Ditta individuale o SRL? Come scegliere, cosa conviene e aspetti fiscali
Il primo passo che hai dovuto fare, quando hai deciso di diventare un imprenditore, è stato quello di scegliere la forma giuridica dell’impresa che hai fondato. Sicuramente hai chiesto il parere al tuo commercialista, e, specie per attività medio piccole, ti è stato consigliato, dall'”azzeccagarbugli” di turno, di aprire una ditta individuale, per avere meno adempimenti, una gestione più snella, per sfruttare la contabilità semplificata, ecc.
Difficilmente i commercialisti consigliano la SRL, in primo luogo perchè partono dal presupposto di avere a che fare con il solito idraulico o meccanico di turno, in grado a malapena di compilare correttamente una fattura e, visto i maggiori adempimenti previsti a cura dell’imprenditore che richiede la gestione di una SRL, evitano debitamente di consigliarla, nonostante in molti casi, sarebbe molto più vantaggiosa, sia in termini di tassazione che a livello di rischi patrimoniali per il titolare e i soci.
Ti raccontano che per aprire una SRL devi sottoscrivere almeno 10.000 euro di capitale iniziale, che il loro onorario per la gestione risulterà essere il doppio che per una ditta individuale, che non ti concederanno i fidi, che se vuoi avere dei soci sarebbe più opportuno aprire una SNC o una SAS, ecc.
Tutte informazioni che possono anche essere credibili, specie se non si conoscono bene le opportunità che offrono attualmente le nuove leggi, come ad esempio, la possibilità di aprire una SRL Semplificata con pochi euro e un capitale sociale che può variare da 1 euro a 9.999 euro.
In questo articolo voglio soffermarmi sulle differenze tra la ditta individuale e la SRL, evidenziando le caratteristiche di ognuna di queste due forme societarie e arrivare a farti capire come scegliere la giusta soluzione per le caratteristiche della tua impresa.
Indice:
- La ditta individuale
- Vantaggi di una ditta individuale
- Svantaggi di una ditta individuale
- Società a responsabilità limitata o SRL Semplificata
- Vantaggi di una SRL Semplificata
- Svantaggi di una SRL Semplificata
- Confronto tassazione tra una SRL e una ditta individuale
- Imposizione fiscale della ditta individuale
- Imposizione fiscale della SRL
- Tassazione dei dividendi SRL: cosa è cambiato
- Conclusioni
La ditta individuale
Per l’apertura di una ditta individuale dovrai espletare alcuni adempimenti burocratici, non molti e nemmeno troppo complessi, ma da svolgere con particolare attenzione, specie all’inizio, per evitare errori grossolani che potrebbero causare perdite di tempo e denaro.
Per aprire un’impresa di questo tipo è sufficiente compilare il modulo di inizio attività presso gli uffici dell’Agenzia delle Entrate, ed aprire la partiva IVA relativa alle imprese individuali completando il relativo modello.
Puoi fare queste operazioni in maniera totalmente autonoma, recandoti personalmente all’Agenzia delle Entrate o farle fare al tuo commercialista che, data la semplicità di questi adempimenti, non dovrebbe chiederti una cifra esagerata.
Una volta espletate queste due semplici operazioni, alla tua ditta individuale verrà attribuito il tuo numero di partita IVA, da indicare su tutti i documenti che produrrai, sul sito internet e che ti consentirà di emettere e ricevere fatture.
Per completare le formalità previste sarà necessario iscriversi presso il Registro Imprese, all’Inps ed eventualmente all’Inail.
Tutto molto semplice e a basso costo.
Vantaggi di una ditta individuale
- semplice ed economica costituzione con adempimenti minimi per quanto riguarda le formalità da espletare in fase di avvio;
- non serve un capitale iniziale per la sua apertura;
- grande autonomia decisionale che deriva dall’assenza di soci, essendo imprenditore individuale, decide tutto da solo, molto più rapidamente e liberamente;
- non vi è l’obbligo di tenuta dei libri sociali ma soltanto di quelli obbligatori come da normativa fiscale;
- così come è semplice costituirla, è altresì semplice metterla in liquidazione e chiuderla. E’ sufficiente chiudere la partita IVA e comunicare la cessazione a Inps, Inail e Camera di Commercio.
Svantaggi di una ditta individuale
- responsabilità illimitata del titolare nei confronti di creditori, banche ed erario. L’imprenditore è costretto a rispondere PERSONALMENTE, e con tutto il suo patrimonio personale, alle obbligazioni dell’impresa;
- tassazione non favorevole, infatti l’aliquota fiscale aumenta proporzionalmente all’aumentare degli utili. Oltretutto non avendo soci, tutto l’utile è imputabile al solo titolare che con un reddito imponibile relativamente basso per un impresa, si trova costretto a subire aliquote fiscali dal 38% al 43%.
Società a responsabilità limitata o SRL Semplificata
La prima scelta che dovrai effettuare, una volta deciso di aprire un SRL, è quella di valutare se sia più opportuno optare per la SRL Semplificata (SRLS) oppure per la tradizionale società a responsabilità limitata (SRL).
Per la costituzione di una SRL o di una SRLS sono necessari più adempimenti rispetto alla costituzione di una ditta individuale. Per avviare questo tipo di società occorre:
- redigere uno statuto e un atto costitutivo tramite atto pubblico da un notaio;
- ogni socio, in base alla sua quota, dovrà versare il capitale sociale;
- aprire la partita IVA
- aprire una posta elettronica certificata intestata alla società
- iscrivere la ditta presso il Registro Imprese, gli albi e gli elenchi necessari per l’inizio attività;
- effettuare l’iscrizione a INPS e INAIL;
Per fare tutte queste operazioni è necessario rivolgersi ad un commercialista o ad una associazione di categoria. E chiaramente, le spese di costituzione di una SRL saranno decisamente superiori rispetto a quelle per la costituzione di una ditta individuale.
Ma se consideriamo invece la SRL Semplificata, è possibile sottolineare come le spese di costituzione e gestione annuale saranno di poco superiori. In particolare, l’unico costo che davvero aumenta in modo sostanziale è l’onorario del commercialista. Vediamo il dettaglio:
DETTAGLIO COSTO | SRL | SRLS |
---|---|---|
Spese notarili |
€ 1.500
|
0
|
Diritti camerali |
€ 200
|
€ 200
|
Diritti di segreteria + imposta di bollo |
€ 155
|
0
|
Imposta di registro |
€ 200
|
€ 200
|
Tasse di concessione governativa per vidimazione libro giornale |
€ 309,87
|
€ 309,87
|
Capitale sociale minimo |
€ 10.000
|
€ 1
|
Denuncia inizio attività CCIA |
€ 30
|
€ 30
|
INPS |
€ 3.188 per socio amministratore
|
€ 3.188 per socio amministratore
|
INAIL |
a seconda
dell’attività svolta |
a seconda
dell’attività svolta |
Deposito bilancio |
€ 200
|
€ 200
|
Apertura PEC |
€ 5
|
€ 5
|
Costo commercialista annuale |
€ 2.000
|
€ 2.000
|
TOTALE COSTI |
17.787,87
|
6133,87
|
In particolare la SRL Semplificata, rappresenta un’ottima alternativa alla ditta individuale. Questo tipo di società venne introdotta nel 2012, un periodo di crisi economica, con lo scopo principale di fornire agli imprenditori, svariate agevolazioni fiscali per metterli in condizione di costituire e gestire nuove aziende.
Ecco il motivo dei costi ridotti, dell’annullamento delle spese notarili, vero e proprio ostacolo per chi parte con dei budget minimi, servite ad incentivare gli imprenditori a fondare nuove aziende, beneficiando dei vantaggi previsti dalle società di capitali. Aprire una SRL Semplificata, come puoi vedere costa soltanto 745 euro, un investimento che potrà davvero cambiare, in meglio, la tua vita imprenditoriale e fiscale.
