Apertura della Partita Iva: libero professionista o ditta individuale?
Arriva il giorno in cui si decide di svolgere la propria professione ed attività senza vincoli di subordine di nessun genere, camminare con le proprie gambe e provare a mettersi in gioco nella difficile giungla del mondo del lavoro con tutti i suoi annessi e connessi: burocrazia, incassi, previdenza, fisco e tasse.
L’apertura della partiva Iva è il momento iniziale dell’attività imprenditoriale di un qualsiasi soggetto e, visto che chi ben comincia è già a metà dell’opera, è utile valutare tutti gli aspetti per non fare qualche scelta sbagliata che potrebbe compromettere il futuro della propria attività.
Per fare questo, è necessario avvalersi dell’ausilio di un esperto in materia, normalmente il proprio commercialista, che sappia indirizzare l’imprenditore in pectore nella giusta strada e che lo segua per tutta la vita della tua nuova impresa.
Voglio subito disilludere quelli che pensano di esercitare un’attività in proprio senza l’apertura di partita Iva, pensando che soltanto il superamento di determinate soglie di reddito comporti questo onere…
Niente di più falso perchè qualsiasi attività di tipo professionale o commerciale svolta in maniera abituale, e quindi non occasionale, prevede un inquadramento, sia fiscale che previdenziale che potrà essere garantito soltanto mediante l’apertura di una partita Iva.
Aprire la partita Iva è quindi un obbligo, non una facoltà, lo dice il fisco, se si svolgono attività professionali ed abituali a prescindere dal fatturato che si vuole ottenere.
Quindi, dato per appurato l’obbligo, è necessario capire l’appartenenza ad una categoria facendo subito una precisazione, ovvero, che i lavoratori autonomi sono quelli che non hanno vincoli di subordinazione e gestiscono la propria attività al di fuori del tradizionale lavoro dipendente. Tra queste rientrano: le attività artigianali, le attività d’impresa, le attività del commercio e le libere professioni.
Individuare la categoria di appartenenza è fondamentale, perchè l’appartenenza all’una o all’altra categoria comporta, di per se, un diverso inquadramento sia dal punto di vista fiscale che previdenziale e le differenze sono davvero parecchie e sostanziali.
Di seguito esaminerò le varie categorie di appartenenza e proverò a fornirti uno strumento utile a comprendere a quale dovrai fare riferimento e cosa ti aspetta dalla tua nuova avventura.
Spesso ci si chiede se è meglio fare i liberi professionisti o aprire una ditta individuale, perchè tutti credono di poter scegliere arbitrariamente il proprio inquadramento… Non è così, perchè esistono delle sostanziali differenze tra un commercialista e un idraulico, infatti il primo è un professionista mentre il secondo un artigiano. Come tale, il primo deve necessariamente essere inquadrato tra i liberi professionisti mentre il secondo è un imprenditore individuale a tutti gli effetti.
Più in generale viene definita ditta individuale, l’attività autonoma di commercianti e artigiani mentre i liberi professionisti sono pur sempre lavoratori autonomi ma che svolgono un’attività prevalentemente intellettuale.
Indice:
- Cosa si intende per attività di impresa
- Cosa si intende per attività di lavoro autonomo intellettuale
- La ditta individuale
- Il libero professionista
- Libero professionista o ditta individuale: differenze
- Differenze contributive tra impresa individuale e libero professionista
- Quante tasse paga un libero professionista rispetto all’imprenditore individuale
- Confronto tassazione tra Libero Professionista e Ditta individuale
- Imposizione fiscale della ditta individuale
- Imposizione fiscale del libero professionista
- Conclusioni
Cosa si intende per attività di impresa
Si definisce attività di impresa e quindi, nel nostro caso, ditta individuale, l’esercizio professionale di un’attività economica organizzata volta alla produzione o allo scambio di beni e servizi.
All’interno di una impresa individuale è presente un unico soggetto, il titolare, che per svolgere la sua attività può avvalersi di dipendenti e collaboratori subordinati.
Nell’universo del lavoro autonomo, inteso come tutte le attività svolte al di fuori del tradizionale lavoro dipendente, rientrano: le attività artigianali, le attività d’impresa, le attività del commercio e le libere professioni.
Il carattere della professionalità comporta che, per configurare un’impresa, tali attività debbano essere svolte abitualmente o periodicamente non saltuariamente o occasionalmente (il lavoratore dipendente che vende un oggetto su eBay non può essere considerato un imprenditore).
