Immobilizzazioni immateriali: cosa sono e come si valutano

Scritto da Omar Cecchelani in Imprese

Il tema delle immobilizzazioni immateriali è abbastanza impegnativo, non è semplice comprenderne la natura e l’essenza. Eppure in ambito economico-finanziario le immobilizzazioni immateriali sono importanti, rivestono un ruolo molto significativo ai fini del bilancio di una società. Spesso per le imprese sono degli investimenti indispensabili, sia per le aziende di nuova nascita che per le quelle in via di sviluppo, naturalmente attraverso una pianificazione corretta e lungimirante. Caratterizzate dalla mancanza di tangibilità, le immobilizzazioni immateriali sono rappresentate da costi che non esauriscono la loro efficacia in un periodo soltanto, ma manifestano i benefit economici per più esercizi. In pratica, i benefici vengono riscontrati ben oltre l’annualità considerata.

Queste immobilizzazioni sono quindi voci di costo riportate nell’attivo dello stato patrimoniale, costi intangibili privi di una sostanza fisica. Una volta introdotto, in linea di massima, l’argomento entriamo nei particolari per capire bene cosa siano e perché sono importanti le immobilizzazioni immateriali: voci di costo, ammortamento, capitalizzazione, valutazione e vita utile. Ecco di seguito cosa sapere sull’argomento in questione.

Indice:

 

Costi di impianto e ampliamento

I costi di impianto e ampliamento sono sostenuti in maniera non ricorrente in alcuni momenti caratteristici dei cicli di via di una società, come le fasi pre-operativa e di implementazione dell’operatività. In parole semplici, tali costi interessano dei momenti straordinari dell’attività d’impresa, come le fasi di avviamento, di trasformazione e accrescimento produttivo. Capitalizzare questi tipi di costi è fattibile soltanto con la dimostrazione della congruità e del rapporto causa-effetto tra le spese e i benefit attesi dalla struttura societaria. È possibile ammortizzare tali costi per un lasso di tempo non maggiore ai cinque anni.

 

Costi di sviluppo

Si tratta di costi riconducibili all’applicazione dei risultati della ricerca e di altre conoscenze acquisite in una pianificazione rivolta a produrre materiali, sistemi e dispositivi prima dell’attività produttiva commerciale o dell’uso. Quindi voci di costo che interessano una fase seguente ai processi di ricerca, indirizzata al miglioramento dei servizi e dei prodotti esistenti, oppure a realizzarne dei nuovi. In altre parole, solitamente trattasi di costi direttamente legati alla progettualità e alla prototipazione.

 

Brevetti industriali e diritti di uso delle opere di ingegno

I diritti collegati ai brevetti industriali costituiscono di fatto la possibilità di sfruttare un’invenzione in via esclusiva, diritti regolamentati e garantiti da apposite disposizioni di legge. Riguardano la capitalizzazione di quei costi che un’impresa ha effettuato per:

  • acquisire dei brevetti per modelli d’utilità e i diritti in licenza d’uso;
  • l’acquisto dei titoli di proprietà e delle licenze d’uso dei software applicativi;
  • le produzioni per gli usi interni di software applicativi tutelati dalle norme sui diritti d’autore.

I diritti relativi all’uso delle opere di ingegno interessano invece i costi sostenuti per l’acquisizione esterna dei diritti d’uso e per la produzione interna.

 

Concessioni, marchi e licenze

Le concessioni si concretizzano con delle disposizioni con cui una PA trasferisce i propri poteri/diritti a soggetti diversi, naturalmente con tutti gli obblighi e gli oneri che ne derivano.

In questo caso, si tratta di documenti ufficiali con cui si concede a un’impresa l’opportunità esclusiva di operare, nel pieno rispetto degli obblighi e degli oneri utili per bilanciare questi diritti.

Per marchi si intendono i segni che distinguono una determinata impresa e possono consistere in qualsiasi segno graficamente rappresentabile: forme, parole, emblemi, etc. Da questo punto di vista i marchi sono importantissimi perché con essi è riconoscibile l’identità di una determinata azienda, quindi i marchi hanno natura di esclusività. Infatti, a qualunque impresa è riconosciuto il sacrosanto diritto di distinguersi dai concorrenti, cosa possibile anche attraverso l’unicità del simbolo. Tra le immobilizzazioni immateriali sono capitalizzabili i marchi prodotti interamente e quelli comprati da terzi soggetti.

Sono invece delle vere e proprie autorizzazioni le licenze con cui vengono permesse delle attività regolamentate come, a titolo esemplificativo, il rilascio di una licenza di commercio all’ingrosso. Trattasi di permessi essenziali per esercitare un’attività commerciale, o per operare in un settore specifico, senza la licenza infatti l’attività sarebbe irregolare e punibile attraverso il regime sanzionatorio previsto dalla legge.

