Come e perchè aprire un’impresa artigiana

Scritto da Omar Cecchelani in Imprese

L’artigianato è da sempre uno dei più importanti comparti del panorama delle attività produttive del nostro Paese. Per capirne la rilevanza, basta dare uno sguardo ai numeri che parlano di circa 1.300.000 imprese artigiane presenti in Italia che ogni giorno, non solo producono manufatti e semilavorati di ogni genere, ma si occupano di riparazioni, costruzioni e offrono svariati servizi richiesti dalla comunità.

Ci riferiamo, per esempio, ad idraulici, imbianchini, elettricisti, nonché parrucchieri, estetisti, solo per citare le figure professionali tra le più diffuse. Che l’artigianato costituisca un vitale sostegno alla crescita economica è sotto gli occhi di tutti e riguarda un’infinita varietà di beni che vanno dalla realizzazione di mobili alla creazione di gioielli e abbigliamento, senza dimenticare l’ampia produzione relativa al settore agroalimentare.

Indice:

 

Quando un’impresa può essere considerata artigiana?

Secondo il nostro ordinamento, sia una ditta individuale che una società possono assumere lo status di impresa artigiana qualora lo scopo prevalente della loro attività riguardi la produzione beni o la prestazione di servizi. Sono escluse le attività agricole e commerciali, nonché la somministrazione al pubblico di bevande e alimenti, a meno che queste non risultino un’attività strumentale e accessoria all’esercizio dell’impresa artigiana.

In base alla legge quadro sull’artigianato, il titolare è a tutti gli effetti un imprenditore in grado di svolgere la propria attività, in prevalenza di tipo manuale, completamente da solo. Si tratta di un professionista con particolari abilità e conoscenze che si occupa dell’intero processo produttivo, tutt’al più avvalendosi dell’aiuto di uno o più collaboratori. Inoltre, l’artigiano detiene in toto la responsabilità dell’attività e di rischi e oneri da essa derivanti.

In un contesto economico non certo tra i più favorevoli e caratterizzato da un’assoluta incertezza che intimorisce chiunque abbia intenzione di aprire una nuova attività:

  • quali sono i vantaggi nell’avviare un’impresa artigiana?
  • quali effettive possibilità esistono di sviluppare un buon giro d’affari?

Scopo di questa guida è dare una risposta a tali quesiti, potendo già anticipare che i punti di forza dell’artigianato italiano sono da sempre l’elevata qualità dei prodotti e l’opportunità di personalizzarli in base alle richieste della clientela. Caratteristiche peculiari che consentono di avere un ampio mercato di riferimento sia in Italia che all’estero.

L’interesse dei consumatori di oltre confine per il made in Italy e per i prodotti fatti a mano nel nostro Paese è in continua ascesa e, in tal senso, ha contribuito anche lo sfruttamento di nuovi canali di vendita e di pubblicità online.

 

Cos’è un’attività artigiana: definizione e legge quadro

Come abbiamo già anticipato, la definizione di attività artigianale è stabilita dalla Legge quadro sull’Artigianato, anche conosciuta come legge n.443/85. Nello specifico, sono gli articoli 2 e 3 a descrivere l’artigiano come un professionista in grado di svolgere, prevalentemente in prima persona, o con l’ausilio di collaboratori, tutto il processo produttivo e assumendosi la piena responsabilità di ogni rischio e onere derivanti dalla direzione e gestione dell’attività stessa.

Spetta invece al solo articolo 3 stabilire quale sia lo scopo prevalente che contraddistingue un’impresa artigiana. A tal proposito, vi rientrano tutte quelle attività di produzione di beni e semilavorati, nonché prestazione di servizi. La legge esclude ogni attività di natura agricola, commerciale e d’intermediazione nella circolazione dei beni. Anche la somministrazione di alimenti e bevande al pubblico non rientra tra le attività ammesse, tranne che risulti strumentale e accessoria all’esercizio dell’impresa artigiana.

 

Come aprire un’impresa artigiana

Mettersi in proprio gestendo i ritmi lavorativi come meglio si desidera, e avendo una totale autonomia decisionale è un po’ il sogno di tutti… L’impresa artigiana rappresenta una soluzione semplice ed economica per raggiungere tale obiettivo. L’iter burocratico per la sua costituzione non è per nulla complicato e si possono assolvere gli adempimenti richiesti senza bisogno di grossa assistenza. Semmai, si potrà chiedere qualche consiglio a un commercialista qualora ci fossero dei dubbi relativi alla forma giuridica da scegliere e al regime contabile verso cui optare.

