Contributi previdenziali per professionisti senza cassa e Gestione separata dell’INPS
Ogni lavoratore, sia dipendente che autonomo, non può esimersi dall’elargire i contributi previdenziali. Tali versamenti sono, o quantomeno dovrebbero essere, la garanzia di ricevere la tanto famigerata pensione al termine degli anni lavorativi necessari per maturarne il diritto.
Nel contempo assicura altre forme di tutela e assistenza di cui un qualsiasi soggetto potrebbe aver bisogno nel corso della propria vita. Ciò che differenzia le varie categorie di lavoratori è il metodo di pagamento. In questo articolo cercheremo di focalizzare l’attenzione sui contributi previdenziali per i cosiddetti professionisti senza cassa e da versare alla gestione separata INPS.
Indice:
- Cos’è la gestione separata?
- Quali soggetti hanno l’obbligo di versare i contributi previdenziali alla gestione separata INPS?
- Liberi professionisti senza cassa: a chi versano i contributi previdenziali?
- Come si calcolano i contributi dovuti alla gestione separata INPS?
- Aliquote gestione separata
- Contributo minimo gestione separata cos’è?
- Acconto e saldo contributi INPS gestione separata
Cos’è la gestione separata?
Quando si decide di avviare un’attività, tra i tanti adempimenti burocratici, c’è anche quello di dover aprire una posizione previdenziale INPS, che consente al professionista di poter versare i relativi contributi all’ente. Il pagamento può avvenire, sostanzialmente, in due differenti modalità: attraverso la cassa di appartenenza, in base alla categoria (cassa architetti, medici, commercialisti, ingegneri e molte altre), oppure sfruttando la gestione separata INPS per quei professionisti che non hanno una cassa previdenziale specifica.
Si tratta di un fondo pensionistico che viene finanziato attraverso i contributi previdenziali versati dai lavoratori autonomi, parasubordinati, professionisti senza ordini e molte altre categorie. Nasce nell’ormai lontano 1995 a seguito dell’approvazione della legge n.335, con lo scopo principale di tutelare quei lavoratori che non avevano, fino a quel momento, alcuna forma di protezione previdenziale.
La gestione separata conta, attualmente, circa 1 milione di posizioni attive e di queste quasi 350mila sono lavoratori autonomi con partita IVA.
Il contributo da versare viene calcolato in base ad un’aliquota di finanziamento che varia di anno in anno moltiplicata per la base imponibile: il tutto da versare nelle casse dell’INPS rispettando modalità e tempistiche previste dalla normativa. Le categorie interessate di lavoratori riguardano, soprattutto, forme di collaborazione coordinata e continuativa ( co.co.co e co.co.pro) e le cosiddette categorie residuali di lavoratori autonomi, ovvero liberi professionisti che non sono subordinati all’iscrizione in albi e per i quali non esiste una specifica cassa previdenziale.
Quali soggetti hanno l’obbligo di versare i contributi previdenziali alla gestione separata INPS?
In questo paragrafo andremo ad analizzare quali sono le categorie di lavoratori che hanno l’obbligo d’iscrizione presso la gestione separata.
In generale, possiamo affermare che l’adempimento spetta a tutti i lavoratori autonomi e liberi professionisti senza cassa. Nello specifico, l’elenco è molto lungo e comprende:
- tutti i professionisti che esercitano un’attività di lavoro autonomo abituale non risultando iscritti ad una cassa di previdenza;
- venditori a domicilio porta a porta con un reddito annuo da attività professionale superiore a 5mila euro
- spedizionieri doganali;
- soggetti che frequentano un dottorato di ricerca con borsa di studio;
- coloro che percepiscono compensi per attività di tutor, didattiche-integrative, propedeutiche o di recupero;
- i lavoratori con contratto di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co), senza progetto, con reddito inferiore ai 5mila euro e durata inferiore ai 30 giorni all’anno;
- i lavoratori con contratto a progetto;
- i pensionati che svolgono un’attività di collaborazione coordinata e continuativa;
- i lavoratori autonomi occasionali esentati dall’obbligo di iscrizione presso una cassa di previdenza autonoma e con un reddito annuo superiore ai 5mila euro.