Vantaggi di una SRL Semplificata
- Spese notarili gratuite per la sua costituzione;
- Altri costi iniziali di costituzione minimi;
- Capitale sociale minimo di 1 €;
- Responsabilità limitata al capitale versato. In caso di fallimento o difficoltà economiche il patrimonio dei soci non è a rischio;
- Tassazione dei redditi in capo alla società;
- Aliquota fiscale fissa che non aumenta proporzionalmente all’aumentare reddito (IRES al 24%);
- Possibilità di far entrare nuovi soci vendendo delle quote;
- Maggiore credibilità della società con fornitori e clienti;
- Gestione più complessa ma per questo più precisa e con maggior tutela in caso di controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza.
Svantaggi di una SRL Semplificata
- Costi più elevati per il commercialista data la maggior complessità degli adempimenti fiscali e per la tenuta contabile;
- Un capitale sociale troppo basso che non consente di sostenere le spese iniziali per l’attività, sarebbe quindi utile partire con un capitale iniziale che consenta di strutturarsi;
- I soci non rischiano il patrimonio personale ma, in caso di problemi, sono responsabili civilmente e penalmente per gli eventuali illeciti commessi dalla società;
- Spese notarili azzerate ma solo se si accetta in tutti i suoi punti l’atto costitutivo, previsto dal ministero per l’economia e finanze, per questo tipo di società. Non è ammessa alcuna modifica al documento standard;
- Obbligo della contabilità ordinaria;
- Obbligo di presentazione annuale del bilancio d’esercizio alla camera di commercio;
- Credibilità ridotta verso le banche visto il bassissimo (quasi nullo) patrimonio dell’impresa e capitale sociale.
Confronto tassazione tra una SRL e una ditta individuale
Prima di parlare della tassazione dei due regimi societari e utile sottolineare che, a livello di tassazione, la società a responsabilità limitata e la società a responsabilità limitata semplificata sono gravate dalle stesse imposte e con le medesime aliquote.
Le agevolazioni di cui beneficiano le SRLS in fase di costituzione non la rendono immune alle tasse e agli adempimenti di una SRL tradizionale. Per cui da ora parliamo di SRL ma le stesse regole sono valide anche per le SRLS.
Imposizione fiscale della ditta individuale
A livello fiscale la ditta individuale non gode di nessuna agevolazione a meno che non si aderisca al regime dei minimi, ma non è di questo che parliamo adesso. Ora consideriamo la ditta individuale tradizionale.
La ditta individuale è gravata dalle seguenti tasse:
- Irpef: la cui aliquota è direttamente proporzionale agli utili conseguiti;
- Irap: l’aliquota base è del 3,9% sull’utile se si ha più di un dipendente;
- Inps: l’aliquota è diversa per artigiani e commercianti ma è circa del 23% sull’utile.
- Inail: a seconda del tipo di attività svolta
Le aliquote dell’Irpef aumentano con l’aumentare dello scaglione di reddito e sono le seguenti:
Scaglioni di reddito | Aliquota | Imposta dovuta |
---|---|---|
Fino a 15.000 € |
23% |
23% sull’intero reddito |
Oltre 15.000 fino a 28.000 € |
27% |
€ 3.450 + 27% sulla parte eccedente 15.000 € |
Oltre 28.000 fino a 55.000 € |
38% |
€6.960 + 38% sulla parte eccedente 28.000 € |
Oltre 55.000 fino a 75.000 € |
41% |
€17.220 + 41% sulla parte eccedente 55.000 € |
Oltre 75.000 € |
43% |
€25.420 + 43% sulla parte eccedente 75.000 € |
Analizzando queste informazioni salta subito all’occhio che, per redditi medio-alti, risulta poco conveniente utilizzare questa forma giuridica, infatti, la tassazione a scaglioni di reddito comporta la probabilità di arrivare a pagare le imposte ad aliquote fino al 43%, aggiungendo a questo, i contributi previdenziali e l’Irap e, considerando anche gli eventuali acconti dovuti, l’imposizione fiscale potrebbe raggiungere un livello elevatissimo (più del 50% del reddito imponibile), spesso anche difficile da onorare.
Voglio farti un esempio pratico relativo all’imposizione fiscale relativa ad una ditta individuale con un solo dipendente e con un utile annuale di € 100.000.
Una ditta individuale con un utile di 100.000 € l’anno pagherà:
- INPS: (23,5% su 100.000 €) = € 23.500
- IRPEF (base imponibile = Utile – INPS): (43% su 1.500 € + € 25.420)= € 26.065
- IRAP: non si paga con un solo dipendente che esplica mansioni di segreteria o meramente esecutive
TOTALE PRELIEVO FISCALE: (23.500 + 26.065) = € 49.565
Hai letto bene! 49.565 euro su 100.000 ovvero quasi la metà di quello che hai guadagnato durante l’anno, il che significa lavorare dal 1 gennaio al 30 giugno solo per pagare il fisco. Se ti può consolare, ai 26.065 € di Irpef, potrai eventualmente sottrarre la deduzione per coniuge a carico, figli a carico, dedurre tutte le voci che ti consentiranno di pagare meno Irpef come le spese mediche, le assicurazioni sulla vita, e quant’altro ma l’imposizione a tuo carico resterebbe comunque elevatissima. Calcolando poi che in tutti gli altri casi, le ditte individuali, sarebbero anche gravate da IRAP, la cifra si alzerebbe ancora…
Imposizione fiscale della SRL
La società a responsabilità limitata viene considerata una persona giuridica a tutti gli effetti e come tale paga direttamente le imposte, e già questo è un grande vantaggio pratico, in quanto gli F24 sono imputabili alla società e non ai soci, evitando giroconti e spostamenti di denaro quando si devono pagare le tasse. Ma anche da un punto di vista delle aliquote, salta subito all’occhio che le SRL paghino l’Ires, anzichè l’Irpef, con un’aliquota fissa al 24%.
Hai capito bene! Aliquota fissa! Questo significa che non dovrai più avere paura di dichiarare un utile troppo alto per finire in uno scaglione di reddito “scomodo“, ma che pagherai un’aliquota piuttosto vantaggiosa per la totalità dei redditi di impresa prodotti nell’anno.
All’Ires dovrai aggiungere anche l’Irap, con le stesse modalità e aliquote della ditta individuale, e l’Inps Artigiani o Commercianti per il socio lavoratore, oppure la gestione separata nel caso di soci amministratori. E’ necessario precisare che i soci non lavoratori (soci di capitale) della SRL, non pagano l’Inps, così almeno sottolineano due sentenze emesse dalla Corte d’Appello di L’Aquila (nn. 752 e 774 del 25.06.2015), ovvero che i soci della SRL sono obbligati a determinare i contributi INPS gestione Artigiani e Commercianti, solo sulla quota di partecipazione che si riferisce al reddito della SRL per la quale i soci hanno richiesto l’iscrizione come soci lavoratori.
Aggiunge la sentenza che, se il socio di Srl è soltanto socio di capitale e non socio lavoratore, non dovrà pagare i contributi INPS sulla totalità dei redditi provenienti da tutte le quote di partecipazione perché si tratta di redditi di capitale e non di redditi d’impresa.
Torniamo all’esempio relativo all’imposizione fiscale su un utile di € 100.000 e ti mostro cosa succede in una SRL con due soci, un socio operativo e un socio di capitali al 50%.
