Differenze tra ditta individuale e società di persone

Scritto da Omar Cecchelani in Imprese

Tra gli svariati interrogativi che affliggono gli imprenditori italiani, ne esiste uno, che dovrebbe essere il primo in assoluto che ogni persona che voglia intraprendere un’attività in proprio dovrebbe risolvere ancor prima di partire, ovvero: “quale forma societaria scegliere per pagare meno tasse?

Sembra una stupidaggine ma la scelta della forma giuridica influenza, e non poco, la vita fiscale dell’imprenditore e cambia sostanzialmente il volume di tasse da pagare a fine anno, specie se si ha la fortuna di avere dei redditi sufficientemente elevati.

In questo articolo valutiamo cosa cambierebbe, da un punto di vista fiscale, passare da una ditta individuale ad una società in accomandita semplice con due soci.

Tu, titolare di una ditta individuale, lo sai che se riuscissi a trovare un socio ed aprire con lui una s.a.s. potresti pagare meno tasse e contributi?

Ti spiego subito il perchè…

La società in accomandita semplice prevede una distinzione sostanziale tra le due tipologie di socio, ovvero: il socio accomandatario e il socio accomandante.

Il socio accomandatario è colui che svolge effettivamente le prestazioni aziendali e che dovrà pagare l’Irpef e i contributi previdenziali per la sua quota di partecipazione agli utili, nonchè l’INAIL.

Il socio accomandante è, di fatto, soltanto un socio di capitali, quindi sulla carta non operativo, che dovrà pagare l’Irpef per la sua quota di partecipazione agli utili, ma sarà totalmente esentato dal pagamento dei contributi previdenziali all’Inps e, ovviamente, non essendo operativo, anche dal pagamento dell’Inail.

Considerando, a parità di reddito annuale, quello che pagherebbe di imposte una ditta individuale rispetto ad una società in accomandita semplice con due soci, 1 accomandatario e 1 accomandante, al 50%, salta subito all’occhio come nella seconda ipotesi risulterebbe esentasse il 50% dei contributi INPS per artigiani e commercianti (la quota del socio accomandante), che il titolare della ditta individuale, invece, sarebbe costretto a pagare per intero.

E’ chiaro che la scelta di costituire un’impresa, comporterebbe anche l’assoggettamento all’IRAP che graverebbe con un prelievo fiscale del 5% sugli utili, rispetto alla ditta individuale con un solo dipendente che ne è esente, ma, nonostante questo onere in più,  la convenienza risulta essere piuttosto evidente.

Per comprendere meglio quello che ho appena scritto ti faccio questo semplice esempio con tanto di calcoli per dimostrarti a quanto ammonta, effettivamente, il risparmio fiscale di una s.a.s., come quella sopra descritta, rispetto ad una ditta individuale per un reddito dichiarato di 40.000 € l’anno.

 

Una ditta individuale che ha un utile di 40.000 € l’anno pagherà:

  • INPS: (23% su 40.000 €) = € 9.200
  • IRPEF su 30.800 € (UTILE-INPS): (23% su 15.000€ + 27% su 13.000€ + 38% su 2.800€)= € 8.024
  • IRAP: non si paga se ha un solo dipendente

TOTALE PRELIEVO FISCALE: (9.200 + 8.024) = € 17.224

 

Una società in accomandita semplice con due soci al 50% che ha un reddito di 40.00 € pagherà:

  • IRAP: (5% su 40.000€) = € 2.000

Socio accomandante:

  • IRPEF: (23% su 15.000 €+ 27% su 5.000€) = € 4.800 (ipotizzando che non abbia altri redditi)

Socio accomandatario:

  • INPS: (23% su 20.000 €) = € 4.600
  • IRPEF su 15.400 € (UTILE-INPS): (23% su 15.000 €+ 27% su 400 €) = € 3.558

TOTALE PRELIEVO FISCALE: (2000 + 4800 + 3558+ 4600) = € 14.958

 

Come si evince dal calcolo qui sopra esposto relativamente alle due realtà, il risparmio della società in accomandita semplice, rispetto alla ditta individuale, ammonta, nella simulazione con 40.000 € di reddito imponibile, a (17.224-14.958) = € 2.266. 

