Come richiedere la cancellazione dalla lista dei cattivi pagatori

Banche e agenzie di finanziamento, prima di decidere di concedere o meno prestiti e mutui, effettuano sempre le opportune verifiche sul richiedente. A tale scopo uno strumento di grande utilità sono i servizi messi a disposizione da società private che monitorano i rapporti finanziari intercorsi tra soggetti erogatori del credito e clienti.

Una di queste è la Crif, vale a dire la Centrale Rischi Intermediazione Finanziaria che gestisce il proprio Sistema Informazioni Creditizie (SIC): un database nel quale confluiscono dati negativi e positivi al fine di creare il profilo di rischio del debitore. Quindi le segnalazioni riguardano spiacevoli situazioni come il ritardo nel versare le rate o il mancato pagamento, ma anche comportamenti virtuosi quali il rispetto delle scadenze e l’estinzione del debito secondo i termini stabiliti dai contratti firmati. Di conseguenza, si tratta di un servizio che, se da una parte tutela chi deve concedere un credito, dall’altra offre vantaggi anche al fruitore del prestito qualora abbia una buona reputazione.

Se dal profilo Crif il soggetto risulta un cattivo pagatore, ben difficilmente otterrà un nuovo finanziamento sebbene disponga di tutte le carte in regola per poterlo ottenere. Al contrario, se la valutazione è positiva e si dimostra la costante precisione e puntualità nei versamenti, questo aspetto potrebbe far superare le iniziali diffidenze del creditore di fronte a scarse garanzie come, ad esempio, un reddito modesto o la mancanza di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato.

Risulta piuttosto evidente l’importanza di non finire in questa sorta di black list dei debitori, in modo da non precludersi la possibilità di accesso a mutui, prestiti o pagamenti rateali. Andiamo dunque a capire come funziona il SIC offerto da Crif, quanto dura l’eventuale segnalazione di cattivo pagatore e se esiste una procedura per richiedere la cancellazione dei dati negativi prima della regolare scadenza.

Indice:

 

Cos’è la Centrale Rischi Finanziari?

L’acronimo Crif indica la Centrale Rischi Intermediazione Finanziaria ed è una società privata che offre a banche e/o società di finanziamento una serie di informazioni riguardanti la solvibilità di una persona fisica che richiede prestiti, mutui o l’accesso a pagamenti dilazionati. Esiste anche una centrale rischi pubblica, ossia la CdR gestita dalla Banca d’Italia.

La Crif utilizza uno strumento denominato Sistema Informazioni Creditizie (SIC), che a sua volta fa capo all’EURISC. Come detto, si tratta di una società privata che genera e gestisce una propria banca dati, per cui non ha nessun collegamento con lo Stato né tantomeno con le Forze dell’Ordine quali Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza. Tuttavia, Pubbliche Amministrazioni e autorità di controllo possono, durante le indagini, richiedere l’accesso al database.

Lo scopo di questo servizio è offrire, soprattutto a banche e finanziarie, una precisa valutazione del richiedente un prestito. Quindi è uno strumento a tutto vantaggio di chi ha sempre tenuto comportamenti corretti e pagato le rate con puntualità. Nella banca dati vengono registrate ogni giorno migliaia di operazioni finanziarie relative ad erogazioni di mutui bancari, prestiti, nonché finanziamenti richiesti per il pagamento dilazionato di beni acquistati in negozi, centri commerciali, concessionari, ecc. Anche le transazioni effettuate con carte di credito revolving (quelle che eseguono la rateizzazione automatica dell’importo) finiscono all’interno del database. È importante evidenziare che la registrazione riguarda, non solo situazioni d’insolvenza o morosità, ma anche operazioni andate a buon fine che dimostrano l’affidabilità del soggetto.

Tutta questa montagna di dati positivi e negativi ha la sola finalità di creare un profilo preciso, attendibile e dettagliato del debitore. In questo modo banche, agenzie di finanziamento o commercianti possono accedere alle informazioni di una determinata persona e rendersi conto se hanno di fronte un cattivo pagatore, oppure possono concedere il credito con una certa serenità.

