Che differenza c’è tra tasse, imposte e tributi?
La maggior parte dei contribuenti italiani, utilizza i termini “imposte” e “tasse” come se fossero sinonimi. In un certo senso una qualche somiglianza tra i due termini esiste, in particolare circa gli effetti che provocano perché, sia le imposte che le tasse finiscono col prosciugare lo stipendio a fine mese.
Non tutti sanno però che, sia nel linguaggio giuridico che in quello fiscale, i due termini assumono un significato ben preciso: in entrambi i casi ci si riferisce ad una particolare tipologia di tributo destinata ad un determinato scopo definito dalla legge.
Si distinguono in tal senso una serie di imposte (erariali e locali) calcolate con l’applicazione di un aliquota applicata ad una base imponibile non legata direttamente ad un servizio offerto dallo Stato.
Le tasse invece vengono calcolate sulla base di svariati elementi (costo di un servizio di cui si è usufruito, possesso di un bene mobile, frequenza di un corso di studi, ecc.).
Pagare i tributi, siano essi tasse o imposte, è diventato un vero e proprio sacrificio e, i benefici che si possono ottenere sono davvero minimi, quindi spesso, è meglio non pensare e non sapere dove finiscano effettivamente i nostri soldi.
Indice:
Imposte e tasse: i tributi
Quando si parla di imposte e di tasse, il riferimento è ad un prelievo che lo Stato, o un ente pubblico (regione o comune ad esempio) esegue a prescindere dalla volontà dei contribuenti. Si tratta di un prelievo coattivo conosciuto con il termine generico di “tributo“, il quale si caratterizza per il fatto di essere richiesto a prescindere dal consenso di chi è obbligato a versarlo.
Il tributo viene definito dalla legge e trova fondamento nella Costituzione: scopo principale del tributo è quello di concorrere alle spese pubbliche del nostro Paese.
Tributo è quindi il termine generico con cui si indicano sia le imposte che le tasse, ma anche ulteriori tipologie di prelievi coattivi, quali potrebbero essere i contributi sociali, ossia quelli che il lavoratore versa per pagare in futuro la sua pensione.
Il tributo ha tre funzioni, acquisitiva, redistributiva e promozionale e ciascuna di esse concorre al corretto funzionamento del nostro Paese.
- La funzione acquisitiva permette di acquisire risorse da destinare, ad esempio, alla scuola, alla sanità, alle infrastrutture e, in linea di massima, a finanziare la spesa pubblica.
- La funzione redistributiva serve proprio, come dice il nome, a redistribuire la ricchezza tra i vari contribuenti generando più equità. La progressività delle imposte dovrebbe garantire questo principio, con tributi che crescono all’aumentare del reddito.
- La funzione promozionale ha lo scopo di agevolare o scoraggiare alcuni tipi di comportamenti attraverso la riduzione dei tributi o l’applicazione di sanzioni: chi rispetta la legge e adotta un comportamento virtuoso potrebbe usufruire di diversi benefici, mentre chi paga in ritardo o non paga le imposte sarà soggetto a pesanti sanzioni.
Cosa sono le imposte
Le imposte sono tributi che possono essere richiesti sia dallo Stato che da un ente territoriale (Regione o Comune) e non sono, solitamente, legate ad una controprestazione dell’ente impositore. Ciò significa che il contribuente obbligato a versare le imposte non gode, in via diretta, di un servizio specifico, ma beneficia in diverso modo delle imposte versate.
Il prelievo delle imposte concorre a formare il cosiddetto “gettito fiscale“, utilizzato per finanziare la spesa pubblica: stipendio dei pubblici dipendenti, il funzionamento delle strutture pubbliche, l’efficienza delle strutture sanitarie, ecc.
L’imposta è formata da tre elementi:
- il presupposto;
- la base imponibile;
- l’aliquota.
Tutti e tre devono, necessariamente, coesistere nell’imposta, altrimenti il prelievo coattivo non troverebbe alcuna giustificazione.
Il presupposto rappresenta la circostanza, il fatto o l’elemento per cui l’imposta è dovuta. L’IRPEF, ad esempio, è l’imposta sui redditi ed il suo presupposto, altro non è che la percezione di un reddito in uno specifico arco temporale sotto forma di stipendio, emolumenti, parcelle, cessione di diritti, utili di impresa.
La base imponibile è il valore su cui verrà calcolata l’imposta. Sempre parlando dell’IRPEF, la sua base imponibile viene calcolata sottraendo dalla totalità dei redditi percepiti in un anno, alcune spese affrontate dal contribuente per far fronte alle necessità quotidiane.
