Automobili soggette ai controllo fiscali?
Il Fisco è un vigile osservatore che non distoglie mai lo sguardo dal contribuente. Per poter svolgere un costante controllo, l’Agenzia delle Entrate si avvale di molti strumenti tra cui la verifica dei beni in possesso del cittadino finito sotto osservazione.
Se da un lato chi vuole eludere l’erario utilizza prevalentemente il denaro contante, dall’altro, ogni bene mobile e immobile dichiarato è un prezioso indizio tra le mani degli agenti della Guardia di Finanza per accertare eventuali evasioni fiscali in caso di controlli.
È sufficiente una semplice interrogazione all’Anagrafe Tributaria per sapere, con chirurgica precisione, tutto ciò che è in possesso di un determinato contribuente a partire da:
- conti correnti;
- proprietà immobiliari;
- contratti di locazione;
- acquisto di moto, barche e auto.
Ci sono beni che vengono tenuti più in considerazione di altri, facendo nascere maggiori sospetti: uno di questi sono le automobili. Di seguito parleremo di come l’acquisto e il possesso di una determinata vettura possa indurre il Fisco ad aprire una procedura di accertamento e come evitare questa spiacevole situazione.
Indice:
Perché l’acquisto di un’auto può innescare un controllo fiscale?
Il parco macchine in Italia è molto vasto e va dalle “supercar” che ben pochi si possono permettere, alle più economiche utilitarie. In mezzo c’è un vero e proprio esercito di vetture, anche dai costi non proibitivi, che però in talune situazioni possono far accendere le lampadine di allarme del Fisco.
Ebbene si, l’acquisto di un’auto può far finire il contribuente nelle cosiddette liste selettive, ovvero l’elenco che comprende i soggetti ritenuti a rischio evasione fiscale. Una volta che il nome del malcapitato compare in questa lista, ogni minimo comportamento può suscitare l’attenzione del Fisco.
La logica porta a pensare che i problemi possano nascere solo in seguito all’acquisto di auto di un certo valore, ma in realtà ciò è vero solo in parte. In generale, non è tanto il costo in sé della vettura a far scattare un controllo fiscale, bensì il rapporto tra il suo effettivo valore e i redditi dichiarati dal contribuente.
Si tratta di una semplice deduzione: se Tizio ha presentato una dichiarazione dei redditi intorno ai 20mila euro, come può permettersi di acquistare e mantenere una vettura del valore di 80mila euro?
Ovviamente ci sono mille motivi leciti che possono consentire tale situazione, tuttavia, in questi casi il Fisco vuole vederci chiaro.
Procedura per l’accertamento fiscale sulle auto
Il tutto parte da un accertamento dell’Agenzia delle Entrate in base alla compatibilità tra il valore dell’auto posseduta è il reddito dichiarato dal titolare. Un primo passo che deve compiere il possessore della vettura è dimostrare la fonte di provenienza del denaro.
Ad esempio, potrà esibire documenti che accertino un’eventuale donazione ricevuta da un parente, un risarcimento, un’eredità, una vincita al gioco o lo smobilizzo di altri beni. In pratica, devono essere tutti redditi esenti o già tassati alla fonte, che la legge ha consentito di non riportare nella dichiarazione dei redditi.
Di fronte ad un colloquio preliminare, l’acquirente non deve limitarsi a spiegare la provenienza dei soldi, ma giustificare in modo convincente anche tutte le spese derivanti dal possesso del veicolo. Mantenere un auto ha un costo che parte dall’eventuale proprietà di un garage o posto auto (acquistato o in affitto), spese di mantenimento dovute al bollo di circolazione, assicurazione, benzina e manutenzione ordinaria e straordinaria. Tutta una serie di costi che devono essere coerenti con i redditi dichiarati dal proprietario. Se le spiegazioni fornite non sono persuasive scatta il procedimento di verifica.
Nel caso in cui la sproporzione tra il valore dell’auto e i redditi dichiarati superi il 20%, viene inoltrata una richiesta di chiarimenti all’ufficio delle imposte con la sede territoriale più vicina all’Agenzia delle Entrate di competenza. Il soggetto dovrà presentarsi presso gli uffici competenti per dimostrare la provenienza dei redditi necessari per l’acquisto dell’auto e il suo mantenimento.
Come già detto, nel caso in cui le giustificazioni non fossero ritenute plausibili, parte il vero e proprio accertamento fiscale. Ciò prevede l’esatta individuazione del valore del bene in questione e la successiva ricostruzione del reddito sottratto al Fisco. Una volta accertata la somma, si applicheranno le imposte e sanzioni previste dalla normativa vigente.
Quali auto fanno scattare l’accertamento fiscale?