Una cifra molto elevata, quasi il 10% dell’utile che resterebbe nelle tasche dei soci dell’accomandita semplice rispetto a quanto pagherebbe il titolare della ditta individuale. E’ pur vero che il risparmio sarebbe in gran parte relativo ai contributi previdenziali, e questo comporterebbe una contribuzione minore a livello pensionistico, ma, di quei 2.226 € l’anno di risparmio fiscale, sarebbe possibile destinarne almeno  una parte ad una forma pensionistica integrativa che renderebbe sicuramente di più rispetto alla stessa cifra di contributi pagata all’INPS.

Come vedi, con una società in accomandita semplice avrai un adempimento in più, che in una ditta individuale con un solo dipendente non dovrai considerare, ovvero l’IRAP che varia dal 3,9% al 5,0% a seconda della regione in cui ci si trova. Considerando l’aliquota IRAP massima del 5%, il debito di 2.000 € che ne conseguirebbe, sarebbe quasi completamente compensato dal risparmio in termini di Irpef che si otterrebbe frazionando la totalità del reddito tra i due soci, che pagherebbero quindi l’imposta con un’aliquota più bassa.

L’esempio, dimostra in modo oggettivo ed analitico che la differente forma giuridica scelta può comportare un risparmio fiscale davvero enorme, parliamo del 10% dell’utile netto che non pagheresti al fisco e potresti utilizzare per fare investimenti, farti una vacanza o lasciare in azienda.

Questa è la classica “prova del nove” che dimostra come sia possibile risparmiare ingenti somme di denaro in termini di tasse senza ricorrere all’evasione fiscale, ma soltanto conoscendo le regole ed organizzando al meglio la tua attività.

   

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29 Comments
Enrico

Marzo 2, 2021 @ 22:45

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Sono socio al 90 % di una sas e in questo momento il 10 % lo detiene mia madre.
Pago 4900 contributi inps

Se componessi con mia mamma la società io al 51 e lei a 49 io andrei a pagare 2500 e mia madre 2400?

Ho capito bene?

Io so che i contributi si pagano non in base alla quota di partecipazione ma se si lavora o meno

Omar Cecchelani

Marzo 5, 2021 @ 12:29

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I contributi li paga solo l’accomandatario che si presume che sia il socio lavoratore, l’accomandante (socio non lavoratore) non li paga. Quindi dipende da come ha inquadrato la SAS ovvero chi sia il socio accomandatario (colui che lavora e paga i contributi) e l’accomantante (che non lavora e non paga i contributi)

Francesco

Febbraio 14, 2021 @ 13:42

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Salve, ho avuto una ditta individuale per ben 10 anni ma senza aver percepito reddito in pratica ho tenuto la ditta aperta ma x motivi familiari l’attività non produceva e allo stesso tempo mi dimenticai di chiuderla. Adesso mi ritrovo con debiti cioè contributi da pagare all’inps, la ditta ormai l’ho cancellata circa un anno fa, solo che adesso vorrei ripartire di nuovo anche xkè di lavoro ne sta arrivando un bel po. Se volessi riaprire di nuovo la ditta di sicuro l’inps non mi rilascerebbe il DURC . Se dovessi pagare il debito, magari rateizzarlo, l’inps mi rilascerebbe il DURC? me lo rilascerebbe subito oppure dopo aver pagato le prime rate?? oppure abbandonare del tutto la ditta individuale e aprire una S.A.S ? con la mia compagna?

Clementina Mariella

Febbraio 10, 2021 @ 22:35

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Salve io e il mio compagno siamo in procinto di aprire un attività di macelleria-braceria con s.a.s.,il commercialista ci ha detto che essendo due codici ateco bisognerà avere due registratori di cassa e due contabilità separate, ma andando a fare qualche ricerca mi risulta che ci voglia solo un registratore di cassa e una contabilità, mi saprebbe dire come funziona?grazie mille.