Cosa si intende per attività di lavoro autonomo intellettuale
Per lavoro autonomo intellettuale esercitato dal cosiddetto libero professionista si intende quel tipo di attività che ha le seguenti caratteristiche:
- il carattere intellettuale della prestazione, cioè l’uso di intelligenza e cultura in misura prevalente rispetto all’eventuale impiego di lavoro manuale;
- la discrezionalità nell’esecuzione del lavoro, cioè la possibilità per i professionisti di eseguire il lavoro loro affidato nel modo che ritengono più opportuno;
- il semplice obbligo di compimento della prestazione, indipendentemente dal risultato finale.
Ma la differenza fondamentale tra il libero professionista rispetto al lavoratore autonomo è la prevalenza del suo lavoro rispetto al capitale investito, quindi rispetto all’organizzazione, elemento invece tipico dell’impresa individuale.
La ditta individuale
La ditta individuale rappresenta una forma imprenditoriale di azienda di proprietà di un unico soggetto che svolgerà il ruolo di imprenditore all’interno dell’impresa stessa.
Sotto forma di ditta individuale è possibile scegliere tra due sotto-categorie, se l’attività viene svolta nell’ambito familiare:
- impresa familiare: in cui il titolare d’azienda gode del supporto dei suoi familiari per le prestazioni svolte nell’attività d’impresa. In questo tipo di configurazione di impresa, tutti i familiari hanno diritto alla ripartizione degli utili ma le responsabilità oggettive nei confronti dei terzi e dei debiti contratti restano in capo al titolare.
- impresa coniugale: questo tipo di configurazione può essere scelta soltanto se tra i due soggetti vi è un vincolo matrimoniale, se esiste comunione legale dei beni ed entrambi gestiscano in egual modo l’impresa alle stesse condizioni.
La ditta individuale rappresenta la forma giuridica più semplice e meno onerosa per lavorare in proprio, come descritto nell’articolo: “Come aprire, gestire, e quante tasse deve pagare una ditta individuale“, per la sua costituzione non sono richiesti particolari adempimenti, se non quello di aprire una partita Iva.
Per l’apertura di una ditta individuale si è esentati anche dal versamento del capitale sociale in quanto, essendo il titolare unico responsabile di tutto il processo imprenditoriale, tutto il rischio di impresa ricadrà su di lui e sul suo patrimonio, indipendentemente dalla presenza o meno del capitale sociale.
Si può tranquillamente sostenere che il capitale sociale della ditta individuale sia composto dall’intero patrimonio del titolare, infatti, in caso di insolvenza della ditta individuale, egli risponde in solido e con tutti i suoi beni alle richieste e ingiunzioni dei creditori.
Il libero professionista
Fatta la dovuta premessa sull’attività di lavoro autonomo intellettuale posso descrivere nel dettaglio cosa si intende per “libero professionista“.
Il libero professionista è colui che, avendo una professionalità acquisita tramite percorsi di istruzione come lauree o master, fornisce la stessa a vari clienti senza avere datori di lavoro.
Un libero professionista offre un servizio ad alto contenuto intellettuale ed è spesso iscritto ad un ordine, albo o categoria: medici, geometri, ingegneri, veterinari, commercialisti, avvocati, giornalisti, ingegneri, webmaster, scrittori, ecc.
Questo tipo di lavoratore non ha un datore di lavoro fisso e non instaura alcun rapporto di lavoro subordinato e, a differenza della ditta individuale, può offrire solo servizi e non beni.
Per iniziare l’attività come libero professionista è necessaria l’apertura della partita Iva e l’iscrizione all’INPS al fondo pensionistico specializzato, se esiste, o a quello generico negli altri casi. Per aprire la partiva Iva è necessario:
- presentare la dichiarazione all’Agenzia delle Entrate entro 30 gg dall’inizio dell’attività lavorativa;
- ricevere dall’Agenzia delle Entrate il numero di partiva Iva che identificherà il professionista per tutta la carriera lavorativa;
- Non è necessaria l’iscrizione al Registro Imprese.
Libero professionista o ditta individuale: differenze
All’apertura della partita Iva, come detto, è necessario valutare attentamente a quale categoria iscriversi. Spesso si pensa che scegliere tra ditta individuale o libero professionista sia facoltà di tutti quelli che decidono di lavorare in proprio, ma non è sempre cosi.
