Cartella esattoriale? La guida su cosa NON fare quando la si riceve…
Cari amici, in questo articolo cercheremo di portare la nostra esperienza maturata nell’ambito del contezioso tributario per cercare di dare qualche consiglio utile “all’uomo della strada” che si vede notificata, senza non pochi mal di pancia, una cartella esattoriale da parte dell’Agenzia Entrate Riscossione – già Equitalia –.
Anche il più preciso e meticoloso dei contribuenti, di fatto, prova sempre una certa ansia nel trovarsi nella buca delle lettere l’avviso di giacenza in posta di un atto giudiziario – la classica “cartolina verde” – che, nella maggior parte dei casi, riguarda una violazione del codice della strada o una sanzione di natura tributaria (le cosi dette “multe” come ad es. tassa rifiuti, bollo dell’auto, addizionale IRPEF, contributi previdenziali INPS ecc.).
Dunque, ci concentreremo ora sulle seconde, le cartelle esattoriali emesse dall’Agenzia Entrate Riscossione, l’ente pubblico incaricato della riscossione dei tributi. In via preliminare, per capire di cosa stiamo parlando ma soprattutto per orientare i nostri lettori sulla controparte da fronteggiare ci pare doverosa una breve precisazione.
Quello che è oggi l’ente predisposto alla riscossione dei tributi a favore del fisco, ovvero Agenzia Entrate Riscossione, non è altro che la tanto poco amata Equitalia, alla quale è subentrata a partire dal 2017. Non occorre una conoscenza giuridica per capire che mai più nome fu infelice. La parola Equitalia è sicuramente riconducibile ad equità. Orbene, sfido chiunque di voi che nel corso degli anni sia incappato nella morsa di Equitalia a riconoscergli una certa equità, se ancora si aggiunge che ultimamente le società del gruppo Equitalia avevano raggiunto una impopolarità assoluta nei cittadini, eccoci la ragione, la ratio, per dirla come quelli che parlano bene, che nel 2017 ha portato il legislatore ad optare per questo cambiamento.
“Quelli che parlano bene” sicuramente vi presenteranno delle argomentazioni più forbite dello scrivente su questo passaggio, ma in realtà, la necessità di questo mutamento di nome Equitalia/Agenzia Entrate Riscossione non trova altro fondamento se non il disprezzo e l’irritazione che il gruppo Equitalia aveva generato nella collettività dei cittadini.
Cerchiamo ora di affrontare concretamente la questione, ovvero cosa deve o non deve fare il contribuente che vede recapitarsi una cartella esattoriale. Iniziamo col dire che spesso, nel parlato comune, si fa confusione fra cartella esattoriale ed intimazione di pagamento. Trattasi, in realtà, di atti autonomi e distinti.
L’intimazione di pagamento è un atto eventuale che viene notificato solo dopo la cartella di pagamento e richiama al suo interno la precedente, o precedenti se più, cartelle a cui fa riferimento, con l’indicazione della data in cui le stesse sono state notificate e dei loro importi. L’elemento essenziale dell’intimazione di pagamento consiste nell’invito al contribuente ad effettuare il pagamento indicato entro cinque giorni dalla ricezione, con l’avvertimento che decorsi tali cinque giorni, si darà corso all’esecuzione forzata.
E’ bene chiarire che trattasi di termine meramente indicativo e non perentorio pertanto, qualora riceveste una intimazione senza effettuare il pagamento entro i cinque giorni di cui sopra non state a perderci il sonno.
La cartella esattoriale, invece, è il primo atto che l’Agenzia Entrate Riscossione invia al contribuente per segnalargli il mancato pagamento dei crediti vantati dai vari enti impositori (INPS, INAIL, Comuni, ecc.), con l’espresso avvertimento che l’eventuale mancato pagamento nel termine di sessanta giorni comporterà la riscossione coattiva di tali crediti (quali le procedure di pignoramento, il fermo dell’auto o l’ipoteca sulla casa).
Costituisce, in pratica, un vero e proprio titolo esecutivo. La cartella, pertanto, oltre ad indicare l’ente creditore (Comune, piuttosto che Regione o INPS ecc.) deve contenere una serie di indicazione in merito ai ruoli per i quali è stata emessa, nonché degli importanti avvertimenti per il contribuente circa le modalità di pagamento ed i termini di impugnazione.
Ora, tralasciando in questa prima disamina quello che è il contenuto analitico di ogni cartella, cerchiamo di affrontare concretamente la questione, ovvero cosa deve o non vede fare il contribuente che vede recapitarsi una cartella esattoriale.
Gli interrogativi più frequenti, sia che si tratti di notifica di cartella esattoriale, sia di intimazione di pagamento, sono sempre gli stessi:
- Mi sarò dimenticato di pagare qualcosa?
- Devo pagare subito?
- Mi conviene cercare una rateizzazione?
- Posso trovare un accordo con l’agenzia?
Partiamo dal presupposto che nessuno è infallibile né, tanto meno, i dipendenti pubblici addetti alla redazione delle cartelle esattoriali. Non sempre le cartelle notificate dall’Agenzia Entrate Riscossione – già Equitalia – sono corrette.
Nella nostra esperienza abbiamo constato diversi casi in cui il contribuente non doveva nulla, in quanto, dopo gli opportuni controlli si è accertato che le cartelle notificate indicassero degli importi prescritti o addirittura errati.
Ciò posto, in primo luogo, evidenziamo che non deve prendersi come oro colato la richiesta di pagamento avanzata dall’ente. Il contribuente è solito farsi prendere dall’ansia alle richieste di pagamento in generale, ancor più se provengono dalla pubblica amministrazione. Questo perché a differenza di un privato, la pubblica amministrazione che si attiva per conto dell’Agenzia Entrate Riscossione pone da subito il contribuente in una posizione di svantaggio, sia perché gli importi richiesti si riferiscono a diversi tributi asseritamente non pagati nel corso degli anni, con difficoltà per il cittadino di risalire al periodo di emissione della tassa, sia perché le stesse cartelle non sono di facile comprensione al comune uomo della strada.