Anonimo

Novembre 23, 2020 @ 22:17

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Buonasera. Sono il socio accomandatario di una Sas. Leggendo il suo esempio ho capito che dovrei versare all’Inps il 23% di 20.000€.
Quindi la metà rispetto ad una ditta individuale. È corretto?

Omar Cecchelani

Novembre 24, 2020 @ 09:12

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Dipende dalla sua quota nella SAS, se lei detenesse il 50% delle partecipazioni, ovviamente verserebbe il 50% dell’INPS

Monia

Novembre 16, 2020 @ 20:32

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Salve devo dare un esame ed ho qualche dubbio, non so se è l’articolo giusto dove chiedere ma trovandola molto gentile ci provo. Nel caso di un socio di una snc quando va a fare la dichiarazione dei redditi ai fini IRPEF deve dichiarare anche gli interessi percepiti per esempio tramite un investimento in Btp o Bot? E invece un imprenditore individuale nella sua dichiarazione dei redditi deve dichiarare gli interessi derivati da Bot btp ecc? Grazie in anticipo per il chiarimento

Omar Cecchelani

Novembre 24, 2020 @ 09:15

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Se ho capito bene la sua domanda la risposta è questa: in ogni caso vanno dichiarati, ma solo nell’ipotesi in cui lei non paghi già la ritenuta alla fonte trattenuta dalla banca sugli interessi percepiti. Le mando questo articolo in cui dovrebbe trovare alcune risposte utili all’argomento…

https://www.pagaremenotasse.com/come-pagare-meno-tasse-sulle-rendite-finanziarie-azioni-derivati-bot-btp-cct-e-ctz/

Francesco

Settembre 17, 2020 @ 23:35

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Buonasera Omar, ho appena cominciato a leggere il suo libro e già mi sono balzati agli occhi alcuni spunti: partecipo come socio ad una SNC dove il legale rappresentante è mia madre che detiene il 51% delle quote ed io e mio fratello il 25. Mia madre non è operativa in azienda , uno stabilimento balneare, in più è anche pensionata. Ultimamente in seguito anche ad opere di straordinaria manutenzione ci siamo ritrovati in difficoltà soprattutto nei mesi autunnali e invernali per mancanza di liquidità. La SAS potrebbe essere una soluzione per pagare meno tasse personali? Inoltre visto che nel terzo trimestre non genero costi da abbattere come potrei ridurre il debito IVA che a Novembre mi ammazza!!!

Omar Cecchelani

Settembre 24, 2020 @ 00:14

Reply

Se la mamma non è operativa, la SAS con voi due accomandatari al 52% (26% a testa) e la mamma accomandante al 48% vi consentirebbe di risparmiare il 48% dei contributi previdenziali

fabrizio

Giugno 27, 2020 @ 23:06

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salve
ho avuto una ditta individuale per ben 30 anni-ho accumulato un debito con ag entrate per presunzione di 65000 euro- ho debiti pregressi con la mia ex moglie (per la quale sono stato costretto a chiudere) ora avrei occasione di riaprire l attivita di autotrasporti ma non ci penso neanche a risanare i debiti- anche perche ho intenzione di lavorare ancora per 2/3 anni vista l eta avanzata di 60 anni- in che modo posso ripartire senza che sia una che alri possano aggredirmi ?
grazie in anticipo

Omar Cecchelani

Luglio 27, 2020 @ 11:00

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Ehm… allora, il problema fondamentale è uno: i debiti accumulati devono essere pagati, non esiste una soluzione per non pagare i debiti, se non quella di essere nullatenenti e senza reddito… Fermo restando che i debiti devono essere onorati comunque…