 

Avviamento e altre immobilizzazioni

L’avviamento rappresenta la capacità di un’impresa riferita alla produzione di utili derivanti da determinati fattori: dall’aumento di valore che l’insieme dei beni di un’azienda ottiene riguardo al totale dei valori dei singoli beni, grazie all’ottimizzazione delle risorse in sistemi efficienti ed efficaci. È possibile iscrivere l’avviamento tra le immobilizzazioni immateriali nelle ipotesi in cui:

  • all’atto dell’acquisto di un’impresa venga acquisito a titolo oneroso;
  • è possibile quantificare il suo effettivo valore;
  • nel corso degli anni è capace di fruttare degli utili;
  • il principio del recupero dei relativi costi viene soddisfatto.

In base alle casistiche sopra riportate, non è possibile capitalizzare tra le immobilizzazioni in questione l’avviamento interamente generato. Inoltre, i costi sostenuti per i software, per apportare miglioramenti su beni terzi e per trasferire i cespiti sono invece catalogabili tra le altre immobilizzazioni immateriali, nella voce di bilancio riportata nello stato patrimoniale.

 

Ammortamento e relative aliquote

L’ammortamento delle immobilizzazioni immateriali è iscritto nel conto economico e decorre da quando è possibile utilizzare le immobilizzazioni stesse. I costi delle immobilizzazioni, il cui uso è limitato nel tempo, vanno ammortizzati sistematicamente in ciascun esercizio relativamente alla loro residua opportunità d’uso. La quota di ammortamento delle immobilizzazioni immateriali riferita a ogni esercizio è riconducibile alla ripartizione dei costi sostenuti rispetto a tutta la durata d’uso. I piani di ammortamento possono essere a quote costanti e decrescenti, ma non è possibile affatto impiegare la metodologia a quote crescenti perché questo metodo tendenzialmente contrasta con i principi di prudenza.

I costi di sviluppo sono da ammortizzare secondo il loro ciclo di vita, quando risulta impossibile calcolare in modo attendibile la loro vita utile sono da ammortizzare entro massimo cinque anni. Fino al completamento dell’ammortamento dei costi di impianto, ampliamento e sviluppo la distribuzione dei dividendi è possibile soltanto nel caso in cui a bilancio ci siano riserve tali da soddisfare la copertura delle spese non ammortizzate. I principi relativi all’ammortamento sono regolamentati dall’art. 103 del TUIR , che prevede opportune indicazioni per le immobilizzazioni immateriali. Disposizioni a cui attenersi per una corretta gestione dell’ ammortamento e, in generale, delle voci di costo del bilancio di una società.

 

Capitalizzazione e valutazione

Le iscrizioni al bilancio delle immobilizzazioni immateriali avvengono al costo di produzione o di acquisto, non possono essere capitalizzate nell’attivo dello stato patrimoniale le spese iscritte in esercizi precedenti nel conto economico. La loro rivalutazione è possibile esclusivamente nelle ipotesi previste dalle norme di legge e non in maniera discrezionale. In mancanza di precise disposizioni di legge, le immobilizzazioni immateriali possono essere rivalutate solo rispettando i principi di prudenza e secondo una corretta e veritiera rappresentazione del bilancio.

Nel caso in cui i beni immateriali vengano venduti è necessaria la cancellazione contabile delle relative voci di costi per il valore netto, cioè i beni immateriali ceduti vanno eliminati al netto degli ammortamenti registrati alla data dall’alienazione.

 

La ratio della vita utile

La vita utile delle attività immateriali è essenziale perché da essa dipende la relativa contabilizzazione: le attività immateriali con una definita vita utile sono ammortizzabili, senza una vita utile definita non lo sono. Per la determinazione della vita utile si considerano diversi aspetti, tra cui:

  • l’uso dell’attività da parte dell’azienda;
  • la produttività dell’attività e le notizie sulle stime della vita utile di attività dello stesso genere impiegate in modo simile;
  • i mutamenti della domanda di mercato relativamente ai prodotti/servizi derivati dall’attività;
  • le presunte azioni che la concorrenza potrebbe effettuare;
  • il grado dei costi di manutenzione utili per il raggiungimento dei benefit economici futuri;
  • il periodo di verifica dell’attività e se la sua vita utile è legata a quella di altre attività dell’azienda.

Questi sopra riportati sono alcuni dei fattori principali per determinare la vita utile delle attività immateriali, una determinazione fondamentale ai fini della contabilizzazione.

   

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