 

Come funziona il database Crif

Quando un addetto all’erogazione di prestiti o mutui deve avviare una pratica, tra le prime operazioni c’è la verifica della solvibilità garantita dal richiedente. Solo dopo l’esito di tale controllo la banca o l’intermediario finanziario decide di concedere o meno il prestito. É proprio in questa fase che entra in gioco la Crif, che offre un database liberamente consultabile all’interno del quale si potrà trovare il profilo del richiedente il prestito. É davvero facile intuire come possedere una posizione in Crif positiva in cui vengono evidenziate caratteristiche quali puntualità e affidabilità, spalanca le porte all’accesso del finanziamento richiesto e dissolve dubbi e diffidenze in chi deve erogare il credito.

Va da sé che qualora dalla banca dati uscisse il ritratto di un cattivo pagatore, più volte alle prese con versamenti in ritardo o addirittura situazioni di insolvenza, sarà molto improbabile che il creditore possa accettare la richiesta di prestito e, difficilmente, potrà concedere qualsiasi tipo di pagamento rateale anche per cifre modeste. Del resto, chi presta denaro vuole avere, se non l’assoluta certezza, quantomeno una buona probabilità di riavere la somma erogata con i dovuti interessi. Resta comunque da dire che il SIC della Centrale Rischi è solo uno strumento d’informazione, quindi l’ultima parola spetta sempre a chi eroga il credito.

 

Differenza tra Crif e CdR

Abbiamo detto nell’introduzione che per avere informazioni sull’affidabilità dei debitori, esistono da una parte le società private come Cirf Eurisc e dall’altra la CdR, ovvero il database gestito dalla Banca d’Italia. Fermo restando che lo scopo rimane sempre il medesimo, c’è una sostanziale differenza nel metodo di registrazione delle informazioni.

La CdR evidenzia la posizione di cattivo pagatore solo a sofferenza conclamata, mentre nei sistemi SIC la situazione negativa è visibile appena si manifestano le prime avvisaglie della tensione finanziaria, oppure in presenza di un reiterato comportamento scorretto. Per esempio, se un soggetto versa 2 sole rate in ritardo, Crif lo segnala già un come cattivo pagatore. Quindi, anche il mancato pagamento di poche decine di euro, agli occhi della banca o di una finanziaria viene visto come un comportamento negativo e potrebbe pregiudicare l’accesso ad un mutuo o prestito consistente.

 

I tempi di conservazione dei dati negativi Crif e la cancellazione automatica

Due domande frequenti riguardano il tempo di conservazione dei dati negativi e il metodo di cancellazione. Tutte le informazioni relative a cattivi comportamenti sono conservate per un tot di tempo e cancellate dopo la regolarizzazione, o trascorsi 3 anni dal “fattaccio”. In generale possono rimanere nel database per un minimo di 12 mesi e fino ad un massimo di 24 mesi dalla data in cui è stato comunicato l’avvenuto pagamento, oppure 36 mesi in assenza di regolarizzazione. La differenza nella tempistica dipende dal ritardo con cui il soggetto ha sanato la propria posizione debitoria.

Bisogna essere consapevoli che nel momento in cui viene richiesto o accettato un finanziamento, le informazioni verranno trasmesse dalla banca alla Centrale Rischi. In questa fase non è richiesta l’acquisizione del consenso per il trattamento dei dati personali, cosa invece obbligatoria per l’iscrizione nella lista dei cattivi pagatori e permettere così ai soggetti partecipanti di utilizzare il SIC. Tuttavia, il richiedente deve sempre ricevere un’informativa specifica prima di procedere, e un apposito avviso preventivo nel caso di inserimento nell’elenco dei cattivi pagatori.