Al contrario, i lavoratori che percepiscono compensi derivanti dalle seguenti attività non sono tenuti all’iscrizione alla gestione separata INPS:
- diritti d’autore;
- borse di studio;
- levata di protesti;
- indennità conseguita a seguito della cessazione di rapporti di agenzia;
- partecipazione agli utili di soci fondatori o promotori di società di capitali (SPA, SAPA e SRL);
- professionisti iscritti ad un Albo e che già versano contribuiti alle relative casse di previdenza;
- professionisti iscritti ad un Albo e presso una nuova cassa di previdenza o in attesa che venga costituita;
Liberi professionisti senza cassa: a chi versano i contributi previdenziali?
Le libere professioni sono un mondo in continua metamorfosi, tanto che molte di queste non hanno una specifica cassa previdenziale. Dunque, c’è un certo numero di professionisti senza cassa, con il conseguente sorgere di due problematiche: individuare una cassa previdenziale per questa categorie di lavoratori e identificare quali liberi professionisti possono essere considerati “senza cassa“.
La legge ha risolto la prima questione prevedendo la gestione separata INPS per tutti i liberi professionisti titolari di partita IVA. Si sono poi stabiliti una serie di requisiti da dover rispettare per essere considerati professionisti senza cassa:
- il lavoro autonomo deve essere un’attività con un contenuto artistico oppure professionale;
- Il libero professionista è un lavoratore autonomo, ovvero deve poter svolgere la propria attività senza vincoli di subordinazione decidendo in totale autonomia tempi, modalità e mezzi per svolgere al meglio la professione;
- Il lavoro deve essere abituale e professionale: non è necessario che l’attività svolta abbia una natura esclusiva e prevalente; può essere esercitata a favore di una pluralità di soggetti al fine di finalizzare un risultato, ma ciò che conta e che rimanga abituale;
- La professione deve avere una natura non imprenditoriale: la caratteristica principale dell’attività svolta è la personalità della prestazione, ovvero la prevalenza del lavoro umano rispetto al capitale. Esattamente l’opposto se confrontata con un’attività di impresa in cui a prevalere è l’organizzazione delle risorse produttive;
- La professione può essere svolta attraverso la riunione di più persone fisiche. Si tratta di associazioni però prive di personalità giuridica.
Come si calcolano i contributi dovuti alla gestione separata INPS?
Il calcolo dei contributi previdenziali per i professionisti senza cassa si fonda sul principio che la base imponibile contributiva rappresenti anche la base imponibile fiscale.
Per prima cosa, è bene chiarire che la base imponibile rappresenta il valore da cui partire per il calcolo dei contributi previdenziali da versare alla gestione separata INPS. Il lavoratore dovrà pagare il dovuto tenendo conto del reddito percepito, ossia quanto dichiarato per l’anno in corso. Sulla base imponibile verrà calcolata sia l’imposta IRPEF da versare nelle casse dell’erario, che i contributi previdenziali da pagare alla gestione separata INPS.
Un libero professionista ha diverse possibilità per inserire nella dichiarazione dei redditi quanto percepito durante la sua attività. Esercitando la professione in forma autonoma dovrà dichiarare i proventi nel quadro RE oppure nel quadro RH (redditi di partecipazione) se è svolta in forma associata.
Nel caso in cui dovesse rientrare nel regime dei minimi il relativo quadro è identificato con la sigla CM, se invece fa parte del regime fiscale forfettario il quadro di riferimento è LM.
Come abbiamo già sottolineato, la base imponibile previdenziale, su cui calcolare i contributi da pagare alla gestione separata INPS, coincide con quella fiscale che risulta dalla dichiarazione dei redditi. Una volta ben chiaro questo concetto, per stabilire l’esatto importo da versare bisogna applicare le relative aliquote contributive che andremo ad analizzare tra breve. È importante sottolineare come l’INPS, attraverso una propria circolare, provveda ogni anno a modificare le aliquote dell’annualità a cui si riferiscono i versamenti (ovviamente al rialzo).
Il professionista ha l’obbligo del pagamento dei contributi previdenziali, ma può sfruttare la possibilità di addebitare in fattura al cliente una percentuale del 4% dei compensi lordi a titolo di rivalsa per gli oneri previdenziali.
Il meccanismo per versare quanto dovuto alla gestione separata dell’INPS è esattamente lo stesso utilizzato per il pagamento dell’IRPEF al Fisco. Infatti, i contributi previdenziali sono direttamente collegati al reddito generato nel corso dell’anno: un dato che viene reso noto solo a consuntivo, ovvero, una volta chiuso l’esercizio dell’anno precedente. Quindi anche le scadenze per acconto e saldo sono le stesse ed in particolare:
- 30 giugno: il professionista deve versare il saldo dell’anno precedente e il primo acconto dell’anno in corso. L’importo del primo acconto è pari al 40% del totale risultante dalla dichiarazione dei redditi corrispondente all’anno precedente e dagli accertamenti definitivi;
- 30 novembre: è il termine entro cui versare il secondo acconto che è pari al restante 60% del totale risultante dalla dichiarazione dei redditi corrispondente all’anno precedente.
