E’ possibile non pagare le tasse e restare in regola?

Dal titolo di quest’articolo si potrebbe pensare ad una guida sui metodi, “poco ortodossi” e spesso illegali, per evitare il pagamento delle tasse.

Nulla di tutto questo, visto che in questo sito mi propongo di fornire delle soluzioni praticabili e legali, partendo dal presupposto che corrispondere i tributi è un dovere di ogni cittadino che ne ha la possibilità ma, soprattutto, la cosa fondamentale è quella di pagare il giusto senza farsi soffocare.

La finalità di questo testo è invece quella comprendere quando, effettivamente, un contribuente possa essere esonerato dal versamento delle imposte e come comportarsi qualora una grave situazione finanziaria ne impedisca il pagamento o non consenta al contribuente di rispettare le scadenze.

Purtroppo, sono numerosi i casi in cui persone fisiche ma, soprattutto aziende, finiscono con l’indebitarsi per poter rispettare le scadenze del soffocante sistema tributario italiano. L’Erario si dimostra puntualissimo quando deve chiedere al contribuente, mentre risulta lento e indifferente qualora sia lui a dover pagare.

Un meccanismo che mette alle strette, non solo le attività di impresa, ma anche moltissimi privati cittadini. Questi ultimi devono, da una parte si trovano costretti a versare le imposte dirette che sono proporzionali al reddito dichiarato e dall’altra sottostare anche al pesantissimo fardello delle imposte indirette.

Nel secondo caso, quello che il contribuente guadagna c’entra ben poco e anche se non dichiara alcun reddito, certe imposte sono sempre obbligatorie.

Facciamo un semplice esempio per capire meglio di cosa si stia parlando: ipotizziamo che una persona disoccupata e priva di altri redditi, erediti un immobile dai genitori: egli dovrà comunque versare la tassa sui rifiuti, calcolata, non in base al suo reddito ma alla grandezza di un immobile che non avrebbe mai acquistato non avendone le effettive capacità economiche.

Ma il Fisco, in questo caso, sostiene che la casa rappresenta essa stessa una ricchezza, è che da sola faccia, comunque, reddito, e come tale sia indice di capacità contributiva.

Indice:

 

Si possono non pagare le tasse?

Partendo dal presupposto che le tasse siano un obbligo per tutti i cittadini, la risposta a tale quesito è che, in linea di massima, è possibile. In realtà, si devono però prefigurare determinate condizioni e, in pratica, il contribuente deve risultare a tutti gli effetti nullatenente.

Non avendo la disponibilità economica si può anche evitare il pagamento, restando però a tutti gli effetti, debitore col Fisco.

Ma cosa si rischia?

Anche se si dimora in una casa di proprietà, ovviamente, non appartenente alle categorie catastali di lusso, la legge protegge il bene ed impedisce al Fisco di procedere al pignoramento. Nel caso di un pensionato, la normativa sui pignoramenti della pensione è stata recentemente riformata, stabilendo un minimo vitale garantito (attualmente è pari a 686,98 euro). Il contribuente che non paga le tasse diventa automaticamente un debitore dello Stato e come tale verrà sempre considerato finchè il debito non verrà estinto o, addirittura fino alla sua morte quanto tale incombenza passerà agli eredi che, tuttavia, potranno rinunciare all’eredità.

Se un cittadino non è, effettivamente, in grado di pagare le tasse, adottando un comportamento in buona fede, potrà, legittimamente, non procedere al versamento di quanto dovuto, attendere l’accertamento fiscale e la conseguente cartella esattoriale.

Una volta notificata la cartella esattoriale, avrà la possibilità di pagare il dovuto con le maggiorazioni per il ritardo e gli interessi e chiedere al Fisco di spalmare il debito in 72 rate o, addirittura, in 120 rate se L’ISEE attesti una situazione di particolare disagio economico.

 

Cosa succede se non si pagano le tasse?

Normalmente chi non paga le tasse si vedrà recapitare un accertamento fiscale con conseguente cartella esattoriale. Come abbiamo però già visto, l’Agente della Riscossione potrà fare ben poco nel caso in cui il presunto trasgressore sia nullatenente.

Se, invece, viene dichiarato un reddito ma le tasse restano impagate, l’Agenzia delle Entrate potrà inviare, direttamente al trasgressore, la cartella esattoriale intimando la regolarizzazione della stessa entro 60 giorni, in caso contrario scatterà il pignoramento dei beni ammessi dalla legge.