Entro 30 giorni dall’inizio dell’attività sarà necessario aprire una partita IVA presso l’Agenzia delle Entrate e provvedere all’iscrizione all’Albo delle imprese artigiane alla Camera di Commercio Industria e Artigianato provinciale. I passi successivi riguardano l’inscrizione obbligatoria all’INAIL (si ha tempo fino a 5 giorni prima dell’avvio dell’attività) per ottenere un’adeguata copertura assicurativa in caso di infortunio sul lavoro e riguardante anche eventuali soci, dipendenti, apprendisti e collaboratori, ivi compresi i lavoratori familiari coadiuvanti. E’ richiesta anche l’iscrizione alla Gestione INPS artigiani per il versamento dei contributi ai fini previdenziali.

Come spiegherò a breve nel dettaglio, l’artigiano deve possedere i requisiti minimi per l’apertura dell’attività e tra questi rientra la certificazione rilasciata dalla Commissione Provinciale per l’artigianato che attesta la presenza di adeguate competenze tecnico-professionali per svolgere la professione. Fermo restando anche l’eventuale obbligo di partecipare a corsi di formazione, al termine del processo il soggetto può iscriversi all’Albo provinciale delle imprese artigiane e ricevere il nulla osta entro 60 giorni dalla presentazione. In ultima istanza, non resta che consegnare all’ufficio competente la comunicazione certificata di inizio attività e poter così dare il via alla nuova impresa artigiana.

Oltre agli adempimenti burocratici, quando si decide di avviare un’impresa artigiana è bene tenere in considerazione alcuni aspetti pratici. Innanzitutto è consigliabile puntare su prodotti che appassionano e su cui si hanno specifiche competenze, in modo da avere la certezza di essere fin da subito competitivi e offrire un bene o un servizio di assoluta qualità.

È fondamentale valutare anche i costi di esercizio, tra i quali l’acquisto delle materie prime e degli strumenti necessari per l’attività, stimando così l’investimento iniziale. Altro dato da non sottovalutare è il volume d’affari e il mercato di riferimento. Di norma, un’impresa artigiana nasce come una piccola realtà composta dal solo titolare e, pertanto con un numero di ordini limitato e senza particolari difficoltà produttive o di gestione per l’imprenditore; col tempo sarà possibile ampliare il raggio di azione e investire per raggiungere un target più ampio di clientela aumentando il giro d’affari e, magari, assumendo del personale.

Il tutto dev’essere accompagnato da un attento piano per la distribuzione della merce scegliendo i canali di vendita in base alle caratteristiche dei prodotti e un’efficace strategia di marketing, dando particolare rilievo alla pubblicità online tramite i social network quali Facebook, Instagram e Linkedln.

 

Requisiti minimi

Il punto di partenza è stabilito dalla legge che, come abbiamo più volte evidenziato, riconosce lo status di impresa artigiana, sia a ditte individuali familiari che a società collettive, purché lo scopo prevalente sia lo svolgimento di un’attività di produzione di beni o prestazione di servizi.

Una volta ben chiara tale definizione è necessario il rispetto di una serie di requisiti minimi, indispensabili qualora si desiderasse avviare un’attività artigianale. Tali requisiti hanno la finalità di tutelare il consumatore, o comunque il cliente finale, e sono certificati dalla Commissione Provinciale per l’Artigianato. L’istituto ha il compito di valutare il livello delle conoscenze tecnico-professionali del soggetto che intende svolgere una determinata attività di natura artigianale.

In base al tipo di lavoro, la stessa Commissione organizza specifici corsi di formazione a livello locale rivolti a chi ha intenzione di avviare una professione che richiede specifiche conoscenza come, ad esempio, parrucchieri, estetisti, elettricisti, idraulici, falegnami, orafi e via discorrendo.

 

Iscrizione all’Albo

La partecipazione al corso di formazione e il suo superamento sono condizioni necessarie per ottenere la certificazione, ovvero la qualifica che permette l’iscrizione all’Albo Provinciale delle Imprese Artigiane. È opportuno non dimenticare che la richiesta dev’essere inoltrata al massimo entro 30 giorni dall’inizio dell’attività e verrà esaminata nei successivi 60 giorni a partire dalla data di presentazione.

