Cash Flow: come gestire al meglio i flussi di cassa

Scritto da Omar Cecchelani in Imprese

Il flusso di cassa, spesso chiamato con la terminologia inglese cash flow, è un aspetto fondamentale per la proficua gestione di un’azienda. Infatti, rappresenta in metodo per calcolare e prevedere l’effettiva liquidità a disposizione dell’impresa per onorare il pagamento di fornitori, versare regolarmente gli stipendi e assolvere agli adempimenti fiscali.

Pertanto, appare piuttosto chiara l’importanza di una corretta applicazione e gestione dei flussi di cassa con cui ogni giorno le imprese devono fare i conti: solo curando in modo quasi maniacale questo aspetto queste ultime potranno avere successo e prosperare nel tempo.

Il primo aspetto è individuare con chiarezza il significato di flusso di cassa. Partiamo dal semplice presupposto che un’azienda presenta una serie di entrate e uscite. Le prime sono costituite dal denaro derivante dalle vendite di beni prodotti o servizi erogati, da possibili rendimenti su investimenti e da eventuali finanziamenti richiesti.

Dall’altra parte ci sono le uscite dovute alle risorse necessarie per sostenere l’attività d’impresa. Queste ultime possono riguardare l’acquisto di impianti, macchinari, strumentazioni e servizi, il pagamento degli emolumenti per ogni lavoratore dipendente e collaboratore, nonché il pagamento delle utenze e il versamento delle imposte.

L’obiettivo di ogni imprenditore è, ovviamente, quello di generare entrate superiori alle uscite o, quantomeno, mantenere i flussi di cassa bilanciati e costanti. Viceversa, l’azienda finirebbe col trovarsi in condizioni economiche compromesse e particolarmente difficili, e a non riuscire più a finanziare adeguatamente l’attività. Ciò significa un perenne ritardo nel saldare i fornitori, il non poter acquistare merce e servizi necessari per terminare i processi produttivi, il mancato pagamento degli stipendi ai lavoratori, senza dimenticare i debiti accumulati con il Fisco e le conseguenti cartelle esattoriali.

Purtroppo sono criticità abbastanza ricorrenti e all’ordine del giorno che nascono nel momento in cui il cash flow risulta sbilanciato con un notevole sfasamento tra spese ed entrate. In tali frangenti si parla di flussi di cassa negativi, ovvero quando l’impresa investa più di quanto incassi. Al contrario, siamo in presenza di flussi di cassa positivi con l’azienda in grado di generare entrate superiori al totale delle spese.

Il cash flow negativo è uno dei tanti rischi nel gestire un’attività imprenditoriale soggetta alla crisi dei mercati o di specifici settori, insolvenza o fallimento dei clienti e molte altre variabili spesso poco prevedibili. Inoltre, c’è da considerare un elemento tipico dell’impresa, vale a dire l’arco temporale che passa tra l’acquisto della merce e dei servizi e il pagamento delle fatture di vendita. Normalmente, l’azienda salda prima i fornitori e in seguito riceve il compenso dai clienti. Quando trascorre molto tempo tra acquisto e vendita, e alcune fatture non vengono pagate entro la scadenza, la liquidità potrebbe venire a mancare compromettendo il regolare svolgimento dell’attività.

Un’oculata gestione aziendale deve mantenere il capitale operativo con un ammontare sufficiente a superare momenti difficili e imprevisti. Per far questo è necessario che il pagamento delle fatture di vendita avvenga con regolarità e senza ritardi che potrebbero pregiudicare i flussi di cassa. A tal proposito, l’azienda dovrà mettere in pratica tutta una serie di accorgimenti e iniziative atte a limitare il più possibile i casi di insolvenza o i ritardi cronici negli incassi. Sarà opportuno predisporre tutti i controlli del caso, soprattutto in presenza di nuovi clienti, verificando prima l’affidabilità e la correttezza di indirizzi e recapiti telefonici e, ove possibile, anche i bilanci.

