagano alcuna imposta sugli importi erogati, facendo passare questo esborso come un rimborso spese di trasferta.
Il rischio però, è che il Fisco possa chiedere, anche al lavoratore, quindi non solo al datore di lavoro, i giustificativi e la documentazione delle spese sostenute che, se non forniti, possono far presumere all’Agenzia delle Entrate che si tratti di lavoro in nero e, a questo punto, quindi viene avviato il recupero della tassazione evasa.
Il lavoratore dipendente ci guadagna?
In apparenza, il pagamento dello straordinario in nero, potrebbe sembrare un vantaggio anche per il lavoratore dipendente in quanto, di norma, la percentuale della maggiorazione viene pagata al netto, senza alcuna trattenuta. In realtà non è proprio così…
La somma che si percepisce fuori busta è senza dubbio più alta di quella eventualmente inserita in busta paga, per il fatto che sia sgravata della pesante zavorra dovuta all’imposizione fiscale e previdenziale. Tuttavia a livello pensionistico il lavoratore subisce un danno. Lo straordinario accumulato in busta paga aumenta l’imponibile previdenziale su cui l’INPS si basa per il calcolo della pensione.
Oltretutto c’è un altro elemento da sottolineare: le ore di malattie non danno diritto a cumulo previdenziale, mentre gli straordinari possono coprire le eventuali ore accumulate per assenza a causa di problemi di salute.
Appare evidente come il vantaggio di intascare in nero somme sgravate dalle tasse, alla lunga possa rappresentare un danno per il lavoratore dipendente. Il vero e sostanziale guadagno è per il datore di lavoro.
Le conseguenze per il datore di lavoro
Ogni qual volta un datore di lavoro paga in nero ore di straordinario commette delle violazioni. La conseguenza può essere una doppia sanzione. La legge impone al datore di lavoro obblighi precisi quando si parla di busta paga, in particolare:
– deve consegnare al lavoratore un documento (prospetto paga): in cui vanno indicate una serie di informazioni e precisamente, dati anagrafici, qualifica professionale, il periodo di retribuzione, tutti i relativi compensi (assegni familiari, straordinari, ecc.) con le precise indicazione delle trattenute fiscali;
– le ore di straordinario vanno calcolate e inserite in una voce a parte: devono essere compensate con le maggiorazioni retributive stabilite dal contratto di categoria.
In questo modo il lavoratore riceverà un prospetto paga chiaro in cui controllare l’imponibile versato, le trattenute effettuate dal datore di lavoro e verificare la corrispondenza delle ore di straordinario con quelle effettivamente svolte.
Se un datore di lavoro consegna una busta paga in cui le ore di straordinario non sono state conteggiate a parte oppure è stata applicata un’errata maggiorazione, viene applicata una sanzione amministrativa. La multa va da una cifra minima di 25 euro fino ad arrivare ad un massimo di 254 euro.
La sanzione viene inasprita nel caso il comportamento illecito riguardi più di 5 lavoratori dipendenti o se si è verificato con una frequenza di oltre 50 giorni lavorativi in un anno solare. In queste situazioni la cifra da corrispondere va da 154 fino a 1.032 euro.
In caso di consegna di un prospetto paga infedele ovvero, che non contenga il conteggio delle ore di straordinario, il datore di lavoro è punibile con una sanzione amministrativa che va da un minimo di 125 euro per arrivare fino a 770 euro.
Per pagamento in nero dello straordinario, in cui sono state anche corrisposte cifre con maggiorazioni inferiori rispetto a quelle previste dal contratto di lavoro, vengono applicate entrambe le sanzioni.
Il datore di lavoro è passibile di denuncia?
Se parte dello stipendio viene pagato fuori busta paga, il datore di lavoro commette un illecito tributario evadendo le tasse e un illecito civile non corrispondendo il dovuto al lavoratore. Sono azioni illegali che costituiscono reato solo se si superano determinati limiti.
La Suprema Corte ha infatti stabilito che l’imposta evasa deve essere superiore ad un limite fissato in 30mila euro o che gli elementi attivi dichiarati siano superiori al 5%. Se non sussistono tali condizioni il datore di lavoro non commette alcun reato e non può essere denunciato.