Esistono una serie di requisti per potersi iscrivere all’Albo delle Imprese Artigiane che, in particolare, riguardano:

  • età minima pari a 18 anni del titolare dell’impresa artigiana o richiedente l’iscrizione. Sono ammesse eccezioni in presenza di particolari autorizzazioni concesse dal tribunale e relative ad attività che è possibile svolgere dal compimento del sedicesimo anno di età;
  • il soggetto è tenuto a lavorare in maniera diretta, personale e abituale nell’azienda;
  • rispetto dei limiti di assunzione, con possibilità di sforare del 20% per al massimo 3 mesi in un anno;
  • il titolare deve avere la responsabilità dei rischi e di ogni scelta dell’impresa;
  • il soggetto richiedente deve possedere i requisiti soggettivi stabiliti dall’articolo 71, comma 1-5 del D.Lgs n.59 del 26 marzo 2010;
  • il richiedente non deve avere questioni pregiudiziali in corso ai sensi del D.lgs n.159 del 6 settembre 2011, ovvero il decreto legislativo in materia di leggi antimafia.

 

Adempimenti burocratici per aprire un’attività artigianale

Come per l’avvio di qualsiasi altra attività economica, anche l’apertura di un’impresa artigiana richiede un preciso iter burocratico da seguire. L’iscrizione all’Albo è il primo passo e rappresenta un’azione di tipo costitutivo, ovvero indispensabile per assumere la qualifica di artigiano e anche per accedere ad eventuali agevolazioni fiscali e finanziamenti a loro riservati.

Seguono una serie di adempimenti burocratici e documenti da presentare e, precisamente:

  • apertura della partita IVA: l’aspirante artigiano ha due possibilità, presentare, entro 30 giorni dall’inizio dell’attività, all’Agenzia delle Entrate lo specifico modello, oppure richiedere la partita IVA presso gli uffici della Camera di Commercio, sempre seguendo un’apposita procedura e congiuntamente alla presentazione della dichiarazione di inizio attività;
  • apertura della posizione INAIL: in base a quanto stabilito dal DPR n.1124/65, ogni soggetto che intende svolgere un’attività artigianale deve obbligatoriamente iscriversi all’Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro. È importante evidenziare come tale iscrizione sia prevista anche per eventuali collaboratori, soci e dipendenti;
  • registrare un indirizzo di posta elettronica certificata per la firma digitale: la cosiddetta PEC è obbligatoria per legge e rappresenta uno strumento di fondamentale importanza per le attività imprenditoriali. Costituisce, di fatto, il domicilio digitale dell’impresa. Pubbliche amministrazioni quali Agenzia delle Entrate, INPS, INAIL e CCIAA invieranno le comunicazioni esclusivamente all’indirizzo di posta elettronica certificata indicato all’atto di costituzione;
  • iscrizione presso la gestione artigiani dell’INPS: la domanda d’iscrizione dev’essere presentata entro, e non oltre, il trentesimo giorno dall’inizio dell’attività. Si dovrà utilizzare il nuovo sistema ComUnica messo a punto dall’INPS e presente nella sezione Artigiani e Commercianti, che servirà per trasmettere i dati necessari e comunicare eventuali modifiche;
  • comunicazione SUAP: spetta al futuro artigiano l’onere di comunicare l’inizio dell’attività. L’operazione avviene esclusivamente per via telematica collegandosi al portale www.impresainungiorno.gov.it ed entrando nella specifica sezione Sportello Unico delle Attività Produttive. Il soggetto deve comunque accertarsi dell’effettivo obbligo di segnalazione certificata di inizio attività (SCIA), in quanto non esiste una precisa normativa in materia. Alcune attività sono infatti disciplinate da specifiche leggi legate a determinati settori, altre invece non risultano assoggettate ad alcun adempimento particolare.

 

Cosa serve per diventare un imprenditore artigiano

Una volta rispettati gli adempimenti burocratici effettuando le iscrizioni e presentando la documentazione richiesta, si può iniziare a svolgere l’attività artigiana. In base al tipo di impresa saranno necessari appositi strumenti, ovvero un insieme di elementi spesso comuni alla maggior parte dei lavori a cui aggiungerne altri molto più specifici in base alle mansioni che si dovranno svolgere.

