Incubo riforma delle Pensioni: cosa cambierà con le nuove regole?
Oggi parliamo di un argomento super allegro: le pensioni. Sì, avete capito bene, quelle meravigliose buste arancioni che ci dicono quanto riceveremo, o meglio, quanto non riceveremo, quando finalmente potremo appendere il mouse al chiodo e dedicarci a fare… beh, non molto, con quello che ci rimarrà in tasca!
Ma non disperate! Anche se il futuro delle pensioni sembra un incubo che nemmeno Freddy Krueger riuscirebbe a scrivere, noi siamo qui per affrontare con ironia e leggerezza la realtà di giovani e donne in questo contesto. Perché sì, è vero: sono proprio loro, le categorie che più di tutti dovrebbero preoccuparsi di mettere da parte qualche soldo, ma che stranamente si trovano in minoranza nei fondi pensione. E come mai? Beh, ci sono diverse ragioni, alcune davvero ridicole… ma ci arriviamo con calma!
E, ragazzi, non pensate che staremo solo a lamentarci. No, no, no! Oltre a qualche risata amara, vi daremo anche qualche consiglio su come garantirvi un assegno decente per la vecchiaia. Perché se le pensioni sono il Titanic, almeno proviamo a costruirci una scialuppa di salvataggio, no?
Le pensioni: un sogno lontano… o un incubo imminente?
Allora, mettiamoci comodi e iniziamo a parlare di come stanno le cose. Oggi, le pensioni sono calcolate per circa l’80% con il sistema contributivo. Ora, per chi non fosse familiare, il sistema contributivo è quel simpatico meccanismo che ci dice: “Caro lavoratore, quello che riceverai dipende da quanto hai versato durante la tua vita lavorativa”. Suona giusto, no? Peccato che molti di noi, specialmente giovani e donne, abbiano avuto una carriera costellata da contratti precari, lavoretti qua e là e, diciamolo pure, qualche lavoretto in nero. Ecco che il sogno di una pensione tranquilla diventa più simile a un incubo.
Sapete quanti sono gli italiani che sono usciti dal mondo del lavoro nel 2023 con una pensione di vecchiaia? Circa 280 mila. Di questi, solo 100 mila avevano i pieni requisiti per avere una pensione decente. Gli altri? Mezzo stipendio, se va bene. Molti non arriveranno nemmeno a 300 euro al mese! E non sto parlando di qualche caso sfortunato, eh. No, no, parliamo di un’intera categoria di persone che possiamo chiamare con affetto i “retired poor”. Sì, avete capito bene: dopo i working poor arrivano loro, i pensionati poveri. Una nuova emergenza politica e sociale che, tra una decina d’anni, sarà il pane quotidiano di chi non ha messo da parte abbastanza.
E ora vi starete chiedendo: ma cosa possiamo fare per evitare di diventare anche noi dei “retired poor”? Ottima domanda! La risposta? Beh, non è semplice, ma vi prometto che arriviamo a quello.
I pilastri da rivisitare: la danza dei fondi pensione e il dilemma del TFR
Partiamo con il botto: c’è una proposta da parte del governo, che si vocifera finirà nella prossima legge di Bilancio, per rafforzare gli altri due pilastri della previdenza. No, non parliamo di un nuovo edificio o di architettura classica. Si tratta dei fondi pensione aperti, chiusi e dei cosiddetti PIP (Piani Individuali Pensionistici). Fondi che, sulla carta, dovrebbero garantire una pensione più ricca e felice… Ma poi scopri che, per molti, è come cercare di riempire una piscina con un cucchiaio!
Il piano originale era perfino più audace: rendere obbligatorio il trasferimento del TFR (Trattamento di Fine Rapporto) ai fondi pensione integrativi, tramite un geniale stratagemma chiamato silenzio-assenso. Che significa? Che il tuo TFR, se non dici niente, scivola dolcemente in uno di questi fondi. Un po’ come se, al ristorante, ti portassero la pizza senza chiederti se la volevi davvero: “Tanto, non hai detto di no, quindi buon appetito!”
