Cosa sono i fringe benefit e chi ne ha diritto

Come premiare i propri dipendenti? Oltre agli aumenti retributivi e ai bonus di produzione esistono i cosiddetti fringe benefit. Si tratta di particolari compensi in natura che permettono di soddisfare bisogni differenti: tali benefit possono anche essere personalizzati secondo le esigenze del personale. L’articolo 2099 comma 3 del Codice Civile, nello specifico, contempla questa particolare tipologia di compenso a favore del dipendente, che consiste in un pagamento in forma alternativa al reddito, ossia appunto coi benefit aziendali.

In particolare, un team di lavoro gratificato dal punto di vista economico e non solo riesce, in primo luogo, ad essere maggiormente produttivo e, di conseguenza, riesce a migliorare le performance dell’azienda in tutti gli ambiti operativi. Un dipendente che vive in azienda un clima sereno, all’interno di un team vincente, sarà certamente più propenso a lavorare bene, con motivazione e cercando di rendere sempre il 100%. Quindi, se da un lato i fringe benefit consistono in una spesa per l’azienda, dall’altro consentono alla stessa di fidelizzare i propri dipendenti e di raggiungere livelli di performance ottimali, che potranno garantire utili maggiori.

Indice:

 

Quali sono questi fringe benefit e quali sono quelli maggiormente graditi dai dipendenti italiani?

Ebbene, tra i preferiti c’è sicuramente l’auto aziendale, bene pressoché indispensabile nella vita quotidiana, poi vi sono i buoni pasto, anche questi utilizzatissimi nella pausa pranzo o per fare la spesa settimanale, infine, un altro benefit accessorio estremamente utile è la polizza assicurativa, che può tutelare la salute del dipendente ed eventualmente dei suoi familiari.

Ovviamente, già solo questi tre benefici elencati possono evidenziare quanto tali strumenti possano essere utili a soddisfare le esigenze dei lavoratori, in quanto si tratta di beni e servizi che migliorano la qualità della vita.

Un’azienda che offre ai propri dipendenti questo genere di welfare avrà certamente un ritorno dal punto di vista della fidelizzazione, in quanto un dipendente ci penserà due volte prima di rinunciare a questi benefici, per esempio per cambiare datore di lavoro, ed anche sotto il profilo del rendimento, come dicevamo poc’anzi: un dipendente felice lavorerà con entusiasmo e senza risparmiarsi.

 

Cosa significa Fringe benefit?

La parola inglese Fringe si traduce con “marginale“, benefit sta per “beneficio“, il senso delle due parole insieme consiste nel beneficio secondario. Infatti, il primo compenso che un dipendente ottiene dal proprio lavoro è il reddito, quindi una retribuzione monetaria, in secondo luogo potrà ricevere appunto un compenso in natura a sostegno ed integrazione del primo. Questo tipo di strumento che l’azienda decide di erogare ai dipendenti, sotto forma di beni o di servizi, può essere concordato singolarmente coi vari collaboratori o può essere deciso attraverso una contrattazione collettiva, ad esempio col supporto dei sindacati.

 

Esempi di beni e servizi Fringe

Come accennato, ogni impresa è libera di scegliere quali tipologie di fringe benefit inserire nel proprio welfare aziendale e questi strumenti di compenso in natura possono essere contrattati individualmente coi singoli dipendenti o decisi da contratti collettivi.

Ovviamente, lo scopo di questi benefici è quello di agevolare i dipendenti, perciò sarà importante per le imprese capire, analizzare e valutare, anche tramite sondaggi anonimi all’interno del team di lavoro, quali sono le necessità, le insoddisfazioni e i desideri dei propri lavoratori. Ciò potrà consentire all’azienda di effettuare gli investimenti più adeguati a garantire benessere ai collaboratori.

Tra i benefit preferiti, di solito, vi sono il cellulare aziendale, l’auto, i buoni pasto, ovvero la mensa per le aziende con tanti dipendenti, i buoni acquisto, l’assistenza sanitaria, le polizze assicurative, i prestiti personali

I fringe benefit possono essere utilizzati dai dipendenti o nel proprio interesse, o nell’interesse personale, ma anche dell’azienda che ha erogato il beneficio.

 

Buoni pasto o servizio mensa

Uno dei benefit preferiti dai più riguarda proprio il cibo e il pasto dei dipendenti, questo servizio può essere previsto con modalità diverse:

  • istituendo una mensa aziendale interna,che può essere gestita direttamente da dipendenti dell’azienda o da altra azienda appaltatrice;
  • concordando convenzioni con bar, ristoranti, tavole calde, nelle immediate vicinanze al luogo di lavoro;
  • tramite una mensa interaziendale convenzionata;
  • fornendo dei buoni pasto, in formato cartaceo ed elettronico. Quest’ultima modalità è molto conveniente per lavoratori e aziende, infatti, i buoni pasto sono esclusi dalla tassazione fino all’importo di 8 euro al giorno per il formato elettronico. Con riguardo al formato cartaceo, invece, l’esenzione fiscale è prevista per soli 4 euro al giorno.

Fornendo i buoni pasto, inoltre, per l’azienda è possibile tutelare tutti quei dipendenti che possono trovarsi con frequenza a lavorare fuori sede, quindi tecnici o collaboratori commerciali che, invece di stilare la nota spese a fine mese, possono spendere facilmente i buoni pasto. Così facendo viene snellito tutto il processo di verifica e rimborso mensile a cui altrimenti bisognerebbe provvedere con l’impiego di risorse e tempo.

