Come risparmiare l’imposta di bollo sui conti correnti
Chiunque sia titolare di un conto corrente e ponga un minimo di attenzione alle spese conteggiate trimestralmente, oppure a fine anno, avrà sicuramente notato, nell’estratto conto, una voce di debito denominata imposta di bollo. Si tratta di una cifra fissa da corrispondere obbligatoriamente, al termine dell’anno, o ad ogni rendiconto, quando si è titolari di un conto corrente bancario oppure di un libretto di risparmio bancario o postale.
Tuttavia, ci sono situazioni in cui, pur essendo titolari di un rapporto bancario o postale, non è previsto il versamento di tale contributo e anche casi di esenzione. Detto questo vediamo, con esattezza, di fare chiarezza su questo argomento esaminando tutte le situazione in cui esiste la possibilità di essere dispensati da questo onere poco simpatico.
L’imposta di bollo è a tutti gli effetti un tributo entrato in vigore a gennaio 2012 ed introdotto con il DL 201/2011, a sua volta inserito nel famoso decreto Salva Italia voluto dall’allora Governo Monti. La legge ha quantificato in 34,20 euro all’anno la quota fissa da dover versare per tutte le persone fisiche e in 100 euro per soggetti diversi, quali aziende, imprese e titolari di partita IVA.
Il pagamento è dovuto solo quando la giacenza media sul conto corrente è superiore ai 5.000 euro, e addirittura, qualora un contribuente fosse titolare di più conti correnti sarà tenuto al versamento dell’imposta per ognuno di essi.
L’unica nota lieta (pensa un po’ che sollievo!!!) è che il titolare non dovrà provvedere personalmente al versamento di quanto dovuto ma sarà l’istituto bancario o postale a prelevare direttamente l’importo e girarlo all’Agenzia delle Entrate.
La data del pagamento corrisponde all’emissione dell’estratto conto e fa riferimento al periodo rendicontato, anche se lo stesso conto è stato aperto e chiuso nel corso dell’anno.
È bene subito sottolineare come anche i conti deposito e titoli sono soggetti all’imposta di bollo. Si tratta di strumenti finanziari che si appoggiano ad un conto corrente ed utilizzati per depositare somme in banca ed ottenere in cambio una rendite a zero rischi nel caso dei conti deposito, oppure per la gestione di azioni, obbligazioni e titoli di stato nel caso dei conti titoli. In questi casi, l’imposta dovuta non è un valore fisso ma è proporzionale alla cifra depositata e corrisponde allo 0,20% della giacenza.
Vediamo di seguito di analizzare, nel dettaglio, tutti gli aspetti che riguardano l’imposta di bollo con un occhio di riguardo a quelle situazioni che permettono di evitarne il pagamento.
Indice:
- Chi deve pagare l’imposta di bollo sul conto?
- Come si calcola l’imposta di bollo
- Quando si paga
- Quando l’imposta di bollo sui conti correnti non è dovuta
- Altre esenzioni e agevolazioni
- Come evitare il pagamento dell’imposta di bollo
- Conto deposito e titoli: come non pagare l’imposta di bollo
- Come evitare il pagamento dell’imposta di bollo sui libretti postali
Chi deve pagare l’imposta di bollo sul conto?
Come abbiamo già accennato nell’introduzione, l’imposta di bolla è una tassa che deve essere pagata da tutte le persone fisiche e giuridiche titolari di un conto corrente o libretto di risparmio anche postale, qualora la giacenza media sia pari o superiore a 5.000 euro.
Per cifre inferiori a tale valore tale imposta non è dovuta. Serve comunque fare attenzione quando il titolare abbia più conti correnti intestati a proprio nome. In questi casi la giacenza presa a riferimento è pari alla somma delle singole giacenze: se superano i 5.000 euro è previsto il versamento dell’imposta di bollo per ogni conto corrente.
Come si calcola l’imposta di bollo
Anche se il pagamento avviene in automatico e il contribuente deve solo limitarsi ad osservare il prelievo di quanto dovuto dal suo conto, è utile conoscere il meccanismo che porta al calcolo dell’imposta.
Bisogna sapere che l’imposta di bollo viene suddivisa per trimestri e conteggiata in base a tale principio. Per il suo calcolo è sufficiente fare un semplicissimo esempio: ipotizziamo che in un conto corrente vengano depositati 1.000 euro nei primi sei mesi e 8.000 euro nei successivi mesi dell’anno.
In questa situazione il titolare del conto sarà esentato dal pagamento per i primi due trimestri in quanto la giacenza è risultata inferiore a 5.000 euro. Dovrà invece versare la tassa corrispondente per il terzo e quarto trimestre, avendo superato il limite stabilito dalla legge. La cifra da corrispondere è pari a 8,55 euro per trimestre, quindi l’imposta di bollo complessiva è di 17,10 euro.
Precisiamo che l’imposta di bollo non è dovuta per conti correnti con un valore medio di giacenza negativo. Se tale osservazione può sembrare scontata, è bene sottolineare che il conto corrente con saldo negativo non concorre alla determinazione della giacenza media complessiva.