In generale, per avviare un’attività artigiana, indipendentemente dal bene prodotto o dalla prestazione di servizio offerta, risultano indispensabili i seguenti strumenti:

  • un locale dove svolgere l’attività: a tal proposito la scelta dev’essere ponderata con attenzione ed è opportuno verificare il rispetto della destinazione d’uso del locale, nonché le norme di natura ambientale, sanitaria, urbanistica e anche in termini di sicurezza sul lavoro e antincendio. Ovviamente, aspetti legislativi e strettamente funzionali variano a seconda se il locale dev’essere allestito, ad esempio, ad uso cucina piuttosto che laboratorio orafo o per la produzione di mobili;
  • spazi per l’esposizione della merce: anche in questo caso la tipologia del locale e la grandezza variano a seconda del tipo di attività. Non è detto che sia un elemento indispensabile tuttavia, un apposito show room, è spesso una scelta obbligata per artigiani che realizzano manufatti da esporre al pubblico o comunque da vendere al dettaglio. Bisogna comunque dire che grazie allo sviluppo del commercio online, oggi è molto più facile e redditizio realizzare un sito su cui pubblicizzare e vendere i propri prodotti anziché affittare uno spazio fisico, oppure sfruttare i canali di vendita online tipo Amazon e Ebay. Comunque, uno strumento non esclude necessariamente l’altro e la presenza di entrambi è ormai più che una consuetudine;
  • magazzino: altro spazio di grande importanza è il magazzino dove conservare le materie prime e stoccare i prodotti finiti. Dimensioni e organizzazione sono aspetti strettamente legati al tipo di attività svolta e al volume di affari;
  • le materie prime per realizzare il prodotto;
  • attrezzatura da lavoro: in questo caso la varietà di strumenti è davvero ampia e strettamente correlata al prodotto realizzato o servizio offerto. In tali elementi possiamo anche comprendere tutto ciò che riguarda l’arredamento necessario per svolgere l’attività;
  • hardware e software: computer e appositi programmi sono indispensabili per la gestione dell’attività a partire dalla contabilità. Ci sono poi tutti gli aspetti riguardanti l’organizzazione del magazzino e la gestione degli ordini di acquisto, delle materie prime e la vendita dei prodotti. Hardware e software assumo ancor più rilevanza se l’attività artigianale sfrutta anche canali di vendita e pubblicità online;
  • registratore di cassa: uno strumento di cui non possono fare a meno gli artigiani che hanno un negozio o, comunque, un locale aperto al pubblico dove vendere i propri prodotti o prestare uno servizio specifico.

 

Limiti dimensionali delle attività artigiane

Altro aspetto molto importante quando si parla di attività artigiane sono i limiti dimensionali imposti dalla normativa vigente. Infatti, nonostante l’artigiano è spesso un professionista che lavora da solo e gestisce in prima persona l’interno processo produttivo, a volte si avvale della collaborazione di altri soggetti.

Con la definizione limiti dimensionali ci riferiamo al numero massimo di soci e dipendenti presenti in un’impresa artigiana, nonché eventuali apprendisti e familiari coadiuvanti che partecipano all’attività.

I limiti variano in base al settore e alla presenza o meno di processi produttivi automatizzati secondo i seguenti criteri:

  • imprese con lavorazione in serie: in questi casi il processo produttivo non dev’essere completamente automatizzato ed è consentita l’assunzione di 9 dipendenti, compreso un massimo di 5 apprendisti. E’ possibile raggiungere il numero di 12 dipendenti qualora i nuovi assunti siano esclusivamente apprendisti;
  • imprese con lavorazioni non in serie: i dipendenti possono raggiungere la quota di 18 unità, compreso un massimo di 9 apprendisti. Anche in questo frangente è ammesso un ulteriore incremento fino a 22 dipendenti, purché i collaboratori aggiunti siano solo apprendisti;
  • imprese di trasporto: massimo 8 dipendenti, compreso eventuali apprendisti;
  • imprese di costruzioni edili: si possono assumere al massimo 10 dipendenti, compresi gli apprendisti con quota non superiore a 5. I collaboratori possono raggiungere il limite di 14, sempre che ogni unità aggiuntiva sia un apprendista;
  • imprese che svolgono lavorazioni artistiche, tradizionali o realizzano abbigliamento su misura: innanzitutto è necessario sapere che i suddetti settori lavorativi sono individuati attraverso un Decreto del Presidente della Repubblica in collaborazione con le regioni e il Consiglio Nazionale dell’artigianato e, precisamente, il Decreto n.288 del 25 maggio 2001. Una volta che l’impresa rientra in tali categorie il limite massimo di dipendenti è pari a 32 unità, di cui non più di 16 possono assumere la qualifica di apprendista. Il numero sale a 40 dipendenti se i nuovi assunti sono tutti apprendisti.