Esistono delle sostanziali differenze tra imprenditori individuali e liberi professionisti, sia da un punto di vista burocratico che relativamente agli adempimenti fiscali e previdenziali.
La prima sostanziale differenza è che la ditta individuale è definita come l’attività autonoma di commercianti o artigiani, mentre i liberi professionisti svolgono attività prevalentemente intellettuali.
Le ditte individuali sono obbligate alla registrazione presso il Registro Imprese della Camera di Commercio della provincia relativa, e sono costituite generalmente da:
- artigiani: sono coloro che svolgono attività manuali in modo artigianale come idraulici, parrucchieri, elettricisti, imbianchini, gelatai, manutentori, estetisti, ecc.
- commercianti: sono coloro che acquistano e rivendono beni o servizi. All’interno di questa categoria rientrano: negozianti, ambulanti, grossisti, ecc.
I liberi professionisti sono invece quei lavoratori autonomi che hanno la capacità di svolgere attività imprenditoriali prettamente intellettuali piuttosto che manuali come i precedenti. Rientrano, quindi, in questa categoria: dentisti, avvocati, commercialisti, webmaster, scrittori, amministratori di condominio, consulenti del lavoro, giornalisti, ecc.
Per questa categoria di lavoratori non è prevista, a differenza delle ditte individuali, l’iscrizione al Registro Imprese. I liberi professionisti, inoltre, possono anche servirsi e possedere beni strumentali rilevanti per svolgere la loro attività e avere al loro servizio altri collaboratori. La cosa fondamentale deve essere l’oggetto della loro attività che dovrà essere in prevalenza intellettuale.
Questo non vale per gli imprenditori individuali che, anche se non si servono di particolari dotazioni o di uno staff, per il tipo di attività svolta non potranno mai essere considerati dei liberi professionisti. Un idraulico o un elettricista, ad esempio, non potranno mai essere considerati dei liberi professionisti per il tipo di attività svolta.
Invece, un webmaster, un SEO, uno scrittore free-lance, così come un amministratore di condominio sono figure che possono essere inquadrate in entrambe le categorie: in questo caso è una questione di scelta iniziale.
Le differenze da un punto di vista fiscale e previdenziale sono moltissime ed è pertanto fondamentale prestare molta attenzione a questa scelta quando si decide di aprire la partita Iva. Di seguito andremo a vedere queste differenze.
Differenze contributive tra impresa individuale e libero professionista
Dal punto di vista previdenziale sono molte e sostanziali le differenze tra un imprenditore individuale e un libero professionista.
Partendo dall’imprenditore individuale andiamo a vedere in cosa si differenziano queste due categorie, analizzando la disciplina e gli adempimenti previdenziali dell’una e dell’altra tipologia di lavoratore autonomo.
- imprenditore individuale: gli imprenditori individuali, artigiani o commercianti che siano hanno l’obbligo di iscriversi all’INPS nella gestione IVS artigiani e commercianti. Questa gestione prevede il versamento di una quota fissa annuale di circa 3.800 € suddivisa in 4 rate (16 maggio, 16 agosto, 16 novembre, 16 febbraio) a prescindere dall’utile conseguito. Si aggiungeranno ai contributi fissi i, cosiddetti, contributi sul reddito che eccede il minimale, ovvero, un conguaglio per chi supera determinate soglie di reddito (oltre i 16.000 euro). Per sintetizzare l’aliquota per calcolare i contributi previdenziali sul reddito dell’imprenditore individuale è del 24% sull’utile della ditta. Bisogna però precisare che, qualora la ditta avesse un reddito inferiore al minimale (16.000 euro) i 3.800 € annui saranno comunque dovuti.
