Calcolo assegno di mantenimento in caso di separazione
Benvenuti a questo nuovo video dedicato a uno dei temi che, nonostante ci si auguri sempre di non dover affrontare, risulta inevitabile in molte separazioni: l’assegno di mantenimento per i figli. E qui, la questione sorge spontanea: ma quanto si deve pagare per il mantenimento dei figli? Non preoccupatevi, non vi lanceremo formule matematiche assurde come se stessimo risolvendo equazioni di fisica quantistica, ma sì, faremo chiarezza su come si arriva a determinare quella cifra che vi farà mettere mano al portafoglio ogni mese.
Se pensavate che la giustizia avesse ormai standardizzato tutto e ci fossero tabelle chiare e precise, beh, sorpresa! Non esiste un metodo universale per calcolare l’assegno di mantenimento. Ogni caso fa storia a sé. Potremmo dire che ogni genitore ha il suo personalissimo “calcolo dell’assegno di mantenimento personalizzato” e, questo dipende da un sacco di variabili. Ora, non vogliamo farvi perdere la testa con numeri, ma ecco la parte cruciale: il calcolo si basa su un mix tra il reddito dei genitori, il tempo che trascorrono con i figli e, naturalmente, l’abilità magica degli avvocati di trasformare tutto in qualcosa che sembri vagamente equo.
Quindi, se pensavate di poter leggere una tabella e dire “Ah, ok, devo versare tot euro”, mi dispiace darvi una brutta notizia: non è così semplice! Ma non disperate, proverò a guidarvi attraverso le nebbie del diritto familiare e, alla fine di questo video, avrete almeno una vaga idea del perché il vostro avvocato ha chiesto quella cifra e non un’altra. E se avete ancora dubbi su quanto effettivamente dovrete pagare… beh, state sereni, non siete soli in questo caos!
IL NON-METODO DEL CALCOLO DELL’ASSEGNO
Riprendiamo quanto detto ovvero la verità scomoda sul fatto che non esista una formula matematica per il calcolo dell’assegno di mantenimento.
Nessuna tabella magica che vi dica con precisione quanto versare al centesimo. Non ci sono coefficienti segreti o algoritmi nascosti (o forse ce ne sono ma li tengono ben segreti!). Quindi, se pensavate di fare un calcolo rapido come quando si sommano le spese del carrello della spesa, vi sbagliate di grosso.
Il calcolo dell’assegno è infatti una questione di interpretazioni, di incastri tra variabili e di un margine di discrezionalità che dire “ampio” è riduttivo. Ora, se vi state chiedendo: “Ma allora come cavolo si fa a capire quanto dovrò pagare?”, tenetevi forte. Si guardano principalmente due fattori: il reddito dei genitori e il tempo che i figli trascorrono con ciascuno di loro. Poi, naturalmente, entra in gioco anche la capacità economica, cioè quanto effettivamente avete in tasca dopo le varie spese.
Quindi, riassumendo: se avete un reddito simile al vostro ex partner, potreste essere fortunati e pagare di meno, ma non fateci troppo affidamento, perché le sorprese sono sempre dietro l’angolo. Eh sì, perché anche se i figli passano lo stesso tempo con entrambi, potreste comunque dover contribuire, per garantire che il genitore che riceve l’assegno copra tutte le spese quotidiane. Fantastico, no?
IL PESO DEL TEMPO E DEL REDDITO
Ma torniamo alle cose pratiche. Uno dei fattori più determinanti nel calcolo dell’assegno è il tempo che il figlio passa con ciascun genitore. E non parliamo solo delle visite della domenica, ma proprio del quotidiano: chi gli prepara la colazione, chi paga le bollette mentre il piccolo fa esplodere l’ennesimo telecomando della tv?
Se il figlio trascorre più tempo con un genitore, è chiaro che quest’ultimo dovrà sostenere più spese, ma non sempre la questione è così lineare. Potreste comunque dover sborsare del denaro anche se i tempi di permanenza sono equamente divisi. E perché? Beh, per la semplice ragione che non tutti i genitori hanno lo stesso reddito.
Immaginate di guadagnare 3000 euro al mese mentre l’altro genitore ne guadagna 1200. In quel caso, anche se i vostri figli passano esattamente metà settimana con ciascuno, sarà comunque necessario un contributo economico più elevato da parte del genitore con reddito superiore. Questo, non per creare disuguaglianze, ma per garantire che i figli non vivano in due realtà completamente opposte: la vita con papà, dove si mangiano aragoste, e la vita con mamma, dove si contano le monete per la pizza surgelata.