Una SRL con un utile di 100.000 € l’anno pagherà:
- IRES: (24% su 100.000)= € 24.000
- IRAP: (3,9% su 100.000)= € 3.900
Il socio operativo dovrà inoltre pagare l’INPS artigiani o commercianti per la sua quota di utili di impresa:
- INPS: (23,5% su 50.000 €) = € 11.750
TOTALE PRELIEVO FISCALE= 39.650 €
Dobbiamo ancora inserire la tassazione degli utili distribuiti ai soci sui quali è necessario fare alcune precisazioni:
- Se la partecipazione è non qualificata, ovvero per un importo sul capitale sociale inferiore al 25%, si applica un’imposta sostitutiva del 26% sulla quota di partecipazione agli utili. Ad esempio un socio al 10% di una SRL, con un utile totale di azienda di 100.000 interamente distribuito, sarà gravato da un debito di Irpef calcolato in questo modo: 10% di 100.000 € = 10.000 € sui quali si dovrà calcolare il 26% di Irpef = 2.600 €
- Se la partecipazione è invece qualificata, ovvero superiore al 25%, quanto percepito andrà a sommarsi, in capo al socio, alla totalità degli altri suoi redditi nella misura del 58,14%. Pertanto, quasi la metà degli utili distribuiti risulta essere detassata, sull’altro 58,14% si dovrà pagare l’Irpef alla relativa aliquota. Nel nostro esempio con 100.000 euro di utile da ripartirsi su due soci al 50%, e considerando che possono essere distribuiti solo gli utili netti, sarà necessaria una operazione preliminare, ovvero il calcolo dell’utile netto che potrà essere distribuito ai soci:
UTILE NETTO = UTILE PRIMA DELLE IMPOSTE – IRES – IRAPNel nostro caso: 100.000 – 24.000 – 3.900 = 72.100 €
Pertanto considerando una quota utile del 50% di 36.050 €, il nostro imprenditore dovrà inserire nella sua dichiarazione dei redditi il 58,14% di quella cifra, ovvero € 20.959 su cui calcolare l’Irpef in base allo scaglione relativo di reddito.
E’ però utile sottolineare che al reddito indicato in dichiarazione come partecipazione agli utili della SRL, dovranno essere dedotti i contributi INPS artigiani e commercianti pagati, nel nostro caso € 11.750 che porteranno tale reddito imponibile a € 9.209.
La tassazione dividendi , anche per partecipazioni qualificate, verrà calcolata tramite una ritenuta alla fonte a titolo di imposta del 26% sull’intera base imponibile per le persone fisiche non in regime di impresa.
Il contribuente persona fisica non dovrà, pertanto, riportare nulla in dichiarazione dei redditi poiché in questo caso è la società stessa che effettua e versa la ritenuta d’acconto.
Tassazione dei dividendi SRL: cosa è cambiato
Come detto, la Legge finanziaria relativa all’anno 2018 ha modificato sostanzialmente la tassazione dei dividendi attribuiti alle persone fisiche non in regime di impresa con partecipazione qualificata, equiparandola alla tassazione delle partecipazioni non qualificate.
Questo significa che gli utili maturati dal 2018 in avanti, una volta distribuiti, verranno decurtati del 26% con una ritenuta a titolo di imposta, direttamente dalla società e nulla dovrà indicare il socio lavoratore o amministratore nella sua dichiarazione dei redditi.
Vediamo in termini di calcolo come questa modifica cambierà in termini di tassazione generale relativa ai redditi percepiti dal socio di una SRL, rifacendoci all’esempio precedente:
Una SRL con un utile di 100.000 € l’anno pagherà:
- IRES: (24% su 100.000)= € 24.000
- IRAP: (3,9% su 100.000)= € 3.900
Il socio operativo dovrà inoltre pagare l’INPS artigiani o commercianti per la sua quota di utili di impresa:
- INPS: (23,5% su 50.000 €) = € 11.750
TOTALE PRELIEVO FISCALE= 39.650 €
Fin qui tutto come prima ma, ovviamente, in relazione ai dividendi distribuiti ai soci le cose cambiano in modo sostanziale perchè, quelle che erano due partecipazioni qualificate, verranno calcolate, in riferimento alla tassazione dei dividendi, alla stregua di due partecipazioni non qualificate e quindi la società dovrà pagare l’imposta sostitutiva del 26% sul totale dell’utile distribuito che nel nostro esempio sarebbe sempre del 50% per ogni socio e quindi di € 36.050 cadauno.
- IMPOSTA SOSTITUTIVA: (26% su 36.050)= € 9.373 x 2 soci = € 18.746
Il socio non dovrà più pagare nulla, e nemmeno indicare il reddito percepito nella propria dichiarazione dei redditi, ma salta subito all’occhio come questo sistema, precluda al socio che non ha altri redditi, derivanti magari dalla partecipazione in altre società di persone, di poter dedurre dal proprio reddito i contributi previdenziali pagati, nel nostro caso ben 11.750 €, visto che reddito, personalmente, non ne dichiarerebbe.
Conclusioni
Dopo aver letto tutte le informazioni e analizzato i calcoli relativi alla tassazione delle due realtà hai ancora dei dubbi? Spero proprio di no, è piuttosto evidente che la scelta della SRL, che può sembrare dapprima più costosa e complessa, sul lungo termine, per redditi annuali superiori ai 70.000 euro, può diventare molto più conveniente e sicura e, tra l’altro, la convenienza della SRL aumenta con l’aumentare dei volumi di affari, sfruttando l’aliquota impositiva fissa dell’IRES.
- Sicura, perchè una SRL protegge il tuo patrimonio personale da eventuali problemi con il fisco e con Equitalia, nonchè dagli attacchi di eventuali creditori, qualora dovessi affrontare un periodo di crisi e, se non farai la stupidaggine di firmare fidejussioni, anche dalle banche.
- Conveniente, perchè l’opportunità di avere un’aliquota fissa di imposizione fiscale del 24%, ti consente di non “spaventarti troppo” se i tuoi utili saranno troppo elevati. Non sarai costretto a fare “magheggi” per non raggiungere aliquote assurde e, a livello personale, pagherai le imposte, SOLTANTO per gli utili effettivamente distribuiti, non come in una società di persone o una ditta individuale che tassano anche gli utili rimasti in azienda.
Ma la cosa più vantaggiosa e favorevole della SRL, a livello fiscale, è rappresentata dal fatto che questo tipo di aziende sono considerate delle vere e proprie “persone giuridiche” e come tali, tassate direttamente dal fisco, in quanto rappresentato una realtà a se stante, separata dai soci che la gestiscono.
Va da sè che tra più soggetti, persone fisiche (i soci) e persona giuridica (l’azienda), potrai decidere quanto utile distribuire all’uno e agli altri per evitare che il socio paghi aliquote assurde, potrai inserire soltanto soci di capitale, che non pagheranno INPS, soci non qualificati che pagheranno soltanto un’imposta sostitutiva del 26% sull’utile distribuito, ecc.
Le operazioni che si possono fare per abbassare il carico fiscale, tra la società e i soci, sono davvero infinite e, se gestite in modo appropriato, possono portare a risparmi di migliaia di euro ogni anno, ripartendo in modo accurato i compensi agli amministratori, i rimborsi e gli utili distribuiti.
Un altro aspetto da non trascurare, è l’impressione che susciti nelle persone, che potrebbero anche diventare tuoi potenziali clienti, o nelle banche, quando ti presenti come SRL piuttosto che come TIRABOLLI PUSCEDDU di Calogero Pusceddu.
Il titolare di una SRL viene preso maggiormente sul serio, perchè per gestire una società di capitali non puoi essere il classico operaio che si mette in proprio perchè ha quattro soldi da parte, ma devi avere delle specifiche competenze anche di gestione aziendale.
Può sembrarti una stupidaggine, ma anche la prima impressione che dai di te alle persone che ti contattano, specie i potenziali clienti, può davvero fare la differenza e, il titolare di una SRL, da l’impressione di uno più “in gamba” rispetto al classico lavoratore in proprio.
Un altro vantaggio incredibile che puoi avere da un punto di vista fiscale è quello relativo alle compensazioni dei crediti fiscali, infatti, capita molto soventemente che una ditta che lavora per l’estero, si trovi con dei crediti IVA piuttosto elevati, migliaia di euro l’anno, specie per chi acquista in Italia pagando l’IVA ai fornitori, e vende o fa servizi per l’estero, fatturando senza IVA.