Inoltre, è necessario mettere a punto un piano di riserva nel caso in cui il regolare pagamento delle fatture subisca degli intoppi. Un’ottima idea è adottare una procedura per il cosiddetto rientro degli inesiti, ovvero documenti di vendita rispediti al mittente a causa di un indirizzo sbagliato, oppure a seguito del trasferimento del cliente. Allo stesso modo è indispensabile stabilire un piano operativo per l’efficace gestione degli insoluti, in modo da non perdere tempo prezioso quando si manifesta un ritardo nel saldo. Una soluzione è affidarsi ad una società di recupero crediti che applicherà la procedura migliore al fine di ottenere il pagamento dell’insoluto, sollevando l’azienda da tutta una serie di compiti che andrebbero a gravare sulla normale gestione amministrativa.

Indice:

 

Differenza tra flusso di cassa e risultato di esercizio

Il primo passo per comprendere in cosa consiste il flusso di cassa è capire le differenza rispetto a costi e ricavi. A tal proposito è sufficiente esaminare una fattura di vendita. Nel momento in cui un’azienda emette il documento procede con la registrazione del ricavo nel conto economico. Successivamente, quando il cliente versa l’importo, l’azienda registra il flusso di cassa in entrata.

Le suddette due operazioni non è detto avvengano nello stesso istante anzi, il più delle volte, trascorrono molti mesi tra l’emissione della fattura e il suo incasso. In base agli accordi presi con il cliente possono anche passare 3/4 mesi e risultare a cavallo tra due annualità.

Del resto, concedere la dilazione dei pagamenti è prassi comune di ogni azienda e rappresenta un fatto normale nei rapporti tra imprese. Se tutto fila liscio senza inconvenienti, il sistema funziona e permette di avere flussi di cassa positivi. Al contrario, possono insorgere seri problemi che vanno a compromettere la liquidità aziendale con conseguenze anche molto gravi. Una situazione che colpisce, soprattutto, nuove società gestite da imprenditori con poca esperienza, i quali sottovalutano l’importanza del cash flow, senza prevedere gli effetti finanziari negativi dei mancati o ritardati incassi.

A fronte del denaro che l’azienda incassa, magari dopo 120 giorni dalla fatturazione, ci sono tutta una serie di spese da pagare immediatamente e senza beneficiare di alcuna dilazione come, ad esempio, stipendi, imposte, affitti e leasing. Pertanto, anche in presenza di aziende con ricavi superiori ai costi e conseguente risultato d’esercizio positivo, potrebbe comunque manifestarsi una pericolosa carenza di liquidità a causa dell’avventata o sbilanciata combinazione tra dilazione dei pagamenti ai clienti e spese d’impresa da versare in tempi troppo brevi.

 

Sfasamento temporale tra il calcolo per competenza e per cassa

Per analizzare i risultati conseguiti dall’azienda, l’imprenditore fa riferimento al conto economico. Si tratta di uno dei documenti contabili del bilancio di esercizio che mette a confronto costi e ricavi di competenza, illustrando il risultato economico aziendale per uno specifico periodo, nonché il cambiamento del patrimonio netto al termine dell’esercizio stesso. Un prospetto senza dubbio fondamentale per ottenere il risultato della gestione prima del versamento delle imposte e con cui calcolare il valore di utili ed eventuali perdite.

Tuttavia, il conto economico risulta inefficace per quanto riguarda il controllo dei flussi di cassa.

Per il monitoraggio del cash flow serve effettuare un ulteriore passaggio: individuare ogni operazione che presenta un lasso di tempo tra la manifestazione dell’effetto economico (competenza) e il corrispondente effetto finanziario (cassa).

Un tipico esempio di quanto appena affermato riguarda l’emissione di fatture sia di vendita che acquisto. In entrambi i casi è possibile concordare un pagamento dilazionato, aspetto da tenere ben presente nel calcolo dei flussi di cassa. Altra situazione si verifica a seguito dell’acquisto di macchinari e attrezzature da impiegare per diversi anni. In questi casi, solo una parte del costo può essere computata nel conto economico dell’azienda (ammortamento), sebbene il pagamento sia avvenuto in un’unica soluzione. Un ulteriore elemento che influisce sui flussi di cassa è la liquidazione dei dipendenti. Il trattamento di fine rapporto viene registrato ogni anno ma l’uscita di cassa si concretizza solo nel momento dell’interruzione del rapporto di lavoro.

