Assegno di ricollocazione: cos’è e come funziona
Tra le iniziative attuate dal Governo per aiutare cittadini in cerca di occupazione e favorire il percorso di reinserimento nel mercato del lavoro, l’assegno di ricollocazione è una misura molto importante. La grave crisi economica innescata dallo scoppio della pandemia da Covid-19 ha portato a interventi eccezionali come, ad esempio, il blocco dei licenziamenti, che comunque rappresenta una soluzione temporanea. Pertanto, quando si potrà tornare alla normalità, molti lavoratori dovranno mettersi alla ricerca di una nuova occupazione con tutte le difficoltà del caso.
È proprio in quest’ottica che rientra l’assegno di ricollocazione, ovvero un voucher di importo variabile da assegnare alle persone in cerca di lavoro e utilizzabile presso centri per l’impiego, oppure un’agenzia privata accreditata. Il beneficiario riceverà un importo compreso tra 250 euro e un massimo di 5.000 euro da utilizzare per usufruire delle competenze di un tutor, il quale lo aiuterà durante l’individuazione delle offerte lavorative e lo accompagnerà per tutto il percorso a partire dalla fase di selezione fino all’eventuale assunzione.
Indice:
Qual è lo scopo dell’assegno di ricollocazione?
L’assegno di ricollocazione, spesso indicato con l’acronimo ADR, fa parte del piano nazionale di politica attiva del lavoro messo a punto da ANPAL e gestito attraverso la rete dei servizi per il lavoro, sia a livello pubblico che privato, in accordo con Regioni e Province.
Lo scopo primario dell’assegno di ricollocazione è fornire un sostegno a cittadini in cerca di lavoro che si trovano in situazioni di difficoltà come, ad esempio, la cassa integrazione, oppure percepiscono il reddito di cittadinanza.
Sappiamo molto bene come in Italia, specialmente in alcune zone del Paese, trovare un nuovo impiego idoneo alle proprie capacità e aspettative sia davvero difficoltoso. L’ADR offre un contributo per facilitare il reinserimento nel tessuto occupazionale.
L’assegno di ricollocazione rappresenta una delle colonne portanti su cui si basa la nuova politica attiva del lavoro; uno strumento fondamentale per accelerare la ripresa economica e cercare di offrire un efficace aiuto a lavoratori in difficoltà a seguito dell’emergenza sanitaria.
Come funziona l’assegno di ricollocazione
L’assegno di ricollocazione, altro non è che un bonus in denaro versato sotto forma di voucher dall’ANPAL ai cittadini che ne fanno richiesta. Il contributo può essere utilizzato dal beneficiario per accedere ai servizi messi a disposizione da un centro per l’impiego o un’agenzia privata accreditata. In questo modo, il soggetto potrà ricevere l’aiuto necessario e sfruttare le specifiche competenze di un consulente del lavoro per individuare le offerte lavorative più adatte alle proprie capacità. In realtà, il programma è molto più articolato e prevede l’affiancamento di un tutor al lavoratore durante tutto il cammino che lo porterà all’assunzione.
Il voucher ha un valore compreso tra 250 e 5.000 euro, variabile a seconda delle diverse situazioni che vedremo a breve. Il Governo, al fine di potenziare la misura, ha deciso di aumentare i fondi a disposizione dell’ANPAL, arrivando a stanziare altri 200 milioni di euro per consentire l’erogazione di un contributo medio di 3.000 euro mensili che dovrebbe coinvolgere circa 70 mila cittadini già percettori del reddito di inclusione (REI).
Assegno di ricollocazione: chi lo può richiedere?
Come ogni altra forma di sostegno, anche l’assegno di ricollocazione è destinato solo a determinate categorie di cittadini che versano in situazioni di maggior difficoltà. Il richiedente deve cercare un lavoro e rientrare nelle seguenti situazioni:
- disoccupato da almeno 4 mesi percependo la NASpI;
- a rischio cassa integrazione. In questo caso il richiedente non deve già beneficiare di medesimi contributi erogati da Regioni o Province autonome, nonché essere coinvolto in iniziative di politica attiva come, ad esempio, corsi di formazione finanziati da enti pubblici e nemmeno risultare il destinatario di un finanziamento pubblico per l’apertura di una nuova attività lavorativa;
- percepire il reddito di cittadinanza e, al contempo, aver attivato la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro (DID). Il soggetto deve anche risultare firmatario del Patto per il lavoro / servizio presso un centro per l’impiego e non essere il destinatario di una misura di politica attiva sul lavoro;
- beneficiare della cassa integrazione guadagni straordinaria;
- beneficiare della cassa integrazione per fine attività;
- percepire l’indennità di disoccupazione da almeno 4 mesi (NASpi p Dis-Coll).