Nelle società di persone, il credito IVA può essere compensato soltanto con l’Irap, l’Inail e con le ritenute d’acconto. Un po’ pochino se si considera che gli esborsi più alti (Inps e Irpef) sono in capo direttamente al titolare dell’azienda e non alla società e quindi non esiste la possibilità di compensarli con il credito IVA maturato.
I titolari di snc o sas, si trovano spesso, nella assurda posizione di essere gravati personalmente da elevati debiti di Irpef e Inps in capo a loro, ed avere un credito IVA in capo alla società. Come sai, non è possibile compensare un debito imputabile al socio con un credito della società e ci si trova costretti a salassarsi per pagare le tasse nonostante il credito IVA, che resta lì, mentre l’imprenditore utilizza il fido per evitarsi cartelle esattoriali e sanzioni.
Una situazione assurda e paradossale, che con una SRL non si verificherebbe, in quanto il credito IVA può essere compensato senza problemi con l’IRES, annullando spesso il debito fiscale in capo all’azienda.
Riguardo ai costi e tempi di gestione devo però, dar ragione a chi lamenta il fatto che la SRL sia più cara e che richieda maggiori competenze e più tempo per essere gestita.
E’ la verità! Gestire una SRL significa doversi cimentare con la “partita doppia“, con la contabilità ordinaria, con una gestione oculata di costi e ricavi, non si potrà più utilizzare il conto della ditta per comprare il culatello per la cena e, soprattutto, il commercialista ti presenterà delle parcelle decisamente più salate.
Ma è il prezzo che si deve pagare per avere finalmente un’azienda che può essere considerata come tale e di conseguenza gestita come un’azienda, e non in modo “promiscuo” come si fa con le ditte individuali o con le società di persone. Ogni movimento del conto corrente di una SRL dovrà avere un giustificativo, ogni fattura dovrà essere contabilizzata e saldata, il bilancio dovrà essere redatto e approvato dagli amministratori secondo determinate regole che consentono ai titolari di valutare attentamente, ogni anno, la situazione precisa dell’azienda. Questo consente un maggior controllo e la prevenzione di eventuali anomalie o problemi che potrebbero aver luogo in futuro.
Troppo spesso le ditte individuali e le società di persone, affondano, senza nemmeno rendersene conto, visto la non necessaria compilazione e presentazione del bilancio e una gestione “casalinga” dell’impresa.
I costi per il commercialista più elevati e il maggior tempo impiegato per la sua amministrazione, si ripagheranno molto presto con un notevole risparmio fiscale, ma soprattutto con una gestione “trasparente” che ti consentirà di fare le cose giuste al momento giusto, evitando investimenti sbagliati e mettendoti anche al riparo da eventuali controlli della Guardia di Finanza, che in una contabilità ordinaria ben gestita, avrà molte più difficoltà nel contestare le operazioni, specie se tutto è documentato e registrato.
E’ consigliabile, invece, per volumi d’affari inferiori ai 65.000 €, sfruttare le “libertà” e i costi di gestione contenuti della ditta individuale, specie se esiste la possibilità di aderire al “Regime Forfettario“. Con quei volumi d’affari, senza grossi problemi, sfruttando al meglio le deduzioni e le detrazioni si può arrivare a pagare tasse bassissime con costi di gestione minimi.
Se hai trovato interessante questo articolo, per approfondire, ti consiglio il mio libro "PAGARE MENO TASSE" che ti svelerà i segreti che i commercialisti ti tengono volutamente nascosti...
Marco Marcoaldi
Aprile 10, 2022 @ 00:48
Articolo ben fatto e molto esauriente dal punto di vista accademico, tuttavia molto fuorviante per un lettore in erba.
Mostrare il “conto della serva” senza creare delle reali proiezioni in cui magari l’amministratore dell’azienda è una figura esterna e non il lavoratore, nonchè i vantaggi a livelli di contributi previdenziali risparmiati e non considerando strumenti come rimborsi, buoni pasto, spese di trasferta, che in ottica di “Amministratore che già lavora come dipendente” e socio lavoratore possano ammontare tranquillamente ad oltre 12 mila euro cadauno (ovvero 25 mila euro l’anno), significa fare un esempio in cui si può tranquillamente proporre di VIVERE DI RIMBORSI e lasciare una tassazione alla fonte di IRES + IRAP che su un reddito imponibile di Euro 100 mila – 25 mila di rimborsi, significa pagare il 28% su su 75mila, ovvero una tassazione reale di 21 mila euro, scegliendo se fattibile di NON fare distribuzione dividendi e non pagare dunque IRPEF sugli stessi.
Ovviamente è lapalissiano che lo scrivente comprende e conosce tutte le soluzioni fiscali, ma non presentarle sin da subito significa intimorire sin da subito il lettore che non conosce tali “meccanismi”.
antonino
Novembre 6, 2020 @ 17:54
Buona sera , io ho una ditta individuale , che dal 1996 ora nel settore edile , sia con i privati che con i comuni . ho un reddito di circa € 100.000,00 . volevo saper come sicuramente mi aspetto la sua risposta , se passare a una SRL O SRLS , e se con il passaggio perdo tutta la mia storia dei lavori eseguiti . grazie
Nicola
Agosto 5, 2020 @ 04:26
Buongiorno, forse non ho ben capito io, ma dai suoi esempi mi sembra che la tassazione di una srl sia maggiore di quella della ditta individuale.
Riprendendo l’esempio di un utile di 100.000 interamente distribuito, questa è la tassazione della ditta individuale: 23.500 + 26.065 = € 49.565
Mentre questa è quella della srl con due soci: 39650 + 9.373 x 2 soci = € 58.396
Quindi dei 100k iniziali, ne restano in tasca di più con la ditta individuale o sbaglio?
Grazie.
Emidio
Gennaio 12, 2020 @ 07:50
Buongiorno articolo chiaro semplice e ben redatto.Vorrei avere un chiarimento sto passando da una ditta individuale ad una s.rl. devo versare sempre l’accento IRPEF?
Omar Cecchelani
Gennaio 24, 2020 @ 16:44
Questo dipende da quali redditi percepisce… Se percepisse solo il dividendo della SRL, che è già tassato in capo alla società non verserebbe nemmeno più l’IRPEF, se ha altri redditi assoggettabili ad IRPEF, ovviamente non cambierebbe nulla riguardo a quell’imposta perchè dovrebbe continuare a versare acconto e saldo alle scadenze previste
Stefania
Gennaio 7, 2020 @ 16:31
Complimenti per l’articolo veramente chiaro.
Le chiedo cortesemente, nel caso di una srls unico socio oltre all’inps
da Lei indicato nell’esempio e’ dovuto anche INPS fisso ovvero le 4 rate da 960.00 circa
all’anno. Logicamente si tratta di unico socio che presta attività lavorativa.
Quindi considerando l’imposta sostitutiva del 26% sul reddito il socio non dichiarerebbe
nessun reddito e perderebbe tutto inps pagato. A questo punto sarebbe conveniente
fare una busta paga per avere un reddito da dedurre i contributi versati.
La ringrazio del suo aiuto e cordialemente saluto
Omar Cecchelani
Gennaio 10, 2020 @ 16:47
🙂 veda lei, ovviamente l’imposta sostitutiva crea il problema che resterebbero indeducibili i contributi previdenziali pagati proprio perchè il socio non sarebbe a debito di IRPEF e quindi si perderebbero… Chiaramente con una busta da amministratore che creerebbe un reddito, la possibilità di deduzione dei contributi versati diventa concreta
Mirko
Novembre 24, 2019 @ 17:03
Buongiorno, sono un agente di commercio ad impresa familiare con mia moglie come socia quindi paghiamo entrambi INPS (ma in futuro forse ci daranno la pensione e a questa cosa non voglio rinunciare) fatturo sui 300.000 più iva quindi come può capire 150 Mila li pago di tasse (più o meno). Sono 6 mesi che sto’ valutando una Srl (perché permette affitti di ufficio a me stesso, compensi per trasferte, registrazione del marchio ed altri sistemi legali) . Non sono interessato alla Srl per ripararmi dai rischi vari o avere crediti dalle banche ma solo ed esclusivamente per un reale risparmio fiscale sui soldi che ricevo direttamente come socio quindi tassati prima del 24% e poi del 26%.
