Come recuperare e richiedere i contributi INPS mancanti

Un argomento molto caro a milioni di italiani è quello delle contribuzioni effettuate nei confronti dell’INPS. La tematica è molto interessante perché ogni lavoratore ha a cuore la propria posizione contributiva, ma anche molto spinosa in quanto spesso oggetto di sgradevoli sorprese. Si tratta dei contributi versati dai datori di lavoro, pubblici o privati che, oltre a erogare le retribuzioni spettanti a ciascun lavoratore, hanno l’obbligo di versare periodicamente all’INPS i contributi di legge.

L’importo contributivo non è riferibile soltanto al 9,19% (contributi a carico dipendente) trattenuto al lavoratore e che figura in busta paga, ma pure a quella parte di contribuzione completamente a carico dei datori di lavoro (contributi a carico delle aziende), che generalmente si aggira intorno al 23,81%.

La parte contributiva a carico delle aziende cambia in base al settore di riferimento. La parte a carico dei lavoratori subordinati e quella a carico dell’azienda compongono l’ammontare contributivo complessivo, che i datori di lavoro hanno l’obbligo di versare attraverso il Modello F24 entro il 16 del mese seguente a quello di riferimento.

Purtroppo, i lavoratori quasi mai sono a conoscenza degli effettivi versamenti effettuati dai datori di lavoro. Per farlo e sciogliere ogni dubbio in merito, hanno la possibilità di consultare dell’apposita funzione telematica disponibile sul portale dell’INPS. Con tale funzione è possibile conoscere il proprio estratto contributivo, un documento riepilogativo con l’indicazione del numero complessivo delle settimane contributive, delle aziende versanti e delle retribuzioni sulle quali sono state applicate le relative percentuali contributive.

Da un’attenta analisi dell’estratto contributivo è di fatto possibile risalire alla correttezza e alla totalità dei contributi versati, oppure alla mancanza totale o parziale della contribuzione. In quest’ultima ipotesi, come fare e come recuperare la parte di contribuzione INPS eventualmente mancante?

Scopriamolo nei paragrafi successivi per sapere come comportarsi in caso di necessità.

Indice:

 

Contribuzione INPS mancante: come muoversi in queste situazioni

Nel momento in cui si prende atto della mancanza di alcuni contributi INPS nel proprio documento riepilogativo, per prima cosa è necessario capire se il datore di lavoro abbia versato effettivamente tutti i contributi, lo ha fatto parzialmente, o non l’ha fatto per niente. Un punto di partenza essenziale per sapere come muoversi e quali vie intraprendere.

Nella prima ipotesi basta verificare attraverso il sito dell’INPS e scaricare i documenti che dimostrino i contributi regolarmente versati. Nella seconda ipotesi la situazione cambia e si complica perché diventa fondamentale comprendere preliminarmente quanto tempo sia passato dall’inadempienza, cioè se più o meno di cinque anni. Un’informazione essenziale per capire se i contributi sono andati in prescrizione oppure no, ed eventualmente scegliere la strada da intraprendere.

 

Errori riscontrati nell’estratto conto contributivo

Può succedere che alcuni contributi siano mancanti per colpe non imputabili ai datori di lavoro, ma per errori materiali riscontrabili nel proprio estratto conto contributivo. Questa è una circostanza che può essere risolta direttamente e con una certa facilità. Il documento riepilogativo della contribuzione è consultabile accedendo al portale INPS attraverso la sezione “Prestazioni e servizi“, cliccando su “Fascicolo previdenziale del cittadino“.

A questo punto, sulla sinistra della videata, il processo telematico restituirà un menu dal quale è necessario cliccare sulla voce “Posizione assicurativa“. Una volta selezionata questa voce, apparirà una tendina con la voce “Estratto conto“: con un clic su questa voce finalmente si può consultare la propria situazione e risalire ad eventuali errori o omissioni.

In primo luogo, è doveroso però chiarire come l’estratto conto contributivo non sia sempre aggiornato perché l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale spesso carica gli ultimi contributi versati con ritardo. Passato del tempo, se ancora la corretta contribuzione non risultasse, è possibile agire in modalità telematica per la risoluzione del problema. Nel dettaglio, bisogna fare accesso alla funzione “Segnalazione contributiva” per indicare con esattezza:

  • i periodi di contribuzione mancanti;
  • i tipi di contributi mancanti;
  • la sede dell’Istituto Previdenziale competente territorialmente.

Inoltre, per maggiore precisione e per accelerare il disbrigo della problematica, esiste anche l’opportunità di allegare i documenti a supporto della richiesta: ricevute di versamento, buste paga e ogni altro documento utile alla pratica.

 

I contributi non versati dai datori di lavoro

Si tratta di circostanze che complicano molto, suo malgrado, la posizione contributiva del lavoratore. Di fronte a una situazione in cui il datore di lavoro non ha versato i contributi previsti dalla legge, è necessario preliminarmente conoscere l’arco di tempo in cui i contributi non pagati si collocano (meno o più di cinque anni). Nel caso in cui la mancanza di contributi sia riconducibile a un lasso di tempo inferiore ai cinque anni, basta informare velocemente l’INPS. L’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, in stretta collaborazione con l’Agenzia delle Entrate, inizierà i controlli per accertare eventuali reali omissioni da parte del datore di lavoro.

Ma come agire invece se la contribuzione mancante è caduta in prescrizione perché risalente a più di 5 anni prima? In una situazione simile né l’Istituto previdenziale può agire per l’ottenimento dei contributi, né i datori di lavoro possono volontariamente risolvere le proprie posizioni perché, appunto, i debiti sono stati prescritti. Circostanze imbarazzanti e molto preoccupanti per i lavoratori dipendenti, tuttavia in questo caso le disposizioni legislative in materia permettono di agire attraverso lo strumento detto “Costituzione di rendita vitalizia“.

Ovviamente, per intraprendere questa strada, è necessario provare l’omissione contributiva con la specifica documentazione. A tal proposito, dai documenti da presentare devono risultare l’esistenza dei rapporti lavorativi, la durata dei contratti e le retribuzioni corrisposte. Senza questa documentazione provante non è possibile agire con lo strumento della “Costituzione di rendita vitalizia“.

L’avvio della pratica non necessita invece del possesso di un minimo di anni di contribuzione né è stabilita una scadenza di prescrizione per la trasmissione dell’istanza. Inoltre, avvalersi dello strumento della “Costituzione di rendita vitalizia” non costa niente: la pratica è gratuita. Un’altra importante informazione da sapere è che i lavoratori, in qualunque istante, possono presentare dei nuovi documenti per attestare l’esistenza dei rapporti di lavoro, anche successivamente all’eventuale rigetto dell’istanza da parte dell’INPS.

   

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