Ora, amici miei, qui è dove la faccenda si fa interessante. Perché, come potete immaginare, questo piano ha suscitato una rivolta popolare, o almeno qualche discussione accesa in Parlamento. In molti, anche all’interno della stessa maggioranza, hanno iniziato a dire: “Ehi, ma se già c’è l’INPS che è obbligatoria, perché dobbiamo aggiungere anche un altro pilastro obbligatorio?”. Ottima osservazione, no? Del resto, stiamo parlando di un governo che, soprattutto nella sua ala più “flessibile” (leggasi: Lega), ha sempre tifato per un pensionamento anticipato come antidoto alle rigidità della famigerata riforma Fornero.
Ma attenzione, non finisce qui. Sottrarre il TFR alle piccole e medie imprese è un’altra faccenda spinosa. Soprattutto per le aziende con meno di 50 dipendenti (che in Italia sono circa 7 milioni), che potrebbero vedere questa mossa come una minaccia alla loro liquidità. Pensateci: togliere il TFR potrebbe mandare in crisi molte imprese, tanto che alcuni datori di lavoro preferiscono consigliare, o meglio, dissuadere i dipendenti dal destinare il TFR ai fondi pensione. Un po’ come dire: “Ehi, ci pensi davvero a metterli da parte? Magari fatti un bel viaggetto alle Maldive invece, così siamo tutti più tranquilli!”.
In effetti, ad oggi, il tasso di adesione ai fondi pensione tra i lavoratori delle piccole imprese non arriva nemmeno al 10%. Per capirci meglio: 9 su 10 di loro preferiscono tenersi il TFR ben saldo in azienda, piuttosto che investirlo per il futuro
Il dilemma del TFR: facciamo i conti con la realtà
Ora, il TFR è una sorta di grattacapo senza soluzione semplice. Da una parte, abbiamo i lavoratori, che vedono in questo gruzzoletto una sicurezza, una riserva per i giorni di pioggia. Dall’altra, le aziende che, ovviamente, non vogliono vedersi scippare questa risorsa finanziaria. Se il TFR venisse obbligatoriamente trasferito ai fondi pensione, molte piccole aziende rischierebbero di trovarsi a corto di liquidità, e diciamolo, non è che queste imprese navigano proprio nell’oro.
Quindi, che fare? Il governo potrebbe intervenire con una serie di incentivi, come un fondo di garanzia che, come detto, è stato già ipotizzato. Ma quanto è realistico pensare che si riesca davvero a creare qualcosa che funzioni per tutti? E soprattutto, come convincere milioni di lavoratori a fidarsi dei fondi pensione, in un clima di incertezza generale?
Qui entra in gioco la psicologia del risparmio. Molti preferiscono tenere il TFR lì dov’è, anziché investirlo in un fondo che, in teoria, dovrebbe garantirgli una vecchiaia serena, ma che in pratica si porta dietro la paura di perdere tutto con una crisi economica. Insomma, c’è sempre il timore che quei fondi pensione, un giorno, possano diventare come le criptovalute: una scommessa rischiosa.
Ma il vero problema è che il tempo passa, e mentre noi rimandiamo la scelta, l’età della pensione si avvicina. Magari, un giorno ci sveglieremo e ci renderemo conto che, senza aver mai messo da parte un centesimo, la nostra unica fonte di reddito sarà una pensione minima di cui non potremo vivere. Non suona molto allettante, vero?
Giovani e donne: i grandi assenti del futuro pensionistico
Parliamo adesso dei veri protagonisti del nostro video: i giovani e le donne. Quelli che, teoricamente, dovrebbero essere i più interessati a garantirsi una pensione decente, sono proprio quelli che meno aderiscono ai fondi pensione. E questo, amici miei, è paradossale come cercare di asciugarsi con una salvietta bagnata. Ma perché accade questo? Ci sono diverse ragioni, alcune davvero assurde.
Iniziamo dalle donne. Secondo gli ultimi dati Covip, solo il 38,3% degli iscritti ai fondi pensione sono donne. Ma attenzione: nei fondi legati ai contratti di lavoro (i cosiddetti fondi negoziali e chiusi) la percentuale scende al 27,3%. Significa che, per ogni 100 persone che mettono via soldi per la pensione in questi fondi, solo 27 sono donne. Sì, avete capito bene, praticamente un club per soli uomini. Ora, se consideriamo che le donne vivono più a lungo degli uomini, direi che qui c’è qualcosa che non quadra!