Per capire se risultiamo ancora iscritti nella banca dati, è possibile ottenere gratuitamente una visura direttamente sul sito della società che gestisce il database. Potrebbe capitare, consultando tale documento, di apprendere che, nonostante siano trascorsi i termini, i dati siano ancora visibili. In questi casi esiste la facoltà di reclamarne la cancellazione. Comunque, normalmente, i dati vengono cancellati in automatico in base al tipo di operazione e alla situazione che si è generata. In particolare si manifestano le seguenti tempistiche di conservazione:

  • richiesta di finanziamento: 6 mesi se risulta ancora in fase di valutazione, oppure un solo mese se la richiesta viene rifiutata oppure il soggetto decide di rinunciare con conseguente annullamento;
  • versamenti in ritardo: in questi casi viene applicata una multa sotto forma di mora. Se le rate non pagate risultano soltanto 2, i dati si cancellano in automatico trascorsi 12 mesi dalla data della regolarizzazione (quindi una volta saldate tutte le rate). Se invece la morosità riguarda più di 2 rate, la cancellazione automatica è prevista passati 24 mesi da quando il debitore ha comunicato l’estinzione dell’importo dovuto;
  • tensioni finanziarie non sanate (morosità, sofferenze, gravi inadempimenti e finanziamenti mai rimborsati): 36 mesi dal momento in cui scade il contratto del rapporto, oppure dalla data relativa all’ultimo aggiornamento (ad esempio a seguito di nuovi accordi intrapresi tra le parti);

In presenza di un finanziamento mai rimborsato, sebbene i dati negativi si cancellino in automatico trascorsi 36 mesi, a carico del debitore insolvente resta una nota di demerito. Infatti, su altri canali quali, ad esempio, l’albo dei cattivi pagatori Crif resterà presente il nominativo del soggetto. Del resto, si tratta di un aspetto piuttosto semplice da spiegare visto che non rimborsare un prestito o un mutuo porta, come conseguenza, qualche serio problemino per il debitore con la pratica che passa, il più delle volte, nelle mani di una società di recupero crediti, con il reato che va in prescrizione solo dopo 5 anni.

Per quanto riguarda i dati positivi, anche queste informazioni hanno una durata di conservazione, dopodiché vengono cancellate in automatico. Quindi, a seguito di rapporti conclusi positivamente (senza ritardi nel pagamento o altri comportamenti negativi) l’eliminazione avviene trascorsi 36 mesi. La data di riferimento per il conteggio coincide con la cessazione del rapporto, oppure la scadenza del contratto.

Solo per i dati positivi esiste l’opportunità di richiedere la cancellazione anticipata in qualunque momento. Si tratta comunque di un’evenienza piuttosto rara e poco vantaggiosa, poiché risultare dei puntuali nel pagamento delle rate è un notevole valore aggiunto nel caso ci fosse l’intenzione di chiedere un nuovo prestito, mutuo o anche un semplice pagamento rateale.

 

Come cancellare la segnalazione di cattivo pagatore?

Anche se abbiamo già parlato dell’argomento nel precedente paragrafo, è bene sottolineare nuovamente come la regola generale non consente alcuna possibilità di richiedere in anticipo la cancellazione dei dati negativi. L’operazione avviene in modo automatico e a titolo gratuito una volta decorsi i termini prestabiliti dal codice deontologico e senza che il soggetto debba prendere iniziative o inoltrare una specifica richiesta.

Tuttavia, ci sono casi straordinari in si può ottenere il diritto di richiedere la revoca della segnalazione Crif. Può capitare, ad esempio, che banche o agenzie di finanziamento commettano errori applicando la morosità nonostante i pagamenti siano stati effettuati rispettando le scadenze. Altre volte, invece, basta un ritardo nella consegna del bollettino: azione che non si può certo imputare all’imperizia del debitore.

Anche qualora il ritardo nel versamento venisse risolto con estrema tempestività, oppure la causa risultasse riconducibile a gravi motivi personali, il debitore può rivolgersi direttamente all’istituto di credito o alla finanziaria per richiedere la cancellazione dei dati negativi. Se la società creditrice riterrà valide le motivazioni del debitore e doveroso procedere all’eliminazione delle informazioni negative, comunicherà il fatto alla Centrale Rischi. Quest’ultima provvederà alla cancellazione, segnalando altresì la positiva conclusione del rapporto e il corretto svolgimento delle operazioni.

