Diritto di interpello tributario: cos’è, come si richiede e tipologie

Non è raro che un contribuente commetta un illecito fiscale a causa di leggi tributarie poco chiare che danno spazio ad ambigue interpretazioni. Per aiutare il cittadino a comprendere quale comportamento adottare, la legge mette a sua disposizione un particolare strumento: il cosiddetto diritto di interpello.

In parole più semplici questo strumento rappresenta l’opportunità di ottenere chiarimenti specifici direttamente dall’amministrazione finanziaria sull’interpretazione di una determinata norma fiscale. Il contribuente potrà proporre la sua soluzione interpretativa, ricevendo una risposta ufficiale a cui potrà decidere se adeguarsi o meno.

Il parere reso dall’ufficio competente risulta vincolante per la stessa autorità tributaria, la quale non potrà emettere successivamente alcun atto in contrasto con quanto comunicato al soggetto interessato.

Indice:

 

Cos’è il diritto di interpello?

Il diritto di interpello è uno strumento ufficiale con la finalità di consentire un aperto dialogo tra Fisco e contribuente. Le leggi in materia tributaria sono numerose e spesso così complesse che persino i professionisti del settore hanno difficoltà a comprenderle fino in fondo. Per un comune cittadino è quanto mai facile incappare in errori in buona fede che, tuttavia, non sono di certo perdonati e possono comportare anche pesanti conseguenze. Il diritto di interpello consente, a chi lo ritiene necessario, di richiedere all’amministrazione finanziaria un chiarimento su una specifica norma. In questo modo si otterrà una risposta inerente al corretto comportamento fiscale da adottare, evitando così di incorrere in accertamenti e sanzioni.

Quali sono i reali motivi che hanno spinto il legislatore ad introdurre il diritto di interpello?

La necessità di interpretare su richiesta una legge tributaria è dovuta sostanzialmente a due motivi:

  • continui cambiamenti delle leggi: come ben sappiamo le norme fiscali sono oggetto di frequenti modifiche più o meno sostanziali e tali novità non sono affatto di facile comprensione. Se per un addetto ai lavori non è un grosso problema, lo diventa invece per un normale contribuente che spesso ignora le nuove disposizioni oppure ha difficoltà nel capire quale giusto comportamento tenere;
  • riferimento a casi astratti: le normative fiscali e tributarie infatti, non si riferiscono sempre a fatti ed aspetti concreti e la loro applicazione nella vita reale del contribuente spesso non risulta semplice.

La maggior parte delle procedure di istanza richieste dai contribuenti rientrano nei casi di interpello ordinario, ovvero l’interessato prova ad ottenere una risposta ufficiale da parte dell’amministrazione finanziaria in merito ad una fattispecie concreta e personale.  L’ufficio incaricato deve rendere al richiedente un risposta entro 90 giorni e può riguardare:

  • l’interpretazione e applicazione di una disposizione tributaria: si tratta di tutte quelle situazioni in cui si manifestano chiare condizioni di obiettiva incertezza normativa per la corretta interpretazione della disposizione in esame;
  • corretta qualificazione fiscale del caso concreto: anche in questi frangenti vi è la presenza di una obiettiva incertezza.

 

Le diverse tipologie di interpello

La normativa che disciplina il diritto di interpello è stata completamente rivista con importanti modifiche entrate in vigore a partire dal 2016. Le nuove disposizioni hanno dato origine a 6 diverse tipologie di istanze sfruttabili dal contribuente e precisamente:

