Holding per la protezione patrimoniale e immobiliare
La tutela del patrimonio è un aspetto molto importante per ogni persona, a maggior ragione quando il valore dei beni da proteggere è particolarmente elevato. Gli strumenti messi a disposizione dal nostro ordinamento sono molteplici e adatti ad ogni esigenza; è possibile avvalersi di istituti quali il trust, il fondo patrimoniale, i vincoli di destinazione, i contratti di affidamento fiduciario, senza dimenticare le polizze assicurative e i fondi pensione.
A tutto questo c’è da aggiungere una soluzione tra le più sfruttate dai cosiddetti “grandi ricchi“, ovvero la holding familiare che rappresenta una vera e propria cassaforte per mettere al riparo il proprio patrimonio e quello dei membri della famiglia.
Il sistema è, sulla carta molto, semplice anche se per scegliere un vestito tagliato perfettamente per ogni esigenza è necessario affidarsi a professionisti con esperienza nel settore che sapranno consigliare al meglio come operare. Il meccanismo si base sulla costituzione di una società madre, la holding appunto, che avrà la sola finalità di detenere e controllare altre aziende, le società figlie, appartenenti alla famiglia. Nella cassa della holding andrà a confluire il patrimonio dell’imprenditore fondatore, le eventuali quote di partecipazione dei membri della famiglia e gli utili delle aziende controllate.
I vantaggi di questo strumento sono: la totale gestione del patrimonio da parte dei soli familiari e, soprattutto, l’inattacabilità del Fisco. In parole più semplici, tutto ciò che finisce in pancia alla holding è blindato, mentre l’operatività delle attività economiche (cosi come tutti i rischi) rimangono in capo alle società figlie.
Sono queste ultime le uniche a poter essere attaccate dal sistema tributario, ma è vero anche che, avendo preventivamente spostato i propri utili e il loro patrimonio all’interno della holding controllante, rimarrà ben poco da aggredire.
Da non trascurare anche la possibilità di far confluire nella holding i ricavi delle imprese figlie per ottenere una forte agevolazione fiscale: si potrà infatti sfruttare il regime della PEX con gli utili che costituiranno solo il 5% della base imponibile ai fini IRES, riducendo, di conseguenza, la tassazione ad un misero 1,2%.
Indice:
Cos’è una holding
Holding è un termine inglese e, più precisamente, l’abbreviazione di holding company. A parte il nome straniero, è una forma di società prevista dal nostro ordinamento e può essere costituita da qualsiasi imprenditore indipendentemente dal suo livello patrimoniale. Ce ne sono di diverse tipologie, che vanno dalla holding finanziaria a quella di famiglia, ma tutte accomunate dal fatto di detenere quote o azioni, in toto o in parte, di altre società.
Lo schema su cui si basa questo modello societario è una sorta di rapporto tra una società madre (controllante) e, una o più, società figlie (controllate). Supponiamo, ad esempio, che un imprenditore abbia creato una holding in cui sono confluite le quote di una società SRL di sua proprietà.
In questo caso, per prima cosa, la holding non dovrà versare alcun contributo INPS per il semplice fatto che il titolare delle quote non sia una persona fisica, ma un’altra società. Aggiunto a questo considerevole vantaggio, l’imprenditore potrà beneficiare di un ulteriore “enorme” vantaggio fiscale pagando solamente l’1,2% di IRES sugli utili prodotti e già tassati nella società figlia.
E’ però utile ricordare che, per quanto concerne la contribuzione INPS, sarà comunque da versare nel caso in cui la società figlia sia una SNC o una SAS, visto che le partecipazioni sono classificate sempre come reddito di impresa e non come un reddito di capitale, non soggetto a contribuzione previdenziale.
Perché aprire una holding di famiglia
Abbiamo accennato come tra i modelli di holding, uno dei più utilizzati sia la holding familiare. La sua caratteristica principale è l’essere controllata dai soli componenti di una famiglia e, normalmente, costituita nella forma di società semplice o a responsabilità limitata. Questo modello societario rappresenta un ottimo strumento di difesa patrimoniale ed è particolarmente apprezzata dalle famiglie più facoltose, godendo anche di trattamenti fiscali agevolati che variano in base al tipo di società scelta.
