Credito di imposta per la sanificazione dei luoghi di lavoro: a chi spetta

Scritto da Omar Cecchelani in Imprese

Dal 4 maggio è iniziata la tanto agognata Fase 2, ovvero una progressiva riapertura di molte attività economiche e della normale vita quotidiana. Il Governo ha stabilito delle precise disposizioni per cercare di contrastare la diffusione dell’epidemia da COVID-19 e tra queste c’è l’obbligo di sanificare negozi, uffici, aziende e, in generale, i luoghi di lavoro.

All’interno di una specifica guida INAIL sono contenute tutte le regole da rispettare e le misure di prevenzione da applicare per tutelare la sicurezza sul lavoro contro la pandemia da Coronavirus. Tra i punti principali c’è proprio la disinfezione obbligatoria e periodica della sede di lavoro. In una situazione economica già molto difficile, si tratta di ulteriori spese che imprenditori e titolari di attività commerciali dovranno sobbarcarsi per poter riprendere il business nel rispetto della legge e garantendo la giusta sicurezza a lavoratori e clienti.

Il governo ha deciso di introdurre nel Decreto Cura Italia un bonus del 50% sulle spese di sanificazione, riconosciuto nella forma di un credito d’imposta. Di seguito cercheremo di capire come funziona esattamente lo sgravio fiscale e le linee guida impartite dalla legge, fermo restando che bisognerà attendere il decreto attuativo emanato dal MISE in collaborazione con il MEF: solo allora avremo un quadro normativo completo e definitivo.

Indice:

 

Credito d’imposta per la sanificazione dei luoghi di lavoro: cosa prevede la legge

L’articolo che regolarizza la sanificazione degli ambienti lavorativi è il n.64 inserito all’interno del Decreto Cura Italia, varato dal Governo il 17 marzo 2020. La legge stabilisce, chiaramente, il riconoscimento di un credito d’imposta nella misura del 50% delle spese sostenute per la disinfezione della sede di lavoro e degli strumenti utilizzati per svolgere l’attività. Ciascun beneficiario può applicare l’agevolazione su un importo massimo di 20.000 euro, con un budget messo a disposizione dallo Stato di 50 milioni di euro per il solo 2020.

A distanza di poco tempo suddetta normativa è stata ulteriormente estesa grazie all’articolo 30 del Decreto Liquidità, potendo così ricorrere al credito d’imposta anche per tutte le spese sostenute per acquistare dispositivi di protezione individuale o per garantire il regolare distanziamento tra i lavoratori.

Di fatto l’attuale legge prevede un credito d’imposta nella misura del 50% per le seguenti spese sostenute nel corso del 2020:

  • sanificazione della sede lavorativa e degli strumenti di lavoro;
  • acquisto dispositivi di protezione individuale (mascherine chirurgiche, mascherine FP2 e FP3, visiere e occhiali protettivi, guanti, calzari, tute di protezione, gel disinfettanti, etc.);
  • acquisto di tutti i dispositivi di sicurezza utilizzati per proteggere i lavoratori dal contatto accidentale con il COVID-19 e per assicurare il mantenimento della distanza minima interpersonale.

 

Caratteristiche e requisiti del credito d’imposta sanificazione

Andando ad analizzare nel dettaglio il quadro normativo è facile comprendere le principali caratteristiche del credito d’imposta elargito per spese di sanificazione degli ambienti lavorativi. Innanzitutto, si tratta di un’agevolazione che interessa, in modo esclusivo, gli esercenti di attività d’impresa, arte o professione. In secondo luogo, potrà essere riconosciuto un bonus nell’ordine del 50% per le spese sostenute nel 2020, fino ad un massimo di 20.000 euro e opportunamente documentate, nonché rientranti nell’elenco citato nel precedente paragrafo.

Riteniamo importante ribadire che, oltre ai costi per disinfettare periodicamente la sede di lavoro e gli strumenti per svolgere l’attività, sarà possibile beneficiare del credito d’imposta anche per le spese di acquisto e installazione di dispositivi per la sicurezza e protezione personale. Di conseguenza, barriere divisorie, pannelli separatori e tutto ciò che ha la finalità di evitare la diffusione della pandemia, ridurre il rischio accidentale di contagio e mantenere la distanza minima tra gli addetti potrà rientrare nell’agevolazione. Allo stesso modo, possono essere conteggiate anche le spese per l’acquisto di disinfettanti e detergenti mani.

 

Credito d’imposta sanificazione: è già entrato in vigore?

Il credito d’imposta del 50% sulle spese per la sanificazione degli ambienti di lavoro è stato approvato dal Parlamento il 17 marzo 2020. Entro 30 giorni da tale data sarebbe dovuto entrare in vigore per mezzo di un decreto attuativo, tuttavia ad oggi non c’è ancora nulla di definitivo. Si dovrà attendere l’intervento del Ministro dello Sviluppo economico in accordo con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, in modo da conoscere con certezza quali saranno le regole operative per poter beneficiare del bonus sulla sanificazione. Gli aspetti certi sono le tipologie di spesa che concorrono all’agevolazione, la misura del 50% del credito d’imposta e le risorse stanziate per il 2020 che ammontano a 50 milioni di euro. Di conseguenza, chi è costretto a disinfettare i luoghi di lavoro periodicamente dovrà sostenere le spese e aspettare il via libera del decreto attuativo per richiedere lo spettante sgravio fiscale.

A differenza, per esempio, del credito d’imposta per canone di locazione dei negozi, quello per la sanificazione degli ambienti di lavoro richiederà una procedura molto più lunga e complessa. Infatti, l’agevolazione non verrà riconosciuta in modo automatico, ma sarà necessario rispettare tutto l’iter burocratico stabilito dal decreto attuativo e presentare la richiesta con allegata completa documentazione a dimostrazione delle reali spese sostenute.

   

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