Se consideriamo una persona con due conti correnti uno con depositata una somma di 8.000 euro e un altro con giacenza negativa per 4.000 euro, la giacenza di riferimento per il calcolo dell’imposta rimane 8.000 euro.
Quando si paga
L’imposta di bollo è addebitata direttamente sul conto corrente del titolare; si prende carico di svolgere l’operazione l’intermediario convenzionato (Istituto bancario o Poste Italiane).
Il pagamento, il più delle volte, viene calcolato su base annua oppure saldato trimestralmente. In casi più rari avviene mensilmente qualora siano state concordate particolari condizioni.
Quando l’imposta di bollo sui conti correnti non è dovuta
Leggendo i precedenti paragrafi è già stato sottolineato come l’imposta di bollo sui conti correnti sia direttamente legata al valore medio della giacenza del conto stesso. La regola è molto semplice e prevede che nel caso in cui tale valore fosse inferiore ai 5.000 euro la tassa non sarebbe dovuta. Semmai è importante capire cosa si intende esattamente con il termine giacenza media.
In pratica rappresenta il calcolo della giacenza presente sul conto corrente o libretto di risparmio nel momento in cui viene emesso l’estratto conto o effettuata la rendicontazione. Ciò è indipendente da eventuali aperture e chiusure del conto nel corso dell’anno. Per ottenere il valore medio si sommano i saldi giornalieri del conto e si dividono per il numero di giorni di detenzione del rapporto.
Un altro aspetto importante da evidenziare è come il calcolo della giacenza media sia di tipo cumulativo. Questo significa che, possedendo più conti correnti o libretti di risparmio intestati alla stessa persona, la giacenza media sarà data dalla somma di tutte le giacenze di ogni conto corrente.
Nel caso in cui il risultato fosse superiore a 5.000 euro, il contribuente dovrà pagare l’imposta fissa di 34,20 euro per ciascun conto corrente o libretto di risparmio intestato a suo nome. Ipotizzando di avere 5 conti correnti, di cui 4 con depositati solo 100 euro ciascuno, e l’ultimo con 4.700 euro, la somma totale delle giacenze risulterebbe 5.100 euro e sarebbe, quindi, necessario pagare l’imposta di bollo per tutti e cinque i conti.
Altre esenzioni e agevolazioni
Oltre all’esenzione per giacenza media inferiore al limite di 5000 euro, ci sono altre situazioni che danno il diritto a non versare l’imposta di bollo.
Il primo caso riguarda tutti i correntisti in grado di dimostrare di possedere un reddito particolarmente basso, ovvero con un ISEE (indicatore della situazione economica equivalente) relativo all’anno in corso inferiore a 7.500 euro. Con tale reddito il contribuente rientra nella categoria dei titolari di conti correnti esclusi da spese bancarie. Ricordiamo che è necessario, ogni anno, presentare la dichiarazione ISEE aggiornata per continuare ad usufruire dell’agevolazione.
Altra esenzione riguarda i cosiddetti conti correnti base. Sono particolari conti bancari voluti dal Governo Monti per aiutare le fasce più deboli (pensionati e lavoratori con reddito basso) e consentire a tutti l’accesso ai servizi finanziari per poter anche disporre di uno strumento di risparmio.
Le agevolazioni prevedono l’assenza di spese, oneri e commissioni di alcun tipo, con il titolare che dovrà corrispondere solo un canone annuale onnicomprensivo, di valore molto basso e coerente con la finalità di aiuto sociale.
L’operatività è limitata e prevede un certo numero di operazioni bancarie gratuite (prelievi ATM, accredito stipendio, bonifici, versamento contanti, etc.), nonché l’esenzione dell’imposta di bollo. Questo particolare conto è dedicato a soggetti che hanno presentato un modello ISEE in corso di validità inferiore a 11.600 euro. Il conto corrente può essere cointestato solo da componenti del nucleo familiare inseriti nel conteggio dell’ISEE.
Come evitare il pagamento dell’imposta di bollo
C’è anche la possibilità di godere dell’esenzione dell’imposta di bollo o meglio di esserne sollevati dall’incombenza del pagamento, decidendo di aprire un conto corrente presso istituti di credito che, nonostante giacenze medie superiori ai 5000 euro, si prendono carico del versamento dell’imposta.
Nella maggior parte dei casi si tratta di conti web da aprire soltanto attraverso procedure online. La banca riesce ad abbattere i costi di gestione delegando tutte le operazioni al correntista e prendendosi l’onere di versare l’imposta di bollo al suo posto. In rete ci sono diversi siti per comparare le varie proposte e trovare quella più conveniente.
Tuttavia, in tali situazioni e, soprattutto, scegliendo banche online estere, è bene fare attenzione e valutare attentamente il rating dell’istituto di credito, i servizi offerti e le effettive spese richieste. Non è raro aprire un conto che si pensa vantaggioso per poi scoprire, ad esempio, grossi limiti di operatività che poco si adattano alle proprie esigenze. Inoltre, l’imposta di bollo potrebbe essere gratuita solo per un limitato periodo di tempo.