L’holding di famiglia, oltre a tutelare i beni in essa conferiti, rappresenta anche un valido strumento per organizzare il patrimonio societario e il passaggio generazionale. In quest’ottica è uno dei mezzi più sfruttati, anche per il solo fatto di consentire una gestione più diretta e quindi semplice di eventuali conflitti che che possono nascere tra i soci, o familiari, e di poter rispondere a tutte le esigenze senza sostenere ingenti costi per eventuali successioni.
In Italia, le più note holding familiari sono, la Exor della famiglia Agnelli, la Fininvest della famiglia Berlusconi, De Agostini SPA delle famiglie Drago e Boroli e la Edizione SRL dei Benetton. Tuttavia, non bisogna pensare che la holding sia una soluzione attuabile soltanto da persone molto facoltose, infatti essa può trovare applicazione anche per la tutela di patrimoni familiari più modesti.
Il controllo è concentrato nella mani del solo fondatore che trasferisce nella holding le sue quote di partecipazione nelle società figlie ed eventualmente anche quelle in possesso dei suoi eredi. In questo modo, il nucleo familiare sarà in grado di controllare in maniera unitaria le varie società operative.
Altro aspetto da non sottovalutare è la possibilità di separare gli interessi dei vari membri della famiglia evitando così inutili contrasti. Ci saranno, da una parte coloro che desiderano partecipare attivamente all’attività imprenditoriale e, dall’altra, chi invece si limiterà ad incassare i dividendi spettanti di diritto.
Un elemento fondamentale quando si decide di costituire una holding di famiglia è la scelta della forma societaria. Si può utilizzare una qualsiasi forma giuridica prevista dalla legge, anche se una delle preferite resta comunque la SRL: la responsabilità limitata al solo patrimonio conferito e la possibilità di affidare il ruolo di amministratore a un non socio, assicurano maggior tutela e garanzie.
Pochi sanno che anche il patrimonio aziendale è a forte rischio
Quando si parla di patrimonio, il pensiero corre subito ai beni personali in possesso di un soggetto, ovvero: la prima casa, le altre proprietà immobiliari, i depositi in denaro, le auto, le barche e via discorrendo. In realtà, valutando il patrimonio di un imprenditore, è bene scindere quello personale da quello aziendale. Quest’ultimo è rappresentato dall’insieme dei beni materiali e immateriali utilizzati per svolgere l’attività di impresa e può comprendere capannoni, uffici, macchinari e attrezzature, nonché marchi e brevetti.
Non è affatto cosa rara che l’imprenditore si preoccupi di tutelare il proprio patrimonio personale ma sottovaluti completamente i rischi legati a quello aziendale. Una distrazione, se così vogliamo definirla, che può portare anche a tragici epiloghi come il fallimento dell’azienda stessa e la perdita di tutti i mezzi di produzione, rendendo di fatto impossibile, anche e solamente, il riprendere una nuova attività una volta passata la tempesta.
Del resto chi svolge attività di impresa è continuamente soggetto a rischi dovuti a crisi economiche globali o di specifici settori (vedi ad esempio il periodo del Coronavirus che ha messo letteralmente in ginocchio migliaia di partite IVA), può accumulare debiti e vedere i propri beni personali e aziendali aggrediti dai creditori; senza dimenticare il Fisco che non sta certo con le mani in mano di fronte a chi non ha versato quanto dovuto alla casse dell’Erario.
Quote di società di persone impignorabili e insequestrabili
Se la holding rappresenta un mezzo di pianificazione e tutela del patrimonio al pari di altri strumenti, ci sono però opportunità decisamente meno sofisticate ma che possono dimostrarsi delle valide soluzioni. Basta avere una buona conoscenza delle regole di diritto societario per rendersi conto come esistano strumenti di protezione alquanto efficaci senza dover ricorrere a trust, contratti fiduciari, fondi patrimoniali, ecc.