LE VARIABILI ECONOMICHE (E LE SORPRESE!)
Ah, ma non è finita qui, perché ci sono altri aspetti economici che incidono sul calcolo dell’assegno. Per esempio, se uno dei genitori deve pagare un mantenimento anche per l’ex coniuge, le cose si complicano ulteriormente. Avete capito bene: se pagate già il mantenimento all’ex, il vostro “budget mensile per spese di sopravvivenza” si riduce, e questo incide sulla capacità di contribuire ai bisogni dei figli.
Poi c’è la questione della casa coniugale. Se uno dei due ex coniugi rimane a vivere nella casa familiare, avrà meno spese rispetto a chi dovrà pagare un affitto o cercare un nuovo appartamento. Tutti questi fattori vengono considerati dal giudice, quindi sì, il calcolo dell’assegno è una sorta di partita a scacchi, dove ogni mossa economica può influenzare il risultato finale.
E vogliamo parlare di chi contesta ogni singola spesa straordinaria? Ogni volta che un genitore deve acquistare qualcosa, potrebbe iniziare una lunga serie di litigi: “Davvero serviva quel paio di scarpe da 100 euro?” E così via… Insomma, gestire le spese a metà potrebbe sembrare una soluzione brillante, ma fidatevi, è una trappola in cui rischiate di cadere.
QUANTO DEVO PAGARE SE HO UNO STIPENDIO DI 1500 EURO?
Se siete tra coloro che guadagnano circa 1500 euro al mese, potreste pensare: “Beh, quanto dovrò pagare davvero?”. La risposta è che, anche con redditi modesti, il mantenimento è un obbligo, e l’importo dipenderà dalle circostanze specifiche. Basandoci sull’esperienza e sulle linee guida dei tribunali, si può ipotizzare che l’assegno si aggiri tra il 25% e il 30% del reddito netto, quindi tra i 375 e i 450 euro al mese per un figlio.
Certo, può sembrare una bella fetta di stipendio, soprattutto considerando che dovrete pagare anche il vostro affitto, le bollette, e magari cercare di mettere via qualcosa per voi stessi. Ma, ricordate, l’obiettivo è garantire che i figli possano continuare a vivere in una condizione il più simile possibile a quella che avevano prima della separazione. Quindi, anche se dovrete stringere la cinghia, il giudice si assicurerà che i bisogni dei figli vengano prima di tutto.
LE LINEE GUIDA PER IL CALCOLO DELL’ASSEGNO DI MANTENIMENTO A TORINO
Facciamo un salto a Torino per un esempio di come potrebbe essere calcolato l’assegno di mantenimento in base a linee guida simili a quelle adottate in altri tribunali italiani. Anche qui, quando si tratta di definire l’importo che un genitore deve versare per il mantenimento dei figli, si prendono in considerazione alcuni fattori chiave: il reddito del genitore obbligato e la presenza di un eventuale assegno per il coniuge.
Se non viene corrisposto un assegno per il mantenimento al coniuge, ecco alcuni parametri orientativi per chi si trova in una fascia di reddito medio, diciamo tra i 1.200 e i 1.600 euro netti al mese:
- Per un figlio: si potrebbe stimare un contributo pari al 25% del reddito, ovvero tra i 300 e i 400 euro al mese.
- Per due figli: si sale a circa il 40% del reddito complessivo, quindi una cifra tra i 480 e i 640 euro.
- Per tre figli: l’assegno può arrivare al 50% del reddito, traducendosi in un importo che oscilla tra i 600 e gli 800 euro.
Se invece è previsto un assegno per il mantenimento del coniuge, i parametri subiscono delle modifiche, sempre tenendo conto delle esigenze finanziarie complessive del genitore obbligato e dei costi che questo potrebbe affrontare, come cercare una nuova abitazione. In questo caso:
- Per un figlio: l’importo potrebbe aggirarsi attorno al 20% del reddito, con cifre che variano tra i 240 e i 320 euro.
- Per due figli: l’assegno potrebbe rappresentare circa un terzo del reddito, ovvero tra i 400 e i 535 euro.
- Per tre figli: la percentuale sale a circa due quinti del reddito, portando l’importo tra i 480 e i 640 euro.
Tuttavia, anche in questo scenario, bisogna sempre considerare le condizioni specifiche del genitore obbligato e le spese straordinarie che potrebbe dover sostenere, come l’affitto di una nuova casa. Le cifre possono quindi variare, ma l’obiettivo rimane sempre quello di garantire il benessere dei figli senza gravare eccessivamente su uno dei due genitori.
