Cos’è, come si attiva e quali sono i vantaggi del Domicilio digitale

Scritto da Omar Cecchelani in Famiglia

Sappiamo bene come la burocrazia, nella maggior parte dei casi, renda la vita davvero difficile e complichi in modo assurdo i rapporti tra cittadini e Pubblica Amministrazione. In una società sempre più interconnessa e votata alla digitalizzazione, anche lo Stato ha cercato di adeguarsi, sfruttando moderni strumenti informatici e telematici per semplificare procedure e velocizzare le comunicazioni con i contribuenti.

A tal proposito, grazie al decreto legislativo n.82 del 7 marzo 2005, è stato istituito il CAD: Codice dell’Amministrazione Digitale. Lo scopo del legislatore è stato quello di sfruttare al massimo le tecnologie della comunicazione e dell’informazione per regolarizzare l’accesso e la disponibilità dell’Amministrazione Pubblica, nonché la fruibilità dei servizi online per il cittadino.

Nel corso degli anni il CAD è stato rivisto ed aggiornato diverse volte, in modo da renderlo un mezzo ancor più razionale e reattivo nei confronti delle esigenze di tutti i contribuenti. L’ultima modifica risale al dicembre 2017: con il decreto legislativo n.13 è stata introdotta l’importante novità del cosiddetto domicilio digitale. In questa breve guida vogliamo capire esattamente di cosa si tratta, come funziona la digitalizzazione del domicilio, l’esatta procedura per l’attivazione e quali vantaggi comporta per il privato cittadino che lo richiede.

Indice:

 

Cos’è il domicilio digitale?

Com’è facile intuire dalla definizione, il domicilio digitale altro non è che un indirizzo elettronico dove la Pubblica Amministrazione può inviare eventuali comunicazioni, atti e notifiche al cittadino. Il tradizionale nome della via, numero civico e cassetta delle lettere sono sostituiti da un indirizzo di posta elettronica certificata, quello comunemente indicato con l’acronimo PEC.

Secondo quanto stabilito dalla legge, ed in particolare dall’articolo 3 del CAD, il domicilio digitale è definito come lo strumento per facilitare la comunicazione tra la Pubblica Amministrazione e il cittadino, che avrà la facoltà di scegliere se indicare come domicilio il proprio indirizzo di posta elettronica certificata.

Il domicilio digitale rientra in quella serie di iniziative e strumenti al pari dell’identità digitale SPID, dell’anagrafe nazionale online e dell’imminente SPID europeo che porteranno alla creazione di una cittadinanza digitale.

 

Come funziona il domicilio digitale

La prima cosa da mettere in chiaro è come il domicilio digitale non sia in alcun modo obbligatorio, tranne che per liberi professionisti ed imprese. Rappresenta una facoltà messa a disposizione dallo Stato ai cittadini, per evitar loro lunghe code agli sportelli e ricevere in modo pratico e veloce ogni comunicazione istituzionale in formato elettronico, anziché tramite raccomandata cartacea. È comunque intenzione dell’attuale Governo e della Ministra dell’Innovazione tecnologica e della digitalizzazione, cercare di ampliare il numero di utenti destinati che potranno avvalersi del domicilio digitale.

Una volta che un soggetto decide di aderire all’iniziativa dovrà comunicare il proprio indirizzo PEC al Comune di residenza che provvederà, prontamente, ad inserirlo nell’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR). Da questo momento in poi il suddetto cittadino riceverà cartelle esattoriali, multe, contravvenzioni, atti giudiziari, decreti ingiuntivi e qualsiasi altra forma di comunicazione istituzionale direttamente sulla piattaforma online e non più nella cassetta della posta.

Con la stessa facilità potrà inviare ogni documento in formato elettronico, senza muoversi da casa e spendere soldi per l’affrancatura. Ciò consente un dialogo tra Pubblica Amministrazione e cittadino molto più diretto, eliminando qualsiasi intermediario e, praticamente, in tempo reale. Il passo successivo all’attivazione del domicilio digitale è l’abolizione dell’obbligo di conservare i documenti, sempre che siano già in possesso della Pubblica Amministrazione.

 

Domicilio digitale: la procedura per l’attivazione

Prima di descrivere come attivare il domicilio digitale è doveroso fare una premessa. Mentre per liberi professionisti ed imprese è già una realtà da un paio d’anni, per i privati cittadini, ad oggi, non è ancora un servizio disponibile, ma lo dovrebbe diventare a breve. Il Codice dell’Amministrazione Digitale prevedeva l’inizio dell’operatività a partire da gennaio 2019, tuttavia siamo ancora in attesa del via libera da parte del Consiglio dei Ministri. L’iter da seguire per attivare il proprio domicilio digitale è invece una certezza, quindi vediamo in cosa consiste.

