Debiti contributivi in fase amministrativa: come reatizzarli
Un contribuente con esposizione debitoria verso una gestione amministrata dall’INPS ha la possibilità di richiedere il versamento rateizzato di quanto dovuto. Cerchiamo di capire esattamente come funziona tale sistema, a chi è rivolto, quali requisiti sono richiesti e come procedere per la presentazione della domanda.
L’INPS offre al contribuente con posizione debitoria nei confronti delle gestioni amministrate dall’Ente, di provvedere al pagamento in forma rateale, sia dei contributi non versati che di eventuali sanzioni. Al momento della presentazione della domanda è fondamentale che, in riferimento al debito, non risultino in corso avvisi di addebito né tantomeno sia stata avviata una procedura di recupero crediti attraverso agenti della riscossione o preposti uffici legali dell’Istituto.
Ricordiamo che l’unica fonte che disciplina la materia è lo specifico regolamento approvato dal Presidente dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale ed entrato in vigore a partire dal 12 luglio 2013 a seguito della pubblicazione della circolare INPS n. 108.
Indice:
Chi sono i destinatari del pagamento rateizzato?
Il versamento dilazionato dei debiti contratti con una gestione amministrata dall’INPS riguarda le seguenti categorie di contribuenti:
- datore di lavoro con dipendenti;
- datore di lavoro del settore agricolo con dipendenti;
- lavoratore autonomo (artigiani e commercianti);
- lavoratore autonomo settore agricolo;
- committente di collaboratori coordinati e continuativi (co.co.co) o collaboratori con contratto di lavoro a progetto (co.co.pro);
- professionista iscritto alla Gestione Separata;
- lavoratori dello spettacolo;
- sportivi professionisti.
Sono ammesse alla rateazione dei debiti contributivi anche le Gestioni Dipendenti Pubblici.
Come funziona
Al fine di ottenere il pagamento dilazionato, il contribuente interessato deve presentare un’unica istanza comprendente ogni debito contributivo in fase amministrativa accertato e maturato alla data di invio della domanda.
L’INPS concede un pagamento dilazionato fino a un massimo di 24 rate. Tuttavia, il soggetto ha facoltà di richiedere il prolungamento fino a 36 rate qualora sussistano particolari circostanze. Spetta al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali autorizzare l’estensione della rateazione se la richiesta è dovuta a:
- calamità naturale;
- procedura concorsuale;
- mancanza momentanea di liquidità finanziaria causata dal mancato ricevimento di crediti maturati nei confronti dello Stato, Pubbliche Amministrazioni, Enti locali o per il ritardo nell’erogare contributi e finanziamenti pubblici previsti da leggi o convenzioni;
- carenza di liquidità finanziaria per via di una difficile situazione economia, sociale, territoriale o settoriale;
- crisi aziendale;
- riorganizzazione, ristrutturazione o riconversione dell’azienda;
- passaggio dei debiti contributivi ai legittimi eredi.
Ci sono poi casi eccezionali come l’oggettiva incertezza dell’obbligo contributivo o fatti dolosi riconducibili a terzi, i quali autorizzano il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociale e Ministero dell’Economia e delle Finanze a prolungare il pagamento dilazionato fino addirittura a 60 rate.
Requisiti per la domanda di rateazione dei debiti contributivi
L’istanza di rateazione comprende i debiti denunciati dal contribuente e accertati al momento della presentazione della domanda. Vale a dire ogni debito relativo alle gestioni amministrate dall’INPS, conseguenza del mancato pagamento con la modalità prevista ed entro il termine legale consentito dalla gestione stessa. In tutti gli altri, casi la domanda viene respinta, tuttavia il contribuente può presentare una nuova istanza in cui dovrà specificare la posizione debitoria con adeguata ripartizione per ogni gestione.
Il pagamento dilazionato è concesso per debiti derivanti da omissioni o evasioni. E’ compreso anche un eventuale debito causato da una ritenuta previdenziale e assistenziale a carico del lavoratore. Sono invece esclusi dalla rateazione i debiti generati durante una precedente dilazione. Ricordiamo che sull’importo complessivo viene applicato l’interesse di dilazione in base al tasso in vigore alla data di presentazione dell’istanza stessa.
Quando il contribuente inoltra la domanda, automaticamente rinuncia ad ogni eccezione che influisca sull’esistenza e sull’azionabilità del credito. Al contempo, non può nemmeno opporsi in giudizio in apposita sede civile. Con la presentazione dell’istanza il richiedente assume l’impegno di pagamento di tutte le rate secondo quanto stabilito dal piano di ammortamento. Quest’ultimo viene considerato accettato dopo il versamento della prima rata.
Altro punto molto importante riguarda il mantenimento della correttezza del contribuente. Ciò significa che per beneficiare del pagamento dilazionato il soggetto, non solo deve versare regolarmente le rate indicate nel piano, ma anche provvedere al regolare adempimento della contribuzione INPS periodica.
Al fine di rispettare il suddetto requisito di correttezza, è possibile accedere ad una seconda rateazione breve. Oltre alle rate relative al debito da saldare, il soggetto può dilazionare anche il pagamento dei contributi previdenziali versando quanto richiesto in tre mesi per datori di lavoro o commettiti e per un periodo trimestre / rata nel caso di un lavoratore autonomo.
In presenza di mancato pagamento anche di una sola rata concordata con il piano di ammortamento, o relativa alla rateazione breve, il contribuente vedrà revocate entrambe le dilazioni. Inoltre, il credito rimanente provoca un immediato avviso di addebito, con l’atto esecutivo preso in carico da un agente della riscossione.
Come presentare l’istanza
È consentita la presentazione della domanda solo tramite modalità telematica utilizzando i servizi messi a disposizione sul portale dell’INPS. Qualora ci fossero debiti riguardanti una gestione diversa da quella oggetto dell’istanza online, il contribuente dovrà allegare anche il modello SC18.
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