E’ utile sottolineare, inoltre, che il mancato pagamento delle imposte per comportamenti illeciti, non prevede alcum reato penale se il valore del tributo evaso rimane  sotto una determinata soglia e precisamente:

  • dichiarazione infedele: il reato scatta solo con imposta evasa superiore ai 150mila euro e se i redditi dichiarati superano il 10% del totale o i 3 milioni di euro;
  • dichiarazione omessa: se non si presenta la dichiarazione IVA e 770 il reato penale si verifica quando l’imposta evasa è superiore a 50mila euro;
  • omesso versamento IVA e ritenute certificate: il reato è previsto per un debito superiore ai 250mila euro.

 

Come comportarsi se alla scadenza non si possono pagare le tasse

A causa dell’instabilità economica e delle soffocanti richieste dell’Erario, in Italia, un impressionante numero di contribuenti ed aziende finiscono con l’indebitarsi e non poter pagare regolarmente le imposte dovute.

Una situazione paradossale che porta, spesso, a chiedere finanziamenti alle banche, non per sviluppare il proprio business, ma per evitare pendenze con il Fisco. Nei casi più gravi le banche  si rifiutano di concedere il prestito costringendo l’imprenditore a cercare canali di credito alternativi che, il più delle volte, sono la criminalità organizzata e gli spietati usurai. La conclusione di tali vicende è facilmente intuibile e vede, normalmente, il triste fallimento dell’azienda.

La logica vorrebbe che se un imprenditore non ha la liquidità per pagare le imposte rispettando le scadenze, dovrebbe avere delle alternative che gli permettano, quanto meno, di salvaguardare l’attività ed evitare il rischio di default.

Purtroppo il sistema tributario non è proprio di tale avviso, anche se, in realtà, qualche metodo del tutto legale per non pagare le tasse a scadenza senza vedersi pignorata la casa o la fabbrica, esiste. Vediamo in cosa consiste.

Innanzitutto bisogna, assolutamente, evitare di incorrere in un reato di evasione fiscale con conseguenze penali, quindi, è necessario che la dichiarazione dei redditi sia fedele e dimostri l’effettiva condizione di disagio finanziario del, contribuente.

Quando arriva la scadenza per versare saldi o acconti si dovrà, almeno, pagare la cifra che la propria liquidità permette evitando ulteriori indebitamenti con la banca. In linea di massima, sarebbe possibile non versare nemmeno un euro e spetterà al commercialista indicare nella dichiarazione la quota parziale pagata oppure l’insoluto totale.

A questo punto, il tutto passerà nelle mani dell’Agenzia delle Entrate che, dopo aver incrociato i dati sulla dichiarazione dei redditi e i versamenti effettuati, prenderà visione del mancato pagamento e invierà il relativo accertamento.

Questa procedura può richiedere anche diversi anni e, una volta ricevuta la notifica, si avranno 30 giorni di tempo per sanare la posizione debitoria pagando una sovrattassa del 10%. Nel caso non venga rispettato il termine dei 30 giorni la maggiorazione salirà al 30%, a cui aggiungere il pagamento degli interessi di mora annuali calcolati sulla base della normativa vigente.

Solo in questo momento si potrà procedere al saldo, cercando di evitare di far trascorrere il termine minimo, e potendo richiedere anche un pagamento dilazionato in 72 rate mensili.

Questo significa che le tasse saranno comunque e giustamente pagate, tuttavia con questo procedimento si riescono a posticipare di gran lunga i tempi (anche di parecchi anni) prima dell’arrivo dell’accertamento.

Durante questo periodo l’imprenditore ha la possibilità di prendere respiro, evitare ulteriori indebitamenti e concentrare gli sforzi sull’attività di impresa. Piuttosto che pagare subito le imposte chiedendo un prestito con altissimi interessi alla banca e correre il rischio di perdere tutto, meglio attendere la cartella esattoriale anche se la cifra da versare subirà delle maggiorazioni.

Per i casi di mancanza di liquidità temporanea, quindi se si desidera posticipare il pagamento delle imposte di qualche giorno, di qualche mese, fino all’anno, sarà invece possibile avvalersi del cosiddetto “ravvedimento operoso” che consente di pagare le imposte in ritardo con maggiorazioni molto esigue.

 

Chi non deve pagare le tasse: le esenzioni

Altre situazioni previste dalla legge permettono al contribuente di non pagare le tasse: stiamo parlando delle esenzioni. La disciplina in materia prevede numeri casi di esenzione dalle imposte: di seguito elenchiamo i più significativi.