Fabio

Settembre 30, 2019 @ 22:19

Reply

Buonasera,
le chiedo gentilmente un’informazione: in una Sas il socio accomandante non percepisce reddito nel senso che dichiara di re-investirlo nell’azienda. In questo modo parteciperebbe all’utile, ma non avrebbe disponibilità della cifra. In questo modo deve pagare lo stesso le tasse previste secondo le aliquote o si può fare in modo che l’utile non percepito non vada ad aumentare il reddito complessivo? In un’azienda famigliare in un cui molte volte si verificano queste dinamiche con soci accomandanti con basse percentuali, risulta paradossale pagare tasse su utili non percepiti.
Grazie mille
Cordiali saluti

Omar Cecchelani

Ottobre 2, 2019 @ 15:10

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Purtroppo le società di persona sono tassate per trasparenza e quindi quello che lei prospetta non è realizzabile…

Lucia

Agosto 29, 2022 @ 12:09

Reply

Buongiorno Sig. Fabio, anche io mi trovo nella sua stessa situazione e volevo chiederLe se ha trovato una soluzione per questa problematica.
La ringrazio.
Lucia

francesco pani

Settembre 6, 2018 @ 10:12

Reply

Salve, e complimenti; utilissimo questo esempio. Ma se invece si tratta di paragonare:
-ditta individuale che assume un dipendente part time(oltre il titolare della ditta indioviduale);
-sas con due soci uno al 70 ed uno al 30%.
Utile 20000 annui.
Quale conviene?
Grazie mille.

Omar Cecchelani

Settembre 27, 2018 @ 10:28

Reply

In questo caso è difficile fare una stima e dare una risposta alla sua domanda… E’ un po’ generica… Nel caso dell’assunzione di un lavoratore dipendente dovrebbe mettere in conto anche il costo di una sua eventuale gestione: busta paga, oneri, consulente del lavoro, CUD da fare ogni anno, 770… Insomma un po’ di variabili ci sono, così come la paga oraria del lavoratore subordinato…

Un socio è un socio, divide comunque gli utili e nel suo caso, con 20.000 euro sarebbero circa 7000 euro l’anno…

Calcoli che con quei numeri credo che lei si avvalga del regime forfettario, quindi direi che la cosa fondamentale sarebbe quella di non perdere tale privilegio, quindi opterei per il dipendente

mariacristinapvt@gmail.com

Agosto 6, 2018 @ 18:20

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Salve, complimenti per l’articolo interessante ed esaustivo.
Una domanda: Se una sas è intestataria di diverse unità immobiliari e per quattro anni di seguito non ha introitato nulla nè da vendite nè da locazioni, perchè gli immobili sono in corso di costruzione, deve pagare qualcosa allo Stato?
Grazie!

Omar Cecchelani

Agosto 7, 2020 @ 10:32

Reply

Dovrà comunque fare la dichiarazione dei redditi in cui inserire la rendita catastale e in base a quello vedere se ci sono imposte a debito o meno…

Andrea Pompele

Novembre 20, 2017 @ 15:53

Reply

Ciao Omar
Ho letto il tuo libro scoprendo interessanti suggerimenti.
Sono titolare di una ditta individuale come agente di commercio dal 2012.
I primi 5 anni ho usufruito del regime dei minimi visto che partivo da 0 ma da quest’anno 2017 sono entrato nel regime IVA ordinario con la più o meno prevista batosta INPS e IRPEF.
Leggendo sulle tue pagine e confrontandomi con dei colleghi vorrei chiudere la società individuale ed aprire una S.A.S. con socio mio figlio 18enne.
Il mio commercialista attuale mi ha subito messo in guardia per eventuali controlli per “presunta evasione INPS” da parte del socio accomandante!
Ora ho più dubbi di prima…
Grazie

Omar Cecchelani

Ottobre 27, 2017 @ 10:43

Reply

Diciamo che il problema che ti ha esposto il tuo commercialista è reale… Cosa voglio dire: il socio accomandante, essendo solo un socio di capitale non potrebbe lavorare, ed è per questo che scatta il privilegio per lui di non essere nemmeno iscritto alla gestione art/com dell’INPS e non pagare i contributi… E’ chiaro che se dovesse essere pizzicato a svolgere insieme a te l’attività di impresa scatterebbero le sanzioni…