Considerando i maggiori costi di tenuta fiscale e
altri oneri della Srl secondo lei alla fine dei conti posso avere un risparmio importante (visto che mi complico la vita) almeno del 15/20% oppure no? Grazie tante e complimenti per l’articolo!
lorenzo
Ottobre 14, 2019 @ 09:09
La mia ditta è un’impresa familiare in cui ho una quota del 51% e mio fratello del 49%, è stata costituita nel 1986, a suo tempo mi aveva detto il commercialista che dovevo fare così. Siamo entrambi soci lavoratori. Il reddito complessivo prodotto dall’azienda, siamo commercianti, l’ultimo anno è stato di €. 404.000; siamo già in partita doppia. Mi conviene modificare la mia azienda in una srls essendo entrambi soci lavoratori? Se uno dei 2 soci diventa solo socio di capitale cosa succede ai fini pensionistici se quest’ultimo non versa più la sua quota all’INPS? Grazie per l’attenzione, Lorenzo
Omar Cecchelani
Novembre 25, 2019 @ 17:00
Il conferimento si può fare ma non in SRLS, ma soltanto in SRL… d’altra parte la convenienza della SRLS rispetto alla SRL sta solo nei costi di apertura, ma nel suo caso, dovendo fare un conferimento di azienda già esistente, al di la che non è possibile conferire in SRLS ma le operazioni da fare sarebbero comunque costose e non quelle di costituzione di una SRLS gratuite… Detto questo, il discorso dei soci lavoratori e soci di capitale comporta nel caso dei soci di capitale l’esenzione dai contributi previdenziali, quindi chiaramente, a livello pensionistico, il socio di capitale perde la sua contribuzione. Detto questo, con quel volume di fatturato io valuterei l’opzione società di capitali per questioni sia fiscali e patrimoniali.
Davide
Settembre 19, 2019 @ 19:13
IMPOSTA SOSTITUTIVA: (26% su 36.050)= € 7.210
mi pare ci sia un errore. è di battitura del risultato o di imponibile?
Omar Cecchelani
Settembre 19, 2019 @ 22:43
hai ragione, vado subito a correggere… Grazie per avermelo segnalato
Valeria C.
Settembre 15, 2019 @ 02:12
Complimenti all’autore per l’articolo e per il suo libro che ho comprato e sto trovando molto utile e interessante! Soldi ben spesi….
Paolo
Giugno 20, 2019 @ 10:28
Buongiorno, forse ho capito male io, ma nel esempio che Voi riportate a riguardo della tassazione di una srl per il 2019, si evince :
Ires su 100000 = 24000
Irap ” = 3900
Inps a socio = 11750 x 2
Imp. sostitutiva = 13000 x 2
Totale complessivo soci e società = 77400
Omar Cecchelani
Giugno 21, 2019 @ 16:59
Confermo, nel suo caso considera, però, 2 soci iscritti all’INPS e rispetto a quel che ha scritto non capisco solo perchè 13.000 x 2 l’imposta sostitutiva….
Sono 7.210 x 2 per un totale di 14.420 come scritto nell’articolo…
Maurizio
Marzo 21, 2019 @ 16:18
Salve, e complimenti per l’articolo. Io ho un centro revisioni auto come attività e dal 2003 ho una impresa familiare con mia moglie. Dato che il lavoro mi porta a un utile netto annuo di circa 80000 euro la tassazione devo dire che anche se divisa in due è sostanziosa. Converrebbe una srl sempre con mia moglie come socia? Quanto eventualmente potrebbe essere il risparmio?
Grazie
Omar Cecchelani
Marzo 22, 2019 @ 22:08
Salve le consiglio di leggere questo articolo https://www.pagaremenotasse.com/sas-snc-o-srl-vantaggi-svantaggi-e-confronto-tassazione/ e, comunque, in linea di massima direi si… Una SRL con un solo amministratore (LEI) e la moglie come socia di capitale…
Antonio
Marzo 5, 2019 @ 20:05
Complimenti per l’articolo,avrei una domanda;siamo 2 fratelli e abbiamo aperto un’autofficina srl 50/50 e solo uno dei due ha i requisiti di artigiano e l’altro è amministratore.Vorrei capire se conviene cedere 1 quota all’altro così da potersi iscrivere all’albo artigiani o meno.Vorrei anche capire le differenze nell’essere iscritti al commercio o artigiani.Mi è stato detto che da commercianti il socio lavoratore avrebbe la busta paga(Come artigiani risparmierei sul consulente del personale? E magari su corsi della sicurezza dei lavoratori?oltre a non dover pagare la 14esima se dovessi assumere qualcuno?)cosa conviene?Grazie e scuole tante domande.
Omar Cecchelani
Marzo 6, 2019 @ 18:32
Nel caso in cui abbiate aperto la SRL con un solo socio operativo ed uno amministratore non operativo, avete il vantaggio di pagare una sola INPS , quella artigiana del socio iscritto. Per l’amministratore, se prende emolumenti, dovrà versare l’INPS alla gestione separata, se non ne percepisce, dividendo solo gli utili, sarà esentato dal pagamento dei contributi…
Se ho capito bene, e la vostra configurazione societaria è questa io non la cambierei e non mi preoccuperei di qualche agevolazione artigiana che difficilmente coprirebbe il risparmio in termini di contributi previdenziali che riuscite ad avere in questo modo
gianni
Febbraio 22, 2019 @ 23:21
Scusi , magari capisco male io…ho sempre avuto partite iva classiche…a fine anno hai il tuo reddito e paghi secondo lo scaglione….
A livello strettamente fiscale quale è la convenienza di un srl dove già di base tra irap e ires paghi il 30%,in piu devi pagare le tasse anche sui dividendi?
Considerando quanto anche ti costa in piu gestirla….
L’unico vantaggio è il fatto che sia patrimonialmente sicura, ma questo a molti di noi non cambia molto, perchè tanto sono davvero pochi che si espongono a rischi tali da mettere in pericolo il proprio patrimonio…..
Qualcuno ti dirà che un srl è piu credibile nei confronti delle banche….fino a un certo punto, un srl vuota ha meno credibilità di una partita iva sostanziosa, quindi nel momento che ti danno credito devi avere una srl piena ,quindi patrimonio a rischio
Omar Cecchelani
Febbraio 28, 2019 @ 18:25
Buongiorno Gianni, il suo è il dubbio, in linea di massima, che la maggior parte dei piccoli imprenditori ha quando si parla di scegliere tra una società di persone, una ditta individuale o una società di capitali…
Tutto corretto quel che lei ha scritto, sicuramente a libello di burocrazia, oneri e complessità nella gestione, la ditta individuale e le società di persone hanno meno adempimenti ed un costo di gestione inferiore… ma… quando i volumi di affari cominciano a superare, ad esempio, i 50.000 mila euro di utile l’anno, oltre a non mettere a rischio il patrimonio personale, la SRL consente di evitarsi le aliquote progressive dell’IRPEF che arrivano fino al 43%.
La SRL ti protegge in caso di fallimento, ti protegge se hai debiti con il Fisco e con le banche (a meno che tu non abbia firmato delle fidejussioni personali)…
Tornando al discorso fiscale, con una SRL si possono fare operazioni di pianificazione fiscale che ti consentiranno di ridurre il tuo carico fiscale ai minimi termini… Tassazione che è, comunque, già inferiore ad una ditta individuale se gli utili sono alti…
Una SRL ti consente di ridurre sensibilmente l’INPS con l’ingresso in società di un socio non operativo, la sua quota di utili sarà esente da contributi previdenziali.
