Come si compila il modulo delle detrazioni di imposta

Tra i tanti doveri di un contribuente il più importante è, senza dubbio, la presentazione della dichiarazione dei redditi: operazione da svolgere ogni anno facendo particolare attenzione ad inserire, oltre a tutti i proventi percepiti nel periodo d’imposta, il rendiconto delle detrazioni ed eventuali oneri deducibili sostenuti dallo stesso contribuente o familiari fiscalmente a suo carico. Detrazioni e deduzioni sono spese che consentono al contribuente di ridurre il carico tributario e alleggerire così la pressione fiscale.

Un argomento che ben conoscono lavoratori dipendenti e pensionati, i quali hanno l’obbligo di compilare uno specifico modulo per la richiesta delle detrazioni di imposta per ogni familiare fiscalmente a carico. Il dipendente provvederà a consegnare la documentazione direttamente al datore di lavoro all’inizio del rapporto, e ogni anno a gennaio, mentre il pensionato dovrà inviare il modulo direttamente all’INPS per ottenere le detrazioni spettanti.

Per i lavoratori subordinati il meccanismo della tassazione è molto semplice, infatti ogni prelievo fiscale avviene direttamente in busta paga (sono esclusi alcuni compensi che per legge risultano esenti in toto o solo in parte). L’ordinamento tributario ha stabilito che spetta al datore di lavoro effettuare le trattenute ai fini fiscali, che decurta il dovuto dal corrispettivo elargito al dipendente versando, successivamente, la quota nelle casse dell’Erario.

Il datore di lavoro assume così il ruolo di sostituto d’imposta, proprio perché svolge il compito al posto del lavoratore stesso nei confronti del Fisco. La cifra trattenuta dal lordo dello stipendio prende invece il nome di ritenuta a titolo di acconto, in quanto il sostituto d’imposta esegue un prelievo basandosi, esclusivamente, sul reddito da egli stesso corrisposto.

Il datore di lavoro, infatti, non considera, né eventuali altri proventi percepiti dal dipendente che farebbero lievitare la base imponibile e il prelievo fiscale, né oneri come le spese sanitarie o altri oneri sostenuti dal lavoratore che, al contrario, porterebbero ad una diminuzione dell’imposizione a suo debito.

Una delle detrazioni di maggior rilevanza è quella relativa ai familiari fiscalmente a carico del contribuente, ovvero soggetti che, nel periodo di imposta, hanno prodotto un reddito pari o inferiore a 2.840,51 euro. Come detto, i lavoratori dipendenti o pensionati che desiderano beneficiare delle suddette detrazioni, hanno l’obbligo di compilare il modulo di richiesta e consegnarlo al datore di lavoro o all’ente pensionistico.

Andiamo dunque a scoprire come si compila la documentazione, quali informazioni sono necessarie, il metodo per calcolare le detrazioni e le novità introdotte a seguito dell’emergenza sanitaria per la pandemia da Covid-19.

Indice:

 

Detrazioni di imposta: come si compila il modulo?

Il modulo per la richiesta delle detrazioni di imposta è stato creato, una volta tanto, per facilitare la vita del contribuente. Infatti la documentazione risulta alquanto intuitiva e può essere compilata in assoluta autonomia, senza dover ricorrere all’aiuto di un professionista o un esperto in materia fiscale. L’unico accorgimento è quello di prestare particolare attenzione alla compilazione di ogni campo, di consegnare il modulo al datore di lavoro o all’INPS, a tempo ed ora, non dimenticando di comunicare eventuali variazioni al sostituto d’imposta, così da veder riconosciute tutte le detrazioni calcolate in base al reddito conseguito e composizione del nucleo familiare.

Come ogni altro modulo, anche in questo sono presenti diverse sezioni da compilare. Vediamo nel dettaglio quali informazioni vengono richieste al contribuente:

 

– Dati anagrafici (sezione a)

Nella sezione iniziale è necessario inserire tutti i dati anagrafici relativi al contribuente che richiede le detrazioni fiscali. Per i lavoratori dipendenti è la stessa azienda a fornire il modulo e, molte volte, lo consegna al lavoratore precompilato con i dati anagrafici già inseriti. Al richiedente non rimane che controllare la correttezza delle informazioni riportate. In questa fase è fondamentale, in presenza di errori, comunicare prontamente all’ufficio contabilità o risorse umane dell’impresa le incongruenze riscontrate, affinché il modulo venga corretto e la richiesta possa andare a buon fine.