Per il calcolo del limite bisogna ricordare che concorrono a stabilire il numero massimo tutti i dipendenti, soci, familiari coadiuvati e apprendisti a prescindere dalla mansione svolta all’interno dell’impresa artigiana.

 

Sono invece esclusi dal computo:

  • persone diversamente abili;
  • lavoratori a domicilio secondo quanto stabilito dalla legge n.877 del 18 dicembre 1973 e qualora non superassero un terzo dei dipendenti assunti e non apprendisti;
  • apprendisti passati in qualifica in base alla legge n.25 del 19 gennaio 1955 e restanti in servizio nell’impresa per un periodo di almeno due anni.

Per quanto riguarda i lavoratori a tempo parziale, rientrano nel computo in proporzione al numero di ore lavorative; sarà necessario effettuare un calcolo sommando le ore di lavoro settimanali svolte dal soggetto e rapportandole ai dipendenti full time. Qualora risultasse una percentuale superiore al 50% rispetto all’orario a tempo pieno, il lavoratore dovrà rientrare nel computo per stabilire il limite massimo di dipendenti.

Nel caso in cui un’impresa artigiana dovesse oltrepassare i limiti sopra elencati , può mantenere l’iscrizione all’Albo solo al verificarsi delle seguenti condizioni:

  • superamento fino ad un massimo del 20% del limite consentito;
  • la soglia è stata oltrepassata per un periodo non superiore ai 3 mesi nell’anno solare.

 

Familiari coadiuvanti

La legge offre la possibilità ad un artigiano di avvalersi della collaborazione di familiari coadiuvanti, da intendersi come soggetti che prestano la loro opera in maniera continuativa e prevalente all’interno dell’azienda. La normativa ha esteso l’obbligo assicurativo anche per i familiari coadiuvanti.

L’aspetto più importante è stabilire quali sono i soggetti che possiamo considerare familiari coadiuvanti, ovvero:

  • il coniuge;
  • un convivente a seguito di unione civile.

Possono essere considerati coadiuvanti, tutti i parenti entro il terzo grado in linea retta e, in particolare:

  • genitori: rientrano anche adottanti, affilianti nonché patrigno e matrigna;
  • figli: compreso anche un figlio adottivo, affiliato, avuto dall’altro coniuge di un precedente matrimonio, naturale legalmente riconosciuto o giudizialmente dichiarato, senza dimenticare un minore affidato da un organo competente secondo quanto stabilito dalla legge;
  • nipoti;
  • nonni.

Parenti di terzo grado in linea collaterale:

  • fratelli e sorelle;
  • fratelli o sorelle di un genitore del titolare dell’impresa artigiana;
  • nipoti in quanto figli di fratelli o sorelle del titolare dell’impresa artigiana.

Infine ci sono anche gli affini di secondo grado, ovvero:

  • cognato per il semplice fatto di essere il fratello o la sorella del coniuge del titolare, oppure perché unito civilmente con il fratello o sorella del titolare;
  • suocero o suocera;
  • genero;
  • nuora.

Una nota dell’INPS risalente al 2003 ha stabilito come anche il coniuge legalmente separato possa rientrare tra i familiari coadiuvanti, anche con sentenza di divorzio non passata in giudicato. Il motivo è dovuto al fatto che la separazione non implica uno scioglimento del vincolo matrimoniale.

 

L’impresa artigiana in forma societaria

Aspetto importante che forse molti non conoscono è la possibilità di costituire un’impresa artigiana con la forma giuridica di una società. Non ci riferiamo soltanto a società di persone quali società semplici, SNC o SAS, ma anche società di capitali come la SRL  o la SRLS.

In tal senso i fattori da non dimenticare sono:

  • il rispetto dei limiti dimensionali, come abbiamo ampiamente descritto nel relativo paragrafo;
  • in presenza di soci (comunque almeno uno nel caso in cui la società si costituita da due soli soci) è necessario che tutti svolgano una mansione direttamente legata al processo produttivo e che il lavoro (può essere anche solo manuale) abbia una finalità preminente sul capitale;
  • l’impresa artigiana non può essere creata sfruttando la forma giuridica della SPA o della SAPA.