Questi criteri rappresentano delle linee guida generali, ma ogni caso è unico e viene valutato nel dettaglio in base alle circostanze concrete. La flessibilità di queste stime è proprio ciò che rende la determinazione dell’assegno una sorta di “gioco” con molte variabili, dove l’equilibrio tra le esigenze dei figli e le capacità dei genitori è fondamentale.
COSA ACCADE CON UNO STIPENDIO SUPERIORE, PER ESEMPIO 2000, 2200 O ADDIRITTURA 3000 EURO?
Ah, lo stipendio “che cresce”! Sembra quasi un sogno… fino a quando non si entra nel magico mondo del calcolo dell’assegno di mantenimento per i figli. Perché se il vostro reddito è più alto, anche l’assegno di mantenimento tende a fare un piccolo salto in avanti. Pensavate che guadagnare di più fosse solo una buona notizia?
Beh, non proprio, almeno non per il vostro portafoglio! Nonostante non esistano formule precise come in una lezione di matematica, con l’aumento del reddito l’assegno inevitabilmente cresce – anche se, per fortuna, non in modo esagerato.
Se vi trovate in una fascia di reddito più “confortevole”, diciamo intorno ai 2000-2500 euro netti al mese, si potrebbe iniziare a parlare di un assegno di mantenimento che si aggira tra il 20% e il 25% del vostro stipendio. Tradotto in soldoni: per un figlio, aspettatevi una cifra che oscilla tra i 400 e i 625 euro al mese. È un po’ come una tassa sugli stipendi più alti… ma giustificata dal nobile scopo di garantire ai vostri figli una vita dignitosa (e magari anche un paio di scarpe nuove ogni tanto).
E se guadagnate ancora di più, tipo 3000 euro al mese? Congratulazioni! O forse no. Perché a quel punto l’assegno di mantenimento potrebbe ridursi leggermente in percentuale, ma crescere comunque in termini assoluti. Parliamo di una forchetta tra il 15% e il 20%, quindi circa 500-750 euro per un figlio. Insomma, potreste iniziare a sentire un leggero “peso” in più ogni mese, ma niente panico: vi lasciano abbastanza per continuare a pagare Netflix e la palestra (forse).
Ma attenzione: se avete più figli, il gioco cambia. L’aumento dell’assegno non sarà esponenziale. Non dovrete versare 500 euro per ogni figlio in più, ma una cifra leggermente ridotta. È un po’ come comprare all’ingrosso: più figli hai, meno paghi per ogni “unità”. Un piccolo sconto famiglia, se vogliamo chiamarlo così!
Ovviamente, queste cifre devono tenere conto di tanti fattori. Se l’altro genitore, per esempio, ha la casa di proprietà e non deve pagare affitti, potrebbe vedersi applicare una cifra diversa. Se invece il vostro ex ha bisogno di trovarsi un nuovo appartamento, potete star certi che il giudice ne terrà conto nel determinare l’assegno. Insomma, anche qui, come in un labirinto di variabili, è tutto da valutare attentamente.
In sintesi, più guadagni, più (probabilmente) paghi. Ma attenzione, le percentuali non si applicano a caso: tutto dipende dalle circostanze. La giustizia italiana, almeno in teoria, cerca di mantenere un equilibrio tra il benessere dei figli e la sostenibilità economica per il genitore pagante.
Quindi, prima di disperarvi vedendo il vostro stipendio “svanire”, ricordate che tutto è proporzionato alle vostre possibilità, anche se qualche sacrificio sarà inevitabile. Ma, dai, in fondo lo fate per i vostri figli… e poi ci sarà sempre una pizza surgelata a consolarvi.
E comunque avrete notato come, nonostante tutti i calcoli, le variabili, le percentuali, non esista un vero “standard”? anche se ci sono delle linee guida, tutto dipende dalle circostanze individuali. Quindi, un giorno potreste scoprire che il vostro vicino di casa, con lo stesso stipendio e una situazione familiare simile alla vostra, paga un assegno diverso dal vostro. Magie della giustizia!
In conclusione, cari amici, il calcolo dell’assegno di mantenimento non è solo una questione di numeri, ma una danza delicata tra variabili economiche, tempo passato con i figli e una buona dose di interpretazione giuridica
E come sempre, meglio rivolgersi a un buon avvocato per cercare di districarsi in questa giungla e, perché no, magari riuscire a strappare una cifra che sia equa per tutti (o almeno così si spera!).
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