Il primo passo da compiere è acquistare un indirizzo di posta elettronica certificata. Per poterlo ottenere non è necessario possedere alcun particolare dispositivo elettronico, ma è sufficiente sottoscrivere un abbonamento con un provider in grado di offrire il servizio PEC. Fino a qualche anno fa c’era la possibilità di avere un indirizzo di posta elettronica certificata gratuito tramite Poste Italiane, purtroppo il servizio è stato dismesso vista la scarsa richiesta.

Ad oggi, in Italia non esistono provider seri che forniscono gratuitamente una PEC, per cui sarà necessario pagare un abbonamento annuale. Online si trovano moltissime offerte come, ad esempio, Aruba, Legalmail di Infocert, Postecert di Poste Italiane oppure Kolst PEC. Chi fosse preoccupato dai costi, stiamo parlando di abbonamenti che partono da circa 10 euro l’anno (per il servizio standard) a salire. Il prezzo varia a seconda delle caratteristiche scelte ovvero: quantità di spazio d’archiviazione, servizi di alert, invio SMS, antivirus, antispam, ecc.

Una volta in possesso dell’indirizzo di posta elettronica certificata, è sufficiente recarsi al Comune di residenza e comunicare all’ufficio competente la propria PEC. Sarà necessario compilare un modulo inserendo i vari dati anagrafici, l’indirizzo di posta elettronica certificata e dichiarando di essere a conoscenza che, da quel momento in poi, tutte le comunicazioni con la Pubblica Amministrazione avverranno tramite il domicilio digitale.

Spetterà al Comune registrare online la PEC all’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente. Quest’operazione è fondamentale per rendere di dominio pubblico l’indirizzo di posta elettronica certificata e quindi utilizzabile dalla PA e gestori di servizi pubblici per le future comunicazioni al cittadino.

 

Quanto costa attivare il domicilio digitale?

Come abbiamo già sottolineato, l’unico costo da sostenere è quello dell’abbonamento ad un provider per ottenere la PEC. Con circa 10 euro all’anno si può disporre di un indirizzo di posta elettronica certificata, 1 GB di spazio, la protezione delle comunicazioni tramite antivirus e antispam, nonché la possibilità di utilizzare un’apposita app per la gestione della posta tramite smartphone.

Ci sono poi abbonamenti molto più costosi che offrono maggior spazio per l’archiviazione dei documenti e servizi pensati per liberi professionisti ed imprese, come la lettura semplificata delle fatture elettroniche. La procedura di attivazione in Comune è invece totalmente gratuita, così come l’invio dei documenti che non richiederà alcun costo di spedizione.

 

Quanto tempo serve per attivare il domicilio digitale?

La PEC si ottiene immediatamente sottoscrivendo dal proprio terminale un abbonamento con il provider scelto mentre, per attivare il domicilio digitale, bisogna considerare il tempo fisico per recarsi in Comune e la velocità dell’ufficio nell’inoltrare e completare la pratica. Tuttavia, essendo una procedura alquanto semplice, non dovrebbe richiedere più di qualche giorno.

 

I vantaggi del domicilio digitale

È abbastanza logico intuire quali siano i vantaggi offerti dal domicilio digitale. Per prima cosa la comunicazione tra cittadino e Pubblica Amministrazione avviene molto più rapidamente, possiamo dire quasi in tempo reale. Non bisogna più aspettare i giorni necessari affinchè il documento arrivi a destinazione, consegnato dal postino o da altro addetto.

Si evitano così tutti i disguidi dovuti all’assenza del destinatario, la preoccupazione, quasi inquietudine nel trovarsi nella cassetta delle lettere un “avviso di giacenza” e il doversi recare di persona all’ufficio postale a ritirare la missiva. Allo stesso modo, trovandosi nella condizione di dover inviare una comunicazione, il cittadino potrà avvalersi di mezzi quali PC, smartphone e tablet, risparmiando  un’infinità di tempo e avendo un servizio decisamente più veloce ed efficiente.

Oltre ad accelerare gli iter burocratici, c’è da aggiungere l’abbattimento dei costi, sia da parte della PA che del cittadino. Spariscono in questo modo tutte le spese di affrancatura e quelle per le raccomandate che sono sempre a carico del destinatario. Non dimentichiamo nemmeno l’enorme quantità di carta che non viene più sprecata e la comodità nell’archiviazione dei documenti in formato elettronico. Il Governo ha calcolato, approssimativamente, nell’ordine del milione di euro il risparmio per non dover più inviare missive in formato cartaceo ai cittadini.

Inoltre, all’indirizzo di posta elettronica certificata si riceveranno solo comunicazioni istituzionali, evitando così la fastidiosa pubblicità e le pericolose e-mail di possibili truffe telematiche: sempre che il titolare della PEC non abbia dato il suo consenso al provider.

   

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