Anche se teoricamente non esiste una particolare categoria di auto che faccia scattare un accertamento fiscale, ci sono tipologie di veicoli che insospettiscono da subito l’Agenzia delle Entrate: stiamo parlando delle:
- auto di lusso;
- auto storiche;
- auto d’epoca.
Accertamenti fiscali auto di lusso
Rientrano tra le auto di lusso tutte le vetture che richiedono il versamento del superbollo. L’imposta scatta quando la potenza supera i 185 kW ed ha un valore pari a 20 euro per ogni kilowatt. Mentre il normale bollo di circolazione è una tassa regionale, il superbollo è un’imposta erariale che finisce dritta nelle casse dello Stato.
Per sapere esattamente quanti kilowatt ha un’auto, è sufficiente osservare il libretto di circolazione in cui è riportato il suddetto valore. Dovendo acquistare una vettura nuova, è facile che la potenza venga espressa in cavalli: per la conversione in kilowatt basta dividere per il coefficiente 1,36.
Per esempio una vettura con 150 cavalli equivale ad una potenza di 110 kW. Di conseguenza, facendo un rapido calcolo, il superbollo si paga a partire da auto con più di 251 cavalli.
La Cassazione è stata molto chiara riguardo le auto di lusso: il comportamento di un soggetto che si intesta una vettura costosa è l’evidente dimostrazione delle sue disponibilità finanziarie superiori alla media. Di conseguenza, il possessore deve essere in grado di dimostrare una capacità di reddito tale da, non solo comprare tali auto, ma anche mantenerle negli anni a venire.
Una buona regola generale per evitare di destare sospetti al Fisco, è acquistare una vettura con potenza inferiore alla soglia dei 251 cavalli o 185 kW. Il parco auto è molto vasto e va dalle utilitaria con potenze dai 50 ai 90 kW, fino a modelli più prestazionali ma con potenze dai 100 ai 150 kW che non accendono alcuna lampadina di allarme all’Agenzia delle Entrate.
Accertamenti fiscali auto storiche
L’altra categoria che insospettisce frequentemente il Fisco, sono le auto storiche. Quando si parla di tale tipologia, molto spesso, viene anche utilizzata anche l’espressione auto d’epoca. In realtà, quello che, a prima vista, può sembrare un sinonimo, in realtà non lo è, e tra le tue definizione vi è una sostanziale differenza.
- L’auto storica è un veicolo che nonostante l’età e il riconoscimento del suo valore storico, può tranquillamente circolare sulle strade. Per rientrare in questa categoria, una vettura deve ottenere il certificato di rilevanza storica e collezionistica oltre, naturalmente, essere iscritta al pubblico registro automobilistico (Pra).
- Un’auto d’epoca è, invece, una veicolo con caratteristiche completamente diverse. Per prima cosa non deve essere iscritta al pubblico registro automobilistico ma in uno specifico elenco istituito presso il dipartimento dei trasporti. Si tratta di vetture che non possono circolare su strada perché non dotate dei requisiti minimi di sicurezza e degli equipaggiamenti previsti dalla legge. Solo a seguito di apposita autorizzazione possono circolare per partecipare, ad esempio, a manifestazioni celebrative o raduni.
Per essere esenti dal pagamento del bollo, l’auto, deve aver compiuto almeno 30 anni di vita, calcolati dalla data di immatricolazione presente sul libretto di circolazione. Sotto tale soglia il possessore deve pagare regolarmente il bollo. Per l’esenzione non è necessario effettuare alcuna richiesta, visto che scatta automaticamente alla maturazione del requisito necessario. Tuttavia, se l’auto continua ad essere utilizzata su strada, è previsto il versamento di un mini bollo di 28,40 euro.
Chi decide di conservare un’auto in garage o in una rimessa senza più utilizzarla su strada, soltanto a scopo collezionistico o per semplice affetto, non deve pensare di essere esente da possibili verifiche da parte del Fisco.
Una sentenza della Cassazione ha, infatti, stabilito come anche un’auto inutilizzata è da considerarsi una fonte di ricchezza e, di conseguenza, indice di capacità contributiva. Del resto, anche se da una parte tali vetture sono esentate dal pagamento del bollo, dall’altra, mantenere un’auto storica o d’epoca richiede parecchi costi.
Sono molte le spese da dover sostenere a partire dal luogo in cui lasciare la vettura per finire con la sua manutenzione. Possedere, una o più, auto d’epoca rappresenta una ricchezza che denota un certo tenore di vita del contribuente e che deve trovare riscontro dai redditi dichiarati. In caso contrario l’Agenzia delle Entrate può decidere di far partire un accertamento per chiare la provenienza dei soldi destinati al mantenimento della vettura, per cui è necessario muoversi con assoluta cautela.
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