Anche nel caso di totale versamento in nero dello stipendio, il reato si configura solo se il contributo non versato superi i 50mila euro.
Altra situazione passibile di denuncia è un versamento di stipendio inferiore a quello riportato in busta paga con minaccia al dipendente di licenziamento se pretende il dovuto. In questo caso il datore di lavoro commette reato di estorsione e può essere presentata regolare denuncia.
Risulta chiaro che gli straordinari pagati in nero non comportino il rischio di sanzioni penali e, infatti, gli unici rischi per il datore di lavoro sono sanzioni amministrative nemmeno troppo salate.
Il problema di base sta nel modo con cui datore di lavoro e dipendente prendono accordi sullo straordinario in nero. Molto spesso c’è totale soddisfazione da entrambe le parti che vendono in questa pratica illegale dei vantaggi comuni pagando meno imposte.
Altre volte invece il lavoratore deve sottostare a vere e proprie forme di ricatto con la spada di Damocle di un possibile licenziamento se non decide di accettare le condizioni imposte dal datore di lavoro. Quello che è vero, è che alla fine il lavoratore finisce quasi sempre per accettare di buon grado il pagamento in nero, come dice il proverbio “pochi, sporchi, maledetti e subito“.
Conclusioni
La pratica del pagamento degli straordinari fuori busta, specie nelle piccole imprese, è molto più frequente di quel che si possa pensare…
I motivi li abbiamo visti e sono facilmente intuibili: l’alta imposizione relativamente ad Irpef, addizionali e contributi previdenziali che gravano, sia sul datore di lavoro che sul dipendente, fanno propendere le due parti ad accordarsi per risparmiare entrambi, traendone reciproca soddisfazione.
I rischi oltretutto sono davvero bassi, a meno che non si superino i limiti sopra indicati, ma questa spesso rappresenta anche una forma di “ribellione” contro una imposizione fiscale per certi versi ingiusta e a dir poco esagerata. Una forma di accordo tra le parti ai danni dello Stato che non dovrebbe avere nemmeno i presupposti affinchè si configurasse, ed invece diventa quasi una routine.
Poco importa, a mio avviso, per il lavoratore dipendente il pensiero che il pagamento dello straordinario in nero possa comportare una perdita relativa all’imponibile previdenziale, anche perchè, specie i più giovani, nemmeno credono più alla possibilità di poter percepire una pensione futura e quindi, ragionano sul presente e non certamente su un futuro particolarmente incerto.
La legge, tra l’altro, non aiuta, visto che i rischi per il datore di lavoro, come abbiamo detto, sono minimi e si limitano a sanzioni amministrative con massimali non particolarmente alti. Tutto questo, rende appetibile questa pratica, per bypassare uno Stato che, in talune occasioni, ci mette anche del proprio per farsi scavalcare, fermo restando che si stia parlando, comunque, di un comportamento sleale e scorretto e soprattutto illegale che andrebbe combattuto anzichè foraggiato, in primis, dallo Stato che, a fronte di contributi previdenziali alle stelle, offre soltanto incertezze ai lavoratori.
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Aetnac oemor
Agosto 2, 2020 @ 13:32
Però il dato di lavoro ti dice subito se no accetti ti licenziano e no ti pago più e tu mi Zucchi e ti mando in tuo paese visto che sono STRANIERO
cesar
Dicembre 15, 2019 @ 01:28
in questo articolo manca segnalare che il datore che sostituisce parte delle ore lavorate come ‘trasferta. ‘
il lavoratore ci perde perche la voce trasferta no viene calcolata alla ora di calcolare il TFR.
questo non te lo dicono i datori di lavoro
Omar Cecchelani
Dicembre 17, 2019 @ 17:45
Parliamo pur sempre di comportamenti illeciti e di un modus operandi che comporta, se scoperto, pesanti sanzioni per il datore di lavoro… Sicuramente, come dice lei, la tendenza è quella di pagare le ore di straordinario fuori busta o le trasferte che siano, ad una paga oraria inferiore a quella ordinaria in quanto sostengono che per il percipiente sia non tassato … W l’iTaGlia