 

Cos’è il flusso di cassa

Arrivati a questo punto dovrebbe essere abbastanza chiaro cosa sia il flusso di cassa. Riassumendo i concetti fin’ora espressi, possiamo affermare che il cash flow rappresenta un indice della variazione positiva o negativa della liquidità aziendale relativa a uno specifico periodo, solitamente pari a un anno.

In pratica, il flusso di cassa, altro non è che il denaro liquido realmente a disposizione dell’azienda in un preciso momento della sua vita. Il calcolo è piuttosto semplice e si concretizza effettuando la differenza tra l’ammontare complessivo delle entrate e quello delle uscite monetarie, e il risultato finale inserito nella contabilità generale. Di conseguenza, anche il flusso di cassa è un dato raccolto all’interno del bilancio insieme ad ogni scambio economico dell’impresa con l’esterno, allo scopo di definire il risultato d’esercizio.

Se da una parte il rendiconto economico è un documento sintetico su cui schematizzare i dati relativi all’attività aziendale e renderli di facile comprensione per chi deve gestire il business, dall’altra non consente di monitorare il costo delle materie prime, l’andamento di una sola linea di produzione, nonché i costi di distribuzione e la redditività di un prodotto. Tutto ciò, invece, è possibile utilizzando la contabilità analitica che, tra gli elementi di riferimento più importanti, sfrutta proprio il flusso di cassa che consente un’analisi specifica di un singolo prodotto o di una specifica funzione.

 

A cosa serve il cash flow

Il flusso di cassa misura la capacità di un’impresa di autofinanziarsi senza richiedere prestiti. Tramite l’analisi e la gestione del cash flow, il direttore finanziario dell’azienda potrà essere in grado di stimare con una certa precisione la liquidità a disposizione e comportarsi di conseguenza.

Ciò permette da una parte di negoziare con un buon anticipo eventuali coperture al fine di ripianare il deficit di liquidità, e dall’altra effettuare investimenti onerosi senza compromettere la solvibilità dell’azienda anche al verificarsi di situazioni inaspettate.

 

Come calcolare i flussi di cassa

Per calcolare il flusso di cassa si utilizza il rendiconto finanziario, vale a dire un documento redatto a fine esercizio sulla base dei dati contenuti nel bilancio di chiusura.

Il calcolo è davvero elementare e basta effettuare la seguente sottrazione:

  • flusso di cassa = liquidità finale – liquidità iniziale

Più complicato è analizzare i prospetti dei flussi di cassa per elaborare un’attendibile previsione di budget. Per far ciò l’imprenditore deve identificare i fattori che hanno maggiormente inciso sul cash flow durante l’ultima annualità.

Ricordiamo che il rendiconto finanziario è obbligatorio solo per aziende con più di 50 dipendenti, mentre in tutti gli altri casi non esistono precise regole contabili. Perciò, ognuno è libero di comportarsi come meglio crede e adottare il sistema che ritiene più efficace per capire quali elementi abbiano determinato il flusso di cassa.

Tali fattori li possiamo riassumere nelle seguenti categorie:

  • autofinanziamenti;
  • capitale in circolazione (debiti fornitori, crediti clienti e giacenze di magazzino);
  • lavoratori dipendenti (accantonamento e liquidazione TFR);
  • soci (prelievi e distribuzione utili);
  • mutui;
  • beni strumentali;
  • altri fattori che possono comprendere ratei e ogni altra forma di debiti e crediti.

Nel rendiconto finanziario si dovranno inserire i valori ricavati combinando i dati relativi al conto economico con quelli dello stato patrimoniale. Per quest’ultimi si deve considerare la differenza tra i valori dell’ultimo bilancio con quelli dell’anno precedente.