– Esenzione Imu e Tasi : Le imposte sull’abitazione di proprietà non sono dovute nei seguenti casi:

  • abitazione principale e relative pertinenze. Ciò vale per un’abitazione che non rientra nella categoria A1, A8 e A9 (immobili di lusso) e qualora rappresenti la dimora abituale. Quindi non è sufficiente la semplice residenza anagrafica, ma serve dimostrare di viverci in modo prevalente;
  • abitazione assegnata all’ex coniuge come conseguenza di una separazione legale e in tutti i casi di cessazione del matrimonio. Se il marito è titolare di un immobile assegnato alla moglie, non dovrà pagare l’IMU anche se acquista una nuova casa a scopo abitativo;
  • case di proprietà di cooperative edilizie destinate all’uso come abitazione principale dei soci assegnatari o studenti universitari soci assegnatari (non serve avere la residenza);
  • fabbricati in uso al personale delle Forze armate, Polizia, vigili del fuoco e prefettura e iscritti al catasto come unità immobiliare unica;
  • Alloggi sociali.

 

– Esenzione Tari: la tassa sui rifiuti non deve essere pagata se la casa è vuota e non vi è alcuna utenza attiva. Il proprietario dovrà dimostrare che l’immobile non è arredato ed è privo di allacci alla rete. Tuttavia, la Cassazione è ancora più rigida e pretende che la casa risulti addirittura inagibile, ovvero, non vi sia alcuna possibilità di sfruttarla nemmeno con la volontà del proprietario.

Nei casi in cui il Comune non provveda ad effettuare il servizio di raccolta è prevista una riduzione dell’80%, che scende al 40% qualora il cassonetto sia distante più di 300 metri dall’abitazione.

 

– Esenzione IRPEF: in questo caso parliamo di una serie di detrazioni che, in particolari condizioni, possono portare al completo azzeramento dell’imposta. Una possibilità che riguarda soprattutto i lavoratori dipendenti con redditi fino a 8mila euro; in pratica chi non supera tale soglia è esentato dal pagamento dell’IRPEF.

 

– Esenzione canone Rai: per l’imposta più odiata dagli italiani non è previsto l’addebito nella bolletta della corrente qualora il contribuente ne faccia richiesta essendo in possesso dei seguenti requisiti:

  • età superiore ai 75 anni;
  • reddito annuo complessivo (va sommato eventualmente anche quello del coniuge) inferiore a 8000 euro.

 

– Esenzione versamento bollo auto: Sono esenti dal pagamento del bollo auto le persone diversamente abili, il cui handicap è attestato da una commissione medica dell’ASL secondo quanto stabilito dalla legge 104. Rientrano in questa categoria tutti i contribuenti che presentano:

  • ridotte o gravi capacità motorie permanenti;
  • patologie che causano una grave limitazione della capacità di deambulare;
  • disturbi mentali;
  • cecità e sordità.

 

– Esenzione ticket sanitario: tutte le prestazioni mediche e di diagnostica strumentale sono esenti dal ticket sanitario se il soggetto ha una invalidità assegnata dalla commissione medica ASL. Rientrano in questa categoria tutti i contribuenti che presentano:

  • invalidità di guerra (categorie dalla I alla V ed ex deportati da campi di concentramento nazisti);
  • invalidità civile e per lavoro con una riduzione della capacità lavorativa superiore ai 2/3;
  • invalidità civile con indennità di accompagnamento;
  • cecità e sordità;
  • vittime di atti di terrorismo o di criminalità organizzata.

Per invalidi di guerra appartenenti alle categorie dalla VI alla VIII, ed invalidi sul lavoro con capacità lavorativa inferiore ai 2/3, sono previste esenzioni del ticket solo per prestazioni specialistiche.

Anche le persone affette da gravi malattie sono esentate dal pagamento del ticket per tutte le prestazioni mediche riferite alla propria patologia. Per conoscere l’elenco delle malattie riconosciute dalla legge è necessario visitare il sito del Ministero della salute.

Ricordiamo che il ticket non è dovuto anche per determinate categorie in base al reddito ed in particolare:

  • bambini fino al quinto anno di età se il nucleo familiare ha un reddito non superiore a 36.151,98 euro;
  • anziani con età superiore ai 65 anni con reddito familiare non superiore a 36.151,98 euro;
  • disoccupati e familiari a carico con un reddito inferiore a 8.263,31 euro. In presenza di coniuge il valore limite sale 11.362,05 euro, con l’aggiunta di 516,46 euro per ogni figlio a carico;
  • contribuenti con pensione sociale e familiari a carico;
  • contribuenti con pensione minima di età superiore a 60 anni e familiari a carico. Il reddito complessivo non deve superare 8.263,31 euro, con aumento fino a 11.362,05 euro con coniuge e ulteriore incremento di 516,46 euro per ogni figlio a carico.

 

– Esenzione tasse scolastiche e universitarie: tutti coloro i quali presentano un reddito annuale inferiore a quanto stabilito dal MUIR sono esentati dal versamento delle tasse scolastiche. Per quelle universitarie, invece, il contribuente deve dichiarare un reddito ISEE inferiore a 13mila euro. In base all’ateneo tale cifra può salire ed arrivare a 23mila euro.

   

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