Oltre ai dati anagrafici, nella prima sezione bisogna indicare la sede di lavoro e il numero di matricola INPS per i lavoratori dipendenti. Nel caso di un contribuente pensionato si deve tralasciare la sede di lavoro, ma è necessario indicare la categoria e il numero della pensione percepita. Tutte queste informazioni si possono facilmente reperire sulla busta paga o sul cedolino della pensione.

– Residenza e domicilio (sezione a)

Il contribuente è tenuto ad indicare la propria residenza al fine di determinare in modo corretto le addizionali regionali e comunali, calcolate proprio in base al Comune e alla Regione dove il soggetto dimora abitualmente.

Per quanto riguarda il domicilio, è un dato che serve all’azienda per inviare eventuali comunicazioni al lavoratore tramite posta ordinaria o raccomandata.

– Detrazioni (sezione b)

Dopo la compilazione dei dati anagrafici si passa alla cosiddetta sezione b, in cui vanno inserite le informazioni per calcolare le detrazioni da lavoro dipendente e per coniuge, figli e altri familiari fiscalmente a carico.

In questa fase una delle operazioni di maggior rilevanza riguarda la corretta compilazione delle caselle per indicare le detrazioni da lavoro dipendente. In pratica si deve barrare SI o NO a seconda della propria situazione e precisamente:

  • SI nel caso in cui le detrazioni siano percepite da un solo sostituto di imposta (datore di lavoro o ente pensionistico);
  • NO se le detrazioni, per lo stesso periodo di imposta, derivano da un altro rapporto di lavoro o pensione. Il tipico esempio è il contribuente che contemporaneamente percepisce sia reddito da lavoro dipendente che da pensione.

L’importanza di barrare la casella corrispondente alla propria condizione sta proprio nel fatto che il sostituto d’imposta, in ogni caso, può essere uno solo. Infatti, scegliendo NO si dovrà richiedere l’applicazione delle detrazioni all’altro sostituto d’imposta.

Nella sezione b si deve indicare anche la data di decorrenza del diritto alle detrazioni, ovvero il momento in cui si sono verificate variazioni sui cosiddetti carichi di famiglia. Il tutto serve per avere un quadro preciso sulla composizione del nucleo familiare per il computo delle detrazioni. A tal proposito è richiesta l’indicazione di spettanza della detrazione IRPEF nel caso di un familiare separato (anche se non legalmente) e per tutti i figli a carico. Di conseguenza, sarà necessario inserire i dati anagrafici della prole e la data a partire dalla quale si deve considerare fiscalmente a carico del dichiarante. Tale data coincide con quella dell’assunzione di un lavoratore dipendente o dell’ottenimento della pensione, oppure quella della nascita di un figlio neonato.

 

Detrazione per familiari a carico

La detrazione per i familiari fiscalmente a carico è in assoluto la più diffusa. A tal proposito è indispensabile il rispetto di un fondamentale requisito per considerare un membro della famiglia a carico:

  • il soggetto deve percepire un reddito complessivo annuo pari o inferiore a 2.840,51 euro.

Inoltre sono ritenuti familiari a carico:

  • coniuge separato anche se non riconosciuto legalmente;
  • figlio naturale riconosciuto, adottato, affidato o affiliato sebbene non conviva con il genitore che sostiene il carico fiscale;
  • altri membri della famiglia devono convivere col soggetto che sostiene il carico fiscale. Sono ammessi anche i familiari che ricevono un assegno di mantenimento dal contribuente, purché non risulti la conseguenza di un provvedimento del tribunale.

Come per ogni altra detrazione, in presenza di errore nell’erogazione da parte del sostituto d’imposta (vengono concesse detrazioni in realtà non spettanti) è necessario effettuare la correzione attraverso un conguaglio in sede di dichiarazione dei redditi.

È bene non dimenticare l’importanza di comunicare ogni variazione al datore di lavoro o ente pensionistico, in quanto il computo viene effettuato sulla base delle indicazioni fornite dal dichiarante.