 

Come funziona il regime forfettario per gli artigiani

Uno dei vantaggi nell’aprire una partita IVA e avviare un’impresa artigiana è il possibile sfruttamento del regime forfettario. Ciò consente una riduzione dei tributi che si limiteranno all’imposta unica sostitutiva del 15% su una percentuale di fatturato stabilità dall’ordinamento in relazione al tipo di attività svolta. Inoltre, se sussistono i requisiti richiesti, l’aliquota potrebbe scendere addirittura al 5% per i primi 5 anni di attività, ottenendo così un ulteriore notevole risparmio rispetto al regime di tassazione ordinario.

Come detto, è necessario rispettare determinate condizioni per aver accesso al regime forfettario, in primis, il tetto massimo dei ricavi, ovvero il limite dei 65.000 euro. Una soglia uguale per qualsiasi tipologia di impresa artigiana che comprende anche i redditi conseguiti attraverso lo svolgimento di altre attività, e lavoro dipendente o assimilato. Al superamento di tale limite, dal primo gennaio dell’anno successivo sarà obbligatorio passare al regime ordinario.

Per godere e mantenere, durante i primi 5 anni dell’attività, una tassazione fissa al 5%, oltre al tetto sui ricavi è fondamentale il rispetto dei seguenti requisiti:

  • nei 3 anni precedenti l’apertura della nuova attività, il titolare non deve aver esercitato un’attività incompatibile con il regime forfettario, ossia di natura artistica, professionale né tantomeno avviato un’impresa anche solo in forma di associazione o ditta familiare;
  • non è ammesso praticare un’attività come lavoratore dipendente o autonomo, con la sola eccezione di un praticantato obbligatorio allo scopo di esercitare un’arte o una professione;
  • i ricavi conseguiti nell’anno precedente devono risultare inferiori a 65.000 euro, anche qualora l’attività fosse stata rilevata da un altro soggetto.

Altri requisiti generali riguardanti il regime forfettario sono:

  • residenza in Italia oppure in uno stato dell’Unione Europea, purché almeno il 75% del reddito venga prodotto nel nostro Paese;
  • non è possibile svolgere attività economiche che la legge ha stabilito incompatibili con il regime forfettario;
  • l’attività non può riguardare la compravendita diretta di proprietà immobiliari, terreni edificabili o qualsiasi mezzo di trasporto nuovo;
  • il titolare dell’impresa artigiana non può risultare socio di una società di persone, né tantomeno di un’associazione di professionisti o una ditta a conduzione familiare;
  • è vietato il controllo diretto o indiretto di una SRL o di un’attività economica riconducibile a quelle esercitate con la partita IVA sottoposta a regime forfettario;
  • l’eventuale reddito derivante da lavoro dipendente, o da pensione, non può superare il limite dei 30.000 euro per l’anno precedente, così come i costi per prestazioni di lavoro dipendente devono rimanere sotto i 20.000 euro.

 

I contributi INPS

Un artigiano ha l’obbligo d’iscrizione alla Gestione INPS Artigiani e dovrà quindi versare i relativi contributi ai fini previdenziali. L’ammontare del versamento contributivo corrisponde al 24% del reddito percepito, tuttavia esistono un paio di eccezioni che consentono un certo risparmio:

  • se l’artigiano ha un’età inferiore ai 21 anni può applicare un’aliquota pari al 21,45%, così come stabilito dalla legge n.233 del 2 agosto 1990;
  • artigiani già in pensione e con età superiore ai 65 anni possono beneficiare di una riduzione sui contributi nell’ordine del 50%.

Un’ulteriore questione riguarda il minimale di reddito su cui calcolare i contributi, stabilito a 15.593 euro.: di conseguenza la cifra da versare all’INPS risulterà pari a:

  • 3.836,16 euro qualora il reddito fosse uguale o inferiore a 15.593 euro;
  • 2.496,11 euro se il titolare dell’impresa artigiana ha scelto il regime di tassazione forfettario, optando per la riduzione dei contributi INPS al 35%;
  • se il reddito supera i 15.593 euro il soggetto dovrà versare 3.863,16 € calcolati sul reddito minimale il 24%, calcolato solo sulla quantità di reddito eccedente il suddetto limite.

Il pagamento di quanto dovuto dovrà essere effettuato attraverso il modello F24 rispettando le seguenti scadenze:

  • per i contributi fissi (quelli calcolati sul reddito minimale) il versamento deve avvenire in 4 rate con scadenza 16 maggio, 20 agosto e 16 novembre dell’anno a cui fanno riferimento i contributi, e 16 febbraio dell’anno successivo. Nel caso di prima iscrizione e comunque solo per il primo anno, l’INPS potrebbe concedere il pagamento differito della rata del 16 maggio facendola slittare al 20 agosto;
  • per quanto riguarda i contributi calcolati sul reddito eccedente il minimale, il termine per il versamento corrisponde con quello relativo al pagamento delle imposte sui redditi delle persone fisiche, sia dei saldi che degli acconti (20 giugno e 30 novembre).