Quindi da un punto di vista previdenziale potrai godere di un sostanzioso risparmio…
E comunque, non mi stancherò mai di dirlo, ogni caso è un caso a se, bisogna fare una attenta analisi di capitale, rischio, prospettive, investimenti e capire quale possa essere la strada migliore, non esiste una soluzione migliore in assoluto
Riccardo
Febbraio 10, 2019 @ 23:38
Ciao, una domanda, con la tassazione applicabile nel 2019, se esercito attività d’impresa in forma societaria, la società paga ires al 24% e poi il socio irpef al 26% sul 100% del dividendo. Quindi viene un carico grosso modo del 43%.
Possiamo dire che se il socio non è imprenditore, l’una o l’altra modalità di fare impresa non consente più di avere un risparmio fiscale?
Grazie
Omar Cecchelani
Febbraio 11, 2019 @ 10:27
Il socio non lavoratore non paga l’INPS
BARTOLO
Ottobre 15, 2019 @ 19:07
Se il socio lavoratore non paga l’INPS , non avrà i contributi per poter andare in pensione ?
Omar Cecchelani
Ottobre 17, 2019 @ 01:33
il socio lavoratore non può non pagare l?INPS… Solo il socio di capitale può non essere iscritto all’INPS… Spesso però si tratta di persone che contemporaneamente hanno una posizione previdenziale di lavoro subordinato
Simone
Gennaio 15, 2019 @ 16:12
Grazie per l’articolo, merce rara…
MARINO GAMBAZZA LUCIO
Dicembre 21, 2018 @ 10:43
Articolo ben fatto….complimenti……sono convinto che dipenda tutto dal tipo di attività che si svolge, dal tipo di servizio che si offre e la necessità oramai continuativa di Nuovi Clienti per sopravvivere nella realtà italiana.
AUGURI
giuseppina
Dicembre 11, 2018 @ 09:52
Buongiorno,
sono una moglie, senza alcun reddito, a carico di mio marito lavoratore dipendente.
mi hanno proposto di diventare socio di una srls in regime di non trasparenza.
desideravo sapere se, nel caso dovessi accettare, dovrei dichiarare ai fini dell’irpef gli eventuali utili, con il rischio quindi di non essere più a carico di mio marito perdendo le detrazioni di moglie e di non essere conteggiata ai fini dell’Isee universitario di mio figlio.
Una amica mi ha detto che non dovrei dichiarare niente ai fini dell’Irpef, perchè viene tassato tutto alla società.
E’vero?
Grazie
Giuseppina
Omar Cecchelani
Dicembre 11, 2018 @ 16:28
Ha detto bene…. I dividendi sono tassati alla fonte
Cristina
Dicembre 3, 2018 @ 13:41
Salve io vorrei aprire una società assistenza della terza Età quale è la forma giuridica ideale grazie mille
Omar Cecchelani
Dicembre 5, 2018 @ 16:13
E’ difficile rispondere senza avere qualche dato in più… Parlo di prospettive, investimento previsto, compagine societaria, patrimonio personale e da destinare all’impresa… Cosi, senza nessuna informazione, credo che nessuno possa rispondere al suo quesito
Dott.ssa Viviana B.
Novembre 19, 2018 @ 15:43
Articolo molto interessante, complimenti , mi chiedo se ad oggi non ci siano un po cambiati alcuni importi di tassazione… ?
Cordialmente ,
Dott.ssa Viviana B.
Omar Cecchelani
Novembre 20, 2018 @ 16:10
Cerco sempre di aggiornare le aliquote di tassazione, anche nei vecchi articoli per renderli attuali… In questo caso, le aliquote sono aggiornate al 2018 e verranno modificate con i nuovi valori, in caso di variazioni, entro febbraio del 2019
Guglielmo rennghini
Ottobre 1, 2018 @ 16:08
Buongiorno vorrei dei chiarimenti mio figlio vorrebbe aprire un attivita come recupero materiale ferroso e non senza avere magazzino praticamente con un furgone ritira ottone o cavo di rame dagli elettricisti e poi rivende. Abbiamo gia parlato con commercialista ma ci.ha detto che non c’è convenienza lui ha detto che per €20000non ne valeva la pena faccio presente che mio figlio ha una infalidita del 46xcento la ringrazio anticipatamente del consiglio che mi darà
Omar Cecchelani
Ottobre 7, 2018 @ 16:07
Buongiorno, potrebbe avvalersi del regime forfettario che dal 2019 sarà disponibile a tutti coloro i quali avranno un volume di affari non superiore a 65.000…
petia
Agosto 27, 2018 @ 19:05
vorrei fare una domanda se e possibile, non mi e chiaro:(ditta individuale)
dal mio utile annuale,stipendiandomi mensilmente, viene detratto dalle tasse?( quel stipendio magari di 1300 equivale allo stipendio di un commesso)e se e no perche ? e che cosa e meglio fare una societa?
grazie
Omar Cecchelani
Agosto 28, 2018 @ 16:04
In linea di massima nella ditta invididuale, quanto prelevato viene considerato come una distribuzione di utili, quindi su quello che lei preleva ha già pagato le imposte e non può essere imputato come un costo quindi nessuna detrazione o deduzione
Giorgio
Agosto 18, 2018 @ 10:23
Bravi
Junior Nelson
Luglio 6, 2018 @ 23:32
wow, davvero un bell’articolo, complimenti, mi avete chiarito parecchi dubbi.
penso che aprirò la mia srl, vi farò sapere tra un’anno com’è andata!
DANIELA
Gennaio 25, 2018 @ 10:32
COMPLIMENTI PER LA CHIAREZZA, E LA SCHEMATIZZAZIONE . aRTICOLO UTILISSIMO A LIVELLO PRATICO
luigi
Dicembre 8, 2017 @ 08:27
salve sono luigi vorrei sapere se si puo’ conferire una ditta individuale con collaboratrice familiare al 49% in una srls da costituire e se puo’ beneficiare del credito d’imposta.
Omar Cecchelani
Dicembre 9, 2017 @ 15:56
Buongiorno, è possibile conferire una ditta individuale in una SRLS di nuova costituzione seguendo la procedura descritta in questo articolo:
https://www.pagaremenotasse.com/come-trasformare-una-ditta-individuale-in-srl-il-conferimento/
Quindi attraverso un conferimento.
Per rispondere alla seconda domanda, ovvero quella relativa al credito di imposta, sarebbe necessario avere qualche informazione in più circa la natura del suo credito, nel senso che se si tratta di una agevolazione ricevuta per qualcosa in particolare legato all’attività svolta, la stessa non verrà persa se si evidenzierà con la nuova società costituenda la continuazione dell’attività della ditta individuale conferente. Se si tratta invece di un credito che deriva da “maggiori imposte” versate, allora quello passerà come tutti i debiti e i crediti presenti, dalla conferente alla conferitaria.
walter
Ottobre 13, 2017 @ 19:30
Salve complimenti per l’articolo. Avrei una domanda…voglio fare una società io al 99 ed il socio che ha già una ditta individuale da elettricista all’1,è possibile? Il motivo è l’abilitazione.Se si ci conviene una snc o srls. Lui l’inps lo dovrà pagare o no , visto che già lo paga nella sua ditta? Grazie anticipatamente
Omar Cecchelani
Ottobre 14, 2017 @ 15:08
Buongiorno Walter… Nel suo caso, con le quote suddivise in questo modo il discorso INPS è questo:
– facendo una SRL ed inserendo il suo amico come socio non operativo all’1%, egli non pagherebbe alcun contributo, indipendentemente dal fatto che sia titolare di una ditta individuale e paga già quei contributi.
– Nel caso di una SNC invece, il reddito prodotto dalla quota dell’1% prodotta dalla vostra attività, andrà a sommarsi ai suoi redditi e l’INPS verrà calcolato sulla totalità dei suoi redditi ovvero il reddito della ditta individuale + la quota della SNC.