  • interpello ordinario: è l’istanza più utilizzata è consente di chiedere all’amministrazione una risposta ufficiale riguardante l’applicazione di leggi tributarie di incerta interpretazione per casi concreti e personali. Col termine incertezza si vuole indicare la presenza di una situazione normativa equivoca che si presta ad interpretazioni diverse, impedendo così un’individuazione certa del significato della norma stessa. Nell’istanza il contribuente propone la propria interpretazione che potrà essere accolta, rigettata, oppure automaticamente accettata in mancanza di risposta;
  • interpello probatorio: è una categoria introdotta con le nuove disposizioni e permette di chiedere un parere riguardante le condizioni o l’idoneità degli elementi di prova richiesti dalla normativa per aver accesso a determinati regimi fiscali;
  • interpello anti-abuso: con questa istanza è possibile ottenere una risposta ufficiale sull’applicazione della nuova normativa sull’abuso di diritto. In precedenza si poteva far riferimento alle norme antielusive applicabili solo in materia di imposte sui redditi. Con la nuova disposizione l’istanza può essere presentata per ogni settore impositivo, avendo l’accortezza di indicare con precisione l’oggetto alla fonte del dubbio;
  • interpello disapplicativo: il contribuente può chiedere un parere per la disapplicazione di una norma antielusiva. In questi casi il soggetto è chiamato a provare che nella sua situazione specifica non si manifestano gli effetti elusivi tutelati dalla stessa legge oggetto d’istanza;
  • interpello nuovi investimenti: offre la possibilità ad investitori italiani e stranieri di ottenere chiarimenti riguardanti il trattamento tributario da applicare relativamente ad investimenti superiori a 30 milioni di euro e con rilevante impatto occupazionale sul territorio;
  • consulenza giuridica: l’istanza si riferisce non a casi di natura concreta e personale, bensì a problemi di carattere generico relativi al corretto trattamento fiscale di specifiche fattispecie. A breve parleremo in modo dettagliato delle sostanziali differenze tra consulenza giuridica e diritto di interpello.

 

A chi va presentata l’istanza

Le istanze di interpello ordinario e, comunque, tutte quelle riguardanti le imposte erariali, devono essere inviate alla Direzione Regionale competente in base alla residenza fiscale del contribuente. Nel caso l’istanza riguardasse un’imposta ipotecaria o di natura catastale, la Direzione Regionale competente risulta quella nel cui ambito opera l’ufficio che applica la norma tributaria oggetto della richiesta.

Qualora il soggetto dovesse inviare l’istanza all’ufficio sbagliato, quest’ultimo provvederà a inoltrare la richiesta alla sede competente. Il termine dei 90 giorni di tempo, entro cui l’amministrazione deve inviare la risposta, decorrerà dalla data di ricevimento dell’istanza da parte dell’ufficio competente.

L’istanza viene redatta in carta libera senza applicare alcun bollo e il contribuente può presentarla attraverso i seguenti metodi:

  • consegna a mano presso l’ufficio competente;
  • spedizione a mezzo plico raccomandato con avviso di ricevimento;
  • posta elettronica certificata attraverso il canale telematico dell’Agenzia delle Entrate.

L’istanza di interpello deve presentare la firma autografata del richiedente. Nel caso di spedizione tramite posta elettronica certificata sarà necessaria la firma digitale oppure si dovrà allegare una copia fotostatica di un documento di identità in corso di validità. Utilizzando il servizio telematico dell’Agenzia delle Entrate, il solo fatto di accedere con le credenziali personali (PIN) è sufficiente per intendere l’istanza sottoscritta.

 

Il contenuto dell’istanza di interpello

L’istanza per presentare l’interpello deve contenere una serie di informazioni per ritenerla ammissibile e precisamente:

  • i dati anagrafici del richiedente o del suo legale rappresentante per consentirne l’identificazione (è necessario inserire anche il codice fiscale). In presenza di un legale rappresentate è bene che la procura sia specificata e contenuta in calce alla richiesta oppure ne venga allegata una copia ai margini dell’atto;
  • indicare la tipologia di interpello, ovvero la materia fiscale per cui si desiderano avere dei chiarimenti;
  • descrizione specifica e circostanziata della fattispecie;
  • specifiche disposizioni oggetto di richiesta d’interpretazione, applicazione oppure disapplicazione;
  • chiara esposizione della soluzione interpretativa proposta dal contribuente;
  • indicazione del domicilio e dell’indirizzo email dove si desidera ricevere le comunicazioni e l’eventuale risposta da parte dell’amministrazione;
  • firma del richiedente o del legale rappresentante incaricato.