 

SRL semplificata artigiana

Una SRLS artigiana unisce le caratteristiche che definiscono un’attività di tipo artigianale con quelle tipiche di una società a responsabilità limitata semplificata. Quindi stiamo parlando di un’impresa che produce beni, oppure offre servizi, caratterizzata da processi produttivi manuali (comunque non completamente automatizzati) escludendo, come abbiamo visto in precedenza, attività di tipo commerciale e del settore agricolo.

Tale impresa verrebbe quindi costituita sfruttando la forma giuridica della SRLS, il che comporta un iter burocratico molto più snello che prevede la sola redazione di uno statuto standard e un capitale sociale che può variare da un minimo di 1 euro fino ad un massimo di 9.999 euro.

Le principali caratteristiche di una SRLS artigiana sono:

  • la possibilità di essere costituita da più soci, soluzione che in passato era vietata e consentiva la sola creazione della SRL Artigiana nella sola  forma unipersonale. Attualmente, i soci possono anche due o più ma, in ogni caso, è necessario che almeno uno svolga un ruolo attivo nel processo produttivo;
  • altra condizione imprescindibile è la detenzione della maggioranza delle quote di partecipazione al capitale da parte dei soci lavoratori, il che comporta anche la maggioranza durante le riunioni del consiglio di amministrazione. Naturalmente ogni socio deve possedere le specifiche competenze a livello tecnico e professionale per poter svolgere l’attività, richieste dalla normativa e accertate dall’apposita Commissione Provinciale per l’Artigianato.
  • il socio della SRLS artigiana non può detenere altre partecipazioni in società di capitali o imprese;
  • la SRLS artigiana è sottoposta ai limiti dimensionali delle attività artigiane, quindi è vietato oltrepassare il numero di soci, lavoratori dipendenti e apprendisti previsti dalla legge e ampiamente illustrati nel relativo paragrafo. Inoltre, è opportuno non dimenticare che nel conteggio dei dipendenti rientrano anche eventuali familiari coadiuvanti che collaborano all’attività economica.

Il principale vantaggio di creare o partecipare ad una SRLS artigiana è il poter beneficiare della responsabilità limitata, quindi proteggere dai rischi imprenditoriali il proprio patrimonio personale che risulterà, pertanto, separato dal capitale sociale.

Un tradizionale artigiano socio di società di persone o imprenditore individuale, in caso di debiti vedrà attaccato dai creditori della sua impresa ogni bene di sua proprietà, con conseguenze spesso drammatiche. Potrebbe, non solo veder fallita la sua società e fallire egli stesso perdendo tutto il patrimonio aziendale ma, potenzialmente, potrebbe vedersi sottratto anche il proprio capitale personale (i conti correnti, la casa di proprietà, auto, gioielli, barche e quant’altro) per poter onorare i debiti dell’impresa.

La SRLS offre ai piccoli artigiani la possibilità di associarsi, unire le forze e ridurre i rischi in caso di insolvenza solo sulle partecipazioni conferite. Il ridotto capitale sociale e il fatto che le banche siano piuttosto restie a concedere finanziamenti a tali forme societarie, potrebbero sembrare evidenti limiti. In realtà, il capitale (se non si limita al minimo di 1 euro) è spesso più che sufficiente ad iniziare l’attività per la maggior parte delle attività artigiane, accomunate da volumi d’affari e investimenti non certo rilevanti.

 

Vantaggi e svantaggi delle attività artigiane

Giunti al termine di questa guida su come e perché aprire un’attività artigiana, provo ad elencare quali possano essere i vantaggi e gli svantaggi di questo tipo di opzione.