L’aliquota, infine, è la percentuale di imposta da applicare alla base imponibile. Essa può essere definita in misura fissa, proporzionale, progressiva e regressiva e determina l’ammontare dell’imposta che dovrà essere versata all’erario o all’ente locale.
L’imposta deve essere pagata entro un termine prestabilito, oltre il quale saranno applicate sanzioni di diverso genere. Il mancato (o insufficiente) pagamento delle imposte comporterà la riscossione coattiva da parte dello Stato o dell’ente territoriale dell’imposta non versata con le relative sanzioni e interessi.
Quali sono le principali imposte
Le imposte si dividono in due categorie, dirette ed indirette. Le imposte dirette sono tali perché colpiscono direttamente il reddito percepito, o il patrimonio del contribuente posseduto in un determinato periodo.
Infatti sono imposte dirette quelle che si applicano ai guadagni e alla proprietà di beni, quali potrebbero essere una casa o un terreno. Rientrano nelle imposte dirette:
- IRPEF, l’imposta sui redditi delle persone fisiche;
- IRES, che riguarda i redditi delle società;
- IRAP, l’imposta regionale sulle attività produttive;
- IMU, che colpisce gli immobili escluso quelli adibiti ad abitazione principale non di lusso.
Le imposte indirette, invece, trovano la loro applicazione nel momento in cui la ricchezza viene spesa, ad esempio attraverso la vendita di un immobile, l’acquisto di un prodotto tecnologico o il rifornimento di carburanti. Colpiscono la ricchezza dei contribuenti solo nel momento in cui questa viene utilizzata e messa in circolazione, attraverso:
- l’IVA;
- l’Imposta di registro
- le imposte ipotecarie e catastali;
- le accise, applicate su carburanti, sigarette o sul consumo di energia elettrica e gas.
Cosa sono le tasse
Al contrario delle imposte, le tasse sono versamenti che il contribuente esegue a favore dello Stato, o di un ente territoriale, a fronte di un servizio di cui ha usufruito. Il gettito delle tasse non viene utilizzato per far fronte alla spesa pubblica, bensì per spesare uno specifico bene, o servizio, che viene fornito a chi ne faccia richiesta.
Il contribuente, in questo caso, non paga un tributo perché possiede una ricchezza o decide di spenderla, ma paga la tassa perché intende utilizzare, o ha utilizzato, quel determinato bene messo a disposizione o dallo Stato o dall’ente territoriale.
Il contribuente ha la facoltà di optare per un servizio alternativo, o addirittura non avvalersene del tutto e, in tale circostanza, non sarebbe soggetto al pagamento di quella specifica tassa.
La tassa, per sua natura, non implica elementi come il presupposto, la base imponibile e l’aliquota, ma viene applicata in funzione di altri fattori, che potrebbero essere:
- il possesso di un bene (si pensi al bollo auto o al canone per la televisione);
- l’utilizzo di un servizio (ad esempio la tassa sui rifiuti);
- la frequenza di un corso di studi (scolastico o universitario);
- l’utilizzo di uno spazio che appartiene alla collettività (ad esempio la TOSAP – Tassa per l’occupazione del suolo pubblico)
Non essendo prevista un’aliquota specifica, il calcolo della tassa può avvenire in modo diverso e prevedere un esborso in misura fissa o variabile.
Ad esempio il canone RAI è pari a 90 euro, mentre le tasse universitarie possono variare a seconda del reddito dello studente.
Il bollo auto aumenta in base alla cilindrata, a differenza della tassa rifiuti che viene suddivisa un due componenti: l’una fissa, determinata sui metri quadri dell’immobile e sugli abitanti dell’unità immobiliare, l’altra variabile calcolata in base alla quantità di rifiuti prodotti dalla famiglia.
Quali sono le principali tasse
Il bollo auto è, senza dubbio, la tassa più nota, seguita dal tanto discusso canone RAI. Quest’ultimo, nonostante sia considerato da molti come un’imposta, è in realtà una vera e propria tassa sul possesso di un apparecchio audio-televisivo, infatti, qualora si dimostri di non possedere alcun televisore tale tassa non sarebbe non dovuta.
Altre tasse, tra le più note sono:
- le tasse scolastiche e universitarie, dovute se si frequentano corsi di studio;
- la TOSAP, dovuta da chi occupa il suolo pubblico (bancarelle, chioschi, venditori ambulanti, ma anche sul passo carrabile, ecc.);
- la TARI, ovvero la tassa rifiuti, che non è dovuta se l’immobile risulta disabitato;
- la TCG, o Tassa sulle Concessioni Governative, dovuta, ad esempio, da chi detiene il porto d’armi.
Il gettito delle tasse viene destinato direttamente al tipo di servizio offerto, con lo scopo di renderlo effettivo e fruibile a chi ne faccia richiesta.
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