Un esempio sono le società di persone per il semplice fatto che, secondo quanto stabilito dall’articolo 2252 del Codice Civile, il contratto sociale è modificabile solo con il consenso di tutti i soci. In pratica, non è possibile introdurre nuovi soci né tantomeno sostituire quelli esistenti, a patto che non ci sia il parere unanime e favorevole di ogni socio. La diretta conseguenza di quanto appena affermato è che le quote di una società di persone non sono soggette ad esecuzione forzata durante la vita della società stessa. Tuttavia, il legislatore ha lasciato totale autonomia decisionale ai soci che possono anche inserire nell’atto costitutivo una delibera per consentire la trasferibilità delle quote. Si tratta di un’opzione non consigliabile poiché potrebbe portare all’esproprio della quota.
In presenza di un creditore particolare del socio, costui potrà solamente avviare atti conservativi sulla quota procedendo al sequestro conservativo in attesa che la società venga liquidata. Per le società semplici il creditore ha diritto a richiedere la liquidazione della quota solo se gli altri beni in capo al debitore risultano insufficienti a soddisfare il credito. In definitiva, nelle società di persone la liquidazione delle quote è ammessa ma non il loro esproprio, tranne nei casi in cui le quote siano trasferibili senza il consenso dei soci.
Ricordiamo che le azioni conservative sono possibili anche sugli utili spettanti ai soci a seguito dell’approvazione al rendiconto. Anche in questo caso, conoscendo le possibilità offerte dalle regole del diritto societario, è possibile aggirare il problema: è sufficiente introdurre nello statuto sociale una specifica clausola ostativa all’approvazione del dividendo, in modo da ottenere la non escussione dei dividenti stessi. Per eludere il precetto normativo basterà dare la possibilità ai soci di destinare gli utili alla capitalizzazione della società.
Società semplici: scatole ideali per le holding di famiglia
La scelta di una società semplice, per quanto possa sembrare banale e poco tutelante per la forma piuttosto elementare della società stessa, infatti questo tipo di società di persona può essere utilizzata solamente per attività economiche non commerciali, in un contesto più ampio può diventare il miglior contenitore dei beni famigliari se costituita come holding di famiglia.
I vantaggi dell’utilizzo di una società semplice sono svariati: in primo luogo parliamo di imprese elementari e con costi di gestione e costituzione assai modesti con tutta una serie di altri vantaggi che possono davvero mettere al riparo il patrimonio confluito al suo interno dalle burrasche del mercato.
Altro aspetto fondamentale delle società semplici è che essendo imprese non commerciali non sono soggette al fallimento, e questo da solo potrebbe già bastare per comprendere come i beni confluiti al loro interno possono stare al sicuro, indipendentemente dalle vicissitudini personali più o meno fortunate dei membri della famiglia che fanno parte della compagine societaria.
Tra le altre cose, non sono previste assemblee dei soci, non è necessario versare un minimo di capitale sociale (basta un conto bancario intestato alla società in cui conferire i denari della società ma, soprattutto, è assente qualsiasi tipo di adempimento burocratico obbligatorio (dal deposito del bilancio, alla costituzione di organi societari obbligatori, e non esiste nemmeno l’obbligo di costituzione mediante atto notarile pubblico. E’ sufficiente una scrittura privata redatta da un buon commercialista esperto in materia).
Aspetto che la mette al riparo da molte ingerenze esterne è il fatto che sia necessario il consenso di tutti i soci per le modifiche all’atto costitutivo, fuorché nello stesso documento non sia espressamente previsto il contrario.
Fiscalmente la società in se e per se, non potendo svolgere alcuna attività commerciale, non è soggetta a tassazione alcuna, eventuali utili vengono tassati per trasparenza direttamente in capo ai soci e non può essere soggetta ad alcuna verifica fiscale dato che non è una società commerciale.
Insomma, un modello societario poco costoso e snello per poter diventare una vera e propria cassaforte di famiglia.
Holding: un chiaro esempio per comprenderne i vantaggi
Il semplice fatto che tutte le famiglie più famose e ricche d’Italia abbiano costituito una holding, dovrebbe bastare per comprendere come risulti uno strumento alquanto efficace nella tutela patrimoniale e pianificazione fiscale. Del resto il meccanismo società madre-società figlia è ormai ben oliato, offrendo indubbi vantaggi e permettendo di separare le attività produttive, che rimangono in forza alle sole società figlie, da quelle finanziarie che spettano alla holding. La società madre si trasforma in una vera e propria cassaforte in cui confluiscono tutti gli utili dei vari business e quelli prodotti dalle risorse personali.