Insieme all’istanza è consentito allegare qualsiasi tipo di documentazione ritenuta rilevante ai fini della risposta e non in possesso dell’amministrazione procedente o di altre figure istituzionali indicate nell’appello. Se la risposta presuppone accertamenti di natura tecnica che esulano dalle competenze dell’amministrazione incaricata, alla domanda dovranno essere allegati i pareri forniti dall’ufficio competente.

Nel caso in cui l’istanza non sia presentata correttamente o vengano ravvisate delle mancanze, l’amministrazione invita il contribuente a regolarizzare la richiesta entro 30 giorni dal ricevimento dell’avviso. I 90 giorni a disposizione dell’ufficio per rispondere decorrono dalla data in cui viene regolarizzata la domanda di interpello.

Qualora l’istanza non fosse corretta e non ripresentata entro il termine consentito, verrà dichiarata inammissibile.

 

C’è un termine per presentare l’interpello?

È abbastanza chiaro che l’istanza di interpello sia un’azione preventiva, ovvero debba avvenire prima di mettere in atto il comportamento oggetto di chiarimenti. In altre parole, il contribuente che intende avvalersi di tale diritto deve presentare la richiesta formale prima della scadenza fiscale che sarà materia di interpretazione da parte dell’ufficio competente.

Mettiamo il caso che i dubbi del contribuente riguardino l’applicazione di una determinata detrazione fiscale. Per evitare di incappare in errori e sanzioni, il soggetto dovrà inviare l’istanza facendo attenzione a rispettare il termine di 90 giorni prima che scadano i termini per la presentazione della dichiarazione dei redditi. Qualora la richiesta dovesse riguardare più anni di imposta, l’amministrazione è tenuta a rispondere anche se la domanda viene presentata in ritardo.

 

Come risponde l’amministrazione finanziaria?

A seguito di interpello ordinario, l’amministrazione finanziaria ha 90 giorni di tempo, dalla ricezione dell’istanza, per fornire la propria interpretazione in merito al caso indicato dal richiedente.

È importante sottolineare come una mancata risposta equivale ad un parere positivo. In questi casi si manifesta la forma del silenzio-assenso, quindi il soggetto è legittimato ad applicare la soluzione interpretativa indicata all’interno della domanda.

Per ricapitolare, le possibili risposte ad un interpello ordinario sono:

  • parere negativo: l’amministrazione finanziaria rende una risposta ufficiale con la quale dà un’interpretazione diversa ed in contrasto con quella fornita dal contribuente. In pratica l’istanza viene rigettata;
  • parere positivo: l’agenzia decide di condividere e accettare ufficialmente l’interpretazione normativa elaborata dal contribuente all’interno dell’istanza;
  • silenzio-assenso: l’ufficio non invia alcuna risposta e, di conseguenza, decide di accettare la soluzione interpretativa proposta dal richiedente.

 

Interpello e consulenza giuridica: le differenze

Il diritto di interpello è uno strumento finalizzato a risolvere problemi concreti, trovando soluzioni personalizzate per il contribuente che ha presentato l’istanza. La consulenza giuridica invece si occupa di individuare il corretto trattamento fiscale per problematiche di carattere generale e possono riguardare fattispecie riferite ad attività di controllo oppure di esame di un’istanza di rimborso o autotutela da parte di:

  • uffici amministrazione finanziaria (compresa Agenzia delle Entrate Riscossione);
  • associazioni sindacali e di categoria;
  • ordini professionali;
  • Enti pubblici o operanti con finalità di interesse pubblico;
  • amministrazioni dello Stato.

Una consulenza giuridica non ha alcun effetto vincolante, per cui il contribuente potrà adeguarsi o meno al parere espresso dall’amministrazione senza particolari conseguenze. Nel caso in cui segua le disposizioni suggerite avrà la certezza che non saranno applicate sanzioni o interessi moratori in caso contrario potrebbe scamparla, adottando un comportamento comunque regolare, o essere sanzionato. In pratica, la consulenza giuridica ha lo scopo di favorire la gestione dei rapporti tra Fisco e contribuente e rientra nella logica della cosiddetta tax compliance.