 

Auto aziendale

L’auto aziendale è certamente un altro benefit molto amato dai lavoratori italiani. Gli accordi possono prevedere diverse modalità di utilizzo da parte del dipendente:

  • uso promiscuo, utilizzo del veicolo sia per lavoro che per motivi privati (l’impresa stipula di solito contratti di noleggio a lungo termine o contratti di leasing con terzi);
  • uso personale e senza addebiti al dipendente/collaboratore, quando l’auto è di proprietà dell’azienda;
  • uso esclusivo per esigenze lavorative, in questo caso non parliamo di fringe benefit, perché l’auto non è un compenso in natura per il dipendente, che ne fa uso soltanto per cause collegate al servizio.
  • un’ultima opzione consiste nell’utilizzo da parte del lavoratore del proprio autoveicolo per esigenze lavorative, in questa modalità l’azienda datrice di lavoro effettuerà un pagamento a favore del collaboratore per il rimborso chilometrico, l’importo erogato è fiscalmente non imponibile e viene calcolato in base alla tariffa ACI.

 

Polizze assicurative

Se sono regolamentati da accordi aziendali o contratti collettivi, i premi corrisposti dalle aziende per  polizze vita e assicurazioni extra-infortuni a favore dei collaboratori sono deducibili per l’importo pari al 12% del reddito, con un tetto massimo pari ad euro 5.164,57.

E’ possibile stipulare polizze assicurative integrative relative all’ambito medico-sanitario, in questo caso vi sono tipologie di polizze totalmente defiscalizzate  per le aziende che le scelgono per il proprio programma di welfare aziendale. Di solito queste polizze possono essere modulabili e flessibili per poter far fronte alle differenti esigenze di ogni singolo collaboratore.

 

Cellulari, computer e tablet aziendali

Ove tali strumenti tecnologici siano forniti al dipendente per ragioni oltre che lavorative anche private, allora saranno considerati dei benefit e, di conseguenza, sono soggetti al versamento di contributi e imposte per il 50%.

Il valore viene quantificato sommando il traffico effettuato, i canoni, la tassa di concessione governativa e l’IVA non deducibile.

 

Abbiamo visto alcune delle tipologie di fringe benefit più utilizzate in Italia, ma molte altre sono consentite e le vediamo brevemente qui di seguito.

  • Cassa sanitaria;
  • Previdenza integrativa;
  • Mutui e finanziamenti personali;
  • Formazione scolastica e istruzione;
  • Sconti, voucher e convenzioni;
  • Benefit di utilità sociale.

 

Fringe benefit: normativa e valore

L’Articolo 51 comma 3 del Testo Unico sulle Imposte dei Redditi (TUIR) stabilisce che il valore dei beni e dei servizi offerti non concorre alla formazione del reddito di lavoro  dipendente se l’importo complessivamente erogato nel periodo d’imposta non supera i 258,23 euro.

Inoltre, la circolare dell’Agenzia delle Entrate n. 59/E del 2008 ha incluso le erogazioni liberali sotto forma di beni o servizi o buoni rappresentativi degli stessi tra le somme che concorrono a stabilire il valore dei benefit concessi.

La Legge di Stabilità del 2017, infine, ha spiegato come il welfare aziendale corrisponda ad un insieme di prestazioni, opere e servizi a favore del dipendente operati in natura o come rimborso spese con un fine utilitaristico e sociale, per tale ragione, escluse dal reddito di lavoro dipendente.

Da qui, la previsione di agevolazioni fiscali e contributive integrali per i beni e i servizi attinenti al welfare aziendale previsti dalla legge.

 

Fringe benefit e digitalizzazione

Con la pandemia del 2020 si è resa necessaria e urgente la digitalizzazione delle imprese, soprattutto attraverso il ricorso allo smart working per far fronte alle esigenze di tutela della salute dei lavoratori. Si è perciò dovuto adeguare anche tutto ciò che concerne i fringe benefit, in particolare, l’Associazione Nazionale Società Emettitrici Buoni Pasto (ANSEB) si è espressa sull’utilità dei buoni pasto in smart working.

Innanzitutto, l’Associazione ha sostenuto che il trattamento retributivo e normativo del lavoro da remoto non può essere inferiore a quello solitamente applicato e garantito, in seconda analisi, è senz’altro utile che le aziende sostengano il mantenimento di una dieta alimentare bilanciata dei propri dipendenti, anche se operano in smart. Perciò, l’incentivo a mangiar bene per essere performanti da casa passa anche da un sostegno sotto forma di buoni pasto in versione elettronica, la cui gestione per l’azienda è ancora più semplice e sicura di quella dei buoni pasto cartacei.

Anche gli acquisti on line sono aumentati esponenzialmente in epoca pandemica, gli italiani non hanno infatti rinunciato ad acquistare, ma hanno continuato a farlo effettuando pagamenti con modalità elettronica. In tal senso, le aziende si sono adeguate offrendo come benefit i buoni regalo da spendere sulle piattaforme telematiche, ove sono presenti oltre 13.000 negozi. Come per i buoni pasto, anche i buoni acquisto sono digitali e, pertanto, vengono consegnati ai dipendenti per via telematica, snellendo pertanto integralmente le procedure logistiche di ordine e consegna.

   

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