Come sempre, per capire i reali vantaggi non c’è nulla di meglio di un semplice esempio chiarificatore: supponiamo che il Signor Rossi e il Signor Verdi siano due imprenditori, il primo titolare di una holding e il secondo unico proprietario di una società intestata a suo nome. Entrambi chiudono l’anno con ricavi pari a 500mila euro. Vediamo cosa accade a livello fiscale:
- Sig.Verdi proprietario di una SRL ordinaria: l’utile lordo di 50mila euro dovrà subire una tassazione del 27,9% (IRES 24% + IRAP 3,9) riducendo il ricavato a 36.050 euro. Ma non è finita qui, infatti lo stesso Sig.Verdi sarà costretto a pagare anche i contributi INPS sulla totalità del reddito della sua impresa, indipendentemente dal fatto che percepisca o meno gli utili: 24% su 50.000 = 12.000. Fatte queste due decurtazioni, l’utile prima delle imposte di 50.000 € si ridurrà fino a 24.050. Se consideriamo poi che qualora lo stesso decidesse di distribuire a se stesso, parte o interamente quell’utile rimasto, si troverebbe a dover versare un ulteriore imposta sostitutiva del 26%, insomma un salasso!
- Sig. Rossi proprietario di una holding: la holding del Sig.Rossi riceve tutti gli utili derivanti dalle varie attività e già tassati in seno alle società figlie. Quindi nella cassa della holding finiscono 36.050 euro; a questo punto entra in gioco la PEX: solo il 5% degli utili conflutiti nella holding costituiranno la base imponibile ai fini IRES. In pratica, l’imposta che dovrà pagare la holding sull’utile proveniente dalla società figlia sarà pari all’1,2% di quanto incassato (36.050 € x 1,2% = 433 €).
Nel calcolo delle imposte da pagare dal signor Rossi, proprietario della holding, non è presente il prelievo per i contributi previdenziali, infatti, una holding che detiene quote di una SRL, non potrà mai essere considerata come un socio lavoratore e perciò non dovrà nemmeno versare i contributi INPS.
E’ chiaro che l’esempio fatto sia estremo e, normalmente le SRL figlie hanno un socio persona fisica, magari lo stesso proprietario della holding con una quota societaria minima sul quale pagare le imposte come il sig. VERDI, quindi anche i contributi previdenziali, oppure, che lo stesso sig. ROSSI sia anche amministratore della società figlia e percepisca come tale un reddito minimo sul quale pagherà l’INPS e le ritenute all’erario, ma sarà un minimo rispetto alla totalità degli utili che confluiranno nella holding (un minimo che giustifichi comunque il tenore di vita del Sig. Rossi, sia chiaro).
Una soluzione di questo tipo può diventare davvero efficacie quando non vengono spartiti gli utili ed è necessario fare investimenti per le aziende figlie o personalmente dall’imprenditore stesso: seguendo il principio secondo cui la holding comporterebbe la tassazione equivalente ad una SRL ordinaria qualora l’utile venisse distribuito, se l’imprenditore proprietario della holding volesse acquistare un immobile per la sua famiglia, o una seconda casa come investimento, dovrebbe percepire tutto l’utile e pagare su di esso l’imposta sostitutiva del 26%; se decidesse invece di intestare questi beni direttamente in capo alla holding, potrebbe impiegare quell’utile senza doverlo prima distribuire risparmiandosi l’obolo da versare all’erario (mica poco!)…
Dopo aver visto i vantaggi di una holding è bene sottolineare come alcuni imprenditori commettano l’imperdonabile errore di trasformarla in una sorta di società di comodo, per svolgere attività di dubbia legalità o, anche e solamente per ridurre le imposte superando i limiti della decenza: non è logico vedere situazioni di titolari di holding con utili stratosferici e dichiarazioni dei redditi dei soci da reddito di cittadinanza.
È il modo più rapido per finire sotto osservazione dell’Agenzia delle Entrate, molto attenta a queste situazioni che, il più delle volte, nascondono reati di elusione ed evasione fiscale. Quindi occhio a come ci si muove!
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