Riguardo a cosa convenga fare, è difficile dare una risposta non avendo dati alla mano, dipende molto dal volume di affari, fatturato, utili, esposizione bancaria, propensione al rischio….
Francesco
Ottobre 29, 2017 @ 21:07
È il mio stesso dubbio…io vorrei aprire una srls con io al 99% e due ragazze allo 0,5% l’una.
Così si potrebbe fare? Essendo io un non lavoratore ma solo azionista della società ,poi non devo pagarci le mie tasse? Gli utili per pagare i soci anche mensilmente si possono prelevare?
Infinitamente grazie.
Omar Cecchelani
Ottobre 30, 2017 @ 15:22
Buongiorno Francesco, la sua soluzione è, per cosi dire, un filo sfacciata, nel senso che anche con tre soci di cui uno al 98% e due all’1% e, se il socio di maggioranza è soltanto socio di capitale, sembra abbastanza evidente che sia una configurazione societaria fatta ad hoc per non pagare l’INPS o, comunque, pagarlo in minima parte… Diciamo che salta subito all’occhio questo aspetto specie se poi sarà il socio al 98% a svolgere i lavori ed essere effettivamente operativo all’interno della compagine.
Capitolo imposte, essendo azionista ed avendo la maggioranza delle quote, praticamente tutte, la sua società sarebbe soggetta al pagamento dell’IRES sulla totalità dei redditi di impresa mentre lei, come persona fisica, pagherebbe l’IRPEF, secondo le regole descritte in questo articolo, sui dividendi incassati.
In una SRLS non si possono prelevare gli utili mensilmente come si fa in una ditta individuale o in una società di persone, è necessaria una decisione ratificata dall’amministratore o dall’assemblea che dopo aver definito il bilancio decidono quantità, tempi e metodo per la suddivisione degli utili relativi all’esercizio precedente.
Tra l’altro, non è possibile distribuire interamente l’utile ma sarà necessario accantonarne una parte come riserva legale….
Dario Tomasello
Ottobre 8, 2017 @ 21:10
Davvero complimenti. Stranamente mi stanno iniziando a piacere questi argomenti spesso tralasciati o affidati solo nelle mani di commercialisti poco informati.
Omar Cecchelani
Ottobre 9, 2017 @ 07:18
Sono contento, è importante curare la gestione fiscale e finanziaria della propria azienda… Grazie ancora
Rosario
Ottobre 6, 2017 @ 00:11
L’articolo mi ha lasciato diverse perplessità. Nel merito avrei fatto il confronto tra ditta individuale e srl con socio unico invece che con 2 soci per mantenere coerente il paragone di imposizione fiscale. Inoltre non si fa menzione del fatto che i dividendi vengono resi disponibili solo una volta l’anno, pertanto per accedere a degli utili è verosimile doversi inquadrare come amministratore e in quel caso subire le stesse imposizioni sul reddito della ditta individuale, peraltro dovendo aliquotare correttamente compenso e utile d’impresa. In definitiva se si è un singolo professionista o autonomo con 1 solo dipendente considerando i costi di gestione e quanto scritto sopra, mi sembra azzardato suggerire l’srl a redditi di 30.000-50.000 euro…
Omar Cecchelani
Ottobre 8, 2017 @ 12:51
Buongiorno Rosario, comprendo le sue perplessità e le posso dire che in un certo senso non ha torto se parliamo di SRL Unipersonale con redditi inferiori a 50.000 €.
L’articolo è stato volutamente fatto mettendo a paragone una realtà individuale contro una societaria per far comprendere che è molto più conveniente da un punto di vista fiscale riuscire a frazionare il reddito e cercare la soluzione migliore affinchè ne resti il più possibile nelle tasche dell’imprenditore.
Sul discorso dei dividendi, la loro distribuzione e, in che misura, viene rattificata una volta l’anno ma può anche essere distribuito semestralmente e, comunque, in una SRL esistono svariati metodi legali per pagare l’imprenditore ricorrendo in minima parte al compenso amministratore
Francesco
Settembre 9, 2017 @ 07:05
Buongiorno,
ho letto con interesse l’articolo in quanto sto valutando appunto di aprire una srl. Attualmente ho una ditta individuale che acquista molto dall’estero (software nella fattispecie). Ovviamente ai miei acquisti non viene applicata IVA che comunque devo versare al 22%. “Una situazione assurda e paradossale, che con una SRL non si verificherebbe, in quanto il credito IVA può essere compensato senza problemi con l’IRES, annullando spesso il debito fiscale in capo all’azienda.”
Il commercialista mi ha detto che sia con ditta che con SRL questa IVA deve essere per forza versata allo stato. Mi potrebbe spiegare l’affermazione sopra citata?
La ringrazio tanto
Omar Cecchelani
Settembre 10, 2017 @ 12:39
Buongiorno, nel caso di una ditta individuale o società di persone l’IVA a credito potrà essere compensata, entro i limiti previsti dalla legge, con l’IRAP, IVA su IVA, le ritenute d’acconto, l’INAIL, e tutti i tributi relativi all’impresa. Non, ovviamente con la sua IRPEF personale, quindi potrebbe trovarsi nella situazione di avere un credito IVA di tot. migliaia di euro e un debito personale IRPEF dell’equivalente e dover versare allo stato le imposte.
In una SRL il credito IVA può essere compensato con l’IRES e l’IRAP e, spesso, quindi consentire un notevole risparmio in termini di flussi di cassa evitando di pagare lo Stato quando si ha contemporaneamente un credito co esso.
In questo caso, però, se lei acquista non pagando IVA e rivende in Italia, incassando IVA, non avrà un credito IVA ma un debito che dovrà pagare in ogni caso, che sia una ditta individuale piuttosto che una SRL.
Magevola
Agosto 24, 2017 @ 08:47
Salve,
intanto faccio i complimenti per l’ottimo articolo scritto, vorrei inoltre chiederli un consiglio.
Dovrei acquistare un minimarket, è un’attività già ben avviata. Ho sentito più commercialisti ma con pareri discordanti, c’è chi mi consiglia la ditta individuale chi invece l’srl. Non so proprio quale forma di società costituire. Grazie in anticipo.
Omar Cecchelani
Agosto 26, 2017 @ 12:16
E’ un po’ difficile rispondere a questa domanda senza avere un minimo di dati, bilanci del vecchio esercizio, volumi di affari, prospettive, investimento previsto… Non esiste una forma giuridica che vada bene a prescindere ma ogni situazione va analizzata e, anche in base alla volontà dell’imprenditore, bisogna cercare il “vestito” che gli calza meglio… Le consiglio di leggere tantissime informazioni riguardanti la tassazione e la gestione delle società di persone e società di capitali, mettere nero su bianco quali siano le sue prospettive, la sua propensione al rischio, il budget e fare delle valutazioni in base a quello da sottoporre in ultima istanza al suo commercialista…
MARIA LAURA CALDERER
Agosto 11, 2017 @ 18:27
Complimenti, articolo esaustivo, chiaro, comprensibile ed efficace.
Uno dei migliori che abbia trovato.
Se persone così scrivessero le leggi e le regolamentazioni sarebbe magnifico, questa chiarezza di espressione è davvero impagabile.
Grazie
Mauro Nonnis
Luglio 13, 2017 @ 12:20
Articolo illuminante, complimenti. Un solo dubbio: nel caso di socio lavoratore che non percepisce compensi come amministratore ne dividendi (il 100% dell’utile viene reinvestito) si è tenuti comunque al versamento dei contributi INPS?
Omar Cecchelani
Luglio 14, 2017 @ 12:11
Purtroppo si, l’INPS viene calcolato sul reddito di impresa a prescindere dalla sua distribuzione
Franco
Giugno 21, 2017 @ 07:16
Molto interessante e curato.
Andrea
Giugno 17, 2017 @ 11:10
Bravissimo, molto esaustivo e preciso.