Aliquote gestione separata
Ora passiamo ad analizzare a quanto ammontano le aliquote da applicare per il calcolo dei contribuiti previdenziali da versare nella gestione separata INPS. Vediamo per primi i valori relativi ai collaboratori e figure assimilate che per il 2019 applicheranno le seguenti aliquote:
- 34,23% (33 + 0,72 + 0,51 aliquote aggiuntive): lavoratori non assicurati con altre forme pensionistiche obbligatorie e soggetti alla contribuzione aggiuntiva Dis-Coll;
- 33,72% (33 + 0,72 aliquote aggiuntive): lavoratori non assicurati con altre forme pensionistiche obbligatorie e non soggetti alla contribuzione aggiuntiva Dis-Coll;
- 24%: tutti i contribuenti che percepiscono una pensione o posseggono un’altra tutela pensionistica obbligatoria.
Per i liberi professionisti le aliquote invece risultato pari a:
- 25,72% (25 IVS + 0,72 aliquota aggiuntiva): si applica per tutti lavoratori non assicurati con altre forme pensionistiche obbligatorie
- 24%: tutti i soggetti che percepiscono una pensione o posseggono un’altra tutela pensionistica obbligatoria.
Contributo minimo gestione separata cos’è?
Il primo aspetto fondamentale da evidenziare, è che nella gestione separata il lavoratore versi, solamente, i contributi calcolati sul reddito effettivamente percepito. Una situazione completamente diversa rispetto, ad esempio, a quanto accade nella gestione artigiani e commercianti, dove esiste un reddito minimale sul quale è obbligatorio versare il contributo previdenziale.
La legge ha stabilito un reddito massimo entro cui applicare le aliquote contributive, ovvero 102.543,00 euro. Superata tale soglia non è più necessario calcolare altri contributi previdenziale da versare alla gestione separata INPS.
La normativa prevede anche un importo minimo da calcolare applicando la relativa aliquota sul reddito minimo stabilito dall’articolo 1, comma 3, della legge n, 233/1190. Tale valore è pari a 15.878,00 euro. Il contributo minimo serve per veder accreditato al professionista o lavoratore l’intero anno di contributi previdenziali. Qualora infatti, il reddito del lavoratore iscritto alla gestione separata non dovesse raggiungere il minimale previsto dall’Agenzia delle Entrate si vedrebbe accreditato un numero di mesi accreditati inferiore a 12 e proporzionale a quanto versato.
Il contributo minimo annuo dipende dall’aliquota di riferimento ed in particolare avremo:
- per i soggetti con aliquota al 24% il versamento minimo è di 3,810,72 euro;
- per i liberi professionisti con aliquota al 25,72% il contributo è di 4.038,82 euro (3.969,5 a fini pensionistici);
- per collaboratori e figure assimilate con aliquota pari a 33,72% il contributo risulta di 5.354,06 (5.239,74 a fini pensionistici);
- per collaboratori e figure assimilate con aliquota pari a 34,23% il contributo risulta di 5.435,04 (5.239,74 a fini pensionistici).
Un aspetto molto importante è che non è previsto un contributo minimo fisso e uguale per ogni categoria, ma un reddito minimo su cui calcolarlo.
Acconto e saldo contributi INPS gestione separata
Il saldo dei contributi, come abbiamo già visto, si calcola applicando la relativa aliquota sul totale del reddito dichiarato ed inserito negli specifici quadri del modello F24. Il primo acconto si deve versare con lo stesso termine di scadenza del saldo ed equivale al 40% dei contributi dovuti nell’anno.
Il medesimo importo costituisce anche il secondo acconto da versare secondo le scadenze che regolano il pagamento IRPEF, ossia entro il 30 novembre. Quindi, alla fine il totale degli acconti è pari all’80% del saldo. Il contribuente può scegliere di rateizzare il primo acconto, dovendo però pagare una maggiorazione dello 0,40% mensile a titolo di interessi.
Rimane anche la possibilità di cominciare a pagare le rate dovute, o l’intero importo in un’unica soluzione, applicando il dovuto interesse, entro i 30 giorni successivi alla scadenza del primo acconto.
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