Un esempio di conto corrente a zero spese e con esenzione dell’imposta di bollo è quello denominato Digital proposto da Che Banca!. Effettivamente si tratta di un’offerta che prevede il solo pagamento dell’invio dell’estratto conto (su richiesta del cliente) e una spesa fissa massima di 3 euro mensili scegliendo l’opzione per l’assistenza in filiale (canone di 1 euro con assistenza solo online).
L’imposta di bollo viene pagata dall’istituto di credito ma fino al primo gennaio 2020 (come precisato nella nota informativa consultabile sul sito della banca), data in cui tornerà a carico del correntista.
Conto deposito e titoli: come non pagare l’imposta di bollo
In apertura di questa guida abbiamo sottolineato che anche su conti deposito e titoli è previsto il pagamento dell’imposta di bollo. Si tratta di mezzi indispensabili per poter effettuare investimenti finanziari con rendite certe a basso rischio oppure per la compravendita di azioni, obbligazioni o titoli di stato, tenendo la gestione separata dalle somme di denaro depositate dal correntista sul conto ordinario.
L’imposta di bollo non è più un valore fisso ma è calcolata con un’aliquota proporzionale pari allo 0,20% da applicare sulla giacenza risultate il giorno dell’invio dell’estratto conto. Quindi scompare il concetto di giacenza media e ciò comporta la possibilità di utilizzare un semplice stratagemma del tutto legale per evitarne il pagamento.
Per spiegare come procedere basta fare il solito esempio chiarificatore… Supponiamo che una persona abbia un conto deposito con 200mila euro investito in strumenti finanziari diversi: in questo caso l’imposta di bollo su base annua sarà pari a 400 euro.
Ipotizziamo che la banca invii l’estratto conto trimestralmente, e questo implica che il 31 marzo scatta il pagamento della prima parte d’imposta. Per evitare il versamento è sufficiente che il soggetto, giusto qualche giorno prima, provveda a disinvestire, spostando il denaro sul conto corrente ordinario in modo da avere una giacenza sul conto deposito pari a zero il giorno 31 marzo.
Questo banale trucco risulta conveniente, soprattutto, se l’estratto conto viene inviato una volta all’anno, potendo così effettuare un solo spostamento di capitale. In caso contrario, oltre ai disagi delle numerose operazioni periodiche, il rischio potrebbe essere quello di perdere giorni utili per la maturazione degli interessi del conto deposito o, ancor peggio, dover vendere dei titoli in perdita.
Tutto ciò dando per scontato che la movimentazione del denaro non determini addirittura la totale perdita degli interessi accumulati fino a quel momento o l’applicazione di penali (in questo caso è meglio lasciar perdere).
Altro aspetto da non dimenticare sono le problematiche di carattere tecnico nel dover spostare quantità di denaro depositate sui conti titoli. L’investitore è costretto a chiudere tutte le posizioni dovendo vendere, ad esempio, pacchetti azionari, obbligazioni, bond, titoli di stato e quant’altro: il tutto, soltanto, per evitare il versamento dell’imposta.
Partendo dal presupposto che il metodo appena descritto rimane una soluzione legale per non pagare l’imposta di bollo, la reale convenienza bisogna valutarla attentamente in base al valore del capitale, la frequenza della rendicontazione e la tipologia degli investimenti.
Come evitare il pagamento dell’imposta di bollo sui libretti postali
Abbiamo visto come, nella maggior parte dei casi, il contribuente titolare del conto corrente o del libretto di risparmio sia sollevato dall’onere di preoccuparsi del pagamento dell’imposta di bollo perchè versamento avviene in maniera automatica (Ci pensa, bontà sua, la banca).
Anche per i titolari di conti postali, l’ente effettua il prelievo in modo automatico. Dato per scontato che il pagamento dell’imposta di bollo sia obbligatorio anche per i possessori di libretti postali, ci sono però delle accortezze che possono consentirci di evitare il versamento dell’imposta.
Per le persone giuridiche l’imposta di bollo sui libretti postali si applica in qualsiasi caso, indipendentemente dal saldo contabile e anche se risulta inferiore a 5.000 euro.
Per le persone fisiche il discorso cambia e rimane valida la regola che prevede l’esenzione qualora la giacenza media non superi il valore minimo. È opportuno ricordare che tale esenzione non si può applicare nel caso il contribuente sia titolare di più libretti di risparmio il cui saldo complessivo superi i 5.000 euro.
Per fare un esempio molto semplice, se lo stesso soggetto è titolare di un libretto con 600 euro e di un altro con 4.500 euro l’imposta di bolla è comunque dovuta per entrambi i libretti postali.
In definitiva ci sono solo due possibilità per non pagare l’imposta di bollo sui libretti postali. La prima è far scendere la giacenza sotto la soglia dei 5.000 euro sfruttando così l’esenzione stabilita dalla legge, la seconda è intestare, eventuali, altri libretti alla consorte o membri della famiglia.
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