Thomas

Novembre 5, 2017 @ 11:17

Reply

Ciao, sono in attesa di ricevere il libro acquistato online, ma al momento ho un quesito che nel web trovo spiegazioni discordanti. Devo aprire un’attività commerciale con un socio/amico fidato, di cui io sarei il socio di maggioranza. Da un consulente del lavoro è stato proposto di aprire una Ditta Individuale a me intestata e pagare Il socio minore con fattura come prestazione d’opera. Non abbiamo problemi nel farlo tra noi, ma ai fini fiscali sarebbe più conveniente di una società? Non mi sembra…
I pareri discordanti che trovo nel web sono in merito alle tasse da pagarw come società: ipotizziamo un utile societario di €.50.000. Su questi 50.000 paghiamo l’irap del 3.9%, ne restano 48.050. Su questi devo pagare l’Ires del 24% , dividere l’utile rimasto e pagare ancora irpef, irap e inps sulla quota personale oppure si paga l’irap sulla quota sociale e niente Ires? Non mi è chiaro questo passaggio.
Grazie, attendo a giorni il libro! Ciao

Omar Cecchelani

Novembre 8, 2017 @ 10:52

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Il tuo calcolo non è molto corretto perchè la base imponibile per le due imposte è sempre di 50.000 euro ergo l’IRAP non è deducibile dal reddito.
IRAP e IRES sono da pagare, così come i contributi INPS sempre prendendo come base imponibile la quota di reddito di impresa di ciascun socio (nel vostro caso se foste tu al 60% e lui al 40% ed entrambi soci lavoratori tu l’INPS su 30.000 euro e lui su 20.000 euro). Ovviamente poi scattano le imposte sui dividendi percepiti

david

Febbraio 11, 2017 @ 00:54

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Ciao e grazie per l’articolo. Sto valutando l’apertura di un affittacamere e l’idea della sas è interessante. Ci sarebbero però costi di gestione maggiori suppongo?

Omar Cecchelani

Febbraio 12, 2017 @ 19:12

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Buongiorno David, la questione non è tanto relativa alla forma giuridica che intende scegliere per questo tipo di attività: ditta individuale, SAS o SNC ma, più che altro la valutazione se sia il caso di aprire questa attività in forma imprenditoriale e quindi come affittacamere o, optare per la forma non imprenditoriale, modello B&B con qualche limite ma sicuramente meno costi e adempimenti…

Questo articolo potrebbe chiarire molti suoi dubbi:

Come aprire un Bed and Breakfast, affittacamere o casa vacanze in Italia

Sonia

Febbraio 1, 2017 @ 23:09

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Ciao, grazie per il tuo articolo, molto interessante e chiaro. Sto valutando l’apertura di una sas, attualmente sono forfetario con imminente progetto di espansione. Vorrei chiederti una precisazione. Mi confermi che la tassazione irpef degli utili dei soci accomandatario e accomandante seguono gli scaglioni proporzionali? Io avevo sentito parlare di un’aliquota secca al 25%. Grazie e cordiali saluti. Sonia

Omar Cecchelani

Febbraio 2, 2017 @ 19:04

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No Sonia, nessuna aliquota secca, le aliquote da applicare ai soci della SAS sono quelle progressive e aumentano in base al reddito dichiarato.

Angelo

Gennaio 12, 2017 @ 21:54

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Interessante . Valuterò la cosa.
Come mai l’Inps è calcolata al 23%?

Omar Cecchelani

Gennaio 13, 2017 @ 08:15

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Salve Angelo, questo è un articolo dimostrativo per cui ho preso le aliquote della gestione artigiani 23,10 e quello della gestione commercianti 24,10 (per il 2016) e, per semplificare, ho inserito 23% ma avessi anche calcolato 1 punto in percentuale in più o avessi fatto la media al 23,60% sarebbe cambiato poco…

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