Come fare per chiudere una piccola attività piena di debiti?

La chiusura della partita IVA è spesso considerata l’unica soluzione per liberarsi di costi onerosi e incombenze insostenibili. Nel corso degli ultimi anni, purtroppo, in modo sempre più frequente, piccoli imprenditori titolari di ditte individuali hanno deciso di chiudere la propria attività, sia essa artigiana o commerciale.

Oltre ai costi, il motivo alla base di una tale e drastica decisione è da ricercare nei debiti. Questi possono essere di varia natura: da quelli relativi ai finanziamenti erogati dalle banche, a quelli imputabili a tasse e cartelle Equitalia relativi a contributi INPS, versamenti IVA e simili.

Decidere di cessare la propria attività è talvolta una scelta quasi obbligata. Scopriamo insieme come chiudere una ditta con debiti rispettando tutti gli adempimenti attualmente in vigore.

Indice:

 

Una piccola guida su come chiudere una ditta con debiti

Al fine di non cadere in sgradevoli malintesi ritrovandosi in situazioni ancor più spiacevoli dovendo pagare more e multe, quando si decide di chiudere una ditta con debiti, occorre seguire determinati passaggi. Il più importante di questi è assicurarsi che la chiusura della ditta individuale, ad esempio, avvenga per tutti gli uffici competenti. Questo significa che i seguenti enti devono ricevere, secondo quanto previsto da ciascuno di essi, la comunicazione ufficiale della chiusura dell’attività, pena l’addebito di sanzioni pecuniarie:

  • Agenzia delle Entrate per la chiusura della Partita IVA;
  • INPS per la chiusura della propria posizione contributiva;
  • INAIL per la chiusura della propria posizione assicurativa.

Se si tratta di una ditta commerciale, occorre presentare la comunicazione anche presso:

  • la Camera di Commercio;
  • il Comune portando l’autocertificazione del Modello SCIA.

Quelli appena elencati sono adempimenti obbligatori che tutti i soggetti sono tenuti a rispettare secondo le norme attualmente in vigore. Ci sono poi alcune questioni facoltative, che sarebbe bene gestire quando si decide di chiudere una ditta con debiti.

La natura di tali azioni è prettamente pratica e riguarda la gestione delle rimanenze di magazzino, la disdetta degli affitti dei locali e/o dei macchinari, della fornitura idrica ed elettrica, dei contratti con fornitori e spedizionieri. Insomma, è necessario, anche in fase di chiusura dell’attività, occuparsi di una serie di adempimenti non obbligatori per legge, ma che sono indispensabili per non rischiare di avere problemi futuri.

 

La cessazione e la chiusura attraverso ComUnica

Di fatto, la procedura di chiusura della ditta con debiti non è affatto complicata. È sufficiente utilizzare la Comunicazione Unica. Trattasi di un documento ufficiale che consente di chiudere tutte le posizioni relative all’esistenza dell’attività, in una sola volta. Il modello ComUnica deve essere inviato al Registro delle Imprese. Questa operazione implica la chiusura automatica anche delle altre posizioni citate nel precedente paragrafo (INPS, INAL, Agenzia delle Entrate).

ATTENZIONE: i liberi professionisti non iscritti alla Gestione Separata INPS, come avvocati, medici, giornalisti, psicologi, in quanto iscritti a una specifica cassa di previdenza, sono obbligati a comunicare all’ordine la copia dell’avvenuta chiusura della partita IVA.

 

Come chiudere una ditta con debiti nel rispetto delle norme in vigore su ComUnica

Nel caso in cui l’attività sia stata aperta prima dell’entrata in vigore di ComUnica (2010) è necessario presentare il modello AA9/12. I metodi di compilazione e invio sono i seguenti:

  • ONLINE: accedendo ai servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate;
  • CARTACEO: da inviare mezzo raccomandata di A/R all’Agenzia delle Entrate o da portare direttamente di persona presso gli uffici dislocati sul territorio.