- libero professionista: tra i liberi professionisti esiste una distinzione tra quelli obbligati ad iscriversi ad una cassa professionale di riferimento come ad esempio un avvocato, obbligato ad iscriversi alla Cassa Forense, un architetto all’Inarcassa, un giornalista all’Inpgi, la Cassa nazionale del Notariato per i notai, la Cassa Geometri, l’Empfaf per i farmacisti e via discorrendo e i cosiddetti “senza cassa” ovvero professionisti che non hanno una cassa previdenziale di riferimento e sono obbligati ad iscriversi alla “gestione separata dell’INPS“. Ogni cassa ha una gestione autonoma con regole diverse per la regolamentazione e determinazione dei contributi, ma in generale fanno tutte riferimento al volume d’affari annuo del professionista. I liberi professionisti senza cassa invece, iscritti alla gestione separata, come gli altri vedranno calcolare la quota previdenziale da versare ogni anno in percentuale rispetto al loro reddito, senza l’applicazione di un minimale che darebbe luogo ad un fisso annuo come per artigiani e commercianti. Gli iscritti alla gestione separata dell’Inps si troveranno costretti a pagare, con un’aliquota del 25,72% sul loro reddito, i contributi previdenziali obbligatori senza alcun minimale o contributo fisso. Questo significa che un artigiano con 10.000 euro di reddito annuo sarà comunque obbligato al pagamento di € 3.700 di contributi fissi all’INPS mentre un libero professionista iscritto alla gestione separata, con lo stesso reddito pagherà soltanto il 25,77% su tale cifra, ovvero 2.577 €. Tuttavia, il reddito minimale viene comunque assunto nella Gestione Separata come valore di riferimento per la determinazione e il riconoscimento dei mesi di copertura contributiva, ossia Lavoratori iscritti alla gestione separata che hanno diritto alla copertura contributiva completa di 12 mesi sono quei lavoratori che nel corso dell’anno di imposta conseguono un reddito almeno pari a quello minimale, e che hanno versato contributi minimi. I versamenti dovranno essere fatti con le stesse scadenze di quelle relative agli acconti sulle imposte sui redditi, a giugno e novembre.
Quante tasse paga un libero professionista rispetto all’imprenditore individuale
Notevoli anche le differenze da un punto di vista fiscale, infatti, l’apertura di una partita Iva nell’una o nell’altra categoria comporta l’applicazione di regimi fiscali completamente diversi con modalità di determinazione del reddito quasi opposte per la tassazione ai fini Irpef.
- Imprenditori individuali: per la tassazione delle ditte individuali, innanzitutto, è utile sottolineare che vale il cosiddetto principio di competenza. Questo significa che per la determinazione annuale del reddito imponibile si prendono a riferimento tutti i costi e ricavi che hanno avuto luogo nel corso dell’anno di riferimento a prescindere dal relativo incasso o pagamento effettuato e/o ricevuto. Per gli imprenditori individuali non ha alcuna rilevanza l’effettivo incasso o pagamento della fattura emessa e/o ricevuta. Qualsiasi ricavo fatturato viene tassato anche se non viene incassato il corrispettivo. Stesso discorso per i costi che possono essere dedotti indipendentemente dal pagamento delle relative fatture. L’imprenditore individuale potrà gestire la propria impresa sfruttando la contabilità semplificata oppure aderendo alla contabilità ordinaria, per libera scelta, oppure per il superamento dei limiti di ricavo. Questa distinzione comporta una diversa compilazione della dichiarazione dei redditi a fine anno, infatti, gli imprenditori individuali in contabilità semplificata dovranno compilare il quadro RG, gli altri il quadro RF.
- Libero professionista: a differenza degli imprenditori individuali i liberi professionisti vengono tassati in base al principio di cassa, ovvero, soltanto prendendo in considerazione, ai fini della determinazione del reddito imponibile, i compensi e i costi effettivamente incassati e pagati nel periodo d’imposta. Una differenza non da poco rispetto ai primi, in quanto sarà possibile calcolare un reddito “più pulito” e basato sulle effettive entrate ed uscite. Il libero professionista, in fase di dichiarazione dei redditi, dovrà compilare il quadro RE. Il libero professionista che aderisce al regime forfettario, dovrà compilare il quadro LM.
Confronto tassazione tra Libero Professionista e Ditta individuale
Prima di fare il calcolo su un reddito prestabilito di tasse per ognuna delle due figure è importante sottolineare che l’imprenditore individuale e il libero professionista sono gravati dalle stesse imposte, calcolate però in maniera differente, in quanto diverso è il principio di tassazione (per cassa il libero professionista, per competenza l’imprenditore individuale), e differente anche la questione previdenziale, in quanto differenti sono le casse previdenziali alle quali sono iscritte le due figure.
La gestione separata dell’INPS, o le casse di competenza per alcune figure particolari (giornalisti, commercialisti, avvocati, notai, ecc.) oppure, per gli imprenditori individuali, la gestione artigiani o commercianti dell’INPS con aliquote differenti tra loro (di poco) e differenti dalla gestione separata.