Ogni cartella e/o intimazione di pagamento, infatti, riporta un codice identificativo che non specifica nulla sul tipo di tributo per il quale si contesta il mancato pagamento. Trattasi di codici numerici che riportano in modo criptico il codice tributo senza però mettere il destinatario nella condizione di capire le esatte richieste della pubblica amministrazione, né tanto meno di esaminare le correttezze dei calcoli in forza dei quali viene richiesto l’importo complessivo.
Se a questo si aggiunge che la pubblica amministrazione, insieme ai concessionari della stessa, sono difficilmente contattabili per chiarimenti, ecco che il tutto si complica. Orbene, la prima cosa fondamentale per il contribuente che vedi notificarsi una cartella esattoriale è quella di non intimorirsi facendosi prendere dall’ansia; occorre invece cercare di risalire al periodo temporale a cui fa riferimento la cartella, per poi ricostruire i pagamenti di quel periodo. Una volta presa questa precauzione con le dovute verifiche, che, non è cosa velocissima, si deve capire cosa fare in concreto.
Ecco che qui si arriva alla fase più importante, quella di come comportarsi con la cartella esattoriale notificata. Il consiglio che ci sentiamo di dare, all’infinito, è quello di non recarsi presso la sede dell’agenzia che ha emesso la cartella per chiedere chiarimenti. Questo, purtroppo, dalla nostra esperienza è l’errore più frequente che commettono i contribuenti, errore spesso irreparabile. Occorre capire, da subito, (e lo ribadiremo nei prossimi articoli sino a divenire logorroici!) che l’Agenzia delle Entrate Riscossione che ha emesso una cartella esattoriale nei nostri confronti non ha il minimo interesse ad agevolarci.
Il suo obbiettivo è quello di recuperare più denari possibili a favore dell’erario. Pertanto, andare in una sede di Agenzia Entrate Riscossione è la cosa più sbagliata che si possa fare. Sarebbe come andare nella tana del lupo!
Nella mia esperienza mi è capito di vedere in più occasioni contribuenti che prima di rivolgersi ad un professionista o, eventualmente, ad un patronato per un assistenza di natura tributaria, si catapultavano, presi dall’ansia, presso una sede di Equitalia.
Risultato: eventuali errori formali commessi in punto di notifica venivano così sanati dall’agenzia. Ancora, il caso più frequente è quello del contribuente che recandosi presso una sede dell’Agenzia Entrate Riscossione finisce per sottoscrivere una rateizzazione degli importi dovuti. Errore imperdonabile, ma soprattutto insanabile.
Tutti i crediti vantati dalla pubblica amministrazione, così in generale come ogni tipo di credito, sono soggetti ad una prescrizione (ovvero il termine di tempo previsto dalla legge oltre il quale il credito non può più essere fatto valere). Capite benissimo che se al contribuente viene notificata una cartella esattoriale con dei crediti già scaduti, il rischio che si corre nel sottoscrivere un piano di rientro con l’agenzia è che la stessa metta come pagamento delle prime rate i crediti già scaduti e che non dovrebbero essere più imputati proprio perché prescritti.
Si rende opportuno un esempio pratico. La tassa per il bollo dell’auto si prescrive in tre anni. Supponiamo che il nostro uomo della strada, che per comodità chiameremo Mario, si veda notificare nell’anno in corso 2019 una cartella od intimazione di pagamento relativa a diversi tributi non pagati e fra questi, il bollo dell’auto. Se le somme richieste a titolo di bollo dell’auto si riferiscono agli anni che vanno dal 2010 al 2015, essendo notificate per la prima volta nel 2019, nulla più sarà dovuto all’ente per tali somme portate dal bollo dell’auto avendo tale tributo una prescrizione di tre anni.
Se però, invece, il nostro amico Mario, preso dall’ansia, si reca nella cosiddetta tana del lupo per richiedere chiarimenti o, peggio ancora, per valutare la sottoscrizione di un piano di rientro delle somme richieste, il rischio è che l’ente possa sì concedere a Mario la possibilità di un pagamento rateizzato, ma ponendo come prime rate proprio il pagamento degli importi richiesti a titolo di bollo d’auto già ampiamente prescritti. Con la conseguenza che, se Mario aveva la possibilità di un’opposizione fondata (nelle opportune sedi che vedremo poi quali sono) alla cartella notificata eccependo la prescrizione di una parte delle somme richieste, si brucerà questa possibilità.
In conclusione, i primi due consigli che ci sentiamo di dare al contribuente alle prese con una cartella esattoriale od intimazione di pagamento sono sostanzialmente due:
- cercare di ricostruire la vicenda temporale, verificando gli opportuni pagamenti e senza farsi prendere dall’ansia;
- evitare di andare da subito presso la sede dell’Agenzia delle Entrate per dei chiarimenti senza prima aver contattato un professionista o, quanto meno, un patronato dedito alla materia tributaria.
Se il nostro amico Mario riuscirà ad osservare queste due regole essenziali, allora si potrà valutare il da farsi nel merito, che nella maggior parte dei casi sarà l’impugnazione delle cartelle esattoriali presso la competente commissione tributaria provinciale.
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Luigi Cantatore
Novembre 19, 2019 @ 11:15
Molto chiaro. Mi calma e conforta , le soluzioni sono diverse e valide. Luigi.
Marco
Ottobre 23, 2019 @ 15:07
Grazie, sono consigli che sembrano banali ma in quei momenti difficilmente si ragiona con lucidità!