 

I pericoli di un cash flow negativo

Senza ombra dubbio lo scopo di un’impresa è quello chiudere il bilancio d’esercizio in utile, ovvero fare tutto il possibile affinché la differenza tra ricavi e costi operativi risulti positiva. Ciononostante, il direttore finanziario di un’azienda si trova, molto spesso, a dover affrontare ritardi nei pagamenti delle fatture, ed essere costretto ad allungare la dilazione per via di clienti in momentanea difficoltà finanziaria. Tutto questo rimanda le entrate nella cassa della società relative alle vendite già registrate da mesi tra i ricavi.

Ci sarebbe poi da considerare anche la variante dei dipendenti che possono interrompere improvvisamente il loro rapporto di lavoro costringendo  l’azienda a pagare entro breve tempo il TFR spettante. Non dimentichiamo poi la voce riguardante le imposte da versare al Fisco entro le scadenze per non incorrere in sanzioni o, ancor peggio, far collezione di cartelle esattoriali e conseguenti azioni di espropriazione forzata per il recupero del credito (pignoramenti, fermi amministrativi, ecc.).

In presenza di una mancata pianificazione dei flussi di cassa, oppure una gestione approssimativa, è facile rimanere con la liquidità insufficiente per far fronte alle obbligazioni aziendali. Avere un cash flow negativo significa non disporre del denaro liquido per effettuare i pagamenti nell’immediato, o per un limitato periodo di tempo, il che potrebbe compromettere la vita stessa dell’azienda.

Avere un flusso di cassa positivo non vuol dire solo poter pagare fornitori, dipendenti e tasse senza problemi, ma anche possedere risorse per fare investimenti mirati e poter far crescere l’azienda senza richiedere sempre finanziamenti.

 

Come gestire al meglio il cash flow dell’azienda

È evidente come l’obiettivo di ogni azienda debba essere quello di mirare ad avere costantemente un flusso di cassa positivo. Solo disponendo di adeguata liquidità sarà possibile assolvere a tutti gli obblighi di pagamento con regolarità. In questo modo, sarà facile effettuare nuovi investimenti per incrementare il giro d’affari e sostenere la crescita aziendale senza doversi, sempre, appoggiare alle banche.

Inoltre, una corretta gestione del cash flow consente all’imprenditore di risparmiare, di gran lunga, sugli oneri finanziari ed avere un’esposizione e, di conseguenza, un rischio finanziario molto meno elevato rispetto all’azienda che non li gestisce, o lo fa male e, troppo spesso, si trova costretta a far ricorso al fido o ai cosiddetti “castelletti“.

Per gestire i flussi di cassa esistono una serie di accorgimenti che consentono di pianificare con efficacia il cash flow. Innanzitutto è opportuno calcolare periodicamente il capitale operativo e, nel caso, agire di conseguenza.

Tra le iniziative da adottare quelle migliori sono:

  • strategia di risk management: è fondamentale individuare i rischi di impresa in base al tipo di attività svolta, così da evitare un’inaspettata mancanza di liquidità;
  • gestione attenta della dilazione dei pagamenti: calcolare gli scostamenti tra pagamento delle fatture di vendita e di acquisto rapportandoli alle spese d’esercizio da sostenere nell’immediato, permette di mantenere un flusso di cassa bilanciato e costante nel tempo. È buona norma inserire nel calcolo del cash flow anche una percentuale di probabili insoluti, giusto per portare le mani avanti e preparasi alle evenienze negative;
  • preciso calcolo degli ammortamenti: tramite un’attenta gestione del tasso di obsolescenza di attrezzature e impianti si potranno evitare pesanti svalutazioni che potrebbero incidere negativamente sul flusso di cassa. Anche la corretta pianificazione della scorte di magazzino può evitare di restare senza merce e, al contempo, ottimizzare le risorse;
  • aggiornamento periodico delle previsioni di budget: consente di avere una stima affidabile dei flussi di cassa. Tramite tale operazione si dispone delle proiezioni sulla situazione economico-patrimoniale dell’impresa riferita, solitamente, ad un anno. Vengono poi forniti dettagli su base mensile e trimestrale che diventano via via sempre più attendibili avvicinandosi al termine del periodo.
   

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