Ma andiamo a fare un esempio di tassazione di un libero professionista rispetto ad una ditta individuale su una base di 35.000 euro di reddito annuo per vedere quanto debba pagare di imposte un professionista rispetto ad una ditta individuale.
Imposizione fiscale della ditta individuale
A livello fiscale non esistono agevolazioni particolari per le ditte individuali, a meno che, non ci si avvalga del regime forfettario che però è possibile sfruttare soltanto fino ad un volume di affari di € 30.000 annui.
Superata questa cifra si esce in automatico dal regime forfettario per entrare nel regime ordinario.
La ditta individuale è gravata dalle seguenti tasse:
- Irpef: la cui aliquota è direttamente proporzionale agli utili conseguiti;
- Irap: l’aliquota base è del 3,9% sull’utile se si ha più di un dipendente;
- Inps: l’aliquota è diversa per artigiani e commercianti ma è circa del 23% sull’utile.
- Inail: a seconda del tipo di attività svolta
Li’Irpef è un’imposta progressiva a scagioni e la sua aliquota aumenta in proporzione al reddito secondo questa tabella:
Ma passiamo all’esempio pratico di tassazione di un imprenditore individuale con un utile di 35.000 € l’anno che pagherà le seguenti tasse:
Una ditta individuale con un utile di 35.000 € l’anno pagherà:
- INPS: (24% su 35.000 €) = € 8.400
- IRPEF (Base imponibile = Utile – INPS): (27% su 11.600 € + € 3.450)= € 6.582
- IRAP: non si paga con un solo dipendente che esplica mansioni di segreteria o meramente esecutive
TOTALE PRELIEVO FISCALE: (8.400+ 6.582) = € 14.982
Imposizione fiscale del libero professionista
La differenza sostanziale tra la tassazione del libero professionista rispetto alla ditta individuale sta nel calcolo basato sul principio di cassa invece di competenza.
Per il libero professionista le tasse da pagare sono le stesse che la ditta individuale senza dipendenti ma con aliquote INPS differenti. Riguardo all’Irpef non cambia nulla.
Un libero professionista con un utile di 35.000 € l’anno pagherà:
- INPS: (25,72% su 35.000 €) = € 9.002
- IRPEF (Base imponibile = Utile – INPS): (27% su 10.998 € + € 3.450)= € 6.419
- IRAP: non si paga con un solo dipendente che esplica mansioni di segreteria o meramente esecutive
TOTALE PRELIEVO FISCALE: (9002+ 6.419) = € 15.421
Conclusioni
Come hai letto, non è possibile effettuare una scelta incondizionata tra l’apertura di una ditta individuale il libero professionista, infatti, tutto dipende dal tipo di attività che si vuole andare a svolgere e il discrimine fondamentale è, se questo tipo di attività, sia prettamente intellettuale o legata alla manualità.
A livello fiscale e contributivo le differenze sono sostanziali, e le possibilità offerte dal fisco sono molte perchè, oltre alla tradizionale ditta individuale, è possibile avvalersi di regimi agevolati come il regime forfettario, che è sempre più conveniente che un regime ordinario, di qualsiasi categoria di parli.
Per effettuare una scelta consapevole ed evitare inutili rischi o perdite di tempo, è necessario farsi seguire da un professionista che saprà consigliare chiunque in base alla propria attività e prospettiva di lavoro.
Se hai trovato interessante questo articolo, per approfondire, ti consiglio il mio libro "PAGARE MENO TASSE" che ti svelerà i segreti che i commercialisti ti tengono volutamente nascosti...
ANTONIO RIZZI
Novembre 17, 2018 @ 09:32
BUONGIORNO.
SONO IL GEOM. ANTONIO RIZZI.
LA MIA DOMANDA IN MERITO ALL’ARGOMENTO SUCCITATO E’ LA SEGUENTE:
SONO UN LIBERO PROFESSIONISTA E VERSO I CONTRIBUTI ALLA CASSA NAZIONALE GEOMETRI.
NEL CASO INTENDO AVVIARE ANCHE UNA IMPRESA INDIVIDUALE COME ARTIGIANO ED IN PARTICOLARE UNA IMPRESA EDILE, UTILIZZANDO LA STESSA P.IVA, DOVREI VERSARE ANCHE I CONTRIBUTI PER INTERO ALL’IMPS?
VI RINGRAZIO