 

Il calcolo della detrazione da lavoro dipendente

La norma che disciplina le detrazioni per lavoro dipendente fa riferimento all’articolo 13 del TUIR. Il calcolo è piuttosto semplice e si basa su un meccanismo che prevede un aumento proporzionale in base al numero di giorni di lavoro nell’anno e quindi al reddito percepito dal lavoratore. Il computo avviene nel seguente modo:

  •  reddito complessivo fino a 8.000 euro: la detrazione è pari a 1.800 euro. L’ammontare della detrazione effettivamente spettante non può essere inferiore a 690 euro. Per i rapporti di lavoro a tempo determinato, l’ammontare della detrazione effettivamente spettante non può essere inferiore a 1.380 euro;
  • reddito complessivo compreso tra 8.001 euro e 28.000 euro: si applica la formula 978 + [902 x (28.000 – reddito complessivo) : 20.000];
  • reddito complessivo compreso tra 20.001 euro e 55.000 euro: si applica la formula 978 x [(55.000 – reddito complessivo) : 27.000].

 

Le detrazioni spettano a tutti i lavoratori dipendenti?

Ogni dipendente che ha sottoscritto un contratto di lavoro subordinato ha diritto di applicare le detrazioni. La normativa non fa alcuna distinzione tra lavoratore a tempo determinato o indeterminato e offre l’agevolazione anche a tutti coloro che prestano l’opera tramite un contratto a progetto, di collaborazione coordinata continuativa, oppure percepiscono un reddito assimilato (ad esempio l’indennità mensile di disoccupazione NASPI).

In pratica, gli unici lavoratori dipendenti che non possono applicare le detrazioni sono i soggetti con reddito superiore a 55.000 euro.

 

Detrazioni da lavoro dipendente: le ultime novità

Col taglio del cuneo fiscale (riduzione del costo del lavoro), a partire da luglio 2020 è stato introdotto un bonus a beneficio di alcune categorie di lavoratori dipendenti. Tale agevolazione assume una forma diversa in base alla fascia di reddito:

  • reddito complessivo compreso tra 8.174 euro e 28.000 euro, al lavoratore viene riconosciuta una somma di 100 euro netti accreditati direttamente in busta paga;
  • reddito complessivo compreso tra 28.000 euro e 40.000 euro, il lavoratore ha la possibilità di applicare una detrazione nella misura di 100 euro. La somma si riduce progressivamente fino ad azzerarsi al superamento del limite reddituale superiore.

 

Calcolo e metodo di erogazione del bonus

Il calcolo si basa su un metodo proporzionale che tiene conto del reddito percepito dal lavoratore dipendente. Inoltre, sono stati stabiliti i seguenti sistemi di fruizione:

  • reddito compreso tra 8.000 euro e 28.000 euro. Il bonus spetta nella misura di 100 euro e può essere sfruttato come credito d’imposta; viene riconosciuto anche in mancanza di tributi da versare a seguito dell’applicazione di detrazioni da lavoro o per familiari a carico. In questi frangenti il credito d’imposta ha validità per tutto il 2021;
  • reddito superiore a 28.000 euro. Il bonus diminuisce progressivamente al crescere del reddito fino ad azzerarsi nel caso in cui l’importo lordo complessivo oltrepassi i 40.000 euro. Il lavoratore non gode di un credito d’imposta bensì di una detrazione. Per il calcolo si devono applicare le seguenti formule:
    • 480 + 120 x (35.000 – reddito lordo annuo) / 7.000, per reddito compreso tra 28.001 euro e 35.000 euro;
    • 480 x (40.000 – reddito lordo annuo) / 5.000, per reddito compreso tra 35.001 euro e 40.000 euro.

Grazie al Decreto Rilancio il Governo ha ampliato la platea dei beneficiari, concedendo il bonus anche a chi percepisce un reddito inferiore alla soglia minima. Inoltre, nel caso in cui l’imposta risultasse azzerata per effetto di detrazioni diverse da quelle da lavoro, il taglio del cuneo fiscale sarebbe comunque applicato.

Ricordiamo che per il calcolo del reddito complessivo è necessario non considerare:

  • abitazione principale;
  • reddito di cittadinanza;
  • assegni familiari;
  • assegni di maternità per lavori atipici e discontinui;
  • assegni di natalità;
  • bonus baby-sitting;
  • indennità previste dal decreto Cura Italia e decreto Rilancio per l’emergenza epidemiologica da Covid-19.

 

Riconoscimento del bonus con altri redditi percepiti

Abbiamo visto come il bonus sia proporzionale al reddito del lavoratore e riconosciuto direttamente dal datore di lavoro, prendendo come riferimento il corrispettivo totale elargito in un anno. Di conseguenza, se il soggetto percepisce altri redditi oltre quello da lavoro dipendente (per esempio svolge prestazioni occasionali o riceve un affitto), il bonus potrebbe non spettare e dovrà quindi essere restituito.