Una volta conclusasi questa fase e ottenuta la ricevuta ufficiale di chiusura attività, sarà necessario recarsi presso le sedi INPS e INAIL e presso la Camera di Commercio al fine di cessare le posizioni in essere. Come già accennato, le imprese commerciali, hanno l’obbligo di presentazione del modello SCIA presso gli uffici comunali.

 

I costi della chiusura ditta con debiti

Se si decide di provvedere in modo autonomo alla chiusura dell’attività, i costi da sostenere sono davvero molto bassi. Questi comprendono marche da bollo da allegare al modello SCIA e da applicare sulla documentazione relativa all’iscrizione al Registro delle Imprese. Nel caso in cui, si preferisse rivolgersi a un professionista del settore, sia esso un commercialista o un consulente fiscale, si aggiungerà il compenso per questa specifica figura.

 

Cosa si rischia a chiudere una ditta individuale con debiti?

Si tratta della domanda che i tanti imprenditori che si apprestano a chiudere la propria attività si pongono. Tale decisione viene presa a causa delle scarse entrate e dei debiti che non possono e non si riescono a saldare. Quindi, quali sono i rischi? Cosa comporta una tale scelta?

Se la ditta è di carattere individuale, gli obblighi e i debiti dell’impresa pendono non solo sul capitale dell’azienda, ma anche sul patrimonio personale dell’imprenditore. In altre parole, i debiti verso le banche, verso i fornitori, verso Equitalia possono essere estinti rivalendosi sui beni personali dell’imprenditore (abitazione di proprietà, terreni, auto, etc). Si tratta di una procedura specifica, dettata da diverse operazioni di recupero crediti, pertanto, non si tratta di qualcosa di immediato e automatico.

 

Come chiudere una ditta individuale con debiti se non si possiede nulla

Se la persona che decide di cessare la propria attività è un nullatenente, cioè non possiede niente, non rischia alcuna rivalsa da parte dei creditori e dei soggetti che si occupano del recupero crediti.

ATTENZIONE: il mancato pagamento dei debiti della ditta individuale, macchierà la reputazione e l’immagine dell’imprenditore. Quest’ultimo, nel caso in cui dopo svariato tempo decidesse di aprire una nuova attività, troverebbe certamente difficoltà ad aprire una nuova attività. Si macchierebbe, infatti, la sua reputazione agli occhi di fornitori e banche. La soluzione migliore risulta, pertanto, l’accordo per la riformulazione di un piano di rientro congruo per la restituzione dei debiti: un numero maggiore di rate, un importo minore delle stesse.

 

Debiti verso il Fisco ed Equitalia

Se le pendenze economiche sono nei confronti del Fisco o di Equitalia, occorre stabilire un piano di rientro, dimostrando obbligatoriamente di trovarsi in difficoltà economiche concrete e reali. In questi casi, si è soliti raggiungere degli accordi sulla rateizzazione dei debiti in essere.

Michela Edma Cotugno Vernieri, Il Commercialista Online

 

   

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2 Comments
Enrico

Luglio 25, 2020 @ 15:12

Reply

Buongiorno e grazie per l’articolo molto esaustivo.
Sono in regime forfettario e ho accumulato un debito nei confronti dell’INPS. Da quando ho aperto la partita iva non è andata come speravo e, se pago tutto quello che devo pagare di INPS, mi risulta che verserò più del 60% di quello che ho fatturato. È possibile “trattare” con loro?
E se sì, in che modo?
Grazie

Omar Cecchelani

Luglio 28, 2020 @ 09:28

Reply

Una sorta di saldo e stralcio dei debiti tributari è disponibile è si ha la facoltà di estinguere con oneri ridotti le cartelle esattoriali a debito, ma solo in presenza di una condizione di difficoltà economica, documentata dall’ISEE oppure attraverso l’avvio della procedura di liquidazione dei beni per sovraindebitamento.

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