I principali vantaggi riguardano:

  • iter burocratico molto snello e rapido: nella sua forma più semplice, ma anche se parliamo di una SRLS, un’attività artigiana richiede davvero pochi passaggi tra cui l’apertura della partita IVA, l’iscrizione all’Albo delle Imprese Artigiane presso la Camera di Commercio territorialmente competente, nonché iscrizione INAIL e alla Gestione INPS artigiani. Procedure piuttosto veloci visto che, nella maggior parte dei casi, offrono la compilazione delle relative domande direttamente online sui portali ufficiali dei vari istituti;
  • contabilità semplificata: anche da questo punto di vista non sono richiesti grandi sforzi e tutto può essere gestito direttamente dall’artigiano, spessp senza nemmeno appoggiarsi ad un commercialista;
  • grande autonomia decisionale: l’artigiano solitamente lavora da solo o con pochi stretti collaboratori; è comunque padrone di sé stesso quindi ha totale libertà di scelta, non è soggetto a orari fissi e può gestire la propria giornata come meglio crede. Chiaramente se aperta in forma societaria, il discorso cambia un po’ ma i soci si scelgono e non vengono imposti, quindi tutto dipende dalla scelta dei collaboratori;
  • privilegio nella riscossione crediti: è un vantaggio spesso sottovalutato o addirittura ignorato. Infatti, a differenza di altri creditori, il titolare di un’impresa artigiana può beneficiare di una vera e propria corsia preferenziale. Un punto di forza che diventa fondamentale in presenza di un debitore che dichiara il fallimento e che consente all’artigiano di figurare in una posizione privilegiata nella lista dei creditori. Ovviamente per godere di questo vantaggio l’impresa artigiana deve rispettare i requisiti previsti dalla legge ed essere regolarmente iscritta all’Albo provinciale;
  • bandi di finanziamenti e agevolazioni a loro dedicati: ogni anno le Regioni concedono alle imprese artigiane la possibilità di accedere a finanziamenti a tassi agevolati o danno la possibilità di recuperare, a fondo perduto, parte dei soldi investiti in macchinari e/o tecnologia. Tra le agevolazioni più conosciute posso citare il contributo Artigiancassa che consente di recuperare di ottenere un agevolazione in conto interessi sui finanziamenti ricevuti oppure somme a fondo perduto destinate alle sole attività artigiane;
  • possibilità di aderire al regime forfettario: qualora i ricavi siano sotto la soglia dei 65.000 euro e vengano rispettati tutta una serie di requisiti, è possibile aderire al regime forfettario e versare un’imposta sostitutiva fissa con aliquota al 15% oppure al 5% solo per i primi 5 anni di attività su una percentuale di fatturato stabilita dalla normativa in base alla tipologia di attività e godere di svariate facilitazioni a livello burocratico.

Passando agli svantaggi:

  • il più significativo riguarda la responsabilità illimitata nei confronti di terzi. Come un qualsiasi imprenditore titolare di una ditta individuale o una società di persone, anche un artigiano in caso di debiti o addirittura di fallimento vedrà i creditori rivalersi sul proprioo patrimonio personale e persino quello del coniuge in presenza di comunione dei beni. Per arginare il problema una possibilità è costituire una società SRL artigiana, potendo così gestire l’attività come socio unico o con la partecipazione di altri soci, godendo della responsabilità limitata e in caso di debiti o insolvenza rischiando unicamente il capitale investito nell’impresa;
  • dal punto di vista fiscale l’impresa artigiana ha un vantaggio qualora fosse possibile applicare il regime forfettario. Se il volume d’affari aumenta e i ricavi complessivi superano il tetto dei 65.000 euro viene a cadere questa agevolazione e si dovrà, per forza di cose, passare alla tassazione ordinaria secondo il meccanismo degli scaglioni IRPEF e aliquote progressive che, nel caso di ditta individuale, SNC o SAS (normalmente le forme giuridiche più utilizzate per le attività artigiane), comporteranno un elevato esborso in termini di Imposta sui redditi delle persone fisiche, contributi previdenziali, addizionali e IRAP.
   

Pagare Meno Tasse

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2 Comments
claudio Trifelli

Gennaio 30, 2021 @ 21:24

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nessuno mi sa’ dire se…essendo 2 soci di un impresa artigiana e avendo pagato sempre contributi inps per i due soci, ora che uno dei due è in pensione e però ancora percepisce l’utile aziendale, è possibile non pagare piu i suoi contributi?

Omar Cecchelani

Marzo 14, 2021 @ 16:10

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Suppongo che siate soci di una SNC. In questo caso il socio pensionato dovrà continuare a pagare i contributi previdenziali ed ogni 5 anni gli saranno caricati sulla sua indennità che aumenterà in proporzione a quanto versato… Per evitare di pagare sarebbe necessario passare ad una SAS in cui il socio pensionato potrebbe fare l’accomandante

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