Cos’è la segregazione patrimoniale, a cosa serve e come si ottiene

Da sempre, la gestione del patrimonio, ovvero l’insieme dei beni con un valore economico e riconducibile ad un soggetto, rappresenta uno dei bisogni fondamentali di qualunque cittadino italiano e, come tale, va soddisfatto al meglio per dare a sé stessi e alla propria famiglia la sicurezza necessaria per vivere serenamente.

Quando si parla di gestione patrimoniale il discorso è molto ampio e riguarda sia l’amministrazione delle risorse finanziarie che la pianificazione fiscale. Un errore che spesso viene commesso è pensare che gestire i propri averi voglia dire solo farli fruttare nel tempo, in realtà il primo aspetto da tenere in considerazione è la difesa da possibili minacce esterne. Del resto, l’ultima crisi economica è stata un chiaro esempio di come il rischio di default aziendali che potrebbero portare alla perdita di parte dei propri investimenti sia tutt’altro che scontato, anche operando scelte che riteniamo poco rischiose.

Da non scordare nemmeno i pericoli legati a possibili azioni creditorie da parte di terzi che possono aggredire il patrimonio per veder soddisfatte le loro pretese. Se tutto questo non fosse sufficiente ad alzare l’asticella dell’attenzione, aggiungiamo anche le eventuali problematiche legate al passaggio generazionale.

La tutela del patrimonio è un aspetto fondamentale nella vita di ogni persona, ma lo diventa ancor di più per i soggetti sottoposti a rischi maggiori. Pensiamo a liberi professionisti ed imprenditori che svolgono attività economiche, probabilmente molto remunerative, ma nel contempo in grado di offrire poche garanzie. Per esempio, un medico potrebbe sbagliare un intervento chirurgico, un avvocato scegliere una linea difensiva inefficace ed entrambi essere accusati di negligenza subendo pesanti condanne di risarcimento danni per responsabilità professionale. Stesso discorso per un commercialista colpevole di un’errata compilazione di una dichiarazione dei redditi, per non parlare delle attività di impresa soggette all’altalenante andamento dell’economia e con reali e concrete possibilità di accumulare ingenti debiti.

Viviamo in un mondo difficile caratterizzato da un’economia che sembra sempre appesa ad un filo, pronto a spezzarsi al minimo scossone. Investire e tutelare il patrimonio non è affatto un’impresa facile vista anche la grande competitività sui mercati, a cui aggiungere un sistema legislativo spesso di difficile comprensione. Le minacce sono ovunque e anche online troviamo numerosi sedicenti guru della finanza che millantano la conoscenza di investimenti sicuri e strumenti finanziari con cui ottenere facili ed esorbitanti guadagni. Una serie di pericoli che, il più delle volte, portano l’investitore o l’imprenditore a mettere a rischio, non solo l’attività economica, ma anche il benessere della sua famiglia.

Come evitare tutto questo?

Una buona base di partenza sono una corretta educazione finanziaria e un buon livello di conoscenza. Con ciò non vogliamo dire che sia necessario essere degli esperti di finanza o dei luminari in economia, tuttavia avere la consapevolezza di quali strumenti preveda l’ordinamento giuridico italiano per la tutela del patrimonio, può mettere al riparo da inutili rischi. Altro consiglio è quello di rivolgersi a professionisti con i quali sedersi attorno ad un tavolo e programmare un’adeguata strategia di difesa patrimoniale in base alle proprie necessità.

 

La segregazione patrimoniale

In questo articolo la nostra attenzione è rivolta al concetto di segregazione del patrimonio. Già dalla definizione si può intuire di cosa si tratta, infatti segregare una parte del proprio patrimonio significa suddividere i propri averi mettendone una parte in una sorta di “cassaforte” inattaccabile dalle azioni dei creditori, del Fisco e di qualunque altro soggetto.

In tal senso il Codice Civile è quantomai chiaro, infatti l’articolo 2740 stabilisce come un debitore abbia l’obbligo di rispondere ai propri adempimenti attraverso tutti i suoi beni presenti e futuri. Inoltre nel suddetto articolo viene precisato che eventuali limitazioni della responsabilità del debitore sono ammesse, unicamente, nei casi stabiliti dalla legge.