Passiamo ai giovani. Qui la situazione non è certo migliore. Sotto i 35 anni, solo il 19,3% è iscritto a un fondo pensione. E pensate: sono proprio quelli che avrebbero più bisogno di iniziare a risparmiare fin da subito. Ma no, per qualche motivo misterioso, preferiscono evitare. Forse perché risparmiare per qualcosa che accadrà fra 40 o 50 anni sembra un’idea troppo astratta, o forse perché, diciamolo, molti di loro stanno ancora cercando di capire come arrivare a fine mese, figuriamoci pensare alla pensione.
E ora arriva il bello: secondo la Covip, i fondi azionari hanno reso negli ultimi anni circa il 5%, più del doppio rispetto alla rivalutazione del TFR. Quindi, investire in un fondo pensione non è poi una cattiva idea, se si vuole evitare di rimanere con le mani vuote. Ma c’è ancora tanta strada da fare per far capire questo ai giovani. Forse dovremmo creare dei meme sulle pensioni?
Cosa fare per garantirsi un assegno decente: soluzioni e suggerimenti
Ok, adesso passiamo alla parte pratica del nostro video: cosa possiamo fare per evitare di ritrovarci a mendicare fuori dal supermercato quando saremo vecchi? Beh, una delle idee che si sta facendo strada è quella del silenzio assenso sul TFR. No, non è una nuova serie Netflix, ma un sistema che potrebbe aiutare molti di noi a garantirsi una pensione decente. Funziona così: il TFR, che attualmente potete decidere se lasciare in azienda o investire in un fondo pensione, verrebbe trasferito automaticamente a un fondo, a meno che voi non diciate esplicitamente di no. Insomma, una sorta di “o aderisci, o aderisci”. Questo potrebbe convincere i più pigri (o quelli che dimenticano sempre di pensare al futuro) a risparmiare per la pensione.
E poi ci sono altre proposte, alcune anche piuttosto innovative, come quella del “salvadanaio previdenziale” per i neonati. Ogni nuovo nato potrebbe avere un conto previdenziale da riempire pian piano, grazie a nonni, genitori e parenti vari. Un po’ come quei buoni postali che le nostre nonne ci regalavano quando eravamo piccoli. Solo che invece di usarli per comprarci una bici nuova, servirebbero per garantirci una pensione decente. Un’idea geniale, no? Perché aspettare di essere adulti per pensare alla pensione quando puoi iniziare già a un anno di età?
C’è poi l’idea di incentivare le persone a tenersi il capitale accumulato nei fondi pensione come rendita mensile invece che prelevarlo tutto in una volta. Insomma, basta con il “prendi i soldi e scappa”! Magari è più allettante prendersi tutto subito, ma credetemi, a lungo termine, una rendita mensile è quello che vi salverà dalla fame.
Facciamo qualcosa, prima che sia troppo tardi
Ecco amici, abbiamo fatto un bel viaggio nel mondo delle pensioni, dei fondi pensione e delle prospettive future. So che non è stato facile, ma spero che almeno vi siate fatti qualche risata amara lungo il percorso. Perché ridere è importante, soprattutto quando si parla di qualcosa di così pesante come le pensioni.
Ricordatevi: non è mai troppo presto per iniziare a pensare al futuro, soprattutto per i giovani e le donne, che sono le categorie più a rischio. La pensione sembra lontana, ma il tempo passa velocemente, più di quanto pensiamo. Quindi, magari dopo questo video, fate un pensierino su quel fondo pensione che avete ignorato per troppo tempo. Il vostro futuro vi ringrazierà… forse.
E con questo vi saluto! Se il video vi è piaciuto, lasciate un like e iscrivetevi al canale. Ah, e non dimenticate di attivare la campanella, perché nel nostro prossimo video parleremo di come sopravvivere con 300 euro di pensione al mese… che gioia!
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