Ricordiamo che l’istanza di consulenza giuridica si può redarre in carta libera e non necessita del pagamento dell’imposta di bollo; si presenta a mano oppure spedendo un plico raccomandato con avviso di ricevimento alla Direzione regionale e alla Divisione Contribuenti.

 

Qual è l’effetto della presentazione di un interpello ordinario?

Abbiamo spiegato come l’ufficio competente, una volta ricevuta l’istanza di interpello, disponga di 90 giorni di tempo per poter valutare la soluzione interpretativa proposta dal contribuente e decidere in suo favore, oppure rigettare la richiesta con un provvedimento motivato. Decorso questo termine, se il contribuente non riceve alcuna risposta in merito, entra in vigore il cosiddetto principio del silenzio-assenso.

In ogni caso, a seguito della presentazione di un interpello ordinario si manifestano i seguenti effetti:

  • il contribuente è libero di decidere se applicare o meno l’interpretazione normativa fornita dall’amministrazione finanziaria;
  • l’Agenzia delle Entrate non può emettere atti che siano in contrasto con quanto dichiarato nella risposta fornita al contribuente. Nel caso venga comunque emesso un atto di accertamento o sanzionatorio in difformità con l’interpretazione resa, sarà da considerarsi nullo;
  • la risposta fornita dall’ufficio competente a seguito di istanza di interpello ha effetto unicamente sul soggetto richiedente e in modo esclusivo per il caso concreto specificato nell’istanza stessa;
  • rientra tra i diritti dell’amministrazione finanziaria modificare la risposta interpretativa resa. La rettifica ha però effetto esclusivamente sui fatti che si verificano dopo la sua comunicazione al contribuente.

 

La risposta fornita in sede di interpello vincola il contribuente?

Il contribuente non è in alcun modo vincolato dalla risposta ufficiale che ottiene a seguito di un interpello. Il soggetto interessato, se da una parte non può impugnare la risposta ricevuta con l’istanza di interpello, dall’altra non è vincolato al rispetto della soluzione interpretativa proposta dall’amministrazione finanziaria.

In linea di massima, possiamo affermare che si tratti di una sorta di consiglio che il contribuente riceve sul comportamento da adottare nei confronti dello specifico caso. Spetterà alla persona decidere se accettare il parere oppure ignorarlo e adottare la propria soluzione interpretativa. Tuttavia è necessario mettere in conto che sarà possibile ricevere una notifica di accertamento fiscale con tutte le relative conseguenze.

Per rendere il concetto ancor più chiaro facciamo un semplice esempio: supponiamo che il Sig. Rossi presenti un’istanza di appello per chiedere l’interpretazione di una norma riguardante l’introduzione di una nuova agevolazione fiscale. Il soggetto ritiene di possedere i requisisti per beneficiare di tale agevolazione ma, non avendone l’assoluta certezza, chiede un parere ufficiale all’amministrazione finanziaria. Entro novanta giorni dalla richiesta l’ufficio, dopo attenta valutazione del caso, decide di rigettare la tesi fornita dal contribuente non ritenendola idonea. Il Sig. Rossi non è vincolato dalla risposta negativa e può decidere di applicare comunque l’agevolazione all’interno della sua dichiarazione dei redditi.

Un successivo controllo dell’Agenzia delle Entrate però, potrebbe scoprire la presunta irregolarità e quindi provvedere all’invio di un accertamento per richiedere il pagamento delle maggiori imposte non versate. Pur risultando l’accertamento valido, il Sig. Rossi avrà comunque diritto di impugnarlo dinnanzi all’autorità giudiziaria competente. Spetterà al giudice prendere una decisione finale, dando ragione alla corretta interpretazione dell’amministrazione finanziaria oppure a quella del contribuente.

   

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