Grazie
RAFFAELLA
Giugno 14, 2017 @ 09:32
COMPLIMENTI IO HO UNA SAS DA CIRCA 30 ANNI MA VORREI TRASFORMARLA IN SRL
IL MIO COMMERCIALISTA NON HA MAI VOLUTO PER IL COSTO E LA GESTIONE, MA NOI SIAMO GIA IN PARTITA DOPPIA SI VIVIAMO DI QUESTA ATTIVITA’, QUINDI FACCIAMO I PRELIEVI CONTO UTILE COSA CHE NON SI POTRA’ FARE .
MA ADESSO MOI IMPUNTERO’
GRAZIE MILLE
samuele
Aprile 2, 2017 @ 19:39
le considerazioni sul limite oltre il quale “conviene” optare per la srls (trentamila euro) non mi convincono molto. Mi sono oltretutto consultato con 2 commercialisti esperti nella mia città,
e mi hanno dissuaso completamente da creare una srls ,per i costi rilevanti degli onorari e per l’impegno molto maggiore nella gestione dell’attività, e anche per la mancanza di un effettivo risparmio fiscale. la mia situazione attuale è quella di un regime dei minimi già da alcuni mesi in media “sforamento”, però non ostante tutto non credo che attualmente potrei arrivare, almeno inizialmente, anche sviluppando ulteriore lavoro lasciato per ora in sospeso, oltre i 45- 50mila euro annui.
considerando che l’attività viene svolta dal proprio domicilio usato in modo promiscuo, e l’assenza di vere e proprie spese – oneri deducibili , in quanto attività che viene svolta interamente on line , con spese quindi quasi nulle, se si escludono le utenze (50%) e pochissimo altro, considerando che si paga l’ires 27,5 % è vero, ma poi anche le imposte sui dividendi, insomma secondo l’ultimo commercialista che ho interpellato, guadagno di piu e pago meno tasse cercando, paradossalmente, di lavorare meno e mantenermi sotto i 30 mila annui nel regime forfetario, piuttosto che incassare 50 mila con una srls.
Io al momento ho preso per buono quello che mi ha detto, secondo il suo giudizio, potrei aver fatto male??
Grazie
Omar Cecchelani
Aprile 13, 2017 @ 07:53
Buongiorno Samuele, apprezzo molto la sua domanda e le sue considerazioni in quanto molto precise e dettagliate. Purtroppo, il problema della sua situazione, ovvero un’attività svolta da casa senza costi reali, se non la cancelleria e le utenze, è molto frequente, specie con la diffusione dei lavori sul web (in fondo siamo sulla stessa barca). E’ giusto il ragionamento del suo commercialista, con la forfettaria, mantenendo i 30mila annui avrebbe probabilmente più utile (dopo le imposte e i contributi) che con una srls con 50mila di fatturato annui. Non mi metto a fare i calcoli ma a occhio siamo lì… Purtroppo però le altre soluzioni sarebbero la ditta individuale e le società di persone che a conti fatti sono ancora più tartassate quindi si cerca di dirigersi verso il male minore che probabilmente, nel suo caso, come le ha consigliato il consulente è quello di restare sui 30mila con la forfettaria, almeno per i primi 5 anni di attività in cui avrà la tassazione al 5%
Marco
Marzo 18, 2019 @ 19:43
Salve,
in caso di situazione analoga (lavoro tramite web, utilizzo promiscuo con attività gestita da casa e costi molto contenuti), ma con fatturato di molto superiore, conviene passare ad una SRL o a conti fatti siamo lì con una ditta individuale?
A me a conti fatti è sembrato non esserci una effettiva convenienza ed è dello stesso parere il commercialista.
Cosa ne pensa?
Grazie.
Omar Cecchelani
Marzo 19, 2019 @ 11:32
Ciao Marco, allora, il discorso è molto ampio e richiederebbe una giornata di discussione per dare tutte le risposte a questa tua considerazione… Se guardiamo il calcolo puro, come ho fatto nell’articolo, dipende molto da quanto sia il volume d’affari dell’impresa, più elevato è l’utile e maggiore sarà la convenienza di passare ad una SRL che, tra l’altro, offre numerose possibilità di pianificazione fiscale, sfruttamento dei rimborsi spese, protezione del patrimonio personale, cose che una ditta individuale o una società di persone non possono garantire…
E’ chiaro che non è possibile analizzare e dare una risposta che sia corretta per tutti, però, già il fatto che tale opportunità sia stata discussa e considerata dal commercialista, è già una cosa positiva, poi in base alla casistica, sarà il professionista e valutare se è meglio una cosa o l’altra… Tra le altre cose, l’innalzamento a 65.000 euro per la quota dei forfettari e il prossimo, ulteriore, innalzamento a 100.000 euro rendono questo discorso ancor più vario e sempre meno generalizzabile
PINO
Marzo 31, 2017 @ 10:47
Semplice e chiaro. Mi ha chiarito molti dubbi. COmplimenti
Danilo
Marzo 22, 2017 @ 15:40
Complimenti per l’articolo.
Ti faccio una domanda: io sono un ingegnere libero professionista che lavora molto come consulente. Mi trovo spesso a fare piccole fatture con ritenuta d’acconto (con tutte le difficoltà che questo comporta) e a prendere alcuni lavori che non sono sicuro di poter prendere come ingegnere.
Sto valutando se affiancare alla mia attività di ingegnere una srl unipersonale. Dovrei inscrivermi alla gestione separata inps? considerando un fatturato superiore ai 40.000 €, credi che mi possa convenire?
grazie
Omar Cecchelani
Marzo 23, 2017 @ 11:23
La doppia contribuzione non sarebbe prevista se tu avessi una impresa individuale e decidessi di aprire anche una SRL Unipersonale, nel tuo caso, invece non si può applicare il criterio della prevalenza alle attività professionali e, in pratica, chi è sia libero professionista che imprenditore deve pagare i contributi ad entrambe le gestioni
fabio ferri
Marzo 19, 2017 @ 15:00
una cosa che non ho letto, o mi è sfuggito, ma la SRLS può essere costituita solo da individui con meno di 35 anni?
Omar Cecchelani
Marzo 23, 2017 @ 11:12
Inizialmente è stato così ma dopo poco tempo si è fatta marcia indietro e sono accessibili a tutti, compreso gli over 35
Fabio
Febbraio 1, 2017 @ 23:19
Complimenti Omar, chiaro e semplice nel linguaggio.
Mi hai convinto!
Dopo aver letto l’articolo ho deciso di aprire una SRL e di abbandonare la P.IVA personale. Ti farò sapere a fine anno come andranno gli affari.
Pensa che ho dovuto anche convincere la mia commercialista che mi scoraggiava per paura degli alti costi di gestione…
Angela
Gennaio 31, 2017 @ 13:47
Articolo esaustivo e comprensibile.
Complimenti
anna maria berruti
Gennaio 30, 2017 @ 11:53
complimenti articolo molto completo ed esaustivo molto bravo manca però la data e mi pare che l’indicazione dell’aliquota inps non sia più corretta.
anna maria
Omar Cecchelani
Gennaio 30, 2017 @ 15:21
Salve Anna Maria, ho preso un’aliquota di riferimento che fosse a metà tra l’aliquota artigiani 23,10% e 24,10 per i redditi oltre i 46.123 e quella dei commercianti che varia tra il 23,19% e il 24,19% per i redditi oltre i 46,123. Mettere 23,5 è stata una scelta di comodo per trovare una percentuale che fosse a metà tra le due aliquote e che rendesse il calcolo un po’ più semplice. Non sono infatti pochi decimali che spostano il ragionamento e il senso dell’articolo… Grazie per il suo commento e per l’apprezzamento
gisa
Gennaio 12, 2017 @ 06:10
Articolo ben fatto, complimenti.
Capillare ed esaustivo, ora so come procedere, Srls.
Consiglio di leggero a tutti i dubbiosi futuri imprenditori.
Gisa