Volendo richiedere la cancellazione dei dati negativi, al netto delle diverse situazioni, suggeriamo di rivolgersi alla banca o all’agenzia di finanziamento. Infatti, la Centrale Rischi non prende mai autonomamente la decisione di eliminare le informazioni in anticipo rispetto alla procedura automatica: prima, infatti, consulta chi gestisce l’erogazione del credito per avere gli opportuni chiarimenti. Di conseguenza, in tali frangenti, è bene avere pazienza poiché si dovranno attendere i tempi tecnici affinché vengano svolte le opportune verifiche. Nel migliore dei casi si ottiene una risposta nel giro di 30 giorni, ma potrebbe volerci un tempo ben superiore e non quantificabile qualora i controlli risultassero particolarmente complicati.

In presenza di specifiche esigenze sarà possibile chiedere che vengano eliminate le informazioni positive. Un ulteriore diritto è ottenere la visura per verificare lo stato di registrazione e l’avvenuta cancellazione dei dati negativi una volta trascorso il periodo di conservazione.

 

Un cattivo pagatore può chiedere un prestito?

Non c’è nessuna legge che vieta ad un soggetto iscritto nella lista dei cattivi pagatori di richiedere nuovamente mutui, prestiti, pagamenti rateizzati o qualunque altra forma di finanziamento privato. Fatto sta che banche e finanziarie non sono certo enti filantropici, anzi mostrano particolare attenzione nel valutare i comportamenti e la situazione patrimoniale del richiedente.

Del resto chi mai presterebbe denaro ad uno sconosciuto senza avere una certa garanzia di riavere indietro la somma? Per limitare al minimo il pericolo di perdite e insolvenze, il creditore si affida ai servizi di una Centrale Rischi così da disporre di un quadro preciso sulla possibile solvibilità del richiedente. Tutti noi sappiamo bene come, in presenza di un profilo negativo con segnalazioni di morosità e mancati pagamenti, difficilmente verrà concesso il prestito. In questi casi per ottenere comunque un finanziamento non rimane che affidarsi a società che effettuano la cosiddetta cessione del quinto dello stipendio: uno strumento creditizio in grado di ridurre notevolmente il rischio di insolvenza applicando una trattenuta mensile sulla busta paga del richiedente, oppure disporre di un garante che, in caso di problemi, si faccia carico di pagare le rate insolute.

 

Cosa fare se risultiamo segnalati ingiustamente come cattivi pagatori?

Innanzitutto è opportuno chiarire come l’iscrizione al database SIC della Crif avviene solo previo consenso al trattamento dei dati personali, così come stabilito dal Garante della Privacy. Inoltre, il soggetto deve ricevere una comunicazione preventiva riguardo l’intenzione di inserimento nella lista dei cattivi pagatori. Il motivo è dovuto al fatto che la legge offre sempre al debitore la possibilità di sanare la propria posizione applicando il ravvedimento operoso.

È stata una sentenza della Corte di Cassazione, precisamente la n. 14685 del 2017, a stabilire l’obbligo della banca, o di qualsiasi altro intermediario finanziario, di avvisare il proprio cliente dell’intenzione di segnalarlo come cattivo pagatore. Il tribunale ha sancito un ulteriore aspetto fondamentale: l’avviso preventivo ha natura ricettizia. Ciò significa che gli effetti vengono prodotti solo nel momento in cui il destinatario ha effettivamente ricevuto la comunicazione, ovvero la missiva è giunta al domicilio dell’interessato.

Tale sentenza risulta la conseguenza di un caso in cui un debitore si è rivolto al giudice contestando di non aver mai ricevuto alcun tipo di avviso preventivo e di essersi ritrovato, a sua insaputa, una segnalazione come cattivo pagatore a seguito della richiesta inoltrata dalla banca creditrice ad una Centrale Rischi.

Da quanto finora affermato scaturisce un fatto di grande rilevanza: anche in presenza di mancato o ritardato versamento di una o più rate, prima di finire nella lista dei cattivi pagatori dobbiamo sempre ricevere uno specifico avviso. In mancanza della comunicazione preventiva abbiamo il diritto di contestare l’azione della banca, a maggior ragione se la segnalazione viene ritenuta ingiusta.

   

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