In tali circostanze è consigliabile avvisare per tempo il datore di lavoro, evitando così l’applicazione del bonus, oppure non dimenticarsi di presentare la dichiarazione dei Redditi (730 o Redditi persone fisiche) e calcolare il bonus spettante in base alla totalità dei redditi percepiti.

 

Compilazione del modulo per chi ha una famiglia numerosa a carico

Nella sezione finale del modulo è prevista una parte appositamente dedicata a coloro che hanno almeno quattro figli a carico. In presenza di una famiglia numerosa, al richiedente viene riconosciuta un’ulteriore detrazione di 1.200 euro. È opportuno ricordare che qualora il reddito di uno solo dei figli dovesse superare la soglia minima per essere considerato a carico, si perde il diritto alla detrazione. Se invece i figli fiscalmente a carico sono 5 o un numero superiore, la detrazione spetta nonostante il superamento del limite reddituale.

Il dichiarante deve anche indicare la percentuale di spettanza della detrazione per familiari a carico. In presenza di genitori con separazione effettiva ma non legalmente riconosciuta, la percentuale viene suddivisa al 50%. Se invece la separazione è legale, oppure il matrimonio è stato sciolto, annullato o gli effetti civili sono cessati, la percentuale spettante varia in base alla decisione sull’affidamento dei figli presa dal giudice.

 

Come funziona la detrazione sul TFR?

Tra le molte informazioni richieste, una riguarda la fruizione della detrazione sul trattamento di fine rapporto. E’ una possibilità prevista dalla Legge n. 244/2007 che consente l’applicazione di una detrazione relativa ad una sola interruzione del rapporto di lavoro per ciascun periodo di imposta. Vale a dire che se il lavoratore, ad esempio, cessa la collaborazione con l’azienda K in data 1 gennaio 2021 e poi viene assunto dall’azienda Y dal 1° febbraio fino al 31 marzo 2021, il soggetto ha la possibilità di beneficiare di una sola detrazione sul TFR.

Gli importi per questa tipologia di detrazione sono calcolati in base ai seguenti limiti di reddito del TFR:

  • pari o inferiore a 7.500 euro, detrazione di 70 euro;
  • compreso tra 7.500 euro e 28.000 euro, detrazione calcolata con la formula 50 + [20 x (28.000 – reddito di riferimento) / 20.500];
  • compreso tra 28.000 euro e 30.000 euro, detrazione calcolata con la formula 50 euro x (30.000 – reddito di riferimento) / 2.000.

 

Cosa accade in presenza di errori nella compilazione del modulo?

Può capitare che in fase di presentazione del modulo di richiesta al sostituto d’imposta, il contribuente si renda conto di aver commesso un errore durante la compilazione. Non accade nulla di grave in quanto è possibile rimediare all’errore o all’omissione attraverso la compilazione di nuovo modulo da consegnare al datore di lavoro o all’ente pensionistico che andrà a sostituire quello precedente.

Qualora il contribuente dovesse invece accorgersi dell’errore commesso solo dopo aver consegnato il modulo al proprio sostituto d’imposta, è sempre possibile intervenire. In questo caso bisognerà però agire in sede di dichiarazione dei redditi, inserendo i dati corretti relativi alle detrazioni spettanti e, ovviamente conguagliare quanto dichiarato in precedenza.

Infine, ricordiamo che nel caso in cui una detrazione fruita in busta paga non risultasse effettivamente spettante, il contribuente ha facoltà di effettuare le opportune modifiche in sede di presentazione della dichiarazione dei redditi per regolarizzare la propria posizione. Chiaramente, prima verranno individuati eventuali errori e meglio sarà: il soggetto può infatti correggere le incongruenze compilando un nuovo modulo di richiesta delle detrazioni evitando così eventuali problemi derivanti dal conguaglio nella dichiarazione dei redditi.

Nel caso in cui gli errori non venissero corretti, né a monte compilando un nuovo modulo delle detrazione da sostituire al primo, né in sede di dichiarazione dei redditi, l’Agenzia delle Entrate sarà lesta ad inviare l’avviso al contribuente che, oltre a dover restituire quanto indebitamente detratto , si troverà costretto a versare interessi e sanzioni sugli importi non versati.

   

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