In altri termini, la normativa impone ad un soggetto di pagare i propri debiti sfruttando la totalità del proprio patrimonio in essere compreso beni acquisiti in futuro. Per esempio se il Sig. Rossi ha un debito di 50mila euro e riceve da un parente deceduto un’eredità di 100mila euro oppure è fortunato e vince una grossa somma al lotto, tali nuovi beni dovranno essere utilizzati per soddisfare i creditori.

Come detto in precedenza, il nostro ordinamento però, mette a disposizione una serie di strumenti con la finalità di separare determinanti beni dal patrimonio, in modo da proteggerli dalle azioni creditizie. Tali strumenti sono accomunati dalla loro destinazione che deve essere il perseguimento di interessi meritevoli di tutela.

Uno dei mezzi più utilizzati, anche se negli ultimi anni risulta in forte declino, è il fondo patrimoniale. Si tratta di uno strumento che determina la destinazione la destinazione di beni mobili registrati, immobili e titoli di credito al fine di soddisfare i bisogni familiari.

Oppure, il vincolo di destinazione che è molto simile al fondo patrimoniale con la sostanziale differenza che può riferirsi ad interessi meritevoli di tutela che non riguardano la famiglia e può essere istituito anche al di fuori del matrimonio. L’istituto è nato nel 2006 con l’articolo 2645-ter del Codice Civile e permette, attraverso un atto pubblico, di conferire solo beni mobili registrati e immobili, destinandoli al conseguimento di uno specificato fine meritevole di tutela a beneficio di un soggetto terzo.

Altra interessante opportunità di segregazione patrimoniale è rappresentata dall’istituto di origine anglosassone denominato trust. In questo caso il meccanismo di separazione del patrimonio prevede la presenza di tre soggetti distinti: il disponente (settlor), il gestore effettivo dei beni (trustee) e il beneficiario (che può essere una persona fisica oppure una società) e la presenza di un interesse meritevole di tutela per cui una parte del patrimonio del disponente verrà gestito da una terza persona (il trustee), a favore di un terzo beneficiario.

Tutti questi strumenti hanno la funzione legale di segregare una fetta del patrimonio, mettendola così al riparo dalle aggressioni dei creditoriche vedranno ridursi una parte dei beni coi quali avrebbero potuto soddisfare le loro giuste pretese. Tuttavia, è bene sottolineare come i beni conferiti nei vari istituti di separazione possono essere utilizzati solo per il conseguimento del fine dichiarato e devono rispondere di eventuali debiti contratti per raggiungere tale scopo.

Altro aspetto da evidenziare è come la segregazione patrimoniale non può in alcun modo danneggiare le ragioni dei crediti nati anteriormente. In tal senso l’articolo 2901 c.c. definisce la cosiddetta azione revocatoria che attribuisce al creditore il potere di ottenere una dichiarazione di inefficacia nei riguardi di atti di disposizione sul patrimonio del debitore se messi in atto con lo scopo di sottrarre dei beni al creditore stesso. In questo modo, nonostante l’atto conservi la sua validità, consente al creditore di rivalersi sui beni oggetto della segregazione per veder soddisfatte le proprie ragioni. La legge prevede anche il reato di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte con sanzione penale a tutti coloro che sfruttano strumenti di segregazione patrimoniale per eludere il pagamento delle tasse.

Un’ulteriore considerazione che necessita un minimo di approfondimento è il caso in cui l’interno patrimonio venga segretato. Diciamo subito che non sono situazioni molto ricorrenti, tuttavia comportano dei risvolti dal punto di vista fiscale e nei rapporti con i terzi.

Nel caso in cui l’intero patrimonio sia vincolato tramite un trust, l’Amministrazione finanziaria non è detto che venga danneggiata. Qualora l’attività economica fosse gestita da una società di capitali, le pretese tributarie saranno a carico della società stessa che risponderà di eventuali debiti IRES, IRAP e IVA con il proprio patrimonio. Se invece il trust è riconducibile ad una persona fisica, potrebbe essere difficoltoso il prelievo diretto dell’IRPEF, tuttavia il soggetto dovrà percepire un compenso come amministratore e subirne la tassazione alla fonte.

Segregando parte o l’intero patrimonio, diventerà più difficile ricevere crediti da terzi che dovranno basarsi sulla reputazione e credibilità del richiedente. Per quanto concerne il settore bancario il discorso è diverso visto che lo stesso trust potrebbe intervenire per assicurare le dovute garanzie qualora ci fossero iniziative meritevoli di sostegno.

   

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