Ricordiamo che l’assegno di ricollocazione può essere percepito anche al termine della NASpI, mentre decade il diritto qualora non venisse accettato il contratto di lavoro.
Abbiamo visto come l’ADR venga erogato anche a soggetti già beneficiari del reddito di cittadinanza. In tale situazione l’importo verrà versato trascorsi 30 giorni dalla data di pagamento del reddito di cittadinanza, con apposita notifica via mail o SMS inviata dall’ANPAL.
A quanto ammonta l’assegno di ricollocazione?
L’importo è compreso tra un minimo di 250 euro e non può superare i 5.000 euro e varia in base al percorso di affiancamento e alla tipologia del contratto di lavoro. In particolare si distinguono i seguenti casi:
- per contratti a tempo indeterminato e in apprendistato l’ammontare oscilla tra 1.000 e 5.000 euro;
- per contratti a termine di durata uguale o superiore a 6 mesi il contributo è compreso tra 500 e 2.500 euro;
- per contratti a termine di durata da 3 a 6 mesi l’aiuto ammonta a una cifra tra 250 e 1.250 euro. Tuttavia questa particolare situazione è valida solo per le regioni considerate più svantaggiate, vale a dire Basilicata, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia.
Procedura per la presentazione della richiesta
Per ottenere l’assegno di ricollocazione, il richiedente può presentare istanza seguendo due percorsi:
- procedura online accedendo al portale MyANPAL tramite SPID, carta di identità elettronica o carta nazionale dei servizi;
- presso un centro per l’impiego. In questo caso si dovrà scegliere l’ente territorialmente competente in base al domicilio indicato all’interno della NASpI. Il soggetto ha facoltà di rivolgersi anche ad un’agenzia privata, purché risulti accreditata dal Ministero del Lavoro oppure dalla Fondazione Consulenti del lavoro.
L’ente, dopo aver ricevuto l’istanza, dispone di 15 giorni di tempo per valutare la richiesta e definire l’ammontare del contributo. Successivamente, comunica al beneficiario quando presentarsi presso il centro del lavoro, così da provvedere all’assegnazione del tutor e stabilire il programma.
Quali sono i compiti del consulente del lavoro?
Come abbiamo visto, la finalità dell’assegno di ricollocazione è quella di favorire l’accesso, o il rientro, nel mondo del lavoro. A tale scopo, il tutor assegnato al beneficiario stabilisce un apposito programma per cercare di coniugare le offerte lavorative con le specifiche capacità e aspettative del lavoratore.
Al primo appuntamento il consulente interloquisce con il disoccupato per stabilire un programma di ricerca del lavoro. Al termine del consulto il beneficiario dovrà apporre la propria firma per approvare quanto stabilito. In secondo luogo, il tutor potrà proporre al soggetto la partecipazione a corsi di formazione utili per migliorare e aggiornare le sue competenze, così da incrementare le possibilità di trovare una nuova occupazione.
Il percorso di ricollocamento ha una durata massima di 180 giorni a partire dal primo appuntamento, con la possibilità di prorogare la scadenza di ulteriori 180 giorni in presenza di assunzione con contratto a termine di almeno 6 mesi.
Nel caso in cui il soggetto stia beneficiando della cassa integrazione guadagni straordinaria (CIGS), il programma ha sempre una durata di 180 giorni ma può essere prolungato di altri 360 giorni. Per la proroga è necessario che, entro la fine del trattamento di CIGS, l’ammontare dell’assegno non sia stato completamente utilizzato.
Coloro che richiedono e ottengono l’assegno di ricollocazione hanno l’obbligo di seguire il programma e partecipare agli incontri concordati con il tutor; inoltre, sono tenuti ad accettare un’eventuale offerta di lavoro considerata congrua.
Viceversa, se il soggetto dovesse rifiutare il contratto propostogli, riceverà un’immediata riduzione dell’assegno fino alla totale perdita del beneficio.
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